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Autore: Shinalia    23/07/2010    9 recensioni
questa sarà una mini-ff composta da 2 o 3 capitoli... che farà parte di una SERIE: "Essere genitori." Dove mi divertirò a scribacchiare delle coppie + famose della saga (e magari anche qualche altra meno famosa) alle prese con i loro pargoli.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Altro personaggio, Jasper Hale
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Essere genitori.'
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Ed ecco la terza mini ff della serie "Essere Genitori"

Come avevo precedentemente annunciato anche sul gruppo (su fb e sul blog) questa vedrà come protagonisti Jasper e Alice. In principio doveva essere una one-shot, ma non sono riusciuta a limitare tutto in poche pagine, quindi ho optato per una mini ff di due o tre capitoli.  ^^ spero vi piaccia, anche se ammetto di aver trovato un pò di difficoltà ad immergermi nella mente di JAsper ed il risultato è evidente! Uno sfacelo ahahahah XD  Ne approfitto per:

Fare una piccola dedica a:

Luis

Vale_cullen1992

Link: Lupus in fabula: quando i Vampiri diventano fiaba!   (round robin carinissimo, che cerca di riunire il fascino delle fiabe disney e i personaggi di Twilight)

Link mio gruppo su fb ( se volete aggiungermi anche tra gli amici, per me sarà un piacere.)

Vedo e Provvedo

« No, è una follia. »

Noto Alice scrollare le spalle, celando a stento il suo sorriso sibilino. « Non vedo dove sia il problema, Edward. Io l’ho visto. »

La sua scusa a tutto. La mia dolce compagna è ormai avvezza a certe discussioni con Edward, il quale tenta invano di farla ragionare, ma la sua bellissima testolina nera sa essere più dura del cemento e, quando decide qualcosa, farla desistere è impossibile.

«Potrei sapere di cosa parlate? » mi intrometto, in tono disinteressato, abbassando il libro che fingevo di leggere.

Vedo un guizzo attraversare lo sguardo di Edward ed un sorriso sardonico dipingersi sulle sue labbra. Qualunque sia l’argomento in discussione io ne faccio sicuramente parte e questo non può che acuire la mia curiosità.

Mio fratello annuisce in risposta al mio pensiero. « Si, riguarda decisamente anche te e forse dovresti aiutarmi a far ragionare questa folle di tua moglie. » propone, incrociando le braccia al petto, con aria soddisfatta.

Gli scocco un’occhiata tutt’altro che benevola, nonostante tutto, non mi piace che qualcuno offenda il mio piccolo folletto. « Spiegami. » mormoro, riponendo il libro, con un tonfo sordo.

So che non mi piacerà quello che sta per dirmi… saggio le emozioni attorno a me, captando l’irritazione della mia compagna e la preoccupazione di mio fratello, che si mescolano e si scontrano in una lotta di volontà. La caparbietà e l’ostinazione sono difetti di entrambi.

Alice gonfia le guance come una bambina, fortemente indispettita. « Per lui sarà una sorpresa. » sentenzia sicura ed io non posso fare a meno di preoccuparmi. Quando lei organizza qualche sorpresa, di solito, sono sempre io a pagarne le spese.

Che sia la decisione di organizzare una scuola di danza nel nostro salone, o qualche assurda festa per l’intera Fork o addirittura la totale ristrutturazione di un rudere, adibito poi a suo personale centro estetico.

Che se ne farà un vampiro di un centro estetico è poi tutto da valutare…

Sospiro sommessamente, trattenendomi dallo sbuffare contrariato.« Amore, Edward è molto preoccupato, forse è il caso di discuterne. » la riprendo cercando di essere ragionevole. Come se potesse servire a qualcosa. Nulla interferirà con i suoi piani, se così ha deciso.

« No! – sbotta, increspando le labbra in un broncio. – Partiremo domani, ho già prenotato tutto e resteremo un’intera settimana. »

Partiremo? « Dov’è che andiamo? » domando ingenuamente. Delle volte mi piacerebbe poter usufruire del dono di Edward, per quanto molesto, sarebbe piacevole talvolta non essere all’oscuro di ciò che attraversa la mente della mia mogliettina.

Anche se delle volte sospetto sia meglio non saperlo.

Mio fratello scuote il capo, evidentemente contrariato. « Alice, è pericoloso. »

Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. « Volete dirmi di che pericolo state parlando? » ritento.

« Edward, sei sempre il solito musone. » lo rimprovera lei, per nulla intenzionati a prestarmi attenzione. Stanno iniziando ad irritarmi.

« Mi sento ignorato! » esclamo, lasciandomi cadere a peso morto sulla poltrona del soggiorno.

Alice si volta verso di me ostentando un’espressione scocciata. « Amore, smettila di lagnarti. – mi rimprovera, visibilmente indispettita. Certo, come se fosse lei ad essere diventata d’un tratto invisibile. – Mi occuperò di tutto io e le mie visioni non mentono, so quello che ho visto e so quello che dobbiamo fare. »

« Questa non è una spiegazione. » rimbecco, sottolineandole l’ovvio, pur essendo certo di non ottenere ugualmente le delucidazioni desiderate.

Sventola una mano, con fare teatrale, mentre un sorriso piega le sue labbra, piene. « Ma è più che sufficiente. »

Basta, mi arrendo!

Mio fratello esala un sospiro colmo di esasperazione, capitolando. Sospetto che lei lo abbia ricattato per non rivelarmi le sue reali intenzioni. Qualche istante fa il terrore che proveniva da lui era più che eloquente.

Non c’è che dire, Alice è una maga della contrattazione… o sarebbe più opportuno dire una strega del ricatto

« Ho capito, vado ad avvisare gli altri che partiamo. » cede Ed, allontanandosi tra un borbottio e un altro. Non sembra affatto tranquillo ma, tralasciando la leggera inquietudine, non appare in attesa di sgradite notizie, al contrario. Mi domando a cosa sia dovuto tutto questo mistero. Mi volto incontrando gli occhi color oro della mia compagna, che mi fissano soddisfatti ed esultanti, per la vittoria appena ottenuta e alla fine anche a me scappa un mesto sorriso.

Lei è fatta così e io la amo anche per questo!

______________________________

 

Eccoci in provincia  Juneau, la capitale dell’Alaska, in un paesino rustico piuttosto delizioso. Mi ritrovo a ringraziare mentalmente la mia natura di vampiro e la mia incapacità di percepire il freddo, perché la quantità di neve e ghiaccio che ci circonda, con il suo candido bianco, trasmette un senso totale di gelo. I pochi umani che abbiamo incontrato sulla nostra strada sono completamente avvolti in abiti pesanti e tremano come foglie.

Mi piacerebbe sapere il perché di questo viaggio.

Il luogo non ha nulla di particolare e le piste da scii sono ben distanti, il che mi lascia presupporre non sia per sciare che siamo qui. Renesmèe e Nate si rincorrono, impegnati in una battaglia di neve, che probabilmente li vedrà trasformati entrambi in pupazzi di ghiaccio. Sono già sulla buona strada…

Un sorriso beato increspa le mie labbra, la loro gioia si irradia come una luce calda, che mi scalda sin nel profondo. Quei due bambini hanno portato in casa nostra una serenità incommensurabile. Quando osservo Rosalie e la felicità che trasuda dal suo sguardo, non posso fare a meno di rammentare la tristezza che velava costantemente i suoi occhi, prima dell’arrivo di Nathan.

« State attenti. » urlo in direzione delle due pesti, prima di entrare in casa.

« Si, zio Jazz! » rispondano all’unisono, distrattamente, troppo presi dalla loro corsa.

Scuoto il capo divertito, attendo a scrollarmi la neve di dosso, sull’uscio della porta.

« Questa era l’ultima! » sospiro, posando al suolo l’ultimo bagaglio di mia moglie. È incredibile la quantità di abiti che ha trascinato con sé, soprattutto considerando che trascorreremo qui solo tre giorni. Non comprendo il motivo, ma la cosa non mi sorprende. Alice è irrazionale, folle e deliziosamente pazza.

Spesso avevo incontrato vampiri che, conoscendo l’inclinazione della mia piccola veggente, erano stati sorpresi dall’enorme pazienza che parevo dimostrare, domandandomi come potessi sopportare la costante incertezza e i modi un po’ bizzarri di lei.

Ciò che però nessuno aveva compreso era l’amore profondo per lei e la mia costante consapevolezza di non meritare una tale fortuna. Alice era stata in grado di salvarmi da me stesso, da quel passato che con le sue spire mi stavo stritolando, ogni giorno di più, soffocandomi e annientandomi. Lei era stata una boccata d’aria fresca, qualcosa di puro, era stata capace di donarmi un amore disinteressato, quando io non ero nulla più che un automa senza anima.

La mia devozione non è che minima cosa rispetto a ciò che mi ha donato.

Ma soprattutto, al di là di quella sua apparenza bizzarra c’è una creatura meravigliosa che pur soffrendo per un passato dimenticato e l’assenza di ogni radice, non si lascia abbattere. Combatte e affronta ogni cosa con quel suo dolce sorriso, con la sua esuberanza e gioia di vivere.

Lei è un esempio, il mio esempio. Tutto ciò a cui io aspiro.

« Grazie amore. – gongola felice, correndo da una parte all’altra del cottage, riponendo un infinità di coperte e caldi cuscini che ha deciso di portare. Ha detto di voler rendere l’ambiente più accogliente. – Non trovi che sia delizioso questo posto? » domanda euforica.

Non posso fare a meno di sorridere, la sua allegria come sempre mi contagia. Percepirla infonde in me quella serenità che ho agognato per tanti anni, prima di incontrarla.  

« È favoloso. » concordo. « Ma non capisco come mai hai deciso di prenotare tutti piccoli cottage. »

Sono un po’ preoccupato. È tutto il giorno che non faccio che rimuginare sulle sue presunte visioni, quelle relativamente al quale lei non ha voluto fornirmi spiegazioni. Non ho dimenticato la preoccupazione di Edward, e questo mi rende teso. Forse sarebbe il caso di restare tutti uniti, peccato che Alice non sembri assolutamente interessata alle mie proteste.

« Abbiamo bisogno della nostra intimità. » spiega pacata, mentre china sull’ennesima borsa tira fuori un peluche bianco. Un orso. Neanche voglio domandarmi cosa voglia farci con quello.

Corrugo la fronte, fortemente perplesso, iniziando seriamente a dubitare della sua sanità mentale. « Non credevo avessimo problemi di intimità. » contesto, offeso. Non sarò un amante perfetto, ma il mio potere empatico mi permette di assecondare i suoi desideri meglio di chiunque altro.

Lei alza finalmente il capo scrutandomi divertita. « Amore, non intendevo mica in quel senso. – mi schernisce, mostrandomi la lingua. – Sei un’amante favoloso! » mormora, dopo una leggera esitazione. Il tono della sua voce diviene immediatamente più basso e più roco, andando a smuovere le corde del mio desiderio. La osservo mentre si avvicina sinuosa ed elegante, con la gonna che asseconda perfettamente i suoi movimenti, delineando le sue forme.

È bellissima ed è mia.

Solo mia. Penso con un moto d’orgoglio.

Le sue braccia circondano il mio collo ed il desiderio si acuisce quando il suo profumo, di menta, fresco e zuccherino, satura i miei sensi. « Vuoi che ti dimostri le mie doti? » sussurro suadente, stringendola in un abbraccio possessivo e lambendo in un bacio dolce e appena accennato, le sue labbra morbide.

I tintinnare della sua risata si diffonde per la sala e mi sorride, con quel sorriso colmo d’amore che rivolge sempre e solo a me e per il quale ringrazio Dio, se uno ne esiste, tutti i giorni.

« Ti ripeto che non devi dimostrarmi niente di tutto ciò. – sentenzia, rivolgendomi uno sguardo malizioso, - conosco più che bene le tue doti. » continua ammiccando.  

Strofino la punta del naso sul collo, soffiando le parole su di esso, provocandole leggeri brividi. « E allora cosa vuoi che faccia? » percepisco la sua eccitazione soddisfatto, inspirando ancora più a fondo il suo odore. Cosa non le farei in questo momento.

« Che tu vada a fare la spesa. »

Rialzo il capo dal mio cantuccio, credendo erroneamente di aver capito male. « La spesa? »

Lei annuisce con convinzione e quella che ricevo è l’equivalente di una doccia ghiacciata, per la mia eccitazione.

« Non credo di capire. » ammetto. Sono certo che Bella abbia provveduto abbondantemente alle provviste per la piccola Renesmèe, premurosa come sempre. Per quanto riguarda noi vampiri siamo stati a caccia ieri, onde evitare problemi.

« Per chi dov… »

« Dobbiamo mantenere le apparenze naturalmente. » mi interrompe bruscamente, spiegandomi come se fosse ovvio.

Naturalmente io di ovvio non vedo nulla, considerando la situazione.

Scuoto il capo, sospirando sommessamente. « Qui non c’è nessuno e ci sono nei dintorni, a quasi eguale distanza, tre diversi paesini. Ne consegue che potremmo rivolgerci ad uno a caso di essi per acquistare le provviste. Quindi, anche se gli abitanti dei villaggi non ci vedessero arrivare a fare la spesa, ipotizzeranno che siamo andati nel centro vicino.  » termino la mia arringa soddisfatto della logica delle mie asserzioni. « Chi ci ha affittato questi cottage vive in quello a nord est, ma no credo pretenda che facciamo la spesa li. Non sospetterà nulla, vedrai. » la rassicurai, pur essendo certo che il motivo delle sue preoccupazioni è ben diverso. Il problema è comprendere quale.

Il suo sorriso sornione si amplia. Aveva previsto anche questo, naturalmente. « Ma devi passare a recuperare una cosa che ho ordinato in città, quella a sud est, quindi considerando che devi andare lì tutti ipotizzeranno che la spesa la farai al supermercato in centro. » Io detesto i piccoli paesini.

Ok, mi ha fregato.

Non posso fare a meno di pensare che questo sia connesso con la strana visione che ci ha condotto in questo posto, vorrei tanto comprendere perché desidera  a tal punto allontanarmi da casa. Non capisco.

Un atroce dubbio si fa largo nei miei pensieri ed io non posso fare a meno di irrigidirmi. Che abbia visto qualcuno nelle sue visioni?

Osservo i suoi occhi da cerbiatta fissarmi in attesa di una mia risposta, vittoriosi e soddisfatti, per la consapevolezza di aver vinto, per l’ennesima volta. Sa che non le rifiuterei mai nulla.

Eppure… non può essere un uomo, Edward mi avrebbe detto la verità. Sono certo che l’avrebbe indotta a ragionare o almeno l’avrebbe costretta a confessarmi ogni cosa. Oltretutto lei mi ama, di questo ne sono consapevole. Sono o non sono un empatico?

Sbuffo frustrato, lasciando dondolare il capo con un cenno di assenso. « Come vuoi! »

Lei saltella felice, battendo le mani come un’invasata. « La lista è sul ripiano della cucina, insieme all’indirizzo del negozio per recuperare il pacco, che ho prenotato, e quello del supermercato. – esita un istante per darmi modo di assimilare il turbinio di parole che fuoriesce dalla sua bocca. – Vai prima al supermercato, perché il negozio aprirà tra un po’ »

Annuisco, per l’ennesima volta, affatto convinto.

Non riesco a trattenermi. « Sei sicura di non volermi dire nulla? » domando incerto.

Da lei non proviene alcuna emozione negativa, solo un’esaltazione ed un’allegria smodate, ma che stavolta non riescono a contagiarmi, a causa della preoccupazione.

« Nulla! – esclama ridente. – Tu vai, io resterò a sistemare la casa! » conclude, scoccandomi un bacio veloce, prima di trotterellare via verso la stanza attigua.

Santa pazienza.

Con un sospiro, a me non resta che allontanarmi.

_____________________________

 

Giunto nel paesino mi dirigo immediatamente verso la prima tappa, desideroso di tornare quanto prima a casa, per scoprire le intenzioni della mia adorata mogliettina. Sono seriamente preoccupato.

Con una lista della spesa lunga chilometri, contenente articoli di cui non sapevo neanche l’esistenza, mi aggiro tra la moltitudine di scaffali, imponendomi di evitare smorfie disgustate per il turbine di odori, che mi circondano. Molti dei prodotti presenti sulla lista sono ghiottonerie per bambini, altri beni alimentari primari, altri ancora non ne ho la minima idea. L’ultima volta che sono entrato in un emporio era prima della mia trasformazione e non c’era assolutamente una simile possibilità di scelta. Normalmente a Forks è Esme ad occuparsi della spesa, in veste di madre.

Mi domando perché Alice abbia costretto me a questo lavoro ingrato. Piccola pazza, con manie di grandezza.

Scuotendo il capo, pago la cassiera che mi osserva con aria sognante, ben attendo ad ignorarla. In compenso ho incontrato il padrone dei vecchi chalet, che abbiamo affittato, e questo mi ha tranquillizzato almeno in parte sulle intenzioni di Alice, forse voleva realmente preservare le apparenze.

Non mi resta che tornare a casa per scoprirlo.

Mi fermo dinanzi alle porte a vetri e quando si aprono mi beo dell’aria gelida, ma pulita, che mi investe. Inspiro profondamente, per liberarmi dell’odore di cibo che mi impregna abiti e capelli e, tranquillamente mi avvio verso la macchina. Al supermercato mi hanno avvisato che il negozio di cui parlava Alice, presso il quale aveva ordinato chissà cosa, è momentaneamente chiuso, per ristrutturazione.

Ho la netta sensazione si sia presa gioco di me. Come al solito del resto…

Scuotendo il capo, seriamente risentito, mi riprometto di chiederle delucidazioni, una volta a casa. Sono seriamente deciso ad utilizzare anche il mio potere, pur di persuaderla a raccontarmi la verità.

Mi blocco, sulla soglia della portiera, percependo uno sguardo indugiare su di me. Una situazione ben diversa dal solito, dettata dai lascivi pensieri di qualche donna o l’ostilità di un adolescente con gli ormoni in subbuglio.

Con cautela mi volto, incuriosito, scontrando il mio sguardo con quello di una bambina, avvolta in un cappottino bianco, un po’ logoro, che mi fissa da una panchina. Ha gli occhi color onice e dei lunghi capelli castani, increspati in dei ricci ribelli. Il suo aspetto è un po’ trasandato, ma ha dei lineamenti molto dolci ed un viso delizioso. Non ha più di dieci anni, ne sono certo.

Mi guardo attorno in cerca della sua famiglia, non è bene lasciare una bambina da sola, su di una panchina, con un simile tempo, rischia di prendere un raffreddore.

Razza di irresponsabili.

Con mio disappunto però noto che le poche persone che attraversano la strada non le prestano attenzione, quasi fosse invisibile. Conversano tra loro, imbacuccati nei loro cappotti pesanti, trascinandosi dietro le loro buste o stringendo tra le mani qualche bicchiere ricolmo di una bevanda calda.

Nessuno la nota.

Nessuno le presta attenzione.

Sembra trasparente, qualcuno a cui non viene attribuita alcuna importanza. Qualcuno che è al margine di questo modo, che osserva ogni cosa dai suoi contorni, senza interagire, senza che gliene sia concessa l’opportunità.

Qualcuno attorno al quale non c’è che vuoto. Una sensazione conosciuta.

Non posso fare a meno di scrutarla. Il suo sguardo trasmette curiosità e sospetto, mentre mi studia attentamente, stranamente incuriosita, forse percependo la differenza che c’è tra noi. Ma non è solo questo…

« Ciao. » saluto, incerto. Non so perché l’ho fatto, non sono solito prestare attenzione agli umani, tanto meno ai bambini. Eppure, quegli occhi attenti e vigili mi hanno ricordato qualcosa, qualcuno. Sembrano celare una vispa intelligenza, nascosta dietro una finta indifferenza, verso un mondo che non ha alcuna rilevanza.

Un mondo traditore.

Un mondo bugiardo.

Io lo avverto, percepisco il turbine delle sue emozioni, della tristezza che colma quel cuore infinitamente giovane eppure tanto ferito, di lacerazioni profonde, alle quali sarà difficile porre rimedio.

Uno sguardo che si affaccia sul vuoto, per rifuggire dal triste baratro di ricordi angoscianti. Non posso fare a meno di notare il viso smagrito ed i segni di una sofferenza inconsueta per la sua età. Vorrei sapere chi sia e cosa ci fa da sola in mezzo al freddo.

Lei risponde con un semplice cenno della mano, senza proferire parola. Non sorride, non parla, ma le sue emozioni mi giungono chiare e nitide.

Vengo sommerso da quel tumulto di sensazioni, che mi lasciano traballante e desideroso di arrecarle sollievo. Vorrei davvero aiutarla.

Dal suo stomaco percepisco un gorgoglio, segno della fame ed accenno un sorriso soddisfatto.

Forse un modo c’è, almeno non avrò sprecato una mattinata in un supermercato per i soli deliri di mia moglie.

Rivolgo la mia attenzione alla busta della spesa, poggiandola in terra, iniziando a scavare tra le numerose leccornie che Alice mi ha costretto ad acquistare. Non ho la minima idea di cosa possa piacere ad un bambino, ma qualcosa mi dice che apprezzerà di certo quello che le porgo.

Afferro un pacchetto di quelle che sembrano essere patatine al formaggio, mi sembra quasi di poterne avvertire la puzza anche attraverso la confezione plastificata. Non posso fare a meno di domandarmi come gli umani possano trovare allettante una cosa simile, prima della trasformazione non ero avvezzo ad assumere formaggi, il loro olezzo mi disgustava anche all’epoca.

Sospiro optando per quelle, insieme ad una barretta di cioccolata.

Ai bambini piace la cioccolata… Nessie e Nate ne sono ghiotti. Se fossero qui si tufferebbero a capofitto nella busta, pronti a depredarla, ed io sarei costretto a subire le ire di Rose e Bella, infuriate per aver guastato l’appetito dei loro adorabili mocciosi.

Reprimo un sorriso e prendo un profondo respiro, volgendo nuovamente il mio sguardo alla bambina. Non voglio spaventarla più di quanto non lo sia.

Mi avvicino a lei, con discrezione, lentamente e senza alcuna fretta, restando ad una certa distanza. Riesco a percepire il leggero velo di diffidenza e temo quasi di vederla fuggire via, da un istante all’altro.

« Tieni. – mormoro, lasciando che il mio potere l’avvolga, tranquillizzandola. - A me queste non piacciono e le ho comprate per sbaglio. » mento, per invogliarla ad accettare. Non comprendo nemmeno io il perché di quelle premure, ma quella creatura, con il suo sguardo ferito fa montare in me un senso di protezione inaudito.

Forse perché quello sguardo io l’ho già visto.

Forse perché quelle sensazioni io le conosco.

Forse perché so bene cosa vuol dire sentirsi indesiderati e comprendere di essere nulla di più che uno spettatore di un mondo che si detesta, che ci detesta.

« Puoi accettare. – la persuado ad avvicinarsi, allungando verso di lei il pacchetto. – Prendi. »

Dopo l’ennesima esitazione, si sporge con uno scatto verso di me, afferrando il pacchetto, prima di fuggire via.

Che strana creatura.

   
 
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