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Autore: ChelseaH    24/07/2010    4 recensioni
[SPOILER TERZA SERIE] Quel giorno Eric Northman aveva perso un padre, un fedele compagno e un amico.
Ora rischiava di perdere una figlia, una fedele compagna e un’amica.
(Eric 3x05)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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DISCLAIMER: True Blood e i suoi personaggi appartengono a Charlaine Harris, alla HBO e agli aventi diritti, con questo scritto non guadagno nulla.


ATTENZIONE, SPOILER TERZA STAGIONE!


NOTE.

Scritta per il prompt True Blood, Eric Northman/Godric, "Non sono un ragazzino" del Fanon Fest di FW.


Non sono un ragazzino, non più.

(Missing Moment 3x05)


Il tempo stringeva e il Re non sembrava rendersene conto, troppo preso a curare con assoluta tranquillità i propri affari, qualunque essi fossero.

Eric aveva intuito che c’entravano in qualche modo Bill Compton, i mannari e che forse anche Sookie era riuscita a farsi coinvolgere, ma in quel momento non aveva né tempo né voglia di prendersi la briga di indagare. A Pam rimaneva poco da vivere, non aveva dubbio alcuno sul fatto che il Magister l’avrebbe uccisa senza pietà se non avesse trovato un altro capro espiatorio con il quale prendersela. Era assurdo, era andato lì a cercare Bill salvo poi scoprire di non poterlo consegnare al Magister senza ficcarsi ancora di più nei guai dato che il vampiro era – almeno apparentemente – sotto la protezione del Re del Mississippi. Quest’ultimo gli aveva promesso aiuto ma allo stesso tempo non faceva che temporeggiare, quasi godesse nel vedere portata allo stremo quella situazione. Nel mentre gli aveva offerto ospitalità, un’ospitalità che lui era stato quasi costretto ad accettare come se non fosse altro che un eufemismo per definire la sua condizione di prigioniero, perché era così che Eric si sentiva vagando per la casa con Talbot che gli faceva da cicerone. Nemmeno per quello aveva avuto scelta, quando il Re gli aveva proposto quell’insulso giro turistico per la sua dimora, lo sceriffo dell’area cinque della Louisiana aveva subito capito che no grazie, non era fra le opzioni come risposta.

Era così che si era ritrovato con la corona di suo padre fra le mani.

Un cimelio proveniente da chissà dove, a sentire Talbot.

“...è bella.” disse dopo averla tenuta in mano un tempo sufficiente a farsi passare di fronte agli occhi le terribili circostanze nelle quali il padre l’aveva persa.

Il Re, quel Re, aveva ucciso i suoi genitori.

La consapevolezza lo assalì in maniera così violenta che a stento riuscì a trattenere un tremito di rabbia.

Erano immagini lontane, memorie di una vita umana che a malapena ricordava di aver vissuto ma che erano comunque parte di lui. Il giorno in cui quella corona era stata barbaramente sottratta a suo padre, era stato il giorno in cui la sua vita era cambiata per sempre, trasformandolo da ragazzo frivolo senza alcun interesse per il suo regno e il suo titolo nobiliare a re, un sovrano deciso a vendicare i suoi genitori e che nel tentativo aveva passato il resto della sua vita umana a compiere scorribande per tutto il nord Europa, senza una meta precisa, senza sapere dove cercare.

Alla fine, durante una battaglia era arrivato ad un passo dalla morte senza essere riuscito nemmeno a mettersi sulle tracce dell’assassino.

Un lupo, un lupo e la creatura malvagia presso la quale prestava servizio.

Un lupo mannaro come avrebbe scoperto poi, agli albori della sua seconda vita.

Godric gli aveva concesso quell’opportunità, l’aveva salvato dalla morte donandogliene una di altro tipo. Eric aveva impiegato un po’ di tempo a metabolizzare tutto quanto, l’esistenza di creature come i vampiri o i licantropi, e Godric era stato per lui un maestro paziente e un secondo padre.

Sei ancora un ragazzino.

Era questo che gli diceva ogni tanto il suo creatore, abbozzando un sorriso prima di andare a sistemare i guai che lui, vampiro neonato, combinava. Era un’epoca buia e piena di superstizione e Godric viveva stando nell’ombra il più possibile ma Eric ogni tanto si lasciava sopraffare dalla fame o, peggio ancora, dalla rabbia per ciò che non era riuscito a fare in vita, ovvero vendicare l’onore di quel re e di quella regina vichinghi che altri non erano che i suoi genitori.

La mente di Eric tornò nuovamente al presente, sentendo lo sguardo di Talbot addosso in maniera molto invadente. Era come se l’amante del Re stesse cercando di sondare i suoi pensieri e le sue reazioni, alla ricerca di qualcosa in particolare. Eric si voltò verso di lui pronto a proseguire quella visita guidata, cercando di simulare una tranquillità che non gli apparteneva per nulla.

Licantropi al servizio di un vampiro, era una cosa talmente snaturata da far rabbrividire perfino un non morto quasi millenario come lui. Era sempre stato così, fin da principio era rimasto disgustato da quell’alleanza perversa e pericolosa, un’alleanza che aveva posto fine al regno di suo padre.

Fu Godric a metterlo a conoscenza di quel branco di mannari al servizio di un misterioso vampiro ancora più vecchio di lui, dopo che Eric gli aveva raccontato quali erano state le circostanze che, da umano, lo avevano reso un guerriero assetato di vendetta. Fu così che si misero insieme sulle tracce di questo misterioso vampiro, cacciando i suoi licantropi, uccidendoli spietatamente quando si rifiutavano di collaborare e anche quando lo facevano. In realtà Godric non era per nulla entusiasta di quella violenza ma Eric era convinto che non ci fosse altro modo per arrivare a capo di quella faccenda.

Sei ancora un ragazzino.

Godric non faceva che ripeterglielo ma lui continuava imperterrito ad usare i suoi metodi, a uccidere anche quando il suo master gli diceva che non ce n’era bisogno.

Rabbia.

La rabbia di Eric in quegli anni era inarrestabile.

Certo, poi era cambiato tutto quando i vampiri avevano iniziato a politicizzarsi e a uscire allo scoperto, ma questo era stato un cambiamento relativamente recente rispetto ai secoli di vita che lui si portava sulle spalle. Si era staccato da Godric, aveva creato una sua progenie e alla fine aveva preferito starsene a comandare il distretto cinque della Lousiana mentre mandava avanti un locale dalla dubbia moralità, piuttosto che continuare a dare la caccia a quello che iniziava a credere fosse un fantasma.

Ed ora era lì, in casa di quel fantasma.

Il Re del Mississippi – Russell Edgington – era il vampiro a capo di quella setta di licantropi deviati.

Eric seguiva Talbot con aria innocente – per quanto innocente potesse sembrare la sua aria – facendo finta di essere interessato anche agli altri cimeli custoditi nelle stanze di quella residenza, sempre più convinto dei suoi sospetti e col vago sentore che non fosse casuale quella sorta di visita guidata.

Se il Re era davvero chi lui pensava che fosse, allora doveva essere a conoscenza della sua identità umana. Era successo quasi mille anni prima ma quello era un lasso di tempo quasi insignificante per una creatura eterna.

Cosa stava architettando di preciso il Re?

L’avrebbe seriamente aiutato a salvare Pam?

O era caduto come un ingenuo in una trappola ben architettata e che faceva parte di un piano molto più vasto nel quale lui era solo una miserevole pedina?

Sei ancora un ragazzino.

Gli parve di sentire la voce di Godric che si prendeva bonariamente gioco di lui.

Non sono un ragazzino, pensò, non più.

Non poteva nemmeno più permettersi di esserlo, non aveva più nessuno pronto a correre in suo aiuto, mettere una pezza ai suoi disastri e aiutarlo a risollevarsi.

Non era nemmeno solo però, aveva ancora Pam.

Doveva stare all’erta, essere ancora più cauto di quanto non lo fosse stato fino a quel momento. Il Re poteva avere tutti i piani di questo mondo, poteva anche abbassarsi ad assecondarlo in parte, se questo poteva salvare lei; poi sarebbe tornato alla sua vita di sempre, lasciando da parte Russell Edgington e tutto ciò che stava tramando. Se c’era una cosa che Godric gli aveva insegnato, era che a questo mondo c’erano cose molto più importanti che perseguire vendette, darsi alla violenza indiscriminata o chissà cos’altro e la cosa più beffarda era che quell’insegnamento gli era entrato in testa solo nel momento in cui Godric aveva deciso di porre fine alla propria esistenza.

Quel giorno Eric Northman aveva perso un padre, un fedele compagno e un amico.

Ora rischiava di perdere una figlia, una fedele compagna e un’amica.

Queste erano le cose importanti, quelle che avevano la priorità.

Ora lo sapeva.

Hai ragione, non sei più un ragazzino.

   
 
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