Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Kendhra    19/07/2010    1 recensioni
Quella mattina mi alzai e mi preparai immediatamente,in silenzio,all’oscuro della mia stanza,non volevo provare niente per tutto ciò che stavo lasciando. Le valigie erano pronte, la casa vuota,i vicini dormivano ancora,sembrava quasi una fuga. Si,per me era una fuga,una fuga da me stessa,da questa vita che tra poco sarebbe diventata solo un ricordo e anche io dentro di me sarei cambiata.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tutti mi dicevano che ciò che facevo era sbagliato,come mi comportavo era sbagliato,la musica che ascoltavo era sbagliata, il mio modo di essere era sbagliato….ero la figlia sbagliata,l’amica che nessuno avrebbe mai voluto. E mi trovavo a vivere sola ed affrontare i problemi con le mie gambe. Perché tutte le persone quando hai bisogno di loro scompaiono nel nulla.
Una sera come tante altre camminavo per strada per guarire le mie ferite,ascoltando musica a tutto volume per schivare il mondo intero e camminando iniziavo a sentire l’affanno che si faceva sempre più forte tanto da bloccarmi dopo poco;stavo ferma,immobile,con gli occhi dispersi nel vuoto e il viso bagnato,in testa continuava a risuonarmi una dolce melodia,una canzone orecchiabile,non sapevo di chi fosse,ma la voce di chi la cantava sembrava sospendere il tempo e fermare tutto. La musica nelle mie orecchie,il traffico cittadino,il bambino che mi guardava sorpreso,la mamma che mi chiamava non contavano più nulla. Continuavo a cantarla anche se pensavo di non conoscerla,non m’importava,provavo a pensare dove l’avessi sentita prima,ma niente. Quella voce cominciò ad essere il mio tormento per un mese,cercai di non dimenticarla,fino a che una sera tardi girando per i canali regionali la trovai…sorpresa tirai un urlo che mia madre mi raggiunse di corsa e appena mi vide davanti alla tv con gli occhi spalancati e intenta ad ascoltare le parole della canzone mi sgridò per averla svegliata di soprassalto,ma io rimasi impassibile a guardare quelle quattro figure su un elicottero,mentre una voce suadente ricantava la melodia di qualche sera prima;il volto di quel ragazzo così particolare mi sembrava familiare,aveva qualcosa che mi ricordava l’infanzia,ma a primo impatto non sapevo cosa. Quel gruppo era quasi bizzarro,aveva un qualcosa che ti chiedeva di ascoltarli,di informarti su loro e la mia lotta interna per pensare ad altro non mi aiutava,così presi il computer e cominciai a cercare i ‘Tokio Hotel’. C’erano quattromila siti stranieri su loro,foto,video,interviste,non sapevo più dove andare a sbattere la testa. Di certo mia madre non mi aiutava,già la faccia del cantante mi era familiare e lei col suo –“questo l’ho già visto da qualche parte” che diceva a mezzo mondo dello spettacolo mi rendeva più curiosa e inquieta.
I ragazzi erano tedeschi –wow! Pensai tra me e me,non avrei mai creduto che dei ragazzi così giovani potessero essere così bravi. Più foto guardavo e più iniziavo a credere che il cantante del gruppo Bill (avevo scoperto come si chiamava!) in questa vita o in un’altra l’avevo conosciuto. Non era razionale come pensiero,in effetti un po’ assurdo,ma c’erano delle terribili cose in comune tra lui ed un altro ragazzo che tempo fa avevo conosciuto. No non poteva essere lui,mi stavo facendo un film in testa, ma in fondo da piccola avevo vissuto dagli undici anni ai quindici in Germania e avevo conosciuto davvero un bambino di nome Bill,eppure di Bill a questo mondo ce ne sono tanti. Il piccolo Bill,il bambino della Germania, quello che era stato realmente parte della mia vita e che mi mancava così tanto,l’avevo conosciuto mentre tornavo a casa dopo la scuola con mia madre. Il posto mi era ancora nuovo,mi ero trasferita da poco in Germania,per mio padre che aveva ricevuto una richiesta di lavoro a Magdeburgo. Bill correva come un forsennato per il vialetto di casa incontro al suo gemello che tornava da scuola,perché lui era rimasto a casa quella mattina,non stava molto bene. Bill adorava suo fratello, erano praticamente un tutt uno,lo cercava in ogni istante quando non lo vedeva attorno a sé. Dopo quella volta mi accorsi che lui abitava accanto a me,ma non ci avevo fatto molto caso fino ad allora,ero abituata ad avere per vicini dei vecchietti. I due gemelli erano portati per la musica,avevano una piccola band con altri due amici poco più grandi di loro e il pomeriggio dopo la scuola a volte si riunivano e suonavano. La loro musica non era male per questo non andavo a lamentarmi mai da loro,appena sentivo accordare gli strumenti mi fiondavo fuori casa e correvo in giardino a spiarli. Era divertente perché loro non sapevano di essere osservati e io ridevo alle loro spalle quando sbagliavano una nota o rompevano le corde (quante ne rompevano!).Tutto andava bene,sempre bene,non si erano mai accorti di me fino ad un pomeriggio in cui correndo verso la finestra della camera di Bill,dove suonavano,il ragazzo non c’era; era accanto a me e mi osservava con aria interrogativa a chiedersi che ci facessi io là,imbarazzata gli dissi:- Ehm stavo pulendo il vetro che è leggermente sporchino….-avrei voluto scomparire! Naturalmente senza credermi Bill scoppiò a ridere,mi propose di entrare da lui e vedere suonare il gruppo senza nascondermi. o gli dissi:-ma no,io non mi stavo nascondendo,solo che….sentivo rumore,sono uscita un secondo a controllare e…sei apparso tu-
-ah bene,allora se non vuoi vederci suonare ti lascio fuori.
-no,no va bene entro,entro!!- dissi sorridendo a 360 gradi.
L’aria di casa sua sapeva di musica,tutto sembrava un suono e sentirli suonare a due centimetri dal mio orecchio mi riempiva il cuore,mi piacevano davvero tanto,ma dal mio viso non doveva trasparire niente,dovevo fingere fosse la prima volta che li sentivo.
Da quel pomeriggio (troppo imbarazzante per me) in poi tra me e Bill nacque una bellissima amicizia,lui era il mio migliore amico,a lui raccontavo ogni cosa perché mi fidavo davvero,era sempre disponibile,vivevamo praticamente insieme,ogni problema lo affrontavamo insieme,anche la separazione dei suoi che l’aveva fatto soffrire incredibilmente l’avevamo affrontata insieme,le nuove canzoni col gruppo,la sua prima cotta,i problemi con la scuola,i compagni che lo volevano cambiare,le sue crisi perché credeva di perdere sé stesso,i primi demo per le case discografiche,i tentativi per trovare un nome alla band (e che nomi che uscivano fuori!!) tutto sempre insieme,eravamo davvero uniti. Quest amico così speciale,come un fratello per me,lo persi quattro anni dopo,una sera di dicembre,vicino natale quando mio padre ebbe la brillante idea di lasciarci,non aveva un buon motivo,solo scuse,sempre scuse e intanto dentro me si abbatteva una tempesta che mi distruggeva,perché da lì sapevo non si sarebbe più tornati indietro,sapevo sarebbe cambiato tutto, niente come prima. Trascorso il natale cercando di vivere gli ultimi buoni momenti con Bill,mia madre mi fece fare le valigie e decise di tornare in Italia dai suoi parenti,almeno così non avevamo problemi di soldi. Pensare al futuro senza Bill mi faceva stare male,soffrivo troppo,non ci volevo credere,era parte di me e ora dovevo abbandonarlo senza una spiegazione,solo per colpa di qualcuno che inconsapevolmente aveva deciso la mia vita. Tanto a loro quel che provavo dentro non interessava,solo io e Bill soffrivamo,gli ultimi giorni seduti in un angolo della mia camera a ricordare la prima volta in cui ci siamo parlati,mentre mia madre raccoglieva le ultime cose,ricordando la scusa del vetro sporco e poi quante ne avevamo passate insieme,e cosa avremmo fatto ora che non ci saremmo più visti.
-Promettimi che non smetterai mai di cercarmi nonostante la distanza- gli dissi.
-Io e te siamo legati da un filo invisibile che anche se un giorno potremmo perderci nella nostra vita,ogni volta che avrai bisogno ti riporterà da me.-
Scoppiai in lacrime,mi voltai dall’ altro lato per non farmi vedere piangere ancora,lo abbracciai,non l’avrei mai voluto lasciare. E così…arrivò il giorno più brutto della mia vita,la partenza. Quella mattina mi alzai e mi preparai immediatamente,in silenzio,all’oscuro della mia stanza,non volevo provare niente per tutto ciò che stavo lasciando. Le valigie erano pronte, la casa vuota,i vicini dormivano ancora,sembrava quasi una fuga.
Sì,per me era una fuga,una fuga da me stessa,da questa vita che tra poco sarebbe diventata solo un ricordo e anche io dentro di me sarei cambiata. Spensi la luce della mia camera,scesi al piano di sotto,salutai le mura di casa che erano state le testimoni di quella parte di vita,uscii di casa,mia madre chiuse la porta una volta per tutte e mi lasciai alle spalle tutto,dentro di me un vuoto,per la prima volta non pensavo a niente. Era ora di andare. Dalla macchina vedevo il vialetto allontanarsi pian piano fino a lasciare spazio alla strada vuota e grigia che portava all’aeroporto,non un’ espressione usciva dal mio volto,non avevo salutato Bill,ma forse non ce ne era stato bisogno perché in realtà l’avevo fatto già milioni di volte sapendo che il giorno della partenza non avrei trovato il coraggio di dirgli addio. ‘’Si informa i signori passeggeri del volo AZ916 in partenza per Roma Fiumicino che è aperto l’mbarco’’. Guardavo attentamente gli ingressi dell’aeroporto tra gente che arrivava,partiva e pensavo a chi sarebbe andato,dove,la felicità di arrivare da chi lo ama e la tristezza quando devi abbandonare invece chi ami,forse guardare quel via vai di gente era un tentativo per scovare tra quelle persone Bill. E quando,dopo aver scambiato novemila ragazzi per lui,lo vidi lì di fronte a me pensavo di esser diventata pazza,ero sconvolta,sorpresa,sbalordita. Da dietro m’arrivo una spinta verso di lui, mia madre – Ma sei diventata cieca o hai litigato con lui??- allora gli corsi incontro.
-Sorpresa di vederci??-
-beh si,è perchè ci siamo già salutati ogni giorno,dopo che hai saputo che dovevo partire-
-si ma un ultimo saluto non si nega,anche se è presto e sarei dovuto essere a letto-
-Ehm vado a pulire il vetro che leggermente sporchino!-
ahahaha dai,insomma salutiamoci come persone normali!!-
-ok,beh allora ciao- -non ti dimenticare di me e non scomparire-
-nemmeno tu,sappi che esisto e che ti penso,voglio ritrovarti un giorno,possibilmente prima di raggiungere i 40 anni-
-so già che non succederà, sarai troppo impegnato a crescere piccoletto!-
-vedi che sono più grande di te-
-ti voglio bene…-
-sarai sempre parte di me-
Un abbraccio tra le lacrime,un sorriso finto,un ultimo sguardo tra noi,ci capivamo anche solo guardandoci,sapevo cosa provava e lui sapeva cosa provavo io. Nei suoi occhi non leggevo un addio,lui sapeva ci saremmo rivisti. E così fini tutto. Prima di andare definitivamente però mi sussurrò all’orecchio:-tokio hotel-di cui non capii il senso e mi mise in mano metà di una stella d’argento con incisa una parte del suo nome,a me capitarono le due LL finali. Da quel suo gesto capii che dire di ritrovarci tra qualche anno per lui non era solo un modo di dire,ci teneva seriamente,era una promessa.
Guardai per l’ultima volta Bill,il suo gemello,sua madre,nella speranza che un giorno li avrei rivisti e mi avviai verso l’imbarco con biglietto di sola andata,il mio cuore rimase con loro.

*nda:premetto che questa fanfiction è nata un pò per gioco,e non era di mia intenzione farla durare così a lungo.Mi rendo conto che i primi capitoli possano sembrare un pò monotoni,li ho scritti tanto tempo fa;ad oggi gli ultimi capitoli che sto scrivendo sembrano essere migliorati xD quindi chiedo perdono a chi si interesserà a leggerla (se ci sarà qualcuno xD)
Kendhra ^^
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Kendhra