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Autore: Aranel_    22/07/2010    3 recensioni
E se Ruki fosse ancora un bambino a capo di un regno tutto suo? Ecco una piccola fiaba che spera di essere carina seppur fatta sulle nuvole^^
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ruki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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.:.CIELO.:.
C'era una volta un piccolo principe di nome Ruki,
lui doveva ancora crescere, imparando a non perdersi nel suo grande mondo.
Il regno del piccolo principe era pieno di rose,
erano davvero tante e tutte molto belle;
il cielo era azzurro, il sole splendeva sempre allegro e quando pioveva le gocce che toccavano il suolo creavano piccoli specchi che riflettevano il dolce candore delle nuvole e i brillanti colori dell'arcobaleno che si sarebbero creati… Perché quel cielo non era mai triste, neanche quando piangeva.
Il principe era un bambino ancora, giocava col vento e sorrideva ai fiori.
Ma c'era un problema.
Il principino non sapeva parlare.
Nel suo regno le parole non avevano spessore, perché lui per comunicare non si preoccupava di ciò che gli usciva dalla bocca, ma bensì, dal cuore.
Lui amava però cantare, raccontare i suoi pensieri attraverso dolci note.
Una bella favola di un principe felice.
Ma un giorno, due signori si presentarono ai cancelli del regno;
parlavano di tante cose e il piccolo principe non li capiva, finché uno di essi non entrò.
I grandi cancelli del regno si aprirono e il signore vi fece il suo ingresso, sicuro.
Da sotto il mantello scuro risaltavano degli occhi tranquilli color miele.
Uno sguardo che celava una malinconia cristallizzata nel tempo.
Il piccolo Ruki non ebbe il coraggio di opporsi a quell'animo quieto che si era introdotto nel suo mondo.
Il principe chiedeva consiglio al vento che spaventato aveva cominciato ad ululare, al sole che decise di nascondersi dietro ad una nuvola, ai fiori che si chiusero nei loro petali.
Per la prima volta si sentiva solo.
Il signore, allora, lo fece sedere al suo fianco e gli insegnò a parlare;
diceva che per potersela cavare nel mondo avrebbe dovuto saperlo fare.
Allora il piccolo principe spaventato cominciò a pronunciare le prime parole.
Quelle che pronunciava erano parole difficili,
avevano tante lettere e tanti significati.
Paura... Rabbia... Dolore...
Ogni sillaba che pronunciava era come una ninna nanna che metteva a tacere quella piccola vocina che il cuore ancora emetteva.
Una ninna nanna triste e ipnotica.
Così il piccolo principe imparò a reggersi sulle sue gambe, a parlare come un'adulto.
Insieme a lui cresceva il suo regno,
quel piccolo regno adesso, oltre a lui e al vecchio signore, ospitava altre persone.
Anche lui aveva imparato molte cose in quegli anni...
... Il cielo aveva imparato ad essere triste,
... Il vento a distruggere,
... I fiori ad appassire,
... E le rose a morire soffocate dai rovi.
In un soffio tormentato l’infanzia era passata.
Il principe, ormai ragazzo, era cresciuto; aveva smesso di cercare conforto nelle piccole cose che lo circondavano, guardando sempre avanti.
Lui non ricordava ciò che da bambino era stato ma quei dolci anni gli avevano lasciato comunque un segno.
Si guardava intorno lascivo, alla ricerca di quel qualcosa che sentiva mancargli.
Guardava i grandi palazzi del suo regno…
… Guardava le vetrine dei raffinati negozi,
… Guardava le lunghe strade asfaltate,
Niente però faceva al caso suo.
Intanto il principe camminava, lasciandosi trasportare dalle sue gambe, non sapeva dov’era perché gli occhi erano chiusi in un tacito consenso a quella disorientata meta ignota.
I passi che aveva consumato stavano diventando numerosi, in quella zona dove neanche un suono giungeva all’orecchio del ragazzo, dove neanche un filo d’aria avvolgeva la sua pelle chiara.
Fermatosi in un punto gli occhi tornarono a vedere.
Al momento non sapevano neanche loro cosa, finché in uno stridio assordante la ninna nanna si interruppe.
Davanti al suo sguardo si posò un vecchi signore, ma non era quello con cui era cresciuto;
questo era diverso, aveva uno sguardo scuro, un po' triste ma dallo sfondo gentile.
Mandava una sensazione di caldo tempore e di una certa tranquillità che andava nascondendosi nelle iridi scure dell'uomo.
Il principe non sapeva cosa fare, sentiva che era giunto il momento di ricordare.
L'uomo con passi delicati si spostava piano, lasciando sempre più intravedere dei vecchi ruderi.
Sapeva che questo avrebbe aiutato il ragazzo a ricordare e chissà se anche a risvegliare ciò che il tempo aveva fatto assopire.
Come per mano di un gentile incantesimo, i vecchi ruderi si trasformarono prendendo la forma di un enorme cancello.
A quel punto fu tutto più chiaro.
Il principe si ricordò del suo vecchio regno…
… Del gentile vento, che fresco, la mattina la svegliava,
… Del caldo sole che le teneva compagnia,
… Dei colorati fiori che sbocciavano fra i fili d’erba,
… E infine delle perfette rose che rendevano tutto ancora più bello.
Con un gesto frenetico si voltò per vedere ciò che adesso era diventato il suo regno, e si accorse di non averlo mai voluto.
Disperato cercò di chiudere gli enormi portoni sperando così di poter lasciare tutto fuori, ma si accorse che quella nuova città cresciuta calpestando il piccolo regno, intralciava la chiusura del cancello.
Il principe tornato bambino non aveva la forza per spingere di più.
Il piccolo bimbo cominciò a piangere, le lacrime scendevano calde sul suo visto sfiorando le guance arrossate e le labbra socchiuse per poi abbandonarsi sul terreno.
Fu allora che l’uomo le si avvicinò e dopo aver raccolto delle lacrime sulle sue dita, scomparve.
Al suo posto presero vita dei magnifici cavalieri,
coperti da armature lucenti e imponenti scudi.
L'uomo glieli aveva donati sacrificando la sua stessa vita, in una supplica di scuse per ciò che il suo gemello aveva fatto.
Ma questo il principino non poteva saperlo mentre guardava con le manine congiunte a preghiera quei valorosi guerrieri battersi per il suo regno.
Quando i valorosi uomini, con un rumore sordo, riuscirono a vincere la loro guerra finalmente il piccolo regno tornò a mostrarsi com’era un tempo, e gli stessi soldati si spogliarono delle loro armature rivelandosi altri bambini, proprio come il principino.
Il bambino decise, così, di tornare a sorride insieme ai nuovi amici.
Ruki riscopriva l'arte del canto che da tempo non aveva più espresso.
Lavorarono insieme per ogni cosa finché da quel giorno, nel piccolo regno, il cuore di ogni cosa riprese a battere, la voce a farsi sentire e come d’incanto anche le belle rose che prima contornavano la gioiosa atmosfera tornarono alla luce risorgendo dai loro rovi.
Non più innocentemente bianche, ma dolcemente BLU.

Oggi quel piccolo regno ha preso il nome di “Cielo”, ci abitano tante persone e sono tutte felici.
Vi è ancora il principino ad accogliere tutti mentre gioca coi suoi amici di un tempo.
Lui. Il dolce principe.
Ora l’angelo più prezioso del Paradiso.
***FINE***
Ciao a tutti! Susate questa piccola fiaba (che mi rendo conto) ha pochissimo senso, ma che spero comunque vi sia piaciuta.
Il secondo signore scegliete voi se è Aoi o Kai, io non ho saputo decidermi XD mentre il primo è ovviamente Uruha.
Scusate gli errori grammaticali ma...è tardi T_T però ci tenevo a pubblicarla il più vicino possibile alla mezza notte.
I cavalieri non sono approfonditi ma stanno a significare l'amicizia che lega le persone in ogni momento, soprattutto in quelli difficili^^

PS: per Sara: questa storia è tutta per te, tanti auguri tesoro mio! Ho messo anche le rose blu, anche se tu sei più speciale di loro ù_ù (apprezza questo momento in cui cerco di dirti qualcosa di carino T_T) scusa se non sono l'amica perfetta ma per me tu sei speciale e spero saprai perdonare il mio caratteraccio ^^" comunque ricordati che come i cavalieri della fiaba puoi sempre contare su di me!
TANTI AUGURI!!!!!!!
A presto,
Chie
  
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