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Autore: Yashachan    30/11/2003    3 recensioni
Una ragazza dovrà scoprire se la verità che conosce è quella vera, ma troverà anche il tempo di innamorarsi di uno come lei.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: CAPITI
Lo vidi accanto alla macchinetta automatica, che stava per prendere la merenda per il secondo riposo. Voltò lo sguardo nella mia direzione e io mi coprii meglio con il sottocasco, sperando di non venir riconosciuta. In fondo erano quattro anni che non ci vedevamo, non si sarebbe nemmeno ricordato di chi fossi stata io per lui alle scuole materne e elementari. Io, però, non l'avevo mai dimenticato.
Gli passai oltre indisturbata, forse stava cercando con lo sguardo un suo compagno di classe, non me. Lo speravo ardentemente.
Scesi le scale, in silenzio, raggiunsi l'ammezzato. Niente. Raggiunsi il secondo piano, poiché le classi succursali del mio liceo erano al terzo. Niente nemmeno lì. A metà delle scale udii dei passi affrettati e all'ammezzato tra il primo e il secondo piano...
- Nicole!-
Voltai la testa di scatto, quasi inciampando sul gradino inferiore. Lui era lì. Scese alcuni gradini, ma inciampò, cadendo sull'ammezzato e sbattendo contro il muro.
Il mio spirito scoutistico di ambulanziere fu più forte della mia forza di volontà e gli fui vicino, alzandogli la testa.
- Dove ti fa male?-
Avvicinò la sua testa alla mia, stringendomi le spalle.
"Vuole... NOOOOOOOOOOOO!"
Lo mandai a sbattere a terra, correndo giù per le scale, accecata dalle lacrime e dalla rabbia. Raggiunsi il motorino, mettendomi dopo il casco e mettendolo in moto.
- Nicole! Aspetta!-
Feci scendere il motorino dal cavalletto e lo misi in strada. Salii e partii a tutto gas verso il luogo più sicuro che conoscevo: casa mia.
Sentii un altro motorino seguirmi e affiancarmi e guardai nello specchietto: era lui che mi inseguiva. Sterzai bruscamente, accelerando per rimettermi dritta e perdendolo di vista un attimo. Alla galleria fu ancora dietro di me e mi suonò col clacson del suo motorino. Sorpassai un'intera fila di macchine, come sempre, ma mi fu sempre dietro. Al verde diedi più gas che potevo, ma era ancora dietro.
Sembrava un incubo, ma sapevo che era la realtà.
Sembrò perdere terreno in piazzale, ma, come parcheggiai sotto casa mia e mi voltai per rientrare in casa, me lo ritrovai davanti. Cercai di evitarlo, ma si metteva sempre davanti a me.
- Lasciami passare.-
- No, finché non mi avrai ascoltato.-
Mi prese un polso, tirandomi verso di lui, ma riuscii a sfuggirgli e a correre in casa, barricandomi dentro.
"Mi ha pedinato... un altro... un altro da mandare all'ospedale..."
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!
Andai al citofono.
- Nicole, senti, sono io...-
Gli chiusi il citofono in faccia e mi infilai sotto le coperte.
DRIN! DRIN! DRIN!
"Sarà la mamma... ah, no, oggi non viene a casa a pranzo... boh, forse sarà Elena."
Aprii la porta e lui entrò, chiudendola alle sue spalle. Non avevo scampo, se non raggiungere la veranda e buttarmi giù. Mi strinse tra le braccia, chiudendo completamente le vie di fuga. Cercai di spingere con le mani contro il suo petto per allontanarmi, ma niente.
Mi maledissi per aver indossato il maglione di mio fratello e non il mio, sempre accessoriato contro ogni problema.
- Nicole, ascolta, io...-
Le lacrime uscirono da sole, come alle materne e alle elementari, quando non riuscivo a controllare la mia emotività. Mi asciugò le lacrime.
- Non piangere, Nicole. Non so che ti abbiano fatto gli altri, ma non ti farò del male.-
Immaginavo che mentiva, mi ero già abituata alle false promesse e tentai nuovamente di liberarmi.
- Devi credermi, Nicole, non ti farò del male né ora né mai.-
- Come posso fidarmi di te, dopo tutto quello che ho passato?-
- Devi credermi sulla parola, Nicole, anche se sono anni che non ci sentiamo.-
- Quattro anni, per la precisione.-
- Sì, anch'io ti avevo visto quella volta, l'altro anno, nel parcheggio della centrale. Nicole, la mia fiamma per te non s'è mai spenta.-
- Nemmeno la mia per te, ma temevo che non mi avresti più riconosciuta dopo tanto tempo...-
- Invece ti ho riconosciuta all'istante, Nicole, e il mio cuore ha subito battuto più forte.-
DRIN! DRIN!
= CRAC = (scena rotta)
- Aspetta.- alzai la cornetta del citofono.- Sì, chi è ^.^?-
- Ciao, amooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooore!-
= CRIC = (nervo rotto)
- Ciao, Robert ^.^,- feci, fingendo allegria.- che c...o vuoi?- aggiunsi, con fare minaccioso.
- Tua madre e tuo padre hanno detto che ci sposeremo domani mattina ^.^.-
= CRIC =
- Co... co... cosa?!-
- Sì, hanno detto anche che se non mi sposi non potrai partire per il tuo viaggio.-
"Pugnale? No, troppo sangue. Bisturi? Stessa cosa..."- A che ora?-
- Alle dieci, ci sarai?-
- Ma certo... ^.^.- "Per ucciderti."
- Ciao, ...-
Gli chiusi il citofono in muso.
- Mi puoi dare una mano?- gli chiesi.
- Eh? Certo.-
Lo portai in camera mia e toccai un riquadro invisibile sotto il mio letto, siccome avevo in camera il letto a castello, e la mia riserva d'armi scese dal nascondiglio.
- Quale arma posso usare per eliminarlo?-
- Vuoi ucciderlo?-
- Perché no?-
- Ottima idea. Penso che questa vada bene per una mezza calzetta come lui. Come la porterai?-
- Semplice: addosso.-
- Il vestito da sposa?-
- Scherzi?- lo guardai, seria.- Non ho nessuna intenzione di infilarmi in quella robaccia, andrò con la mia tuta di volo!-
- Hai già il testimone?-
- Spero che non me l'abbiano già scelto.-
Mi strinse fra le braccia e ricambiai dolcemente il suo abbraccio.

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