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Autore: wari    23/07/2010    6 recensioni
Dormire è sempre difficile.
Anche dopo aver camminato per l’intera giornata, chiudere gli occhi e rilassarsi abbastanza da dimenticare tutto, per sprofondare in un sonno possibilmente privo degli stupidi sogni – incubi - che gli rifila il suo subconscio, è davvero complicato.
Oggi quasi di più.
[Ahn, è il ventitré luglio. Auguri, teme]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Juugo, Karin, Sasuke Uchiha, Suigetsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Ma voi lo sapevate che quella cosa col culo di papera (no, non Paperoga, l’altro), che vorrebbe farci credere di essere un Vendicatore! compie gli anni proprio oggi? Mah, ricordo a stento il mio ed ora mi metto a celebrare compleanni di personaggi fittizi. Si vede che non ho una ceppa di niente da fare, eh?
E, non contenta, partorisco robaccia pseudo malinconica che non è proprio nelle mie corde =__=.
Ah, attenzione: è una noia cosmica, non succede nulla =__=

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Solo un’altra notte

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Mancano ancora svariate ore a mezzanotte, ma ormai si è fatto buio pesto, e la luna non basta più a schiarire il percorso. 
Tra gli alberi ci sono troppe ombre. O forse tra le ombre ci sono troppi alberi. 
In ogni caso, proseguire è impossibile. 
Sasuke arresta la sua avanzata senza una parola. 
« Ci fermiamo? » 
La voce di Suigetsu ha la stessa sfumatura lamentosa che li ha accompagnati per l’intera giornata, come una cantilena, sempre meno sopportabile man mano che proseguivano nel cammino. Per non parlare degli ansiti di fatica. 
Sasuke lo grazia con un cenno lieve, lo sguardo pensoso perso nel buio della foresta. 
A quel movimento neutro e quasi impercettibile, gli altri si rilassano. Suigetsu si accascia con ben poca grazia sull’erba, stendendosi supino e scomposto, le braccia aperte e la spada accanto, ansimando. Karin lo osserva con bieco disgusto, nonostante sia evidente che anche lei è tanto esausta che imitarlo le piacerebbe da morire, e al diavolo la compostezza. 
Invece, quando incrocia gli occhi di Sasuke, Juugo interpreta il suo cenno come un ordine e si alza subito per andare a fare legna. 
Solo dopo che la sua ombra è stata inghiottita da quella degli alberi, l’Uchiha si concede il lusso di distogliere lo sguardo dalla schiena ammantata del compagno per rivolgerlo alla radura.
E’ piccola e nascosta, lontana dal percorso più battuto, il che è un bene. E’ un buon posto per la notte. 
Suigetsu e Karin hanno cominciato a discutere su qualcosa. Qualcosa di superfluo, senza dubbio e forse dovrebbe intervenire. Basterebbe un’occhiata o una parola. Ma stasera non ha molta voglia di parlare, Sasuke. 
Non che ce l’abbia mai, ma adesso vorrebbe davvero starsene seduto in un angolo, in silenzio. E si prende la libertà di farlo: dopotutto, il capo è lui.
Loro smettono di litigare e, prima ancora di arrivare a chiedersi distrattamente il perché di questo insolito avvenimento, Sasuke sente gli sguardi degli altri due sulla sua nuca. 
Impiccioni. 
Decide di far finta di nulla e si sistema poco distante, accanto alle radici di un grosso fusto. Li ignora e accomoda la katana di fianco, stando attento che sia abbastanza vicina da poter essere afferrata con rapidità. 
« Oggi sei quasi più una barba del solito, eh. C’è qualche motivo particolare? » 
Suigetsu ha la brutta abitudine di domandare le cose così, giusto perché gli saltano in testa, senza curarsi di nulla se non la soddisfazione della sua curiosità. Ingenuo, con lo sguardo genuinamente interessato, ma senza particolare impegno. Domanda giusto per dar fiato alle corde vocali. 
Sasuke resta immobile, senza aprir bocca, ma quasi sussulta quando Karin gli si siede vicino. Troppo vicino. 
Lei si toglie gli occhiali e struscia una guancia sulla sua spalla, ammiccante. 
« Ignoralo, Sasuke, perché non andiamo a cercare dell’acqua, io e te? »
« Oh, l’ho già presa io… » esordisce Juugo, emergendo dalla boscaglia. Le fascine di legna sotto al braccio e la borraccia piena nell’altra mano. 
Per qualche ragione, Karin si stacca di colpo ed emette un mezzo brontolio frustrato

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« Oggi sei una lagna, non ti si può dir niente, teme! » 
« Vuoi chiudere quel forno? Lasciami in pace. » 
Naruto monta su un broncio dei suoi e lo scruta, contrariato. 
Sasuke non fa una piega, le mani intrecciate e lo sguardo da tutt’altra parte. 
« Sasuke kun… lascialo perdere. » gli fa Sakura, sedendosi sul suo stesso tronco, composta. 
«Che ne dici se andassimo a prendere un po’ di legna noi due? » chiede, speranzosa. 
« Non c’è bisogno ragazzi, visto che stavo esplorando i dintorni l’ho presa io. » 
Per qualche ragione, quando scorge Kakashi uscire sorridendo dalla boscaglia,
gli occhi di Sakura sono attraversati da un lampo di biasimo.

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Dormire è sempre difficile. 
Anche dopo aver camminato per l’intera giornata, chiudere gli occhi e rilassarsi abbastanza da dimenticare tutto, per sprofondare in un sonno possibilmente privo degli stupidi sogni – incubi - che gli rifila il suo subconscio, è davvero complicato. 
Oggi quasi di più. 
La luna è grande, ma manca ancora un buon terzo al plenilunio. A guardarla così, da lontano, ha i contorni tremolanti e opachi. Anche le stelle, ai suoi occhi acquistano quel fastidioso alone baluginante, come fossero coperte da una patina di nebbiolina. A  fissarle a lungo, pare lampeggino e saltellino. 
Sasuke strizza le palpebre per cercare di mitigare quell’effetto fastidioso. 
Rinuncia poco dopo, stizzito e volge lo sguardo al buio riposante, oltre i primi tronchi. 
« Non dormi? » 
La voce di Karin è un sussurro. Solitamente ha un tono abbastanza acuto, un po’ gracchiante alle volte, soprattutto quando è arrabbiata.
Adesso invece sembra seria e quasi si perde nel frinire delle cicale, che - sarà il caldo - ma stanotte sembrano impazzite. 
Sasuke si volta di poco, per studiare il profilo della compagna, con la coda dell’occhio.
« A quanto pare no. » ribatte, atono. 
« Dovresti. L’hai detto tu che ci svegliamo all’alba, domani… a meno che io e te non si voglia… » 
« No, Karin. Non faremo nulla né stanotte né le notti a venire. » 
Lei pare offesa e Sasuke distingue la sua sagoma, che si rimette giù, rigida.
« Va bene! Dicevo per dire. » brontola. « Ma prima o poi… » 
Sasuke continua a darle le spalle, in silenzio. 
Punta di nuovo gli occhi al cielo, incurante del fastidio che gli provoca quella disastrosa messa a fuoco, e attende.
Tra poco sarà mezzanotte.

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« Non riesci a dormire? » 
la voce di Sakura è poco più che un sussurro, che quasi si perde nel russare di Naruto e nel frinire delle cicale. Sasuke, comunque, l’ha sentita perfettamente. Ma la domanda è ovvia: resta in silenzio. 
Lei non demorde. Non lo fa mai. 
« Kakashi sensei ha detto che domani dovremo alzarci pres- »
« Non ho sonno. » 
Sakura si mordicchia un labbro, ferita dai suoi modi bruschi. 
« Neanche io… neanche io ho molto sonno. » tenta « Potremmo farci compagnia. » 
« Non serve. » 
« Ma io lo faccio volentieri, come ti ho detto non ho sonno, quindi… » 
« Sakura,
non serve. » 
Il tono definitivo le fa abbassare lo sguardo. 
« D’accordo… ma io sono qui, se cambi idea. »

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« Ehi, ancora sveglio, Sasuke? »
Sasuke si lascia sfuggire un bassissimo verso stizzoso, che finisce chissà come a tamponare una pausa nel lavorio delle cicale. Ma loro riprendono tanto in fretta che passa inosservato. 
O, comunque, Suigetsu non dà segno di aver notato nulla. 
« L’avevo detto che eri strano, sì? Paura dell’uomo nero? » prosegue, sghignazzando. 
« Non ho sonno. » replica lui, neutro, seduto nella stessa posizione, senza neppure prendersi la briga di distogliere lo sguardo dalla luna. 
Sente che Suigetsu lo sta guardando e non può fare a meno di chiedersi, in un angolo imprecisato della mente, perché accidenti non si decida a dormire e chiudere quella bocca sempre in attività che si ritrova.
« Guarda che sei più strano del solito, eh. Ma tanto. » continua, imperterrito. E dal tono si sente che sta sottintendendo un offensivo “il che è tutto dire”. « C’è qualcosa che dobbiamo sapere? Che so, Madara in realtà vuole ucciderci tutti, o magari non ci daranno i cercoteri che ci hanno promess- » 
« Suigetsu, dormi. »
Lui brontola qualcosa tra i denti e si corica di nuovo, stando bene attento a non sfiorare Karin neppure con un alluce. 
« Resta il fatto che sei strano… » 
Una vibrazione pericolosa nell’aria lo convince a lasciar cadere il discorso, con un sospiro annoiato. « Beh, ‘notte Sasuke. » 
Lui lo snobba, chiuso nel suo silenzio.

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« Non dormi? » 
Sasuke trattiene un verso di stizza, riuscendo con grande autocontrollo a non mandare Naruto al diavolo. 
« Sei strano forte, eh teme? Guarda che ci dobbiamo svegliare all’al- » 
« All’alba,
lo so. L’ho sentito anche io, Kakashi. Non ho sonno, lasciami in pace. » 
Naruto è biondo anche di notte. E lo sta scrutando con sospetto. 
« E’ da oggi che sei strano, eh. Si può sapere che c’è che non va? E non dire “niente” » lo riprende, prima che lui possa replicare « perché tu ad essere strano sei strano sempre, però oggi sei pure più teme del solito, quindi qualcosa ci
deve essere. » 
Sasuke si porta le ginocchia al petto, sbilanciandosi un poco sul masso su cui sta appollaiato. 
« Ti ho detto che non è niente. Dormi e non rompere, dobe. »
« Non può essere niente! Cos’è, ce l’hai con me? O magari hai la gastrite? Io quando mangio troppo ramen e mi viene la gastrite, divento sempre nervoso e non riesco a dorm- »
« Dobe,
dormi. » 
Naruto ammutolisce per una frazione di secondo, poi sospira. 
« Bah, vai al diavolo, non ti si può dir niente. » gli dà le spalle, offeso, e raggiunge Sakura, coricandosi di fianco a lei, il più vicino possibile. «’Notte, razza di teme psicopatico. » augura, bizzoso. 
Sasuke risponde con un muggito sommesso.

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La mezzanotte è arrivata e passata.
La luna sempre lì, le stelle non si sono mosse. Gli alberi restano una compatta massa d’ombra e le cicale continuano a frinire. 
Non c’è nulla di diverso, solo un’altra notte. Solo un altro anno. 
Quando il cielo comincia schiarire, e le cicale danno finalmente una legittima tregua alle sue orecchie, Sasuke si concede il lusso di chiudere gli occhi e stropicciarseli a fondo con i palmi delle mani. 
Gli compaiono davanti nebulose chiazze di colori, punizione meritata per la sua ostinazione nel fissare il cielo senza un valido motivo e presagio di una sonora emicrania. 
« Non hai proprio dormito? » 
La voce di Juugo è bassa e cupa, un po’ strascicata per via del sonno. 
Una nota preoccupata convince Sasuke che almeno voltarsi non lo ucciderà. Riapre gli occhi con lenta noncuranza ed individua la sagoma ombrosa del compagno, seduto poco distante da quel bozzolo che si suppone essere Karin, fin troppo composto, per qualcuno che si è appena svegliato. 
« Non avevo sonno. Tra un po’ ripartiamo. » gli risponde, breve e lo osserva annuire nella luminosità soffusa. 
Juugo non fa altre domande, e comunque, se anche dovesse diventare d’improvviso curioso e loquace, Sasuke sa che non gli risponderebbe. 
La luce ad est si fa più intensa. 
« Sveglia gli altri, è ora di andare. »

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« Lo sai che la mezzanotte è passata da un pezzo? » 
Sasuke sussulta, colto alla sprovvista. Kakashi è sempre così silenzioso… si è avvicinato e lui non si accorto di nulla.
« Lo so.
Non ho sonno. » ripete, nascondendo con poco successo una punta di esasperazione. 
Kakashi non si pronuncia e gli si siede accanto, mettendosi anche lui a spiare il cielo. Attende un poco, forse sperando che sia lui a parlare, ma si rassegna dopo soli due minuti, quando le cicale soffocano ogni altro suono, in un silenzio rumoroso che è ancora più intollerabile. 
« Lo so che non ti importa di farci preoccupare, » sospira « ma volevo davvero sapere se potevo fare qualcosa. » 
Sasuke stringe un po’ di più le gambe al petto. Non fa freddo, ma la notte è umida, nella foresta.
« Oggi… » inizia, in tono piatto. Sta guardando oltre, qualcosa che vede solo lui. Kakashi corruga il sopracciglio, in attesa e Sasuke può sentire la domanda inespressa che gli frulla nella testa. Ha pietà e si volta, con uno sbuffo soffocato. 
« Oggi è il mio compleanno. » 
Kakashi spalanca l’occhio in modo quasi impercettibile.
« Oh, auguri. Buon compleanno. » sorride, scompigliandogli i capelli in modo affettuosamente impacciato. 
Sasuke alza gli occhi al cielo e mugugna una risposta inintelligibile. 
Non vede che senso abbia sorridere. Un compleanno è solo una sciocchezza, solo un altro modo per segnare l’abisso che lo separa da Itachi, niente di più, niente di meno. 
Solo un'altra stupida notte. Solo un altro stupido anno.

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Il sole sorge e la sua luce è quasi fastidiosa. 
Sasuke si stropiccia gli occhi ancora una volta, dando le spalle ai compagni.
Juugo ha deciso di svegliare prima Karin, e lei mugugna strizzando le palpebre, sotto le lenti spesse, che ha dimenticato di togliere per la notte. Suigetsu, disturbato dal movimento, le si avvicina nel sonno, meritandosi una pedata con conseguente brusco risveglio. 
La lite mattutina prende il via, e Sasuke preferisce tenersi a distanza, i primi sintomi di un’emicrania pulsante che già martella nella tempia sinistra. 
Si sposta per occuparsi dei resti della brace, facendoli sparire sotto terriccio e piante, ignorando per quanto possibile la urla degli altri due. 
« Muoviamoci. » ordina infine, quando gli sembra che gli altri componenti del team siano abbastanza presenti a loro stessi da riuscire ad evitare di cadere nella prima buca sul cammino. 
Per lui non c’è pericolo. Ci sono solo altre occhiaie, che si sommano a quelle che ormai fanno parte di lui, di un carico che si trascina dietro da troppi anni. 
Ora un anno in più. 
Se saranno abbastanza rapidi, riusciranno a lasciarsi la foresta alle spalle entro l’ora di pranzo. Poi proseguiranno, avanti. 
Per un altro giorno, per un altro anno. Per altri mille, se servirà.

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« E’ il tuo compleanno? » 
La voce di Sakura, impastata dal sonno, è genuinamente sorpresa. 
« Auguri, Sasuke kun! » esala, arrossendo, ancora dentro al sacco a pelo, con i capelli scompigliati. 
« Eh…? Che succede? Ci attaccano? » 
« Sei cretino anche appena sveglio… e fai gli auguri a Sasuke kun! Oggi è il suo compleanno! » 
Naruto sta per replicare, poi si interrompe con un sussulto, quando realizza il senso di quelle parole. 
«Ah, cavolo… e non ce lo potevi dire prima? » si schiarisce la voce, intercettando lo sguardo omicida di Sakura « Oh, beh… non importa. Buon compleanno, cretino di un teme. » sputa, sostenuto. 
Sasuke apre la bocca per ribattere. 
La verità è che non gli importa. Dei loro auguri non se ne fa niente. 
Lo sta per dire. Apre la bocca. 
« Nh. Grazie. »

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Nda

E la domanda è: perché non me le tengo per me, 'ste vaccate? Comunque.

Non c’è uno straccio di trama né uno straccio di senso logico. Nella mia piccola mente ottusa l’intento era quello di ottenere un certo effetto di sovrapposizione temporale. Invece ciò che la ditta offre è una disgustosa marmellata di corsivo mal usato e vagonate di ooc *sospiro* 

Tranquillo, Sasuke: l’anno prossimo, pomodori. Così andiamo sul sicuro u__ù

  
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