Capitolo 1 - Telefonata
La mia pelle iniziava ad essere ruvida e secca al tatto.
La crema idratante aveva perso il suo effetto. D’altronde con quel caldo c’era
d’aspettarselo. L’aria fresca che proveniva dal climatizzatore, non era
sufficiente a placare la mia voglia di freschezza.
Mi alzai e raggiunsi il tavolino, posizionato sotto il
clima, dove vi era il telecomando, e impostai la temperatura a
Feci per risedermi sul comodo divano bianco dove mi
stavo rilassando, quando Winston entrò nella mia stanza, aprendo delicatamente
la porta.
« Signorina Croft… La desiderano al telefono…
»
Ancora bloccata a metà tra un salto atletico e un goffo
balzo sul divano, mi portai in posizione eretta e riagganciandomi al tono pacato
e tranquillo di Winston chiesi:
« Chi mi desidera? »
« Hem.. Non
si è presentato… »
« Ok… »
Winston era un signore sulla sessantina, con un
abbigliamento classico e i modi di fare all’antica. Nonostante vivessimo nella
stessa casa da circa 40 anni, insisteva nel darmi del Lei. Si era preso cura di
me nei momenti più difficili fino ad eclissare in qualche modo, la figura di mio
padre.
Dopo il mio ottavo compleanno i miei genitori sparirono
misteriosamente senza lasciar traccia, da quel momento la mia vita cambiò, e il
lavoro di Winston non fu soltanto quello del semplice
maggiordomo.
I
mass media, diventarono così accaniti da intrufolarsi nel nostro maniero per
verificare che i miei genitori non si fossero nascosti.
Il tutto, ovviamente, non era alleggerito dalla fama dei
Croft , non solo per la nostra ricchezza, ma soprattutto per le missioni
umanitarie di mio padre.
Inoltre, lui, era un grande archeologo e aveva riportato
alla luce il 7 % di tutte le rovine Maya mai scoperte in soli 2
anni.
Dopo due faticosissime settimane Winston riuscì a far
bere ai media la patetica ma efficace scusa del “viaggio di riposo” dei miei
genitori.
Un viaggio che durava da 30 anni, che ci aveva causato
molti problemi, come estranei che si presentavano a “nome di mio padre” e
dicevano di essere venuti ad “aiutarmi” nella gestione del patrimonio di
famiglia… Stranamente nessuno di loro era mai riuscito a superare uno degli
interrogatori di Winston, che conoscendo molto bene mia madre e mio padre, non
si lasciava ingannare nemmeno dal più furbo dei
truffatori.
Ci avviammo verso il corridoio che si allacciava alla
scalinata principale di legno scuro e tirata a lucido da Winston. Quella scala
risaliva agli inizi dell’800 e mio padre l’aveva ottenuta come “ricompensa” da
uno dei suoi lontani zii scandinavi, purtroppo non sono mai riuscita a
chiedergli il motivo…
Entrammo in quella che ,mi divertivo a soprannominare
“la stanza telefonica”. Era una
piccola stanza arredata con mobili antichi di legno. In essa vi era un tavolino
con il telefono e una poltroncina, molto adatta alle lunghe
telefonate.
Misi una mano sulla cornetta del telefono che Winston
aveva appoggiato sul tavolino e facendo attenzione a non creare rumori
indesiderati, la portai all’orecchio. Risposi:
« Pronto? »
« … la
signorina Croft? »
« Si, con chi parlo? » chiesi alla voce maschile che
aveva risposto.
Ci fu un rumore, molto probabilmente la cornetta
dall’altro capo del filo telefonico, era stata spostata, o magari cambiata di
mano…
« Ciao Lara! »
«Klohe?! ? »
« Come stai? »
« Bene… ma… »
« Perché non vieni a trovarmi? »
« ?!?!?! »
« Hanno detto che tutta questa settimana sarà bel tempo
sai… »
« Ma che… »
« Insisto! E poi ti devo raccontare delle cose…
»
« Klohe … ma… »
« Ok ci vediamo, ciao! »
“tu… tu…
tu…”
……
Guardai allibita Winston, che come gli avevo fatto
intendere aveva ascoltato la conversazione da un'altra
cornetta.
Mi sedetti sulla poltroncina dietro di me e mi misi
lentamente a pensare…
Il mio cervello lavorava a rilento… Klohe … quella
favolosa ragazza mora che da piccola si divertiva a correre per il parco della
mia dimora ,ed io che le facevo un sacco di scherzi… fino all’età di cinque anni
abitava nella minuscola casa di fronte al Maniero Croft. Era una ragazza
semplice, ma con grandi progetti… voleva diventare una ricercatrice, le
interessava soprattutto l’analisi dell’acqua marina. I suoi occhi verdi si
riempirono di lacrime di commozione e di felicità quando decise di tornare nel
suo paese per approfondire gli studi e diventare una cima della sorveglianza
delle acque marine. Fu doloroso per entrambe separarsi, ma alla fine rimanemmo
grandi amiche anche a distanza.
E ora ?!?! Aveva deciso di richiamarmi dopo tutti questi
anni che non ci sentivamo per chiedermi se potevo andare a trovarla
?!?!
Era decisamente una cosa sospetta…
Eppure non credevo si potesse trattare di una cosa
seria… decisi di richiamarla…
«Pronto? »
Era di nuovo quella voce maschile… ma perché Klohe non
mi aveva detto di avere un fidanzato?
« Hem… Salve, sono Lara Croft… vorrei parlare con Klohe
… »
Ci fu nuovamente lo scambio di cornetta di sottofondo, e
poi sentii la sua voce…
« Si? »
« Hem… ciao… »
« Hai già fatto i bagagli? Fantastico!
»
« No, Klohe … »
« Ma cosa aspetti!!! »
« Klohe … io…»
« Suvvia Lara, sei un archeologa, dovresti essere
abituata alle brusche partenze! »
« Si, ma… »
Improvvisamente il tono di Klohe diventò terribilmente
serio…
« Ti prego… »
Dopo questa frase sentii solo un lamento di Klohe e il
telefono si riagganciò di scatto.
Cos’era successo? Klohe aveva un comportamento davvero
strano…
E chi era quel uomo con lei? Perché aveva riagganciato
il telefono così di botto? E perché stava piangendo?
Tutte queste domande e molte altre ancora mi assalivano
contemporaneamente, mettendomi in uno stato di disagio e
confusione.
Winston era ancora in piedi davanti a me, però non aveva
ascoltato la seconda telefonata, così gli raccontai dell’
accaduto.
« Crede che quel uomo centri qualcosa?
»
« Non ne ho idea, ma non sopporto l’idea che la faccia
star così male… Che razza di fidanzato si è trovata? Ma… Aspetta un attimo!
»
Un orribile pensiero mi trapassò la
mente…
« E’ stato lui a telefonare Winston?
»
« Si… »
« Temo che quel tizio allora non sia il suo fidanzato…
»
« Cosa intende dire? »
Forse mi sbagliavo, ma se il mio ragionamento era
esatto…
Corsi verso la mia stanza risalendo a grandi passi la scalinata, Winston
mi chiese cos’avevo in mente di fare.
« Una vacanza… » fu la mia risposta.
Magari era azzardato, ma non potevo starmene con le mani in mano, ancora
non riuscivo a capire una cosa… se veramente quell’uomo non era il fidanzato di
Klohe, ma qualcuno che voleva solo attirare la mia attenzione e ce l’aveva
fatta, perché proprio da Klohe? Era forse qualcuno del posto? Cosa
diamine…
Forse non avevo nemmeno il tempo di pensare, una volta arrivata in camera
presi il mio fidato zainetto sempre pronto a partenze rapide, mi cambiai in
velocità lasciando il comodo completo in lino sul letto. Dovevo partire al più
presto e non avevo idea di quanto sarei rimasta lontana da
casa.
« Signorina, mi lasci dirle che ciò che sta facendo è
una cosa molto avventata… »
« Te lo lascio dire, ma non ti lascio interferire con i
miei piani Winston, e questo lo sai bene »
La faccia seria di Winston non sembrava aver compreso le
mie ultime parole.
Si piazzò davanti il portone d’ingresso per impedirmi il
passaggio.
« Che c’è? » gli chiesi.
« Signorina, non crede che correre in Grecia senza
nemmeno saperne il motivo sia una cosa un po’… insensata?
»
Sapevo benissimo che Klohe abitava in Grecia, e questo
non rendeva le cose più semplici, avrei dovuto chiamare Christian e dirgli di
preparare il mio jet privato ad un imminente partenza…
« Non ho intenzione di lasciar correre il rischio a
Klohe »
« Non voglio dire questo, ma non crede di aver bisogno
di qualche prova in più prima di partire? »
« Credo mi sia bastato sentirla piangere…
»
A quel punto superai il portone accantonando Winston che
aveva ancora quella seria espressione stampata sul volto.
Presi il cellulare e contattai Chris, dicendoli di
preparare il velivolo entro dieci minuti, non si stupì nemmeno della mia
richiesta, forse era abituato. Dato che la pista era nel parco posteriore della
residenza, dieci minuti erano più che sufficienti per scendere nell’armeria a
prendere le mia fidate 9mm, non si sa mai, forse si sarebbe rivelata una scelta
saggia. E così feci, scesi nell’armeria posta sotto la piscina, già interrata,
diciamo che era una sorta di sotterraneo, sfruttato però allo scopo di
“salvaguardarmi” nei miei viaggi. Eccole, poste nella loro bacheca di vetro al
centro della parete dell’armeria. Composi la combinazione sul tastierino accanto
alle piccole ante in vetro che si aprirono al mio invio. Presi le mie due
pistole gemelle e le riposi nell’apposite fibbie che avevo abitualmente sulle
cosce.
Forse il destino vuole che quelle pistole erano proprio
di mio padre, ricordo ancora quando Winston, per desiderio di mio padre me le
affidò all’età di 16 anni. Mi disse che gliel’aveva detto quand’era ancora in
vita.
Infine come promesso a Chris camminai fino alla pista
privata della residenza, dove lo trovai a controllare la quantità di
carburante.
« Buongiorno Lara! Dove si va questa volta?
»
« Vado in Grecia, a trovare un amica
»
Non seppi interpretare la sua espressione, presumo un
misto di sorpresa e delusione
« Niente buchi per il mondo? »
Era il suo modo per chiedermi se andavo a fare qualche
scavo archeologico da qualche parte nel mondo.
« Ehh.. purtroppo no, però vedila come una vacanza di
relax »
« Ah! Ma allora tutto cambia! »
« Quanto carburante c’è? »
« Abbastanza credo, diciamo che dovresti arrivare in
Turchia senza problemi » rispose ironico.
« Perfetto, dato che mi fermerò prima
»
« Buona vacanza allora! »
« Ci si vede Chris! Ah… »
Mi voltai verso Winston che come immaginavo era accanto
all’uscita del hangar dove scintillava il jet bianco.
« Ti terrò informata, e se ce ne sarà bisogno contatta
Zip ed Alister »
« Senz’altro Signorina »
La
sua faccia iniziò a rilassarsi, forse il pensiero che Zip ed Alister mi
appoggiassero lo rasserenava. Salii a bordo del jet e chiusi lo sportello.
Inserii la chiave e misi in moto il velivolo che mi rispose con un tremolio e un
ronzio sempre crescente. Lo portai fino all’inizio della pista a passo d’uomo.
Vidi Winston ancora vicino al hangar e lo salutai con la mano sorridendogli. Mi
rispose con un affrettato inchino, i suoi candidi capelli bianchi iniziavano a
sparpagliarsi a causa dell’aria, ero sicura che sarebbe subito corso a
sistemarli una volta partita. Iniziai a far scivolare il jet lungo la pista,
prendendo velocità, pian piano iniziai ad intravedere in lontananza la fine di
essa, una lontananza sempre minore, fino a quando non la vidi più, il jet si era
staccato dall’asfalto della pista e si stava librando in aria, lo portai ad un
altezza più elevata e progressivamente continua ad alzarmi fino ad arrivare alla
quota adatta.
Tutto sommato era un bel giorno per
volare.
Klohe non doveva più temere nulla, stavo
arrivando.
Diedi sprint al jet.