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Autore: ikumi    23/07/2010    3 recensioni
L'immagine che ti rimanda l'acqua sotto ai tuoi piedi non è la tua.
Non ti appartiene più.
Pensavi di fissare il tuo viso stanco; non avevi compreso che ti è stato portato via anche quello.
Ora ci sono io e...
Il tuo riflesso è stato sostituito con il suo.
… quello là. Lo vedi quello là?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Note dell'autrice: ora, so che chi aprirà questa storia dirà: “che palle, la solita menata di 'sto povero, piccolo Sasuke” e che sicuramente storie del genere ne sono passate a bizzeffe all'interno del fandom, ma volevo scrivere una storia su questo momento di Sasuke da sempre, anche se il risultato non è quello che avevo programmato. E' una mini one-shot, una larvetta, che spero di riuscire a migliorare semmai deciderò di riprenderla in mano. Una cosa importante: visto il tema trattato, spero di non aver involontariamente imitato nessun autore, se così fosse vi prego di contattarmi immediatamente.




The reflection of my heart



And if you're taking a walk through the garden of life
What do you think you'd expect you would see?
Just like a mirror reflecting the moves of your life
And in the river reflections of me
(Blood Brothers - Iron Maiden)


Da qualche tempo hai iniziato a frequentare con regolarità quel vecchio molo. Te ne stai lì, seduto, immobile tranne che per le gambe lasciate mollemente penzolare sopra lo specchio d'acqua che riflette il tuo volto chino e troppo sciupato per i sette anni che conti; lasci passare le ore così, indolente, completamente disinteressato nei confronti della vita che scorre tutt'intorno a te.
«Perché... lo hai fatto?»
Superata la notte della strage hai cominciato a realizzare quanto il tempo scorra in realtà lentamente. A dispetto di pochi mesi prima, quando le giornate apparivano corte, gonfie della frenesia con la quale venivano vissute: l'impegno nello studio, le ore di estenuanti allenamenti, le corse a casa, l'incredibile fame che ti coglieva all'ora di cena. La pura energia del tuo corpo nonostante la buonanotte fosse ben oltre che passata e l'ilarità del tuo cuore anche se, di tanto in tanto, uno spillo giungeva a trafiggerti.
«Per testare le mie capacità.»
Non sei ancora pienamente cosciente della situazione in cui sei stato abbandonato. O, più semplicemente, non vuoi vedere in che mostruoso essere si è trasformata la realtà in cui vivi. Trascorri le giornate stando ben attento dall'isolarti da chicchessia: non vuoi che la parola ti venga rivolta, non vuoi udire i commenti sommessamente bisbigliati da un orecchio all'altro e non vuoi incrociare le occhiate sfuggenti, gli sguardi indagatori così pregni di egoistica curiosità o, peggio, d'infinita compassione.
«Testare le tue capacità? Tutto qui?»
Vorresti tanto rinchiuderti in un luogo sconosciuto, da qualche parte nel mondo, dove nessuno ti possa più vedere, parlare né disturbare. Per questo passeggi spesso qui e là, durante le ore della sera quando non sai che altro fare, alle estremità del villaggio o in mezzo ai fitti boschi dove anche la luce della luna fatica ad arrivare; perdi del tempo a trovare qualcosa di nuovo, diverso, alla disperata fuga da tutto ciò che rappresentava quel ieri che oggi è andato arso dalle fiamme dell'omicidio.
Debole.
Cerchi una distrazione perché il desiderio di riavere indietro tutto quello che ricevevi grazie a quel ieri ormai perso, ti dà alla testa peggio che la consapevolezza delle azioni compiute da tuo fratello maggiore.
«Vorresti dirmi che solo per questo hai sterminato il clan?»
Non hai saputo proteggere le persone che ami.
Lentamente, e nell'assoluto silenzio della tua stanza, ascolti il tuo spirito appesantirsi, farsi più vasto ogni giorno di più, e perdi quella sostanza, quel brio, quell'entusiasmo che prima ti spingeva ad agire con disinvoltura, e con quell'infantile spensieratezza che non potrai mai più recuperare.
Non hai saputo opporti all'assassino.
L'hai anzi lasciato fuggire...
Sei rimasto completamente solo, abbandonato con te stesso, una persona che nemmeno conosci; terrorizzato dall'avere tra le mani la tua esistenza e niente altro con cui affrontare tutto ciò di cui è fatto il mondo esterno. E allora ti fai prendere dal panico, ma ti ripeti di non piangere. Che non devi piangere, perché tuo padre se ne vergognerebbe, se fosse ancora in vita.
«Stupido fratello, se mi vuoi uccidere mi devi odiare!»
Hai lasciato che decidesse della tua vita.
Tuo padre. La persona più enigmatica che accompagnava le tue giornate, quella dalla quale hai sempre cercato con straordinaria caparbietà la stessa attenzione dedicata al prediletto della famiglia, e cioè al  figlio da mostrare con orgoglio, il trofeo: lo stesso individuo da cui ha poi cercato di proteggere la mamma dall'affondo della sua katana.
«Devi sopravvivere come un miserabile...»
Anche avendo visto con i tuoi stessi occhi la sagoma di tua padre cadere al suolo e morire ammazzato dal suo stesso figlio...
Con un esplosione d'angoscia ricordi quella giovane e bellissima donna ch'era tua madre: al mattino si curvava sopra al tuo letto per svegliarti con la sua dolcezza e pronunciava il tuo nome come nessuno sapeva fare. Adoravi la sua voce melodiosa, sembrava essere fatta per trasmetterti la pace che non riuscivi a trovare altrove.
«Continuare a scappare... e aggrappati alla vita.»
Ancora non potevi credevi che l'adorato fratellone fosse lo scellerato!
Non potevi crederci tanto che l'hai supplicato di non lasciarti...Ah!
Provi a ricordare i momenti più luminosi della tua vita insieme a loro, cerchi in tutti i modi di focalizzare davanti a te quei volti che tanto ti mancano; tutto quello di cui hai bisogno è poterli vedere ancora. Daresti qualsiasi cosa perché anche solo un flebile raggio di sole possa raggiungerti in quell'abisso spaventoso e infernale.
Sei debole.
Debole! Debole!
Ma la tua mente non fa altro che ricreare l'immagine dei loro corpi senza vita, mutilati e macchiati di sangue, e un ombra poco più in là che li sovrasta: languidi occhi color cremisi fissi su di te, la voce penetrante che nasce in un sussurro appena percettibile e che finisce per mutare in un incessante ronzio... fino a diventare alta tanto che la testa sembra doverti scoppiare in un milione di pezzi da un momento all'altro.
«E un giorno presentati davanti a me, con i miei stessi occhi
Pensi di starne cadendo vittima, probabilmente potresti morire prima ancora di accorgertene, fai per urlare ma, improvvisamente, ti accorgi di una cosa: l'immagine che ti rimanda l'acqua sotto ai tuoi piedi non è la tua.
Non ti appartiene più.
Pensavi di fissare il tuo viso stanco; non avevi compreso che ti è stato portato via anche quello.
Ora ci sono io e...
Il tuo riflesso è stato sostituito con il suo.
… quello là. Lo vedi quello là?
Itachi è davanti a te, con l'espressione seria di chi non vuole lasciarti dimenticare qualcosa di importante. Lui, quel fratello maggiore che tanto hai amato non ha più niente a che fare con quello  che c'era prima: si limita ad osservarti, ma nei suoi occhi non c'è niente. Sono vacui, spenti, quasi disinteressati.
Guardalo, e fallo bene... perché è la tua nuova ragione di vita! Ah, ah, ah!
Lo sguardo caldo e ridente, la schiena su cui appoggiarsi, le belle parole e la presenza di chi, ora sai, sentivi come insostituibile e necessario, non erano altro che falsità, menzogne accatastate uno dopo l'altra, nel corso degli anni, atte a costruire quel muro insormontabile e che ora si tramuta improvvisamente in una montagna dalla cima nebbiosa e irraggiungibile.
E' il tuo compito.
L'ossessione: la senti formarsi e guadagnare terreno veloce come un destriero impazzito; cogli il suo invito, lo fissi a tua volta ma in maniera cagnesca. Lo spettro di quell'illusione che ti ostinavi a non lasciar andare ti abbandona, ti arrendi alla rabbia, accetti di bere il calice avvelenato della vendetta e attendi che quel vuoto echeggiante al centro del tuo petto si riempia finalmente di esso.
Il tuo... odio.
Ti lanci contro quel volto che senti improvvisamente di odiare così maledettamente, urli, furioso, decidendo di percorrere quella via, di eleggerti a vendicatore.
Giuralo!
E io ti prometto, che lo distruggeremo!
Capisci che quella è l'unica cosa da fare, che, oramai, la tua vita non avrebbe alcun senso senza di essa, che lo devi fare: in nome di tuo padre e di tua madre e di tutta la gente del clan, in nome del tuo orgoglio...
Vendicatoreee...
E della tua sofferenza.
Che la sfida abbia inizio!


«Itachi per ucciderti supererò qualsiasi oscurità! Conseguirò il potere a qualunque costo!»



I've been trying
To justify you
In the end
I will just defy you
(As I am - Dream Theater)
  
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