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Autore: Haydee    22/09/2005    7 recensioni
"Non smettere mai di sognare Pearl, e lotta tutta la vita per realizzare i tuoi sogni. Non lasciare che qualcuno si metta sulla tua strada e blocchi le tue ali, sei libera come un'aquila"... "Non è mai passato un solo, dannatissimo, giorno in questi 6 anni durante il quale non mi sia chiesto cos’avrei potuto fare per aiutarlo!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lettera di un padre

Lettera di un padre

 

 

Mia piccola Pearl,

se stai leggendo questa lettera significa che finalmente ho avuto il coraggio di portare a termine un progetto al quale lavoravo da tempo. Significa che finalmente tu e tua madre non dovrete più sopportare il peso della vergogna che ho gettato sui vostri nomi, oltre che sul mio.

In quest’ultimo anno non ho desiderato altro che questo: riuscire a cancellare l’onta da me creata e che purtroppo aveva finito col ricadere su di voi. Spero con questo gesto di riuscire a lenire la morsa dello scandalo che in questi mesi non si era mai allentata.

Lo so bambina mia, so che in questo momento mi stai odiando perché hai sempre creduto di potermi aiutare e io non te ne ho dato la possibilità. Ma la verità è che nessuno poteva fare nulla per me. Nemmeno tu, mio dolce angelo.

Prosegui i tuoi studi Pearl, arriva ad essere quello che hai sempre sognato, la donna che avrebbe riabilitato il mio nome agli occhi del mondo, e fallo per tua madre. Ridonale la gioia e l’orgoglio che le ho tolto, e sii forte anche per lei. Puoi essere tutto quello che vuoi, bambina mia, la tua determinazione e la tua intelligenza saranno la tua salvezza e quella della mia amata Martha.

Non smettere mai di sognare Pearl, e lotta tutta la vita per realizzare i tuoi sogni. Non lasciare che qualcuno si metta sulla tua strada e blocchi le tue ali, sei libera come un’aquila, figlia mia. Queste sono le poche cose che ho imparato da mio padre, e che con mia immensa vergogna non sono riuscito a realizzare.

Tu sai la verità, e fa in modo che sia questa a vincere. Non lasciare che i miei errori influenzino la tua vita, in nessun modo, bada bene. Guarda avanti, il futuro potrà essere splendente se solo non ti lasci travolgere dal buio del tuo passato. Io non ne sono stato capace, la vita mi aveva beffato troppo in profondità perché potessi riuscire a risalire dal baratro.

Ma tu Pearl hai tutta una vita davanti a te, hai l’energia della gioventù e la bellezza di una ninfa. Risplendi!

Perdonami se puoi, e ricorda che l’ho fatto per il vostro bene. Se mai dovessi crearti una famiglia, proteggila con tutte le tue forze, non lasciare che qualcosa, qualsiasi cosa, possa danneggiarla.

Buona fortuna bambina mia, e ricordati ogni tanto del tuo papà, che ti ha amata più della sua stessa vita.

 

Vincent

 

~~~~~

 

La ragazza rilesse la lettera più volte prima di riuscire ad afferrarne fino in fondo il significato. Era tutto troppo surreale.

 

Mio padre ha progettato la sua morte.

Questo era l’unico pensiero razionale che la sua mente riusciva ad articolare.

 

Volse il capo verso l’avvocato vecchio amico di suo padre che le aveva portato il plico e la lettera.

L’uomo si passava un fazzoletto sugli occhi umidi ed era evidentemente impacciato tra gli occhiali, la valigetta di cuoio e il cappello bagnato.

 

Tornò ad osservare il plico che aveva in grembo: la lettera per lei, una busta voluminosa per sua madre e una serie di buste e fogli tenuti insieme da una cordicella di spago.

Ancora faticava a connettere.

 

Si alzò macchinalmente e si affacciò al vetro della stanza d’ospedale. Sua madre era china su un letto bianco e piangeva spandendo una tristezza inconsolabile attorno a sé.

Distolse gli occhi dall’altra figura adagiata sul letto e tornò guardare la lettera che stringeva ancora convulsamente.

 

Improvvisamente vide una goccia cadere sulle lettere e confonderle leggermente.

Stava piangendo e non se n’era accorta.

 

Spostò nuovamente lo sguardo nella stanza e attraverso le lacrime osservò li corpo esamine di suo padre, la mascherina per l’ossigeno che gli copriva quasi tutto il viso, i tubicini che aveva infilati nelle braccia e l’elettrocardiogramma.

Suo padre non era morto come avrebbe desiderato.

 

Si era schiantato contro un guardrail ed era finito in una scarpata, ma l’ennesima beffa del destino gli aveva nuovamente rovinato i programmi.

Era sopravvissuto per vivere una non-vita.

Suo padre, l’energico signor Garner, era in coma irreversibile.

 

Tornò a sedersi strascicando i piedi, era strano come non sentisse nulla.

Avevano chiamato lei e sua madre diverse ore prima, comunicando che l’auto di suo padre era stata trovata in fondo a una scarpata e che l’uomo era ancora in vita.

Immediatamente erano corse lì, raggiunte poco dopo dal migliore amico di suo padre, e lo avevano trovato sotto i ferri.

Quando i dottori erano usciti comunicando l’esito dell’operazione sua madre era svenuta, poi l’avevano fatta riprendere e da allora singhiozzava sulla figura immobile del marito.

 

Una volta aveva letto in un libro che quando ti sparano senti soltanto un colpo, il dolore vero arriva più tardi, quando l’aria raggiunge la ferita.

Beh, poteva dire con certezza che era vero. L’aria stava arrivando alla sua ferita.

Sentiva un desiderio irrefrenabile di scoppiare a piangere, aveva bisogno di un momento di debolezza per riuscire a trovare la forza di cui parlava suo padre.

Raggiunse sua madre e insieme piansero tutte le loro lacrime.

 

Dopo un tempo che le parve infinito uscì dalla stanza, aveva fatto stendere sua madre sul lettino d’ospedale accanto a quello di suo padre e voleva andare a lavarsi il viso, ne aveva bisogno.

Una volta lungo il corridoio però trovò ancora il vecchio avvocato:

- Signor Wright, è ancora qui? – ma più che una domanda era una constatazione:

- Sì Pearl, non potevo andarmene e lasciare te e tua madre. In qualche modo mi sento responsabile. – la ragazza sgranò gli occhi:

- Per quale motivo? – l’uomo chinò il capo vergognoso:

- Beh, credo che avrei dovuto avvertirvi del plico che mi aveva consegnato. Purtroppo mi aveva fatto promettere di non dirvi niente e di farvelo avere solo se gli fosse successo qualcosa. Non potevo immaginare che lui stesso si sarebbe fatto del male, ora cedo bene che avrei dovuto infrangere la promessa che gli ho fatto. – Pearl si commosse vedendo una lacrima scendere lungo la guancia ispida dell’uomo, e d’istinto gli prese una mano:

- No, signor Wright, lei non è in alcun modo responsabile di quello che è accaduto a mio padre. Quelle da biasimare siamo io e mia madre che non ci siamo accorte di nulla. Eppure siamo la sua famiglia! Ora torni a casa da sua moglie, sarà in pensiero per lei. Noi ce la caveremo! – lo disse con un sorriso talmente rassicurante che l’uomo per un attimo le credette, cedendo alla richiesta della ragazza:

- Hai ragione Pearl, la mia signora sarà in pensiero. Tornerò domani mattina, coraggio piccola! – poi se ne andò calcandosi il cappello sui radi capelli argentati.

Il sorriso svanì dalle labbra della ragazza e tornò a guardare la stanza dove si trovavano i suoi.

I responsabili di tutto questo la pagheranno.

Tornò ancora un volta nella stanza e depositò un bacio sulla fronte dei suoi genitori, poi si diresse risoluta all’uscita.

 

~~~~~

 

- Ma dove diamine è finito… eppure stava qui… - Pearl borbottava tra sé mentre si aggirava frettolosamente per lo studio di suo padre, rovistando dentro tutti i cassetti.

Dopo un’ora di ricerche finalmente trovò quello che cercava, e si sedette trionfante nella poltrona preferita dal padre.

 

Quello che leggeva rapidamente era la copia dell’atto costitutivo di una società finanziaria della quale suo padre era stato socio.

E che gli aveva rovinato l’esistenza.

- Trovati!! – esclamò con un sorrisetto amaro, poi prese un foglietto e scribacchiò tre nomi:

Alfred Pitman

Bart Cohen

Damon Rush

Eccoli lì, i tre responsabili della situazione.

Sapeva esattamente cos’avevano fatto, aveva sentito suo padre raccontarlo all’avvocato alcuni mesi prima, i suoi genitori non immaginavano che lei conosceva quella verità. Le avevano raccontato una versione soft della vicenda sperando che se la sarebbe bevuta, probabilmente per non sconvolgere eccessivamente la sua vita, ma lei non era così stupida.

 

Rigirò il foglietto tra le dita tremanti di sdegno per la situazione e di paura per suo padre.

Avrebbero pagato tutto, giurò a sé stessa, e con gli interessi anche. La sua vendetta cominciava quello stesso giorno.

Poi si rilassò sulla sedia, volgendo il capo di lato per sentire il profumo lasciato da suo padre, e le lacrime ripresero a scorrere lente e inesorabili.

 

 

Allora?!?

Che ne pensate??

Lo so che non si capisce ancora niente, o poco, ma le spiegazioni arriveranno nei prossimi capitoli. Ah, non credo che aggiornerò tanto rapidamente, come sapete sto lavorando ad altro ma volevo vedere cosa ne pensavate.

Ciao a tutti/e e commentate, mi farà molto piacere! ;)

  
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