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Autore: Alektos    24/07/2010    2 recensioni
Se si scende nel seminterrato e si aprono le porte dell’aula del club di Magia Nera ci si trova al cospetto di quattro oscuri individui, di nero vestiti, con sguardi terrorizzati e una dolce fanciulla dalle gote rosse, lucenti capelli biondi con indosso un delizioso vestitino bianco.
“Ciao a tutti!” Li salutò la ragazza con un radioso sorriso, lo stesso che stava spaventando gli altri membri del Club.
Nekozawa scoppiò in lacrime e i membri dell’Host Club indietreggiarono di un passo, sconvolti.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Mitsukuni Haninozuka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia ha partecipato al contest “Gratta e Vinci” indetto da Yuri giovane contadina.

Note dell’autore: I personaggi appartengono alla sua creatrice, Bisco Hatori e a chi ne detiene i diritti. Per poter comprendere la storia è necessario aver letto almeno il capitolo 41 del Manga (Volume 10) e l’episodio extra del quindicesimo volume. Ho ambientato la storia tra venerdì sera e sabato sera. Qui http://www.liceogalilei.org/deure/deure/GiapponeScuola.html dice che il secondo sabato del mese non si va a scuola e l’ho preso come alibi per l’organizzazione della gita dal momento che in HC, che io ricordi e/o abbia letto, non viene specificato.
Cit. “
Le vacanze scolastiche prevedono: 13 festività nazionali stabilite per legge, alcuni sabati (generalmente il secondo sabato del mese)”
Grazie alla Cugi Roby che ha betato la storia (dopo che l’ho inviata per il contest!).

KITSUNETSUKI

 

Il tempo quella sera era sereno e il cielo limpido permetteva di godere della vista di un meraviglioso cielo stellato. Nel piccolo accampamento, composto da lussuosissime tende super accessoriate, in puro stile campeggio plebeo, data l’ora tarda dormivano quasi tutti disturbando con un lieve russare i pacifici abitanti del bosco. In una tenda, però, i due cugini Haninozuka e Morinozuka erano ancora svegli; Mori, seduto sul suo stuoino, fissava Honey senza dire una parola. Il piccolo Mitzukuni sembrava molto pensieroso; questa scenetta durò cinque minuti buoni poi Honey si alzò improvvisamente, dirigendosi verso l’uscita della tenda dove si fermò qualche secondo, titubante, prima di andarsene.
“Questa volta io non verrò con te Mitzukuni.” Questo gli aveva detto Takashi in quei pochi istanti di esitazione. Honey chiuse l’entrata della tenda e si addentrò nel bosco.  

 

Nell’aula di musica N°3 Hikaru e Kaoru non avevano nessuna pietà per il povero Lord che, viste tutte le attenzioni che entrambi stavano dedicando alla sua piccola bambina, rischiava seriamente di impazzire per gelosia. Haruhi, dal canto suo, non sembrava accorgersi né delle attenzioni dei primi né della sceneggiata che stava improvvisando il secondo e come se niente fosse continuava a studiare.
Honey stava facendo il suo consueto pisolino pomeridiano, Mori, seduto su una sedia poco distante dal cugino, leggeva un libro e Kyouya faceva delle ricerche con il suo notebook. Insomma, all’Host Club era una giornata perfettamente normale, ma lo sarebbe stata ancora per poco.
Improvvisamente, preceduto da una folata di aria gelida, che spalancò le porte del Club, entrò nelle stanza Nekozawa, visibilmente sconvolto. L’atmosfera si fece cupa, le pesanti tende rosse andarono ad oscurare le grandi vetrate e delle candele si accesero lungo il perimetro della stanza.
“E queste da dove spuntano?” Si chiese Haruhi, scrollando poi le spalle e concentrandosi sul presidente del club di Magia Nera.
“Ho bisogno di aiuto!” Urlò quest’ultimo, “Una catastrofe!”
In effetti non aveva tutti i torti.
Se si scende nel seminterrato e si aprono le porte dell’aula del club di Magia Nera ci si trova al cospetto di quattro oscuri individui, di nero vestiti, con sguardi terrorizzati e una dolce fanciulla dalle gote rosse, lucenti capelli biondi e con indosso un delizioso vestitino bianco.
“Ciao a tutti!” Li salutò la ragazza con un radioso sorriso, lo stesso che stava spaventando gli altri membri del Club. Nekozawa scoppiò in lacrime e i membri dell’Host Club indietreggiarono di un passo, sconvolti.
Principessa Reiko Kanazuki, primo anno, sezione D, la stessa ragazza che poco tempo addietro aveva tentato di rubare l’anima di Honey con un numero imprecisato di maledizioni prima e di avere un appuntamento con lui dopo.
“Nekozawa, hai un problema.” Affermò Kyouya, impassibile.

Apri la porta dell’Aula di Musica numero 3 e ti ritrovi immerso nello splendore di una corte Medievale.

“Tamaki sembri proprio un vero re!” Trillò una delle clienti.
“Non possiederò le terre di Artù, ma ho il tuo cuore e questo mi fa più ricco di qualunque sovrano.” La cliente svenne, non poté resistere all’affascinante sorriso e alle parole del presidente dell’Host Club. “Ma in realtà tu sei la mia unica e sola Ginevra!” Aggiunse rivolto ad Haruhi, vestita da principessa, che subito si scostò da lui per ripararsi dietro a Mori.
“Fossi matta! Maniaco!” Rispose lei.
Al povero Lord non rimase che andarsi a rintanare con spada e armatura in un angolino a coltivare piccoli funghetti; non ebbe nemmeno il tempo di deprimersi completamente che subito il cavaliere Kyouya lo riportò alla realtà.
“Prode Artù, è arrivata la tua prossima cliente.”
“La mia bambina è in un periodo ribelle.” Mugugnò, ma il Re nell’ombra non gli diede il minimo ascolto e gli indicò la ragazza che aveva appuntamento con lui.
“Reiko Kanazuki?” Chiese. “Ma di solito non va da Honey?”
“Sì, ma ora è sotto l’effetto di una qualche maledizione. Ricordi l’altro giorno… Nekozawa, la sua disperazione, il Club di Magia Nera…” Minimizzò Kyouya, spingendo Tamaki dalla ragazza che aveva dipinto in volto un ampio e radioso sorriso con i suoi fluenti capelli biondi che le cadevano morbidi sulle spalle. Terrificante.
Nel mentre i gemelli, nei panni di due menestrelli, giravano intorno ad Haruhi, scherzando con lei, infierendo così ancora di più sul povero Lord.
Un brivido freddo corse per tutta la schiena di Tamaki, talmente forte da fargli dimenticare il comportamento di Hikaru e Kaoru e che gli gelò il sangue: a provocarglielo era stato lo sguardo di uno dei membri del Club che ora stava innocentemente giocando con delle clienti, l’Host che tra tutti sembrava il più innocente e innocuo ma che, in caso, poteva diventare il più pericoloso. L’incontro con Kanazuki fu alquanto bizzarro: lei era diventata improvvisamente espansiva e si comportava come di norma si comportano tutte le clienti dell’Host Club. Persino le banali frasi di Tamaki stavano facendo effetto su di lei; era solare, rideva e non aveva mai parlato di maledizioni o argomenti oscuri. Questo suo cambiamento non era assolutamente normale, che avesse ragione Nekozawa e Kanazuki fosse realmente vittima di una maledizione? Che fosse andato storto qualcosa durante un incantesimo (o pseudo tale)?
Alla fine della giornata Kyouya fece due conti e, controllando gli appuntamenti futuri, scosse la testa. “No, non ci siamo. Dobbiamo interpellare Nekozawa.”
“Cosa succede?” Chiesero all’unisono i gemelli.
“È Tamaki…”
“Strano!” Lo interruppero, sempre in coro. “Dobbiamo fargli una maledizione?” Chiesero, estasiati e già pronti all’azione.
“È stato prenotato praticamente per l’ottanta percento del suo tempo da una sola cliente, la principessa Reiko,” Tamaki sentì nuovamente quello strano brivido gelido lungo la schiena.
“Ma in questo modo molte ragazze saranno scontentate e finiranno per non venire più. Senza contare che una persona singolarmente paga di più, ma alla fine ci sono più entrate con tre-quattro persone alla volta per Host.”  Concluse il Re nell’ombra.
“Con Honey era diverso,” prese la parola Kaoru. “Con lui non veniva così spesso. Tutti questi appuntamenti non li prendeva prima.” Hikaru aveva preso in mano l’agenda delle prenotazioni e la stava sfogliando con interesse; si pietrificò quando un brivido gli percorse tutta la schiena facendolo tremare.
“E quindi?” Chiese innocentemente Haruhi, che non aveva assolutamente capito quale fosse il problema.
“E quindi, secondo Kyouya, dobbiamo aiutare Nekozawa per riportare le nostre entrate monetarie al solito livello.” Spiegò Honey e Mori annuì.
“Cosa potrebbe averla fatta cambiare così, all’improvviso? Honey, tu che ci hai parlato il giorno prima della trasformazione, cosa puoi dirci?” Chiese Tamaki con tono da vero Leader.
“Che era assolutamente normale nella sua originalità.”
Calò il silenzio: tutti si erano aspettati informazioni preziose per risolvere il mistero o, quantomeno, qualche saggia parola da parte del membro più anziano del gruppo… invano.
“Se si trattasse effettivamente di una maledizione?” Buttò lì Hikaru, spaventando tutti. “Se colpisse anche te? Non potrei sopportarlo…” prese le mani di Kaoru tra le sue.
“Ma se fosse semplicemente un cambiamento voluto?” Haruhi interruppe il teatrino familiare tra i due gemelli, lasciando tutti di sasso. “Sì, potrebbe averlo fatto per scelta…”
“È un’ipotesi…” mormorò Mori, fissando poi il cugino.
I gemelli scoppiarono a ridere. “No, un cambiamento così repentino è sicuramente opera di una maledizione, poi il biondo non le dona. Potrebbe aver cambiato per fare colpo su Honey, ma visto che non lo fila punto sulla maledizione.” Anche Kaoru sentì lo stesso brivido che pochi attimi prima aveva provato il fratello.
“Sono d’accordo!” Intervenne il Lord. “Nuovo gioco: vince chi scopre per primo di quale maleficio si tratta! In palio, un pranzo preparato dalle dolci manine della mia figliola.”
Kyouya fece per dire qualcosa ma fu interrotto.
“È LA KITSUNEEEEEE!!!!”
La stanza si era fatta improvvisamente buia, intorno ai membri dell’Host Club si erano accese una decina di candele, giusto il numero minimo per riuscire a percepire le loro posizioni; Nekozava era entrato nella stanza, spaventando tutti. Con una luce in mano ad illuminargli il volto era comparso alle spalle di Kyouya che non si era minimamente scomposto per la cosa, al contrario degli altri che si erano andati a nascondere. Una volta usciti dai loro nascondigli, Nekozawa disse loro che secondo lui Kanazuki era posseduta dalla Kitsune, la volpe, e che questa stesse tentando di attirare nella sua trappola di illusioni un uomo. E tra chi poteva cercare se non tra i membri dell’Host Club? Il Lord sbiancò, dal momento che a Kanazuki pareva interessare lui. Anche gli altri ebbero il suo stesso pensiero e iniziarono a fissarlo.
“Perché proprio Tamaki?” Chiese Haruhi, dopo qualche secondo di contemplazione del Lord che era già stato dato per spacciato.
“Non lo so,” le rispose Nekozawa, “Come ben sai anche tu la volpe può possedere il corpo di una persona.”
“Cosa dobbiamo fare per evitare questo a Tama?” Honey era molto interessato alla cosa.
“L’unica soluzione è trattarla male fino a quando la volpe non deciderà di abbandonare il corpo della povera Kanazuki.” Spiegò Nekozawa, affranto.
“C’è qualche modo per verificare che sia veramente così? Magari è un altro tipo di maledizione… o c’è un altro motivo.”
“Qualunque cosa decidiate di fare, non maltrattatela. È una cliente dell’Host Club e come tale va rispettata.” Il tono di Kyouya era risoluto e nessuno osò obiettare.
“Come facciamo ad accertarcene?” Chiese Hikaru.
“Di solito, stando a questo libro, alcune volpi nelle trasformazioni non riescono a nascondere la coda…” Nekozawa sembrava preparatissimo sull’argomento. “Quindi, qualcuno dovrebbe vedere se ha la coda…” Rimasero tutti di sasso; gli Host guardarono Haruhi, poi si resero conto che Nekozawa non conosceva il segreto che loro custodivano gelosamente e quindi fecero finta di nulla.
“Una cosa da niente.” Commentò Kyouya con ironia.
“Già, forse ci serve un altro stratagemma.”
Decisero di aggiornarsi nuovamente il giorno dopo, al termine delle lezioni; nel mentre la priorità era quella di trovare un modo per far uscire allo scoperto la volpe.
I gemelli e il Lord si misero immediatamente al lavoro e andarono in biblioteca a cercare informazioni, Honey e Mori invece ci avrebbero pensato dopo gli allenamenti.
“Senpai,” chiamò Haruhi, “ma in tutta questa storia…” Kyouya la interruppe.
“Lasciali fare, credo che tutto questo non potrà che giovare ad un membro del nostro club e alle nostre entrate.”

 

“Mitzukuni…” Una volta ritornati a casa Honey e Mori si fermarono nel cortile di casa Haninozuka.
“Non lo so Takashi. Ma secondo te è veramente posseduta?”
Mori fece un cenno con la testa, come a dire che non ne aveva idea, al momento lui era preoccupato per un altro motivo.
“Non ti sembra il momento di far progredire le cose, visto che lei non ne è capace?”
Honey sorrise: “Sono sicuro che quando sarà pronta riuscirà a parlarmi di nuovo. O forse non è più interessata a me, visto questo cambiamento.”

“Cosa, un campeggio?”
“Sì, io e Nekozawa abbiamo parlato e crediamo che in campeggio in un bosco potremo tenere meglio sotto controllo la situazione. Le ragazze saranno in tenda insieme, se Kanazuki dovesse avere qualcosa di strano, come una coda, le altre se ne accorgerebbero subito.”
“In più, può essere che in un ambiente a lei familiare abbassi un po’ la guardia.” Nekozawa era comparso, a testa in giù, appeso in stile pipistrello al soffitto, spaventando tutti e interrompendo il discorso di Kyouya.
Haruhi non capiva la scelta del Senpai. Cosa centrava l’Host Club con il Club di Magia Nera? E perché Kyouya, che era palese non credesse alla storia della Kitsune, stava assecondando tutto questo?
“L’Host Club farà una gita nel bosco dell’Ouran. Non sarà pericoloso, ci saranno tutti gli agi e saremo vicinissimi a casa.”
“Bosco dell’Ouran?” Mormorò Haruhi, perplessa, poi scrollò le spalle come se questo fosse un dettaglio superfluo: da quando era arrivata in quella scuola l’apparizione di posti mai esistiti prima era una consuetudine e, a ben pensarci, nemmeno la stranezza maggiore. “Come mai questa scelta, Senpai?”
“Un’occasione per portare le clienti fuori, e per loro un’ottima opportunità di vedervi all’opera come avete fatto alla pensione di Misuzu.”
“Perché ha detto vedervi e non ha incluso anche se stesso nel discorso?” Chiese sotto voce Hikaru.
“Ottimo!” Si esaltò Tamaki. “Iniziamo subito i preparativi!” Forse questa sarebbe stata la volta buona per riuscire a dichiararsi ad Haruhi o, quantomeno, per cercare di capire i sentimenti della ragazza.

I ragazzi organizzarono l’evento per il weekend successivo e, come in tutte le loro iniziative, ebbero un sacco di iscritti tra cui, come previsto, Kanazuki.
“È tutto pronto?” Urlò Tamaki, esaltatissimo.
“Sììììììì!” Gli fecero eco i gemelli, in coro. Tutto il gruppo sì avviò verso il boschetto, lungo un sentierino creato per l’occasione. Le ragazze erano radunate vicino ai membri dell’Host Club che spiegavano loro le meraviglie del bosco, degli animali e i vari usi delle piante medicamentose. Ovviamente gli zaini delle principesse erano stati portati da dei camerieri al campo base, un piccolo spiazzo dove erano già state montate delle tende con tutti i comfort possibili.
Il programma della giornata prevedeva una tranquilla passeggiata, molto breve, fino al campo base, durante la quale le clienti avrebbero potuto ammirare la fauna del bosco in compagnia degli Host.
“Tamaki-senpai? Questo fiore è bellissimo, cos’è?” Kanazuki si era avvinghiata al braccio destro di Tamaki che avvertì la stessa scossa lungo la colonna vertebrale che aveva sentito qualche giorno prima.
“Non è mai bello quanto te, guardalo, sfiorisce al tuo cospetto.” Un’altra fitta più forte lo avvertì che era arrivato il momento di smettere di fare i complimenti a Kanazuki se voleva tornare da quella gita illeso. Reiko era raggiante e tutte e ragazze erano spaventate da questo suo cambiamento, ancora più inquietante, se possibile, della sua reale personalità.

“Mitzukuni non ti sembra il caso di fare il primo passo, vista la situazione?” Mori osservava il cugino guardarlo con sguardo truce. “O forse ti diverte vederla in confusione?” Dal momento che non ottenne risposta si avviò verso un gruppo di clienti, lanciando un’ultima frecciatina. “O forse ti piace vederla a braccetto con Tamaki?”
Solo una ragazza che aveva raggiunto Honey riuscì a salvare Mori dallo sguardo omicida del suo adorabile cuginetto; però, se c’era una cosa che Mitzukuni doveva ammettere, era che Takashi lo aveva punto sul vivo: vedere Kanazuki spasimare per il Lord non gli procurava una bella sensazione. Tutta quella situazione, quando era iniziata, gli aveva creato un po’ di confusione. Sapeva bene che Kanazuki non riusciva più a rivolgergli la parola e che quando ci aveva provato dalla bocca della ragazza erano sì e no uscite un paio di sillabe. Per uscire con lui, tuttavia, Kanazuki doveva superare il suo blocco.
Tra tutti i membri del Club, Honey era quello più deciso, quello che aveva più coscienza di sé stesso. Non era solito impicciarsi negli affari altrui se proprio la situazione non lo richiedeva. Adesso Kanazuki aveva un problema e di qualunque natura esso fosse doveva trovare il modo di venirne fuori da sola.
“Honey-senpai c’è qualcosa che non va?”
“Sì, credo che al mio coniglietto il bosco faccia un po’ paura.” Insieme ad una delle sue ammiratrici Mitzukuni riprese la passeggiata nel bosco, convinto che il comportamento che stava tenendo fosse quello giusto.
A complicare le cose, ovviamente, non potevano mancare i gemelli e Tamaki che stavano ancora cercando un modo per capire se Kanazuki fosse o meno posseduta dalla volpe, ipotesi non ancora scartata.
“Lord!” Bisbigliò Hikaru, “Sappiamo come fare per smascherare la Kitsune.”
Tamaki si avvicinò ai gemelli, molto incuriosito. “Nekozawa ci ha mandato una mail dicendo che dobbiamo vedere che reazione ha alla vista di un cane. Se è posseduta, scapperà di sicuro.”
Il Lord fece un veloce passaparola anche agli altri membri del club e insieme a Kyouya decise di far arrivare al campeggio la sua bellissima Antoniette.
La sera, quando le clienti furono sistemate attorno a comodi tavolini e alcuni camerieri stavano servendo loro la cena, i membri del club stavano ansiosamente aspettando l’arrivo dell’ora X.
Tamaki si presentò poco dopo accompagnato da Antoniette, annunciandola come una sorpresa, un regalo alle gentili clienti che avevano partecipato a quella particolare iniziativa del Club; Antoniette suscitò subito l’ammirazione delle ragazze che le andarono incontro. Tutte tranne Kanazuki.
“Kanazuki, a te non piacciono i cani?” Le chiese Haruhi, avvicinandosi.
“Oh no, mi piacciono molto.” L’aver indietreggiato di un passo non sembrava confutare le sue parole.
“Puoi accarezzarla, Antoniette è buona, non ti farà nulla.” Honey le sorrise.
“Di te non mi fido!” Lo sguardo angelico della ragazza mutò improvvisamente; disse quelle parole in tono asciutto per poi allontanarsi di qualche passo dal gruppo. Fu chiamata dal Lord in persona che, notando la scena, le si avvicinò con Antoniette. La ragazza fece per accarezzarla ma poi la paura prese il sopravvento e lei scappò via.
Allora era veramente posseduta!
Tutti gli sguardi erano rivolti verso Tamaki, l’oggetto del desiderio della Kitsune che, come tutti sanno, può intrappolare le sue vittime in una ragnatela di illusioni e fargli vivere storie d’amore immaginarie senza che questi se ne rendano conto.
Ora, la domanda che tutti si ponevano era un’altra: perché aveva scelto proprio Tamaki? Haruhi a parte, lui era quello che tra tutti non era ancora stato accettato ufficialmente come membro della famiglia e quindi, di conseguenza, come legittimo erede dell’impero dei Suou.
Forse perché era più intelligente?
No.
Più raffinato?
No.
Più… più… nulla, secondo gli altri membri dell’Host Club non c’era nulla che potesse invogliare un demone a prendere Tamaki di mira per farlo diventare il suo legittimo sposo. Inutile dire che questa conclusione mise lievemente a disagio Haruhi.
“Ma siamo sicuri che sia veramente posseduta?” Chiese Kaoru.
“Magari ha solo paura dei cani, ma non perché dentro di lei si cela la Kitsune.” Continuò Hikaru.
“Come possiamo fare per scoprirlo?” Tamaki era terrorizzato all’idea di dover combattere con uno spirito maligno che lo voleva tutto per sé. Che crudele il destino, lui aveva appena scoperto l’amore e già era conteso tra due pretendenti. È dura essere perfetti, pensò…
Haruhi andò a cercare Kanzuki e, senza menzionare l’incidente di poco prima, la convinse a ritornare al campo, assicurandole che Antoniette era già stata portata via.
“Le clienti stanno andando negli alloggi. Se nessuna noterà una coda, saremo al punto di partenza.”
Kyouya aveva perfettamente ragione.
“E se provassimo con una gallina?” Chiese Hikaru, che, comprensibilmente, fu guardato in malo modo. “Se è una volpe oltre che ad aver paura dei cani sarà attratta dalla galline, o dai conigli…” Si affrettò a spiegare.
“Kyouya, possiamo avere una gallina per domani?” Chiese Tamaki. La risposta era scontata, il Re nell’Ombra poteva avere qualunque cosa e, come volevasi dimostrare, bastò una telefonata a Tachibana per esaudire la bizzarra richiesta.
“Kyouya-senpai, come mai assecondi questa cosa folle?” Chiese Haruhi, senza farsi sentire dagli altri.
“Lo faccio sempre, mi pare.”
Haruhi non sembrava convinta. “Ma qui è palese che…” Non riuscì a finire la frase perché fu interrotta.
“Domani dovrai parlare con Kanazuki, a te darà ascolto. Entrambi sappiamo bene che sei l’unica, oltre a me, Mori e Honey ad aver capito come stanno realmente le cose e credo che dobbiamo dare una piccola spinta agli eventi.” Kyouya lasciò Haruhi senza parole. La ragazza non ebbe il tempo nemmeno di rispondere perché il ragazzo si ritirò nella sua tenda.
Tamaki e i gemelli aspettarono un paio d’ore prima di ritirarsi a loro volta e, dal momento che dalla camera delle ragazze non vi erano novità, quindi niente coda, seppero di essere punto e capo.
Ora erano nelle mani di una gallina.

Il giorno dopo le attività del club ripresero normalmente: Mori fu messo a tagliare legna, inutile ma molto bello da vedere; Honey era circondato da dolci, principalmente alla frutta; i gemelli giocavano a nascondino nel bosco mandando in visibilio le ragazze con scene di amore fraterno. A Kyouya spettava spiegare per filo e per segno nome e utilità delle piante, nonché antiche leggende e storie aventi il bosco per protagonista, le clienti pendevano dalle sua labbra; Tamaki teneva impegnate le ragazze con il solo sguardo mentre Haruhi parlava tranquillamente con loro seduta su una coperta stesa per terra, come era solito fare tra plebei.
Tra le ragazze intorno ad Haruhi c’era anche una raggiante Kanazuki: erano già due giorni che non proferiva parola sulle maledizioni e anche la sua scelta odierna dell’Host, che non era ricaduta su Tamaki, aveva mandato in confusione gli altri ragazzi.
A rompere l’idilliaco quadretto di dame e accompagnatori immersi nella bellezza della natura ci pensò Tachibana che, arrivato di nascosto, liberò la fatidica gallina che svolazzò, impaurita, senza una meta precisa in mezzo al campo, per poi fermarsi e iniziare a becchettare la tenera erbetta.
Quasi tutte le ragazze urlarono: quel volatile di certo non era una animale carino come Antoniette e non aveva nulla di nobile. L’unica ad avvicinarsi, dopo un primo momento di esitazione, fu Kanazuki che prese ad inseguirla, sparpagliando nuovamente il panico.
Dopo qualche minuto di inseguimento, quasi per istinto, la gallina si riparò sulla spalla di Mori che la protesse e la povera Kanazuki dovette accontentarsi di raccogliere una penna sfuggita al volatile durante la folle corsa.
Nonostante tutto, Kanazuki sembrava comunque soddisfatta e tornò a sedersi sulla coperta insieme ad Haruhi e ad altre ragazze che, scampato il pericolo volatile, erano ritornate raggianti ai loro impegni della giornata.
“E adesso?” Chiese Tamaki, terrorizzato per la sorte di Haruhi.
“Dobbiamo svelare il suo segreto!” Tutti si girarono verso Hikaru, che sembrava aver perso improvvisamente il senno. “Se le diciamo che è una donna la lascerà in pace. In fondo lei sta cercando un uomo.” In effetti, Hikaru non aveva tutti i torti. Tamaki stava già considerando l’ipotesi quando il Re nell’ombra lo distolse dai suoi pensieri.
“Io lascerei fare a Naturale Spontaneità.” Queste parole lasciarono il Lord e i gemelli perplessi. Honey e Mori stavano seguendo la scena da lontano, ma non riuscivano a sentire i discorsi dei loro amici. “Kanazuki, posseduta o meno, non è interessata ad Haruhi.” Kyouya sapeva benissimo che non c’era nessuna maledizione in atto, gli unici a non esserci ancora arrivati erano loro.
Nel mentre Haruhi, che aveva osservato Kanazuki attentamente quel giorno, notò qualcosa di estremamente forzato nel suo comportamento: piccoli gesti, espressioni impercettibili… e quella che era la reale causa del mutamento della ragazza stava facendosi largo nella sua testa e le parole del suo Senpai ora le apparivano più chiare.
Durante il pomeriggio, infatti, Haruhi fece in modo di rimanere da sola con lei per poter parlare un po’.
“Kanazuki, quella piuma di gallina ti serve per una maledizione?” Le chiese una volta che furono lontane da orecchie indiscrete.
“Io non faccio più certe cose. Sono cambiata.”
“E come mai sei cambiata?”
“L’altra me era incapace di parlare con Honey, lui mi aveva stregata e per questo io lo odio. Nel manuale di magia c’è scritto che per rompere una simile maledizione, se nulla funziona, bisogna cambiare il proprio io interiore e questa cesserà di avere effetto.” Nel parlare di magia era ritornata la ragazza cupa di sempre, quella che tutti conoscevano.
“E sta funzionando?”
“Funzionerà. Honey mi ha maledetto, devo slegarmi da lui e questo è l’unico modo.” Nella sua testa, il fatto di non riuscire a parlare con Mitzukuni era dovuto al fatto che lui le avesse fatto un incantesimo; l’ipotesi di essere innamorata di lui non la sfiorava minimamente, benché già un'altra volta Haruhi avesse tentato di spiegarglielo.
“Io preferivo la vecchia Kanazuki, e forse non sono il solo.” Haruhi le sorrise e poi si allontanò lasciandola da sola.
Quando Kanazuki ritornò al campo, un’ora più tardi, aveva sempre i capelli biondi, ma quel sorriso inquietantemente solare era scomparso dal suo volto; non parlò con nessuno se non con Haruhi.
“L’altra me stessa non fa per me.”
“Non è che forse, cambiando, speravi di farti notare da Honey-senpai? Anche l’aver scelto Tamaki, era solo per farlo ingelosire…” Haruhi colpì nel segno, ma per Kanazuki fu comunque una rivelazione. Lei giustificava tutto quello che faceva o che le capitava con la Magia, ma questo nuovo modo di vedere la cosa, a pensarci bene, non si discostava molto dai suoi sentimenti. Ma non lo avrebbe mai ammesso.
“Fare la carina con Tamaki è stato terribile.” Rispose semplicemente con aria cupa prima di andarsene.
Non se ne erano accorte, ma Honey era poco distante da loro e aveva sentito tutta la conversazione. Takashi aveva ragione, era arrivato il momento di andarle un pochino incontro.

Il tempo quella sera era sereno e il cielo limpido permetteva di godere della vista di un meraviglioso cielo stellato. Nel piccolo accampamento, composto da lussuosissime tende super accessoriate, in puro stile campeggio plebeo, data l’ora tarda dormivano quasi tutti disturbando con un lieve russare i pacifici abitanti del bosco. In una tenda, però, i due cugini Haninozuka e Morinozuka erano ancora svegli; Mori, seduto sul suo stuoino, fissava Honey senza dire una parola. Il piccolo Mitzukuni sembrava molto pensieroso; questa scenetta durò cinque minuti buoni poi Honey si alzò improvvisamente, dirigendosi verso l’uscita della tenda dove si fermò qualche secondo, titubante, prima di andarsene.
“Questa volta io non verrò con te Mitzukuni.” Questo gli aveva detto Takashi in quei pochi istanti di esitazione. Honey chiuse l’entrata della tenda e si addentrò nel bosco, dieci minuti prima aveva visto Kanazuki passare davanti alla sua tenda.
Honey trovò la ragazza poco distante, intenta ad osservare il cielo.
Le andò davanti e poi estrasse qualcosa dalla tasca e glielo porse. Lei non poteva saperlo, ma era molto tempo che lui lo teneva in tasca.
“Ricordi che ti ho detto che mi piacciono le ragazze che si impegnano in quello che fanno? Credo tu possa fare di meglio.” Honey le sorrise. Non era un rimprovero; tra i due, però, quella che doveva superare un ostacolo era lei. Lentamente il ragazzo si incamminò nuovamente verso la sua tenda.
Kanazuki guardò quello che le aveva dato Mitzukuni: era la gomma da cancellare del ragazzo con incise le loro iniziali e in mezzo un cuore. Era vero allora, Honey l’aveva maledetta, lui le aveva rubato realmente l’anima.
Istintivamente sorrise.
“Honey!” Lo chiamò. Lui aveva camminato piano apposta. “Da quanto?”
“Abbastanza.” Una risposta molto vaga, accompagnata da uno dei suoi sorrisi.
Un attimo di esitazione, poi Kanazuki ritrovò le parole. “Ti andrebbe di andare al cinema insieme?”
“Sì.” Mitzukuni le sorrise nuovamente e proseguì a passo più spedito verso la sua tenda, poi però si girò di nuovo. “Ma solo se mangeremo pop-corn.”

Da una finestrella di una tenda qualcuno aveva osservato la scena, senza però riuscire a sentire quello che i due ragazzi si erano detti. Il volto di Kyouya esibiva comunque un’espressione soddisfatta: un’altra cliente del Club contenta, un Host che aveva fatto un passo avanti nelle sue relazioni e le casse del Club che, tra il campeggio e il ritorno alla normalità di Kanazuki e la vendita delle foto degli Host alle prese con la natura sarebbero state nuovamente piene.
Che stesse diventando troppo sentimentale?
“Kyouya, come possiamo liberare la principessa Reiko dalla Kitsune? E se volesse la mia Haruhi? E, peggio, se si impossessasse di lei, preferendola a Kanazuki?” Tamaki era visibilmente preoccupato e non aveva capito ancora nulla, come al solito.
Kyouya si tolse gli occhiali e si coricò. “Domani diremo alla Kitsune di abbandonare il corpo di Kanazuki e di non interferire più con nessuno dell’Ouran, così se ne andrà. Va bene?”
“Ci vuole davvero così poco?” Chiese, stupito.
“Anche meno. Buona notte Tamaki, sei proprio -The King!-

 

  
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