Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh
Ricorda la storia  |       
Autore: Soe Mame    26/07/2010    8 recensioni
Il giovane alzò lo sguardo verso l'imponente edificio che sovrastava l'intera città: la Cattedrale.
Il solo nome, "Notre Dame", bastava già a farla figurare nella mente di chi lo udiva o lo leggeva; per questo motivo, mi auto-autorizzo a risparmiarmi una lunghissima descrizione di suddetto edificio.

× Semplicemente, la delirante parodia di Notre Dame de Paris.
Genere: Demenziale, Generale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tutti i personaggi e le canzoni citate appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

CAPITOLO 1



Mancavano poche ore al sorgere del sole.
Il sole, quella luce che avrebbe illuminato la città ora avvolta dalle tenebre della notte. In quel momento, i colori della città, anche quelli che, di giorno, risultavano vivaci, erano scuri e spenti. Non un barlume di luce per le strade buie, non una persona tra i vicoli immersi nell'ombra, non un leggero rumore nell'aria notturna.
O forse sì.
Come se emergesse dal nulla, un giovane apparve all'inizio della via principale, ai piedi di una delle case; una casa piccola, modesta, non troppo dissimile a quelle che le erano vicine. Il ragazzo sarebbe certamente passato inosservato, se qualcuno l'avesse visto in quelle ore notturne: la sua pelle, grazie al suo colore bronzeo, non aveva modo di risaltare nella notte; i suoi abiti, seppur di un sobrio azzurro evidenziatore ferisci-occhi, ora assumevano un tono più scuro, mentre i suoi capelli biondi/neri/fucsia (?) a forma di stella o a forma di capelli che mai avevano intravisto neppure da lontano un pettine nella loro intera esistenza erano nascosti dall'oscurità della notte. Sicuramente, non sarebbe passato inosservato di giorno.
Il giovane alzò lo sguardo verso l'imponente edificio che sovrastava l'intera città: la Cattedrale.
Il solo nome, "Notre Dame", bastava già a farla figurare nella mente di chi lo udiva o lo leggeva; per questo motivo, mi auto-autorizzo a risparmiarmi una lunghissima descrizione di suddetto edificio.
Avviandosi lungo la via principale, il giovane si schiarì la voce e iniziò a cantare: - E' una storia che ha per luogo Parigi nell'anno del Signore 1482: storia d'amore e di passione. E noi, gli artisti senza nome della scultura e della rima, la farem rivivere da oggi all'avvenire. E' questo il tempo delle cattedrali! La pietra si fa statua, musica e poesia e tutto sale su verso le stell- -
- MA ALLORA! SONO LE QUATTRO DEL MATTINO, CHE CA**O HAI DA CANTARE A QUEST'ORA? -.
Una finestra si aprì di scatto, facendo apparire un uomo in vestaglia marroncina, dai lunghi capelli argentati dalla naturale piastratura perfetta, che osservò con odio il giovane cantante, il quale ricambiava lo sguardo con due occhi sgranati e scioccati.
- M-mi perdoni, non volevo disturbarla... - balbettò, la voce era un misto di profondo imbarazzo con tracce di shock e una spolverata di timore.
- Ah, sei tu, Athemoire... - sospirò l'uomo, di cui era visibile un solo occhio castano, l'altro coperto dai capelli argentati: - E chi altro poteva essere? -.
- Scusi, signor Pegasùs... - si scusò nuovamente il ragazzo, Athemoire, ma il signor Pegasùs lo bloccò prima che potesse partire con chissà quale monologo professante intenso dispiacere: - Ma trovati un hobby, ragazzo, non puoi metterti a cantare a quest'ora, aspetta almeno l'alba! -.
Senza aspettare una risposta da parte del giovane, il signor Pegasùs gli chiuse la finestra in faccia.
Dopo qualche minuto di perfetta immobilità, Athemoire abbassò la testa, sconsolato, e andò a sedersi in un angolino, le ginocchia raccolte contro il petto, fissando l'oscurità con occhi sgranati: non aveva nulla da fare, quindi avrebbe seguito il consiglio del signor Pegasùs e avrebbe aspettato l'alba.
Rimase in quella posizione per due ore, simile ad un gufo dai grandi occhi viola, spalancati e fissi, e dalla tricotica corolla tricolore. Era un filino inquietante.
Finalmente giunse l'alba.
Il sole fece capolino all'orizzonte, illuminando il cielo e la terra di una luce dorata, risvegliando le creature dal loro sonno...
- Bonjour! -
- Bonjour! -
- Bonjour! -
- Bonjour! -
- Bonjour! -
- Ecco il fornaio con il suo vassoio, lo stesso pane venderà... -
- Fermi, fermi, fermi! Avete sbagliato storia! - saltò su Athemoire, indignato, stranamente agile per uno che era rimasto due ore fermo nella stessa posizione. Tutti coloro che avevano iniziato a cantare sospirarono esasperati e ripresero l'inizio del loro giorno astenendosi da qualsiasi canzone.
Fu così che iniziò quel 6 Gennaio 1482, giorno più giorno meno.
Athemoire, dal canto suo, aveva perso la voglia di cantare. Cioè, ci aveva provato, ma nessuno gli aveva prestato la benchè minima attenzione, ciascuno troppo preso dal pane da mettere in forno, dalle scale da lavare, dai bambini da svegliare, dalla colazione da preparare o dal nuovo numero di Novella 1400 da comprare.
Così, Athemoire si era seduto sul bordo di una fontana circolare al centro di una piazza, non trovando nulla di meglio da fare che osservare con fare annoiato il via vai di gente d'innanzi i suoi occhi.
Fu in quel momento che una fanciulla gli si avvicinò: era giovane e dall'aspetto delicato, i lunghi capelli castani le incorniciavano due grandi occhi color nocciola in cui si rifletteva una grande emozione.
- Signor Athemoire... - lo chiamò, giungendo le mani. Alle sue spalle, intanto, erano apparsi altri due ragazzi: uno dalla bizzarra capigliatura castana la cui cura, più che ad una spazzola, doveva essere stata affidata ad un temperamatite, l'altro dai più normali capelli neri, normalità ampiamente compensata dalla presenza di due occhi verdi di grandezza non esattamente comune.
- Dimmi... - disse Athemoire, perplesso. Non era la prima volta che si ritrovava davanti una fanciulla che lo osservava con sguardo adorante, nè la prima volta che si ritrovasse davanti quella fanciulla con quello sguardo adorante. Solitamente, anzi, sicuramente, significava solo una cosa. Voleva ancora quello.
- Potreste raccontare ancora la storia del campanaro di Notre Dame? - chiese infatti, speranzosa.
- Ma Shizukà! - esclamò il ragazzo dai capelli più scuri: - L'hai già ascoltata trenta volte! -.
- Trentasette! - precisò il ragazzo dai capelli castani, fiero di sè: - Io tengo perfettamente il conto, Otogì, non come te! -.
- Non ti rispondo neanche, Hondà. - sospirò Otogì, non avendo alcuna intenzione di mettersi a litigare per motivi così stupidi.
- D'accordo! - acconsentì Athemoire, mentre gli occhi di Shizukà si illuminavano dalla felicità.
Salì quindi sul bordo della fontana su cui era seduto, ritrovando di colpo tutta la voglia di cantare: quella ragazza era piuttosto monotona nelle sue richieste, ma era anche l'unica che sembrava veramente interessata a sentirlo cantare.
- Ma che ci trovi di così bello nella storia del campanaro? - domandò Otogì, perplesso, rivolto alla ragazza. Shizukà, con un sorriso, rispose: - E' bellissimo l'effetto flashback! -.
Ecco, appunto.
Nonostante questo, Athemoire si schiarì la voce e cominciò a cantare, srotolando un lenzuolo tirato fuori da non si sa dove e appendendolo nell'aria; per un motivo inspiegabile, sulla superficie bianca del lenzuolo cominciarono a scorrere le immagini di eventi accaduti venti anni prima.
- Tutto è iniziato una notte sui moli vicino a Notre Dame... -.

Leggeri fiocchi di neve cadevano dal cielo, posandosi sui tetti delle case, sulle strade, sull'acqua del fiume.
Era proprio sul fiume che una barca, silenziosa, avanzava, nascosta dall'oscurità della notte.
Speravate che la notte e la sua oscurità celante non fossero più menzionate? Speravate che, finalmente, una scena avvenisse di giorno? Speravate male.
La barca attraccò ad una sponda del fiume, lasciando scendere i suoi occupanti: quattro persone, tre uomini e una donna, avvolti in mantelli scuri.
- Sono ancora integri? - chiese uno degli uomini, rivolto alla donna. Quest'ultima controllò il contenuto del fagotto che portava tra le braccia e annuì: - Sì. -.
- Ma non potrete diffonderli! - esclamò una voce sconosciuta.
Improvvisamente, i quattro furono circondati da un gruppo di guardie armate spuntate fuori da chissà dove; i tre uomini cercarono di fare scudo alla donna, che a sua volta tentava di proteggere il fagotto.
Nell'oscurità della notte risuonò, sinistro, il rumore degli zoccoli di un animale, sempre più vicino. Dalle tenebre emerse un uomo a cavallo: un uomo alto, dagli occhi azzurri freddi come lame di ghiaccio.
- Il giudice Frollseto! - sussurrò uno degli uomini, spaventato da quella vista. Un altro uomo, coraggiosamente, si fece avanti: - Non potrai impedircelo, giudice! - sibilò.
- Al contrario, posso questo e altro. - rispose Frollseto, tranquillamente: - Portateli via. - ordinò, con voce ferma.
Nonostante i tre uomini opponessero resistenza, le guardie riuscirono facilmente a sopraffarli e ad ammanettarli, costringendoli a seguirli. La donna, ormai sola, strinse al petto il fagotto e, con la voce ridotta a poco più di un sussurro, si difese: - Non vogliamo venderli, Frollseto! Non ce ne facciamo nulla del denaro! Noi vogliamo solo che gli altri siano felici! -.
- Quell'anime è stato acquistato in questo Paese, il fansub di tale opera è quindi illegale. - le ricordò Frollseto, lapidario.
- Ma l'emittente che l'ha trasmesso l'ha censurato fino a renderlo tutt'altra storia! - urlò la donna, stringendo nervosamente il fagotto: - I fans non hanno altro modo di vedere quest'anime se non attraverso il fansub! -.
- Levatele dalle mani quella roba e portate via anche lei. - ordinò l'uomo, ignorando completamente le parole dell'altra.
Senza curarsi minimamente della sorte della donna, Frollseto fece dietrofront con il cavallo, diretto verso casa.
Dopo pochi minuti, incrociò per strada un bambino che sembrava il suo esatto opposto: così come lui aveva dei gelidi occhi chiari, il bambino ne aveva di dolci e scuri; così come lui aveva dei capelli castani dal taglio semplice, quasi anonimo, il bambino aveva una lunga chioma nera spettinata.
Suo fratello minore. Mokubehan.
- Com'è andato il lavoro? - domandò il bambino, sorridendo dolcemente.
- Al solito. - rispose Frollseto, loquace come di consueto.
- La giustizia trionferà! -.
- Sì, Mokubehan. -.
- Tu sei la giustizia, fratello mio! -.
- Sì, Mokubehan. -.
- Nessuno amministra la giustizia come fai tu, fratello mio! -.
- Ovviamente, Mokubehan. -.
- Perchè tu sei il migliore di tutti, fratello mio! -.
- Mokubehan, che ci fai qui invece di essere nel tuo ufficio del Palazzo di Giustizia? -.
- Ho finito il turno e pensavo di venirti incontro. Ti vedo affaticato; non ti preoccupare, stasera cucinerò io! Tu vai pure a farti un giro rinfrescante, c'è una così bella neve! -.
No, non era un tentativo di farsi perdonare un qualche guaio: Mokubehan era proprio il sacerdote del Divin Frollseto.
Mentre il bambino si dileguava, l'uomo decise di seguirne il consiglio di fare una cavalcata rilassante. Ah, tutti quei fansubbers... e quegli scanlators... ne aveva di lavoro! Fortunatamente, intervallava questi casi pesanti con qualcosa di più leggero come omicidi o rapine.
Un secondo... ma nel 1400 c'erano già fansub e scan?
Frollseto: Dettagli!
L'aria fresca, risultato di quella leggera nevicata notturna, gli fece effettivamente bene e riuscì a fargli dimenticare un po' dello stress di quella giornata così carica di lavoro.
Era giunto nella strada antistante la Cattedrale di Notre Dame, quando udì delle voci femminili. Voci giovani, vivaci, entusiaste. Voci che avrebbe riconosciuto ovunque...
"No..." si disse, trattenendo il respiro, il cuore che minacciava di uscirgli dal petto tanto martellava con violenza: "... non può essere...".
- Checcarino!!!!!!!!!!!! -
- Quant'è puccioso!!!!!!! -
- KAWAII!!!!!!!!!!! -
"NO...".
Erano in tre. Ed erano lì, a meno di due metri da lui, intente a fissare qualcosa a terra.
Fangirls.
"Non mi hanno ancora visto..." pensò Frollseto, cercando di recuperare lucidità, mentre una goccia di sudore freddo percorreva il suo viso: "Posso ancora scappare!".
Stava per girare il cavallo e partire per la più folle fuga della sua vita, quando una delle tre si accorse di lui.
- Ehi!!!!!!!! Guardate!!!!!!!!!!!! Ma quello non è Frollseto-sama?????????? - squittì, eccitata, riconoscendolo.
Le altre due seguirono il suo sguardo e individuarono l'uomo, ormai paralizzato: era in trappola.
- Ai!!!! E' proprio lui!!!!! -
- Quant'è figo!!!!!!! -
"No... no... NO!". Era in gioco la sua vita, in quel momento. Ogni istante che trascorreva, ogni passo che quelle creature facevano nella sua direzione con quello sguardo quasi spiritato, era un secondo in meno di vita per lui.
Così, estrasse dalla fondina il suo fido e temuto SuperLiquidator caricato ad olio di fegato di merluzzo e, senza alcuna pietà, sparò contro le tre creature, colpendole in pieno.
Le loro urla disperate risuonarono per tutta Notre Dame, mentre, schifate, fuggivano via, lasciando dietro di loro il caratteristico ed inebriante profumo dell'olio di fegato di merluzzo.
- Sono salvo... - mormorò Frollseto, ancora scioccato dall'incontro. Si mise una mano sul cuore e respirò a fondo, cercando di calmarsi: era stata un'esperienza traumatizzante, soprattutto perchè inaspettata.
Un pianto, il pianto di un neonato, lo fece ritornare alla realtà: in effetti, quelle tre creature stavano osservando qualcosa a terra, prima che giungesse lui... Ripose la sua arma nella fondina, scese da cavallo e, recuperando il suo fare deciso, si avvicinò alla cosa per terra: qualunque cosa fosse, non poteva certo essere una fangirl, quindi non aveva alcun motivo di temere di avvicinarsi.
Si inginocchiò e prese tra le mani quello che si rivelò essere un fagotto, all'interno del quale si trovava un neonato. Non appena lo vide in viso, sgranò gli occhi per lo stupore e balbettò: - Ma... è bellissimo! Non ho mai visto niente di più bello! -. Ricoprì subito il volto del neonato, troppo sconvolto da tutta quella bellezza, rialzandosi in piedi.
"Un essere di tale bellezza non potrà che attirare quelle creature demoniache!" intuì, rendendosi conto di come, se già aveva attirato demoni da neonato, da grande sarebbe sicuramente stato una calamita terribilmente potente: "Non posso rischiare! Devo liberarmene!".
Guardandosi intorno, il suo sguardo individuò ciò che faceva al caso suo: un pozzo.
Vi si avvicinò e sollevò il neonato, pronto a scagliarlo all'interno...
- FERMATEVI! -
... una voce lo bloccò.
Istintivamente, Frollseto si voltò, ritrovandosi di fronte ad una creatura dall'aspetto quasi ectoplasmatico: pelle diafana, lunghi capelli candidi, avvolto in un sacrale abito bianco, quell'uomo sembrava quasi mimetizzarsi nella coltre di neve che aveva ricoperto la città. Solo i suoi grandi occhi castano scuro risaltavano in tutto quel candore.
- Arcidiacono Ryou. - disse Frollseto, piatto. Ci mancava solo il lattescente Arcidiacono...
- Giudice Frollseto. - gli fece eco l'Arcidiacono. Persino la sua voce sembrava morbida e cotonata come la neve intorno a loro: - Che cosa state cercando di fare? - domandò, lo sguardo fisso sul fagotto tra le braccia del giudice.
- Elimino una gravissima minaccia per la nostra città. - fu la fredda risposta di Frollseto, che si apprestava a riprendere da dove era stato interrotto.
- E volete eliminarla gettandola nel pozzo? - tirò ad indovinare l'Arcidiacono, alzando le sopracciglia con fare dubbioso: - Non ve lo consiglio. Non sapete che quelli che vengono uccisi via pozzo poi infestano le videocassette? Volete forse mettere in pericolo il mercato dell'home video? -.
Le parole dell'uomo riuscirono a fermare nuovamente Frollseto: mettere in pericolo il mercato dell'home video... mai!
... ma nel 1400 c'erano già le videocassette?
Frollseto: Dettagli!
- Come potete esserne sicuro? - domandò il giudice, lanciando un'occhiata indecifrabile a ciò che portava tra le braccia.
- Credetemi. - sorrise l'Arcidiacono, placidamente: - Io me intendo di anelli. -.
Nonostante il dubbio, Frollseto decise di accontentare quell'uomo e rinunciò a gettare il neonato nel pozzo. - Ma allora cosa posso fare? - domandò, mentre una leggera rabbia dovuta a quell'imprevisto si faceva sentire nella sua voce: - Non possiamo permettere che questo bambino cresca! Avete visto poco fa? E' solo un neonato, eppure è riuscito ad attirare quei demoni infernali! Se dovesse crescere... -. La voce gli si spense in gola, inorridito da ciò che gli si prospettò davanti: fangirls, fangirls ovunque. Attirate lì da quella cosa che lui stesso portava in braccio.
- A tutto l'olio che avete versato sul pavimento di fronte a Notre Dame, ci aggiungereste anche il sangue di un bimbo innocente? - chiese freddamente l'Arcidiacono.
Frollseto lo guardò, disorientato: - Perchè state parafrasando la strofa che toccherebbe a voi? -.
- Mi è già bastato cantare la prima opening di Pokèmon, adesso non ho voglia di mettermi a cantare. -.
Il giudice chiuse gli occhi: riapparvero le figure di quelle tre creature, accompagnate dal suono acuto delle loro voci.
- Voi sapete cosa significa essere vittima di quei mostri dall'aspetto di donna? - chiese, la voce mortalmente calma: - Sentirle parlare in una lingua incomprensibile e dire chissà cosa di te. Guardarti con inquietante desiderio. Indovinare i loro terribili pensieri. Venire attaccato da fanciulle urlanti. Essere chiamato in continuazione. Non trovare più i propri vestiti. Sia quelli che avevi lasciato in casa, sia quelli che eri sicuro di aver indossato. E chissà cos'altro... -.
- Ne sono a conoscenza. - rispose l'Arcidiacono, serio: - Io stesso, giudice Frollseto, sono vittima delle fangirls. -. Quella rivelazione portò l'attenzione di Frollseto interamente su Ryou, che proseguì: - Ma finchè rimango nella Cattedrale, non osano avvicinarsi. Non ne conosco il motivo, ma preferiscono aspettarmi fuori. Come quelle donne che voi avete brutalmente scacciato: erano qui per me. Aspettavano me. E... -
- La Cattedrale! - esclamò Frollseto, come se avesse avuto un'illuminazione improvvisa: - Lasciate che questo neonato cresca, ma fatelo vivere con voi, nella Cattedrale. -.
L'Arcidiacono aggrottò la fronte e gli fece notare: - Ma voi lo avete trovato e voi dovete occuparvene -. Frollseto annuì, spazientito: - Sì, sì, provvederò io al sostentamento, ma se veramente quelle creature non entrano nella Cattedrale, quest'ultima sarà il posto più sicuro per tenere nascosto il bambino ed impedire che quei demoni ne vengano attratte! -.
A quelle parole, il volto dell'Arcidiacono Ryou si illuminò: - Allora d'accordo. Mi serve giusto un campanaro! -.
Con delicatezza, prese il neonato dalle braccia di Frollseto e sorrise: - Voi sarete come un padre, per lui. E anch'io sarò come un padre, per lui. Non temete, Frollseto: lo accudirò come fosse nostro figlio! -.
E fu in quel momento che Frollseto si rese conto di quanto quel candido uomo dagli occhi teneri e dalla voce dolce fosse spaventoso: simili parole, dette da un bell'uomo ad un altro bell'uomo, avrebbero senz'altro attivato i radar di quei demoni. E l'Arcidiacono lo sapeva.
L'Arcidiacono, nel sorridere amabilmente vedendolo guardarsi intorno con fare furtivo, temendo il ritorno di quelle creature, era un crudele sadico.

- Che pa**e! Ma questi non hanno niente di meglio da fare che farsi gli affari miei? -.
Affacciato ad uno dei balconi del campanile di Notre Dame, un giovane osservava la piazza ai piedi della Cattedrale; in particolare, la sua attenzione era concentrata su una ragazzina, un musico dalla capigliatura senz'altro frutto di qualcuno privo di sanità mentale e un lenzuolo volante.
- Semmai avessi dubbi sulla mia infanzia, ora non ne avrei decisamente più! - si lamentò il ragazzo, irritato dal fatto che, da qualche mese, TUTTI sapessero TUTTO della sua vita. Ma chi è che aveva dato a quel poeta l'autorizzazione di farsi gli affari suoi?
- Sono mossi dalla curiosità. - gli spiegò la donna di pietra al suo fianco, con gentilezza: - Nessuno conosce il tuo aspetto, ma sanno che sei qui e che suoni le campane di Notre Dame per loro. -.
- Veramente io suono le campane per ricambiare l'ospitalità dell'Arcidiacono. - precisò il ragazzo. Tornò a guardare la piazza e il suo sguardo d'ametista si fece triste: - Vorrei tanto poter essere lì con loro... Non solo per farla pagare a quella pettegola dai capelli a stella; vorrei poter vivere nel mondo esterno, essere come tutti... -.
La donna gli mise una mano artigliata sulla spalla, in segno di conforto: - Ma non ti è concesso. -.
- Forse non sei felice con noi? - chiese un mastodontico uomo di pietra, improvvisamente timoroso.
Il ragazzo scosse subito la testa: - Assolutamente! Io sono felice di stare con voi! Voi mi conoscete fin da quando ero in fasce, voi mi avete cresciuto e mi avete dato i valori in cui credo e tutta la sanità mentale di cui ho bisogno! -.
Laverisis, Rishugo e Yami Malictor sorrisero, sollevati, per quanto quello di Yami Malictor sembrasse più un ghigno psicotico. Erano gargoyles, tre creature di pietra, ma erano state loro a prendersi cura del giovane che ora era tornato ad osservare la piazza con sguardo malinconico.
Avendolo cresciuto, i tre gargoyles (insieme all'Arcidiacono, che però pareva già di suo totalmente privo di qualsivoglia minima pulsione sessuale) erano gli unici immuni alla sconvolgente bellezza del ragazzo: come se non bastassero la pelle bronzea, gli occhi d'ametista e una cascata di capelli dorati, i suoi stessi tratti erano di una bellezza inumana. E proprio la scarsa presenza di interlocutori permetteva al giovane di indossare un paio di straccetti striminziti - che osava persino chiamare "vestiti" - senza venire prontamente molestato. Non che indossando uno scafandro sarebbe cambiato qualcosa, ma il fatto che almeno tre quarti del suo corpo fosse scoperto sarebbe stato senz'altro un incentivo.
- A proposito, Malimodo... - esordì Yami Malictor, avvicinandosi al balcone e gettando un'occhiata in direzione della gente in piazza: - ... ma oggi non doveva esserci la Festa dei Folli? -.
- Pare che gli organizzatori si siano ubriacati troppo a Capodanno e abbiano perso il senso del tempo, quindi credono che il giorno della festa sia domani. - spiegò il ragazzo, Malimodo, adombrandosi.
- E rimarrai qui sul balcone a guardare la Festa anche quest'anno? - chiese Yami Malictor, sedendosi sul parapetto e guardando il giovane con uno strano sorriso sadico.
- Non ne ho voglia... - mormorò Malimodo, allontanandosi dal balcone e rientrando nel suo rifugio, il campanile, subito seguito da Laverisis e Rishugo.
- Ma perchè? - chiese Rishugo, confuso: - Tu ami guardare la Festa dei Folli! Aspetti quel giorno ogni anno: ne parli in continuazione, fai un cerchio sul calendario con la penna rosa brillantinata, facciamo scommesse su chi sarà il Re dei Folli dell'anno riuscendo puntualmente a sbagliare... -.
- Ma io non posso andarci. - sussurrò Malimodo, triste, avvicinandosi al piccolo plastico della città che, in quegli anni, si era costruito con degli stuzzicadenti tenuti uniti da dei ceci, dei pezzi stoffa e dei calzini rimasti soli dopo la sparizione dei loro gemelli in seguito ad un lavaggio in lavatrice: le casette, i negozi, le strade, la Cattedrale, persino delle piccole bamboline vodoo raffiguranti gli abitanti; quello era l'unico modo che aveva per sentirsi in contatto con il mondo esterno, con la gente che poteva vivere dove a lui non era concesso neppure andare.
- Purtroppo è così. - gli diede ragione Laverisis, amareggiata: - La tua bellezza potrebbe rivelarsi un pericolo, sia per te che per le persone che ti circondano. -.
Malimodo abbassò lo sguardo, con un Gran Canyon al posto del cuore: lui era confinato lassù, nel campanile, per sempre. Mai gli sarebbe stato concesso di uscire, di vivere alla luce del sole, a contatto con le persone. Eppure gli sarebbe bastato un giorno, soltanto un giorno, solo una volta. Partecipare alla Festa dei Folli, poi, sarebbe stato il suo sogno: tutti quei colori che vedeva, tutte quelle risate che sentiva, tutte quelle persone felici... sarebbe stato bellissimo partecipare, anche solo una volta...
- Ma è ingiusto! - sbottò Rishugo, facendo trasalire sia Malimodo che Laverisis: - Malimodo è un essere umano, è ovvio che voglia uscire e avere contatti con il mondo esterno! Nonostante il suo aspetto e la sua potenziale pericolosità, anche lui ha il diritto di essere felice! -.
- Rishugo... - balbettò Malimodo, sorpreso e grato delle parole del gargoyle. Laverisis scosse la testa: - Ciò che dici è giusto, ma sarebbe da incoscienti lasciare che si allontani dal campanile! -. Rishugo non la ascoltò e si avvicinò a Malimodo, stringendogli le spalle con le grandi mani di pietra: - Se veramente lo desideri, allora devi andare, Malimodo! -.
- Ma... -. Prima che Laverisis potesse contestare, l'altro esclamò, deciso: - Non può passare tutta la sua vita qui, Laverisis! E questo lo sai anche tu! -. La donna si morse un labbro, dubbiosa, ma fu Malimodo a parlare: - Grazie, Rishugo. - disse, togliendo delicamente le mani dell'uomo dalle sue spalle: - Ma dimentichi qualcuno: il mio padrone, Frollseto. -.
Quel nome bastò a demoralizzare Rishugo e Laverisis.
- Sapete anche voi che padron Frollseto non mi permetterà mai di uscire, men che meno di andare alla Festa dei Folli. - sospirò Malimodo, lo sguardo basso: - Lui odia la Festa dei Folli: tutte le persone che partecipano sono completamente pazze e fuori di testa, totalmente prive di qualsiasi tipo di sanità mentale, durante la festa non c'è un briciolo di normalità! Per questo vuole che io rimanga nel campanile, dove sono al sicuro da tutta quella pazzia... -.
- YAMI MALICTOR! SMETTILA DI BALLARE LA SAMBA SUL CORNICIONE! -
- Secondo me, non dovresti dirlo a Frollseto. -
Malimodo alzò lo sguardo, osservando Rishugo con occhi sgranati, incredulo, mentre Laverisis correva al balcone per fermare la danza di Yami Malictor: - Vorresti forse dire...? -.
- ... che ci andrai di nascosto. - concluse il grande uomo di pietra, il volto impassibile come suo solito.
Malimodo ci pensò. Circa tre secondi.
- D'accordo, allora! E' deciso! Uscirò di nascosto dalla Cattedrale, andrò alla Festa dei Folli e rientrerò nella Cattedrale! Frollseto non si accorgerà mai di nulla! - esclamò, gli occhi improvvisamente vivaci.
- Ci hai messo poco a convincerlo... - constatò Laverisis, dopo aver provveduto ad abbattere temporaneamente Yami Malictor, che ora giaceva privo di sensi in un angolo: - Io, però, non sono sicura... percepisco una grave minacc- -
- Ti prego! - la pregò Malimodo, giungendo le mani e facendole gli occhioni dolci.
Per un istante, la donna vacillò: quella visione era troppo, persino per lei che lo aveva cresciuto...
- Malimodo, cosa stai facendo? -.
Una voce distrasse il ragazzo, mentre Laverisis e Rishugo si ritrasformavano in statue immobili.
Frollseto avanzò all'interno del campanile, la lunga giacca bianca che indossava rimaneva assolutamente ferma formando un perfetto angolo acuto con le sue gambe. Non appena l'uomo posò lo sguardo su Malimodo, si coprì gli occhi con un gemito, indietreggiando.
"Che anche lui sia rimasto abbagliato dalla bellezza di Malimodo?" si chiese Laverisis, stupita.
- Levati da davanti al sole, idiota! - urlò Frollseto, gli occhi che ancora gli facevano male.
- Oh, perdonatemi, padron Frollseto! - si scusò Malimodo, spostandosi dal posto su cui si trovava.
Ripresosi, Frollseto tornò a guardare Malimodo, stavolta senza ferirsi gli occhi a causa della luce solare.
Però, un attimo... ora che guardo Frollseto mi è venuta in mente una cosa: ma se sono passati vent'anni dal flashback, lui non dovrebbe averne quaranta e passa?
Mokubehan: No, nel flashback ne aveva sedici, ora ne ha tresentasei!
Ma non sembra averne neanche venti...
Mokubehan: Mio fratello porta benissimo la sua età!
Ma allora l'Arcidiacono...
Mokubehan: Stessa cosa vale per lui.
E tu non dovresti avere almeno trent'anni?
Mokubehan: Certo, ne ho trenta precisi!
Ma sembri un moccioso...
Mokubehan: Dettagli!
... aspetta un secondo. Tu non sei in questa scena, che diamine ci fai qui?
Mokubehan: Ovunque c'è mio fratello, il mio spirito è con lui!
Quindi sei morto?
Mokubehan: NO! Sono vivo e vegeto, ma seguo spiritualmente mio fratello!
Frollseto: Riprendiamo la scena, grazie.
Ehm, sì... dunque, dicevo: Frollseto tornò a guardare Malimodo, stavolta senza ferirsi gli occhi a causa della luce solare. Sentendosi costretto a rispondere alla domanda del suo tutore, il giovane evitò il suo sguardo e balbettò: - Ecco... stavo... stavo... stavo pensando che oggi Emmanuel è veramente luminosa... -.
- TU VUOI ANDARE ALLA FESTA DEI FOLLI! - esclamò Frollseto, alzando la voce e avanzando di qualche passo verso Malimodo che, istintivamente, indietreggiò, spaventato: - N-no, i-io... -.
- Non mentirmi! L'ho capito subito! Era ovvio! Emmanuel non era altro che un riferimento alla fruttivendola, che tutti sanno essere stonata come una campana, così come la luminosità da te citata non era altro che un riferimento al fuoco nella fornace del fornaio di fronte e il fatto che tu abbia guardato a destra era un tentativo di sviarmi perchè tu intendevi a sinistra e a sinistra dei negozi della fruttivendola e del fornaio c'è la piazza in cui si tiene la Festa dei Folli! -.
Malimodo impallidì e abbassò lo sguardo: Frollseto lo aveva scoperto. Non sarebbe mai riuscito a realizzare il suo sogno...
- Avevo ragione, dunque. - disse il giudice, impassibile, superando il giovane e recandosi sul balcone, seguito da Malimodo.
- Come faccio a fartelo capire, Malimodo? - chiese Frollseto, senza guardarlo: - Tu non puoi andare alla Festa dei Folli. Non ti vieto di andarci perchè sono un sadico bastardo che si diverte a vederti soffrire o perchè temo che la tua bellezza possa attirare mostruose creature infernali, ma perchè voglio proteggerti: pensi forse che la tua bellezza passerebbe inosservata? Pensi forse che nessuno attenterebbe alla tua virtù? Senza contare che la Festa dei Folli è, come dice il nome stesso, un momento di festa per completi decerebrati. E io voglio proteggerti anche da questa pazzia che ormai dilaga in questa città: è molto più sano che tu rimanga rinchiuso in un campanile a parlare con delle statue piuttosto che uscire e partecipare ad una festa. -.
Le parole del giudice, così vere e sincere, colpirono profondamente Malimodo, che si rese conto di quanto il suo tutore gli volesse bene: Frollseto era forte, era in grado di mantenere la lucidità in tutta quella follia; lui, invece, sarebbe senz'altro stato perduto e il giudice lo sapeva: per questo voleva proteggerlo. - Avete ragione, padron Frollseto. Vi chiedo umilmente perdono... - mormorò, sinceramente dispiaciuto per i suoi sciocchi pensieri.
- Sei perdonato. - disse Frollseto, atono: - Ma che non ti rivenga in mente di andare a quella stupida festa, piccola Mary Sue senza seno perfetto. -.
- Non accadrà mai più, padron Frollseto. - gli assicurò Malimodo.
- Bene. Ora devo andare: in quanto uomo più famoso della città, sono costretto a partecipare a quella roba e devo prepararmi psicologicamente con un giorno d'anticipo. -. Senza aggiungere altro, Frollseto si dileguò, lasciando Malimodo da solo, perso nella sua tristezza.
Aveva deluso il suo tutore, che lo aveva raccolto e allevato, ma allo stesso tempo non si sentiva così sicuro del fatto che il suo desiderio fosse sbagliato... - Fregatene di ciò che dice Frollseto! - esclamò Laverisis, tornando a muoversi: - Tutti i figli si ribellano ai genitori, è ora che anche tu abbia il tuo periodo di ribellione adolescenziale! -.
- Ma non è un po' tardi? - chiese Malimodo, perplesso. La donna di pietra sventolò una mano, come a scacciare quelle parole: - C'è sempre tempo. -. - Ma tu non eri quella che non voleva che Malimodo andasse alla Festa dei Folli? - domandò Rishugo, confuso dall'improvviso cambio di atteggiamento della donna.
- Sì, ma ho cambiato idea. - si limitò a spiegare Laverisis: - C'è un destino già tracciato che tutti noi siamo portati a seguire, ma Frollseto si ostina a volerlo negare. Non ti è concesso uscire, Malimodo, e sicuramente sarà pericoloso farlo, ma non è destino che tu rimanga confinato quassù per l'eternità. -. - Oh, Laverisis... - sussurrò il giovane, gli occhi colmi di gratitudine.
- Hai cambiato idea facilmente, Laverisis... - sospirò Rishugo, per poi venire incenerito da uno sguardo dalla donna: - Era destino che io cambiassi idea, Rishugo! - ribattè, piccata.
Ignorando il piccolo battibecco tra i due gargoyles, Malimodo salì sul parapetto e si arrampicò agilmente fin sulla cima del campanile: non voleva deludere il suo tutore, ma il suo desiderio NON era sbagliato! Era così felice di questa consapevolezza che sentì lo spasmodico bisogno psicofisico di cantarlo al mondo stando in equilibrio sul punto più alto della città: - Là fuori... Che darei non so... Solo un giorno fuori, so che basterà per ricordare... Fuori, dove tutti vivono... Che darei, per un giorno via di qua! Là fuori, in mezzo a tutta quella gente che non sa che fortuna è essere normali, liberi di andare in ogni luogo giù in città, senza più bisogno di fuggire... Oh, Ra, non ho più fiato... Poteeeeeeeessiiiiiiiiii, lo faaareeeeiiii, se fooooooossi liiiiiiibeeeeeeroooooo... Làààààà fuooooooriiiiiiiiiii, allegro me ne andreeeeeei... No, io non ce la faccio... Senza muri, fuori, come ogni uomo faaaaaa... E poi salire... Fuooooooori... Anf... anf... non respiro più... Solo un giorno in questa vita mia, perchè io vivrei e nulla più chiederei, tanto ormai io saprei cos'è c'è FUOOOOOOOOORI DI QUAAAAAAAAAAAAAAAA -.
Stump.

Note:
"E' una storia che ha per luogo...": Il Tempo delle Cattedrali - Notre Dame de Paris (musical)
"Bonjour!...": Bonjour - La Bella e la Bestia (Disney)
"Tutto è iniziato una notte...": Le Campane di Notre Dame - Il gobbo di Notre Dame (Disney)
"A tutto l'olio che avete versato...": Le Campane di Notre Dame (con modifica u.u) - Il gobbo di Notre Dame (Disney)
"Mi è già bastato cantare la prima opening di Pokèmon": la doppiatrice originale di Ryou e Bakura (Rica Matsumoto) è anche la doppiatrice di Ash/Satoshi di Pokemon ed è lei che canta la prima opening di suddetto anime. XD
"Emmanuel": la campana principale della Cattedrale di Notre Dame.
"Là fuori...": Là fuori - Il gobbo di Notre Dame (Disney)

Salve! A quanto pare, alla infine anch'io ho voluto provare a cimentarmi con una fanfiction. ^^
L'ispirazione è venuta guardando il video-parodia "Out There", della celebre Yugioh The Abridged Series. XD Tra l'altro, a giudicare da alcuni video che ho trovato su Youtube, alcuni ruoli (in particolare quello del protagonista) sembrano inevitabili (come direbbe Yuuko Ichihara). °°
Voglio però precisare, a scanso di equivoci, che la mia unica ispirazione è stato, appunto, il video della Abridged Series (anche perchè i video che mescolano Yugioh e la Disney li ho visti solo in seguito alla stesura della storia xD). U.U
Spero che la fanfiction sia stata almeno gradevole - ovviamente, sono bene accetti i consigli. ^^

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh / Vai alla pagina dell'autore: Soe Mame