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Autore: alicyana    20/07/2010    2 recensioni
Non sta bene leggere i diari altrui. E’ violazione della privacy.
[ Shito x Chika // Estratto dalla raccolta DeadlyUnbalance: Alphabet]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capital Letter #4  - { D }

~ Diary

 shito

 

Non sta bene leggere i diari altrui.

E’ violazione della privacy.

Sua sorella, quando era più piccola, teneva un diario. Chika lo ricordava ancora, poggiato sulla sua scrivania, con la copertina azzurra lucente e il lucchetto a difenderlo dai malintenzionati.

Non avrebbe mai potuto dimenticarlo, custodiva la chiave dentro una scatolina nascosta nel cassetto delle mutandine.

Quante volte l’aveva aperto e aveva cercato quel maledetto pezzo di metallo?

Non era mai riuscito a leggere una sola riga. Anche perché poi suo padre se l’era portata via, diario compreso.

Chissà quante cazzate ci aveva scritto? Era solo una bimbetta all’epoca, quali grandi eventi avrebbe mai potuto descrivere in quelle pagine?

Purtroppo la sua curiosità non era mai stata appagata, nonostante gli innumerevoli tentativi. E a distanza di anni, si chiedeva ancora, di tanto in tanto, cosa avrebbe trovato in quel diario.

Magari qualcosa su di lui, sul loro rapporto; gli voleva bene? Le piaceva stare in sua compagnia?

Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di sapere cosa sua sorella pensasse di lui. Certe volte davvero non capiva cosa le passasse per la testa. Non parlavano molto quando stavano assieme: lei era sempre impegnata a digitare mail per i suoi amici, senza mai distogliere lo sguardo dal piccolo monitor del suo cellulare.

Era frustrante, davvero.

Ed ecco perché quando, passando per puro caso davanti alla stanza aperta della schiavetta Michiru, vedendo sul basso tavolino al centro della stanza un piccolo volumetto rettangolare dalla copertina familiare, non seppe resistere alla tentazione di fiondarsi nella camera e di prenderlo fra le mani.

Era molto simile a quello che teneva Momoka, con l’unica differenza che la copertina era di un verde limone a dir poco orrendo.

La schiavetta l’aveva lasciato incustodito, per di più nemmeno sigillato col lucchetto.

Lo fissò per alcuni secondi, chiedendosi se fosse meglio rimetterlo a posto o cominciare a leggerlo avidamente. Sentiva una vocina nella testa che lo implorava di scoprire i più reconditi segreti di Michiru, ricordandogli che probabilmente, anzi sicuramente, tra quelle pagine avrebbe trovato qualcosa che riguardava lui stesso e Shito.

Si guardò attorno, accertandosi che non stesse passando nessuno, e sgattaiolò in un angolo, il diario stretto fra le mani.

Chissà dove era finita la sua proprietaria e quando sarebbe tornata?

Se ne preoccupò giusto il tempo di girare la copertina, poi i suoi occhi vennero letteralmente catturati dalla fitta rete di parole che copriva i fogli bianchi.

Sfogliò le pagine, scorrendo con lo sguardo le date in alto a sinistra: 3 aprile, 4 aprile, 6 aprile…

Si fermò al 24, giorno in cui lui e Shito l’avevano incontrata la prima volta, nel corridoio della scuola.

 

– “24 aprile: continuo a vedere i collari neri un po’ dappertutto. Mi fanno una paura tremenda, ma non posso farci nulla. Due ragazzi molto popolari a scuola, Shito Tachibana-kun e Chika Akatsuki-kun, hanno quel maledetto affare al collo…” –

 

Chika si chiese con una certa ansia se vi fossero delle loro descrizioni.

Leggendo velocemente, finì alcune pagine più avanti, trovando una specie di scheda su sé stesso e il suo compare. Divertito, si soffermò su di essa.

 

– “ Shito-kun è davvero un bel ragazzo, con dei profondi occhi dalle sfumature amaranto…”

Tzè, osanniamo pure la perfezione del Baka!

 “E’ alto e ha delle belle mani bianche.”

…Ok, mi sta venendo da vomitare.

“Sembra un tipo freddo e distaccato, ma penso piuttosto che sia molto riflessivo e intelligente. Certe volte, quando lo guardo, vedo un velo di tristezza dipinto sul suo volto, che poi però svanisce quando sente che qualcuno lo chiama per nome.” –

 

Dopo pochi giorni, sembrava che la schiavetta avesse capito perfettamente che tipo di persona fosse Shito.

Senza esitazione, Chika passò alla pagina accanto:

 

– “ Chika-kun invece è un tipo pieno di energia, uno di quelli che ti coinvolgono nelle situazioni più disparate, che tu lo voglia o no.”

Sono decisamente più divertente io, di quel Baka. Tsk.

“Ha dei capelli e un modo di vestire un po’ strani, ma si vede che è un bravo ragazzo.”

…E l’elogio alla MIA di bellezza, dov’è? Eh? Gliela faccio pagare questa alla schiava, altrochè! 

 

Passò forse una buona mezz’ora a divorare i resoconti delle loro giornate, leggendo le impressioni che le altre persone le avevano suscitato, ridendo come un pazzo alle pagine dedicate alla “storia” che aveva avuto con Soutetsu, commentando a voce alta le situazione in cui Chika Akatsuki era stato dipinto in un certo modo, lamentandosi se Michiru esprimeva rabbia nei suoi confronti o rimanendo in quieto silenzio quando leggeva le cose spiacevoli che erano capitate in quei mesi.

Improvvisamente però, l’argomento trattato in quelle pagine cominciò a vertere su di un unico punto; all’inizio Chika pensò di aver letto male, o che gli occhi stessero cominciando a fargli brutti scherzi.

Ma dopo una strofinata, ed aver ricominciato il paragrafo dall’inizio, si rese conto che invece non vi era stato alcun errore di comprensione.

Michiru sospettava qualcosa. Sospettava di loro due.

…Cazzo.

Cazzo.

Cazzo!

Pensò subito di dover mettere in guardia Shito, di dovergli dire che la schiava sapeva. Il terrore lo pervase da capo a piedi, facendogli sentire improvvisamente un’afa asfissiante.

Ancora più furtivo, si nascose, per quanto fosse possibile, in un angolo della stanza e si concentrò sui tratti morbidi e tondi di inchiostro.

– “Oggi ho osservato, così per caso, Chika-kun e Shito-kun mentre camminavamo per strada verso la scuola. Erano leggermente più indietro di me, abbastanza distanti l’uno dall’altro, finchè non abbiamo svoltato per la salita che porta al cancello principale. Ho buttato un occhio indietro, e li ho visti camminare decisamente più vicini, parlando in maniera tranquilla, stranamente. Shito-kun lo guardava in modo strano, come se fosse preoccupato di qualcosa. Non ho potuto sentire cosa si dicevano, ma poi ho visto la mano di Shito-kun toccare il braccio di Chika-kun. E’ stato un attimo, ma mi è sembrata una carezza.” –

Così aveva visto.

Oltre al terrore, Chika iniziò a sentire in maniera pressante pure l’imbarazzo.

Doveva esserci dell’altro. Sfogliò con ansia sempre crescente, acchiappando frammenti che riportavano i loro nomi: in uno si guardavano con fare complice durante il pranzo, una volta erano spariti per farsi rivedere solo la mattina seguente, un’altra erano stati intravisti sulle scale, un’altra ancora erano stati sentiti degli strani rumori provenire dalla loro stanza.

Si fermò quando trovò le pagine dedicate alla loro breve vacanza al mare di quell’estate.

Sentì un nodo piuttosto grosso stringergli la gola.

“In quei giorni potrebbe aver visto di tutto.”

Senza pensarci due volte, si buttò a capofitto nella lettura:

– “Mentre mi dirigevo con Koyomi-san nella sala comune, ho sentito le voci sommesse di Chika-kun e Shito-kun. Solo che non sono riuscita ad ascoltarli, dato che Koyomi-san mi stava raccontando di un tizio che aveva conosciuto sulla spiaggia. Poi, quando ho voltato lo sguardo verso i pannelli che dividevano il corridoio e la sala, poco prima di aprirli, ho visto in trasparenza le sagome delle loro ombre piuttosto vicine. Poi, Chika-kun ha piegato la testa di lato e le due ombre si sono come unite.” –

Chika ingoiò un gemito.

Erano finiti.

Finiti.

Finiti.

Un dubbio gli si insinuò nella testa. Cercò subito di dissiparlo, scorrendo velocemente fino al punto interessato:

– “Abbiamo giocato al gioco del Re, e ad un certo punto è toccato a me decidere le due persone che avrebbero dovuto eseguire l’ordine. Quel gioco è divertente, ma anche abbastanza terrificante. Non sai mai cosa potrebbero dirti di fare, e c’è una grande ansia nell’aria.

Ma dovevo accertarmene. Tutto ciò che avevo visto doveva avere un senso. Ho pregato che il mio intuito ci azzeccasse, e ho detto il primo numero. Chika-kun ha avuto una reazione cristallina, quindi non poteva che essere lui. Ho pregato una seconda volta che la fortuna fosse dalla mia parte, e il numero quattro infatti era proprio Shito-kun. So di essere una stupida, ma non potevo lasciarmi scappare questa occasione.

Quei due non me la contavano giusta. Quando ho ordinato loro di baciarsi, all’inizio Chika-kun era decisamente contrariato e imbarazzato, mentre solitamente avrebbe inveito in malo modo. Shito-kun sembrava piuttosto tranquillo, ma era particolarmente teso. Ha anche detto qualcosa all’orecchio di Chika-kun prima di procedere, e poi l’ha baciato con fare, come dire, professionale. Come se fosse abituato a tutto quello. Ha pure dischiuso le labbra, ad un certo punto.

Se fra loro due non ci fosse nulla, Shito se ne sarebbe andato subito senza dire una parola. D’altronde, già il ballo con Soutetsu l’aveva fatto sentire decisamente in soggezione, figurarsi una cosa del genere!

Per me, fra Shito-kun e Chika-kun c’è qualcosa di segreto e clandestino. I loro comportamenti sono troppo equivoci per non accorgersene.” –

Ecco. Ora sì che erano nella merda.

Michiru li aveva scoperti. Eppure aveva detto cento volte a Shito di fare più attenzione.

Maledizione.

Certo, Michiru non era una che andava a raccontare i fatti degli altri in giro, ma la paura che prima o poi anche il resto della ciurma avrebbe saputo, lo fece sentire in trappola.

Chiuse in fretta il diario e lo rimise dove l’aveva trovato, poi scappò veloce dalla stanza, cercando Shito.

Lo incrociò in corridoio, che si avviava tranquillamente verso la sua stanza.

- Oh, Akatsuki, ti stavo cercando.-

Chika si fermò davanti a lui, l’espressione sconvolta.

- Michiru sa.- sputò tutto d’un fiato, gli occhi sgranati.

- Eh?- inarcando il sopracciglio, l’altro lo fissò confuso.

- Di noi due. L’ha capito. Ci ha visti.-

Entrambi rimasero in silenzio a scrutarsi.

- E tu come lo sai?- gli chiese Shito, incrociando le braccia.

-…ho letto il suo diario.- rispose Akatsuki, abbassando la testa argentata, sentendosi colpevole. Sapeva che si sarebbe arrabbiato. Avrebbe detto cose del tipo: “E la privacy, non sai cos’è?” oppure “Feccia, dovresti tenere le mani a posto, non è roba tua.”

Aspettando la ramanzina, tamburellò col piede sul pavimento cedevole in legno.

- Fammelo leggere. –

Chika sollevò il viso di scatto. Aveva sentito bene?

Si sentì afferrare per le spalle, abbastanza violentemente.

- Andiamo nella sua stanza.-

- Sei matto, baka? Starà tornando ormai e comun…- Shito lo fulminò prima che potesse concludere e si incamminò verso la porta della stanza della schiava.

Perché anche le cose più stupide dovevano trasformarsi in questioni di vitale importanza?

Guardandosi continuamente dietro, lo seguì a ruota.  

 

Erano loro due e il volumetto. Shito lo spalancò e subito, febbrilmente, divorò intere pagine senza fare un solo commento, con ansia crescente.

Chika buttava uno sguardo al diario, uno alla porta, uno al viso dell’altro.

Cominciava a sudare freddo.

Aveva avuto una pessima idea. Davvero pessima.

Il ticchettio dell’orologio a parete dalle lancette rosa di Michiru completava il quadro angosciante.

Shito era quasi alla fine. Però sembrava che lo stesse facendo apposta a metterci tanto a leggere quelle due ultime righe.

E che cazzo.

- Senti baka, perché non lasciamo perdere e ce ne andia…-

Straaap.

Fu una frazione di secondo. Un battito di ciglia. Chika rimase basito.

- …che cazzo hai fatto?-

Shito si guardò attorno, quasi incredulo del suo stesso gesto.

Strette in una mano, le ultime pagine del diario di Michiru.

- …le ho strappate. – fu la risposta secca e sincera che Akatsuki ricevette, dopo un interminabile istante di sgomento generale.

Se prima erano nella merda, ora erano decisamente fottuti.

- Sei proprio un coglione! E ora? Le riattacchi? Magari con uno sputo reggono! – Lo aggredì Chika, cercando di afferrare le prove del terribile misfatto – Dammi qui, demente! –

- Stupido! Lascia stare!- Shito fece resistenza, allontanando la mano dalle dita frementi dell’altro – Troviamo una soluzione! – Si allontanò da lui, poggiando il diario ormai monco sul tavolino in legno.

- E sentiamo la tua genialata, dai!- Incrociando le braccia, Akatsuki mostrò il suo migliore broncio, quello che diceva: “E’ una situazione del cazzo, ed è tutta colpa tua.”

Anche se in realtà sapeva benissimo che per prima cosa, LUI non avrebbe dovuto ficcare il naso, e le mani, nella roba altrui.

- Bisogna farle sparire. Michiru non deve sapere, assolutamente, che siamo stati noi. –

Si scrutarono per un po’, poi Chika protese la mano verso l’altro.

- Faccio io. –

Shito sembrava alquanto scettico sul da farsi. Chika lo sollecitò aprendo e chiudendo la mano un paio di volte, mentre si avvicinava leggermente.

- Cosa vuoi farne? – poggiò la carta sul palmo aperto, esitando un attimo. Ma senza degnarlo di uno straccio di risposta, Chika appallottolò le pagine, spalancò la bocca, e le fece sparire al suo interno.

- Ma che diav…! – Shito si precipitò sul suo compare, cercando di fargli risputare l’indigesto cibo.

– Potevamo anche bruciarle, idiota! –

Ma ormai Chika quasi si stava affogando, il tempo continuava a scorrere beffardo, e il diario stava lì, aspettando che la sua padrona lo aprisse e vedesse l’orribile delitto.

Tossendo, Akatsuki prese il diario in mano – C’è solo una cosa…coff… che possiamo fare.-

- Soutetsu? –

- Non sei poi così ottuso come pensavo, baka.-

   
 
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