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Autore: Kaimy_11    25/07/2010    3 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nelle di Diagon Alley, quel giorno, passeggiavano una folla di persone affaccendate e indaffarate

Salve a tutti, poiché mi sono ripromessa di rivedere tutti e setti gli anni di Draco, e di attenermi alla vera storia di Harry Potter, potrebbero esserci alcuni capitoli noiosi, dato che per me la vera storia comincia verso il sesto anno, quando Draco… lo sappiamo tutti cosa deve fare!!!

Spero di divertirvi e di appassionarvi.

Un bacio e buona lettura.

 

1. Hogwarts

 

 

 

   Nelle vie di Diagon Alley, quel giorno, passeggiavano una folla di persone affaccendate e indaffarate. In prossimità dell’inizio dell’anno scolastico, streghe e maghi, facevano un salto nei negozi di articoli per la scuola per gli ultimi acquisti.

   Tuttavia, per chi non aveva mai varcato i cancelli di Hogwarts, quello era un giorno molto importante e ancor più faticoso. C’erano da comprare tutte le cose stilate sulla lista e, scegliere, per quelli del primo anno, non era mai così facile.

   Fra le tante teste risaltava quella di una donna ben impostata, con i capelli raccolti in una pettinatura elegante. Vestiva di abiti scuri leggermente pomposi, come la sua vaporosa pelliccia marrone. La donna era inseguita da una figura più piccola e mingherlina, che si sforzava di starle al passo e di poter sostare al suo fianco, nonostante i spintoni della folla.

   “: Zia! :”  esordì la ragazzina al fianco della donna “: Abbiamo a male pena comprato i libri, ma il resto della lista ci manca. Non faremo meglio ad affrettarci? :”

   “: Sciocchezze tesoro! Sciocchezze! Avremo tutto per tempo :”

   E mentre le due continuavano a sgambettare fra le vie, videro finalmente la vetrina del negozio che esibiva mantelli, divise scolastiche standard, cappelli e altro. Senza procedere oltre, la zia trascinò dal braccio la piccola nipote, conducendola all’interno del negozio. Con piacevole sorpresa, la piccola costatò che all’interno del negozio c’era un silenzio confortante, ed un calduccio niente male. Si sentiva ancora strattonata a destra e a manca, quando la mano gentile di una donna prese la sua.

   “: Che piacere conoscere la nipotina di Matilde. Tua zia ti ha detto che eravamo grandi amiche? :” La donna che si era curvata per raggiungere l’altezza dalla bambina, aveva due grandi occhiali sul naso allungato e la pelle chiara.

   La piccola, intimidita, scosse semplicemente la testa.

  “: In verità non ci rimane molto tempo, gli prendi le misure, cara? :” chiese cortesemente zia Matilde, e la sarta sorrise scortando le due clienti in un angolo più appartato, dietro un separé. Ma proprio mentre stava per sparire dietro il sipario, la piccola bambina vide due figure poco lontane alle prese con una prova-divisa, pensò. Uno era di spalle e vestito di nero, aveva lunghi capelli di un biondo chiarissimo, e la piccola non capì se fosse un uomo o una donna. Coperto da quella figura doveva esserci un altro ragazzetto biondo, che tuttavia non era ben visibile.

   “: Vado a prendere la divisa standard per quelli del primo anno… :” annunciò la sarta, lasciando zia e nipote da sole. La giovinetta salì su una piccola pedana, e rimase ad aspettare, sotto lo sguardo orgoglioso della zia.

   In verità la piccola era più impaurita che mai. Era sempre stata un strega, e lo sapeva, ma non si era mai sentita così dentro al mondo magico come in quel momento.

   “: Eccomi qui! :” trillò la sarta poco dopo, portando delle stoffe, che poco dopo divennero gli abiti della ragazzina.

   Non più di dieci minuti dopo, la zia, la piccola e la sarta, fecero capolino da dietro il separé, ritornando nella stanza principale. La piccola fu messa sopra ad un’altra pedana, e davanti ad uno specchio.

   Quest’ultima rimase ad osservare la sua immagine riflessa, e si dondolò silenziosa. Aveva i capelli neri come la notte, raccolti in un grazioso chignon e una leggera frangia. Il viso era leggermente allungato con i lineamenti aggraziati, anche se le guance erano ancora rosee e rotonde per via della giovane età. Gli occhi erano blu come l’oceano, e la pelle pallida come le piume di un cigno. Il corpicino era un po’ minuto ma giustamente proporzionato, ora avvolto da una mantello semplice nero, mentre le gambe vestivano una gonna scura.

   “: Matilde, non mi hai ancora detto come si chiama questa graziosa bambina… :” Alle spalle della giovane le due discutevano, mentre la sarta appuntava alcuni spilli nelle parti troppo lunghe della divisa. Stava per rispondere proprio la piccola, ma ancor prima che muovesse le labbra sottili, la zia prese parola.

   “: Si chiama Areal, ed è il mio orgoglio! :”

   Areal arrossì, e chinò il capo, mentre la sarta sorrideva e annuiva. “: E dimmi… :” continuò la sarta “: in che casa pensi che la metteranno? :”

  “: Oh! :” la grossa zia Matilde se la rise. “: non ne abbiamo la più pallida idea. :” ed iniziò a spiegare. “: vedi mia cara, suo padre era un Serpeverde… :”

   In quel momento, la piccola Areal scorse le due figure bionde, poco lontane da lei, che criticavano il lavoro della povera commessa che si sforzava di prendere le misure giuste, voltarsi senza un briciolo di educazione per fissare lei e sua zia. E l’interesse dei due biondi, che sicuramente erano padre e figlio, era scaturito alla parola Serpeverde

“: …Ma sua madre era una Corvonero, mentre io, ovvero sua zia, ero una Tassorosso, e mio marito un Grifondoro! :” Continuò la zia, e a quelle parole i due biondi scossero il capo e tornarono ai loro affari.

   “: Oh! Ma allora è tutto da vedere! :” convenne la sarta “: vieni un attimo con me, ho delle cose da mostrarti … :” e così dicendo, la sarta condusse la zia in un’altra stanza, lasciando Areal sola davanti allo specchio. La piccola si dondolava per osservare le pieghe di un mantello che non aveva mai indossato prima d’ora, e si gongolava nell’idea che da lì a poco si sarebbe sentita davvero strega, dentro le mura della più grande scuola di magia e stregoneria.

   “: Disturbo? :” chiese una voce piatta ma leggermente acuta.

   Quando Areal si guardò in torno, costatò che tutti gli adulti si erano tolti dalla scena, lasciandola da sola con un ragazzo biondo, lo stesso che l’aveva fissata poco prima. Il bambino in questione era pallido molto più di lei, e i suoi capelli chiarissimi erano tutti tirati all’indietro. Il suo volto era abbastanza grazioso, e corredato di due occhi azzurrini, tuttavia qualcosa nella sua espressione non piacque affatto ad Areal.

   “: Scusa, ma non ho potuto fare a meno di sentire che tuo padre era un Serpeverde… :” ammise il biondo.

   “: Si, perché? :” sussurrò Areal, e a quella conferma un ghigno soddisfatto si fece largo sul volto del bambino, che le tese una mano.

   “: Piacere di conoscerti, sono Draco Malfoy. La mia famiglia è Serpeverde da secoli, magari se ci assegnano alla stessa casa, potremo scambiare due chiacchiere… :”.

   Areal fissò in tutta serietà il bambino, e la sua espressione poco rassicurante, ma per educazione gli strinse la mano.

   “: Io mi chiamo Areal, ma spero con tutto il cuore di non finire in Serpeverde… :”.

   Come se si fosse appena scottato, Draco ritrasse la mano, sforzandosi di nascondere il disgusto comparso sul suo volto.

   “: Perché speri di no? Tutti i migliori maghi di buona famiglia sono Serpeverde :”

   “: Si, ma bisogna anche essere… :”

   “: Essere? :”

   “: … Cattivi!:”

   Il biondo rimase a fissare l’espressione intimidita di Areal per un po’, poi scoppio a ridere, ma sicuramente senza allegria. “:Cattivi? Cattivi?:” starnazzò, falsamente indignato e quasi divertito. “:Preferisci finire fra i secchioni Corvonero?, o fra quei bonaccioni buoni a nulla dei Tassorosso? O peggio, fra quei damerini pomposi di Grifondoro?:”

   Areal rimase in silenzio, senza distogliere lo sguardo dal bambino. Non sapeva cosa dire, ma non era d’accordo con quelle parole appena udite.

   “: Tsk! Spero che tu possa cambiare  idea… :” e detto ciò il biondo di nome Draco se ne tornò nel suo angolo, poco prima che gli adulti facessero il loto ritorno. Tuttavia, mentre una nuova sarta e zia Matilde le sistemavano il mantello, Areal non poté fare a meno di pensare che la compagnia di quel ragazzino non fosse delle migliori, e che avrebbe davvero fatto bene a sperare di non finire fra i Serpeverde.

 

   Poco dopo zia Matilde e Areal ripresero a passeggiare fra le vie affollate di gente indaffarata almeno quanto loro, quando, d’improvviso, si udì il vociare di un uomo seguito da una figura piccola e nera che piombò sulla testa di Areal con uno starnazzare sinistro. Zia Matilde strillò preoccupata, mentre Areal, che aveva capito perfettamente cosa era successo, rimase immobile.

   Quando arrivò un uomo magro con il fiatone, Areal allungò la mano verso la propria testa, e sulla sue dita si artigliarono due zampette. Nel momento in cui Areal abbassò il bracciò, poté vedere chiaramente la piccola civetta sulla sua mano, che pian piano, passò sul suo avambraccio.

   Era un piccolo gufo, probabilmente ancora cucciolo, ed era tutto nero, con occhi color del ghiaccio e sfumature grigie sul collo piumato.

   “:Dovete scusarmi, ma mi è scappata. Non è ancora del tutto adulta, e mi da qualche problema. State tutti bene?:” mugugnò il tizio magro, ancora piagato per la corsa che aveva fatto.

   “:Lei è un pazzo!:” abbaiò zia Mutrian “:e se quella bestia selvaggia aggrediva la mia nipotina, si rende conto di…:”

   “:Aspetta zia!:” fece Areal “:Sbaglio o sulla lista c’è un gufo?...:”

   Sia la zia che il tizio la guardarono incuriositi.

   “:Vuoi proprio quello tesoro?:” chiese la zia, apprensiva, dopo aver capito cosa intendesse la nipote.

   Areal osservò ancora la piccola civetta nera, ora tranquilla sul suo braccio, che le ricambiava lo sguardo. Quella civette era sicuramente intelligente.

   “:Si, Voglio questa!:”.

 

   Acquistata la civetta femmina nera, la zia guidò Areal nell’ultimo negozio, in cui tuttavia sarebbe avvenuto l’acquisto più importante. Ma proprio dal negozio di Olivander, il venditore di bacchette magiche, videro uscire un omone gigante, con un cespuglio scuro al posto di capelli e barba, seguito da un ragazzino piccolo ed impacciato con gli occhiali.

   “:Zia!:” fece Areal a bocca spalancata “:ma quello è un gigante!:”.

   ”:Un mezzo gigante, per l’esattezza. Se non sbaglio è il guardacaccia di Hogwarts…:”.

   Quando le due entrarono finalmente nel negozio di bacchette, Areal venne catturata dall’odore di antico che era come intrufolare il naso fra migliaia di pagine di vecchi libri. Il negozietto aveva tutti gli scaffali pieni ed impolverati, ed era abbastanza buio.

   “:Ma chi si vede dopo tanto tempo! Matilde!:” Esordì allegramente il vecchio fabbricante di bacchette, e già da lì il cuore di Areal mancò di un battito. Finalmente avrebbe avuto una bacchetta magica tutta sua.

   “:Ha da molto che non ci si vede, Olivander, cosa mi proponi per la mia nipotina?:”

   L’anziano sbirciò la piccola Areal, e il suo viso si illuminò, mentre agitava il dito. Sparì dietro alcuni scaffali, e tornò con una scatoletta blu in mano.

   “:Legno di quercia e nucleo di scaglie di drago… prova questa!:”

   La piccola prese timidamente la bacchetta scura e leggermente corta che l’uomo le passò, e poi, sotto lo sguardo curioso della zia, agitò la bacchetta, ma ne venne fuori solo un autentico disastro. Tutte le scatolette alla sua destra caddero rovinosamente a terra.

   “:Direi di no, Olivander…:” e detto ciò la zia sfilò dalle piccole mani di Areal la bacchetta. Areal la lasciò fare, dato che era rimasta a fissare le scatole a terra.

   Il vecchio Olivander agitò di nuovo il dito e sparì di nuovo oltre gli scaffali, quando tornò reggeva tre diverse scatolette che esibì sul bancone. Pazientemente aprì la seconda scatoletta nera, e ne estrasse una bacchette di legno chiaro.

   Senza proferir verbo Areal prese la bacchetta e l’agitò, e stavolta la situazione peggiorò, difatti uno scaffale alle spalle di Olivander saltò per aria. Areal mise subito via la bacchetta, zia Matilde fissò ansiosa il fabbricante di bacchette, mentre quest’ultimo si picchettò il mento, pensieroso.

   “:Non immaginavo un disastrò simile con quest’ultima bacchetta…:” ammise con la fronte corrugata “:Ma forse ho un’idea…:” e senza considerare minimamente le altre due scatolette, sparì nuovamente fra gli scaffali. Quando tornò aveva in mano una graziosa scatoletta panna avvolta da un nastro rosso.

   “:Bada ragazzina, questa bacchetta è abbastanza particolare. Né potente né debole, solo particolare:”.

   Nella mente di Areal risuonò la parola: Particolare.

   Dalla scatola Olivander tirò fuori un’elegante bacchetta bianca, con sfumature in legno chiaro. Il manico era appena intagliato sul legno.

   “:Legno d’acero e ciliegio. Il nucleo è composto da capelli di sirena e crime di unicorno… Lunghezza: dodici centimetri e mezzo:”.

   “:Sei sicuro che vada bene?:” chiese la zia, stupita “:Mi sembra molto strana come bacchetta…:”

   “:Particolare:” rimarcò tranquillo l’uomo.

   Quando l’esile mano di Areal impugnò la bacchetta d’acero, sentì riemergere dentro di se tutto il potere che non aveva mai percepito prima. Sentì la magia affluire sulla sua mano quando agitò la bacchetta e le scatole cadute sulla parete di destra tornarono al loro posto in perfetto ordine.

   La zia sorrise d’approvazione, e anche l’uomo fece più cenni con il capo.

   Al secondo colpo di bacchetta, la parete alle spalle di Olivander si aggiustò per incanto.

   “:Complimenti per la sua nuova bacchetta. Particolare come lei evidentemente…:” e con un ultimo sorriso Olivander confermò ad Areal che aveva appena trovato la bacchetta adatta a lei.

 

   “:Mi raccomando presta attenzione ad ogni cosa che fai. Rispetta le regole e gli insegnanti, non litigare con nessuno, e sii giudiziosa:”

   “:Lo sono sempre zia Matilde:” rimarcò Areal.

  Le due erano sul binario nove e tre quarti, e un carrello carico di un baule, due borsoni ed una gabbia con un gufo, se ne stava accanto a loro.

   Ormai era ora. Era davanti al treno che l’avrebbe condotta ad Hogwarts. Aveva aspettato da tanto quel giorno, ma in quel momento le sembrava tutto congelato, forse da un momento all’altro sarebbe caduta per terra senza recepire altro.

   Quando i suoi beni personali vennero caricati sul treno, Areal diede un ultimo abbraccio alla zia e salì con il cuore in gola sul treno rosso. Sentiva il tamburellare del proprio cuore dentro le orecchie, nonostante si ripetesse di mantenere la calma. Quando trovò un vagone vuoto vi entrò e si sedette di fianco al finestrino, lasciando che la sua mente si affollasse di immagini di lei nella grande scuola magica, o alle prese con stregonerie varie.

   “:Possiamo?:”

   Areal si voltò verso la porta del vagone, e vide fare capolino una testa con corti e spettinati capelli color dell’oro. Era una ragazza con un grazioso viso da fatina dei boschi, e due occhi verdi.

   “:Certo!:” sorrise Areal e la ragazza si intrufolò nel vagone seguita da un’altra ragazza che si sedette al fianco di Areal. Entrambe le due nuove arrivata dovevano essere del primo anno.

   “:Mi chiamo Canni Longus:” E la ragazzina dai capelli corti seduta di fronte ad Areal le tese la mano.

   “:Io mi chiamo Emma Longus!:” anche la ragazza al suo fianco si presentò. Questa aveva una chioma di capelli ricci castano chiaro che le arrivavano appena sopra le spalle ed anche i suoi occhi erano verdi, mentre le guancie erano spolverate di lentiggini.

   “:Tanto piacere, io mi chiamo Areal. Siete sorelle?:”

  “:Cugine!:” rispose Emma al suo fianco, e tirò fuori un libro. Areal lesse il titolo incuriosita.

   “:Il ritratto di Dorian Grey! Anche a me piacciono i libri dei Babbani!:” costatò entusiasta.

   “:Oh si! :” ammise Emma “:è la seconda volta che lo leggo!:” ed arrossì.

   “:Lei legge sempre e ovunque, sarà di sicuro una Corvonero!:” si intromise Canni, quasi annoiata.

   “:Anche io leggo molto, ma non ho idea di dove mi metteranno:” confessò Areal a testa bassa.

   “:Leggere piace anche a me, ma mi reputo un po’ troppo impavida, magari mi assegnano a Grifondoro!:”. E dopo le ultime parole di Canni le tre iniziarono a ridere.

   Poco prima che il vagone si fermasse indossarono le loro divise, e quando fu ora di scendere con i loro bagagli al seguito, le tre rimasero unite.

   Fra la folla, Areal riconobbe il cespuglio scuro di capelli che altri non era che il guardiacaccia di Hogwarts che aveva incontrato all’uscita di Olivander.

   “:Primo anno! Per le barche da questa parte!:” tuonò la voce del mezzo gigante.

  Quando seguendo la ciurma di ragazzi del primo anno, giunsero alle famose barche, Areal trattenne il respiro. Era tutto buio, ma le lanterne su ogni barca spezzavano l’oscurità, solo in lontananza il profilo illuminato della grande Hogwarts. Nella sua vita Areal non aveva mai visto una scena tanto… magica.

   Sulla barca era insieme alle due cugine e ad un ragazzino timido che non conoscevano, e durante la traversata Areal scorse il biondo che aveva conosciuto dalla sarta, e distolse immediatamente lo sguardo.

    Dopo anni di attesa, scesi dalla barche, gli undicenni varcarono in gruppo unico la grande soglia di Hogwarts, e come Areal e le sue nuove amiche, tutti erano impazienti ed emozionati. La prima cosa che sarebbe rimasta impressa nella mente di Areal sarebbero state le fredde scale di marmo che salirono, fino a giungere all’ultima rampa dove una strega imponente e maestosa diede loro il benvenuto.

   “:Quella è la professoressa McGranitt!:” sussurrò Canni.

  “:Benvenuti ad Hogwarts:” iniziò cordiale la strega “:Dunque, fra qualche minuto varcherete questa soglia e vi unirete a i vostri compagni. Ma prima che prendiate posto verrete smistati nelle vostre case. Sono: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde:”

   “:Io me ne torno a casa se mi mettono in Serpeverde!:” sussurrò Emma, terrorizzata, e Canni annuì.

   Le tre avevano trovato posto al centro delle scale, ma vedevano bene la professoressa che aveva iniziato a spiegare che la casa in cui sarebbero stati assegnati ognuno di loro sarebbe stata come la loro famiglia. Areal vagò con lo sguardo, fino a rivedere il biondo appoggiato alla ringhiera e affiancato da due grossi ragazzini.

   Tutti sghignazzarono quando un bambinetto esclamò “:Oscar!:” e corse a prendere il suo rospo gracchiante, sotto lo sguardo severo della McGranitt.

   “:La cerimonia dello smistamento inizierà fra pochissimo:” e detto ciò la strega si congedò, lasciando i giovani ad attendere. Tuttavia non ci fu neanche un attimo di silenzio, poiché una voce che Areal riconobbe a malincuore, si fece udire.

   “:è vero allora, quello che dicevano sul treno:” la maggior parte seguì la scenetta “:Harry Potter è venuto a Hogwarts!:” e a quel preciso nome tutti trattennero il fiato.

   Areal vide lo stupore stampato sul volto di Canni ed Emma “:Che c’è che non va?:” chiese ingenuamente, dato che nella sua memoria quel nome non compariva.

   “:Ti dice niente Il Bambino Che È Sopravvissuto?:” la indirizzò Canni, scioccata dalla sua mancanza.  Ma detto in quel modo, Areal capì subito. Harry Potter era l’unico ad essere sopravvissuto a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Tutto il mondo magico conosceva quella storia.

   “:… E io sono Malfoy!:” continuò il biondo avvicinandosi al famoso Harry Potter. “:Draco Malfoy!:” Ma a quella precisazione un rosso al fianco di Harry se la rise, cosa che non piacque al biondino. “:Il mio nome ti fa ridere e!? Non c’è bisogno che ti chieda il tuo: Capelli rossi, una vecchia toga di seconda mano… Devi essere un Weasley!:” .

   Areal fissò carica d’odio quel Draco, capendo che da quel momento lo avrebbe odiato per sempre. Come poteva esistere qualcuno di tanto arrogante e miserevole? Come si permetteva di parlare così a quel rosso? E poi quell’espressione untuosa e meschina sulla sua faccia ribelle e soddisfatta, le fece venire il voltastomaco.

   “:…Scoprirai che alcune famiglie di maghi sono migliori di altre, Potter. Non vorrai fare amicizia con le persone sbagliate… Posso aiutarti io…:” E come aveva fatto con Areal alla sartoria, Draco Malfoy allungò la mano verso Potter, chiara richiesta di alleanza e fiducia.

   “:So riconoscerle da solo le persone sbagliate, grazie!:” e dopo la sua elegante spiegazione, il tranquillo Harry Potter rifiutò la stretta di Malfoy, che era tutt’altro che contento.

   “:Potter Uno. Malfoy Zero!:” sentenziò Canni, soddisfatta, all’orecchio di Areal, che si concesse un ghigno d’approvazione.

   Nel frattempo la McGranitt era tornata, e invitò i ragazzi a seguirla dentro la famosa sala grande dove Areal e tutti gli altri, sarebbero stati smistati…

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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