Le parole che non mi hai detto
by Lady Memory
Un
prologo e nove frammenti della vita di Severus Snape legati
da un filo molto particolare.
Disclaimer: è tutto
"suo", nel caso ci fossero dubbi.
Ancora
grazie infinite alla mia previewer Tearsofphoenix, e a tutti coloro che
vorranno lasciarmi un messaggio.
...
Prologo ...
"Benvenuto,
Severus Snape," disse una voce piena di tenerezza.
Avvolta in
un'aura di indescrivibile luminosità, la creatura
dischiuse le labbra in un sorriso di ineffabile splendore.
L'intensità della
luce che la circondava era così vivida da risultare quasi
intollerabile per le
pupille indebolite dell'uomo che la contemplava stupito.
Esausto,
confuso, la mente annebbiata da un dolore che non
riusciva più a controllare, il corpo in preda a un torpore
mortale che
lentamente ne paralizzava le membra, Severus sentì la sua
anima tremare
incontrollabilmente.
No. Non
sono queste le parole.
...
1 ...
"Severus! Severus! SEVERUS!"
Il bambino
entrò in casa e si avvicinò alla madre, guardingo
e
risentito. Non sopportava di sentirsi chiamare col suo nome quando
giocava con
i suoi (pochi) amici. Sapeva che lo faceva sembrare ancor
più diverso dagli
altri. Gli era stato molto difficile farsi accettare con la pessima
fama che
aveva la sua famiglia e con gli strani vestiti che era costretto a
indossare.
Ma poi i suoi compagni, così inizialmente diffidenti,
avevano finito per
apprezzare la sua sottile astuzia, che li aveva portati a prevalere
più di una
volta sulle bande di monelli rivali. E soprattutto ad evitare le
punizioni che
sarebbero inevitabilmente arrivate senza la sua inesauribile furbizia.
Eppure, ecco che
le sue risorse, la sua inventiva naufragavano
miseramente non appena rientrava in quella casa. Lì non era
protetto. Lì aveva
paura. Paura della furia gelida e manesca di suo padre. Paura dello
sguardo
disfatto e accusatore della madre. Lo stesso sguardo con cui lo fissava
adesso.
"Severus!"
A quel tono, il
bambino si spaventò. Capì che anche sua madre
aveva paura, e il panico gli attanagliò le viscere,
facendogli salire l'acido
alla bocca. Lei gli si fece vicino.
"La mia
bacchetta..." sussurrò concitata. "Hai visto dove l'ha
nascosta papà questa volta?"
Lui
rimase per un attimo a bocca aperta, e lei lo afferrò per un
braccio e lo scrollò con forza. "Sei diventato sordo?" Lo
sgridò rabbiosamente. "Dobbiamo trovarla subito! Sai che non
so
cucinare senza di quella...e se tuo
padre arriva e non c'è cena, io... io..."
Atterrito, il
bambino si liberò con uno strattone e corse via, non
prima di aver ricevuto un ceffone per quel suo scatto improvviso che la
madre
aveva interpretato come una fuga vigliacca.
Invece, un
momento dopo, Severus era di ritorno, stringendo la
preziosa bacchetta tra le dita, lacrime amare raggelate sulle ciglia
ancora
prima di scendere.
"Eccola, mamma,"
mormorò, e chiuse gli occhi, aspettando.
"L'hai trovata!"
esultò lei, dimenticando tutto nella gioia
selvaggia del suo sollievo. Afferrò la sottile asta di legno
– così
bella, così lucida, così incredibilmente potente:
Severus lo sapeva che faceva
magie, anche se lui non poteva ancora usarla – e si
girò verso la cucina
in disordine.
"Adesso vattene
di là, e se vedi arrivare tuo padre, vieni subito
ad avvisarmi."
"Mamma,"
sussurrò lui, mentre un disperato bisogno gli stringeva
la gola. Per un attimo, lei sembrò ammorbidirsi, e la sua
mano passò leggera
sui capelli neri e lisci di lui, in un'incerta carezza. Poi l'ansia
riprese il
sopravvento.
"Vai, vai, che
non ho tempo. Sono già fin troppo in ritardo."
Severus vide la
scura forma angolosa della madre chinarsi sul
forno e mormorare parole misteriose, vide la fiamma alzarsi e
modellarsi in
morbide volute, vide i tegami avvicinarsi obbedienti a mezz'aria...
Poi
chinò la testa e scappò via, lasciando finalmente
libere le
lacrime di scorrere.
No.
Soffocò i suoi singhiozzi nel silenzio del loro misero
ingresso buio. No, non
sono queste le parole.
(continua)
NOTA:
Poichè,
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risposta di
indicarlo nella loro recensione. Grazie.