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Autore: Jermakki    28/07/2010    0 recensioni
Questo racconto è il primo che pubblico su questo sito, è ambientato in un mondo Fantasy di mia creazione, mi sono molto ispirato a Forgotten Realms e a tutti i libri in merito che ho letto. Il racconto narra le avventure di Peller, un elfo scuro(drow), membro di una razza ormai in declino ed evitata dal mondo sull'orlo dell'estinzione per un misterioso e potente nemico. Solo recuperando una magica spada forgiata secoli prima dai drow, la razza ha qualche possbilità di salvarsi ma, recuperare la mitica spada è un impresa a dir poco epica, ce la farà Peller o verrà schiacciato da questo gravoso compito?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fiato ardente del drago non accennava a placarsi, anche nel sonno più profondo la gigantesca creatura simile ad un rettile incuteva un reverenziale timore sui timorosi viaggiatori che osavano addentrarsi nel suo covo. Peller era acquattato dietro ad un mucchio di monete, un ombra nelle ombre, l'unica creatura che avrebbe potuto scoprirlo era il micidiale drago, se solo si fosse svegliato per lui sarebbero stati grossi guai. L'elfo allungò la mano ed attorno ad essa si creò un piccolo globo di oscurità magica che si diresse fluttuando proprio davanti al muso del drago. UNa volta che il globo si fosse attivato si sarebbe ingrandito istantaneamente coprendo un eventuale ritirata di Peller dalla vista della micidiale belva. L'elfo scuro si avvicinò alla testa del mostro, ormai a pochi metri da lui. Era impressionante. Le sue scaglie rosse rilucevano nella fioca oscurità della caverna, dalle narici larghe quanto un braccio umano fuoriusciva ritmicamente il suo fiato rovente, dall'increspatura delle scaglie del drago che era la bocca spuntavano due canini delle dimensioni di una spada lunga, la micidiale dentatura sfavillava nell'oscurità amica di Peller come prova della sua incredibile pericolosità. Quelle lame ossee così affilate unite alla forza inarrestabile del drago formavano la macchina di morte più temibile di tutti i cinque regni: Saènt, il dragone rosso, sovrano del vulcano. Peller adesso era sempre più vicino al drago, benché il suo corpo fosse protetto interamente da una morbida ma resistente corazza in cuoio e da uno spesso passamontagna, il calore sviluppato dal drago dormiente era tale da rischiare di ustionarlo, si era bardato in quella maniera anche perché in quel modo poteva trattenere il suo odore e non farlo arrivare alle sensibilissime narici di Saènt. Ma fece un piccolo errore. Gli stivali di cuoio nero come la pece schiacciarono una moneta rovente dal fiato del Sovrano del Vulcano e la fortuna del drow iniziò a vacillare. Il suo stivale si forò ed il cuoio bruciato gli ustionò la pelle del piede costringendolo a fermarsi, non poteva neanche urlare per il dolore ma ormai il danno era fatto l'odore del cuoio bruciato stuzzicò le narici sensibili del drago, risvegliandolo con la consapevolezza che qualcosa non andava... Peller perse ogni prudenza, scattò sul mucchio di monete di fianco al corpo di Saènt e vide la fine della sua ricerca, l'apoteosi della potenza, il sogno di ogni guerriero e una speranza di salvezza per la sua razza. Sopra un mucchio di monete d'oro, una spada, nera come se fosse fatta di cristallo, con decise sfumature violacee stava impiantata in un blocco di marmo nero. La figura aggraziata ed ammantata del drow la raggiunse in pochi balzi, e la impugnò, sfilandola dalla sua prigione di pietra. Sentiva il potere fluire attraverso il suo corpo diretto verso la spada e viceversa. Essendo una spada forgiata secoli prima dalla sua razza era fortemente impregnata di magia e rispondeva solamente ad un appartenente della razza che l'aveva forgiata, solamente ad un elfo scuro. Shamlos, ovvero Baluardo, questo era il nome della micidiale lama, un baluardo in difesa dei drow, un artefatto di cui avevano disperatamente bisogno in quel tempo di crisi. La spada si accese di iridescenti venature violacee, pulsante di vita, quasi a voler replicare la il colore intenso degli occhi di Peller. Era ora di andarsene il prima possibile, ma in quel momento si trovava nella parte più interna della tana, tra lui e l'uscita c'era solo un piccolo ostacolo: Saènt. Il drago si risvegliò completamente udendo muoversi la sua preda, ruggendo la sua frustrazione per essere stato svegliato da un intruso che impugnava Shamlos, il pezzo più prezioso della sua collezione. Volse il suo sguardo minaccioso e terribile contro il drow inchiodandolo a terra con il suo sguardo da rettile. Avrebbe incenerito all'istante quell'elfo impudente che osava disturbare il proprio sonno ma teneva troppo al suo tesoro per vederlo fuso in una colata d'oro bollente. Gli occhi rosso ed oro del drago si chiusero in due fessure furiose squadrando il drow e trapassandolo con lo sguardo. La sua voce ringhiante si diffuse in tutta la grotta: "Elfo, consegmami subito la spada e ti verrà data una morte rapida" Peller lo fissò attraverso i fori nel passamontagna con una luce ribelle che illuminava i vivaci occhi viola dicendo "Tsk... Fanculo" In quel momento la trappola piazzata dal drow poco prima scattò: il globo di oscurità sul muso di Saènt si allargò all'istante oscurando la visuale al furioso abitante della caverna, Peller non attese altro e scattò fulmineo verso l'uscita della caverna con la spada in pugno. Il drago, furioso di essersi fatto ingannare ruggì con potenza e si dimenò violentemente facendo sbattere la lunga e potentissima coda contro le pareti rocciose, staccandone grosse porzioni. Anche se privato della vista il drago aveva un udito finissimo, capace persino di carpire i lievi scalpiccii delle calzature di un drow, così una zampa artigliata si protese minacciosa e mortale contro Peller, pronto a ghermirlo e strappargli la vita in una singola mossa. Peller spiccò un salto oltre un macigno tentando una schivata. La zampa del drago arrivò con micidiale velocità addosso all'elfo che incredibilmente riuscì a non farsi ghermire dagli artigli affilatissimi. Subì pesantemente il colpo andando a sbattere contro una parete di nuda roccia. Peller grugnì di dolore sentendo le sue costole che si incrinavano sotto l'urto contro la parete rocciosa. Incredibile, pensava, il drago era una creatura troppo micidiale, come pensava di poter sopraffare una simile potenza della natura? Chiuse gli occhi e strinse i denti cercando di tirarsi in piedi e si accorse con orrore che la spada gli era sfuggita di mano nella caduta e stava li a pochi metri da lui, Peller ignorando stoicamente il dolore tentò di utilizzare le sue arti magiche di levitazione, concentrandosi e cercando di ricordare quell'utile incantesimo che non aveva mai padroneggiato al meglio, arrivò ad un soffio dalla spada quando il possente Saènt intuì la sua posizione, fece ondeggiare la sua coda e con forza tremenda la abbattè sulla spada, tentando di colpire l'elfo. Aveva sbagliato il colpo solo per la momentanea cecità altrimenti di Peller non sarebbe rimasto più niente... Un sonoro scricchiolio seguì quel terribile schianto, un baluginio violaceo e poi Peller vide con orrore Shamlos, il baluardo della sua razza, spezzata in due frammenti, il manico era vicino a lui e l'altro pezzo si perse chissà dove nella caverna del drago. Il drow aveva le lacrime agli occhi, con Shamlos spezzata come poteva la sua razza far fronte ai bui tempi in arrivo? Si trascinò fino a raggiungere il moncone della spada che si illuminò del familiare colore violaceo. Una speranza si riaccese nel cuore del drow, forse la magia della spada non era del tutto perduta e poteva essere riforgiata! Il suo spirito si risollevò immediatamente, impugnò saldamente il moncone e levitò il più velocemente possibile verso il foro d'uscita della grotta, verso la salvezza, ma impiegò troppo tempo per percorre dieci metri. Il drago, veterano secolare di battaglie epiche e nemico formidabile percepì la sua fuga e la sua voce ruggente esplose nella caverna: "Groar!" Dopodiché una possente fiammata investì l'elfo che se non fosse stato per la spessa armatura di cuoio sarebbe morto all'istante, ma la fiammata in qualche modo accelerò la sua uscita dalla tana del drago, i suoi vestiti erano interamente in fiamme ed il dolore era insopportabile. L'elfo, più simile ad una cometa di fuoco che ad un essere umanoide, schizzò fuori dalla caverna ormai senza forze, si aspettò di cadere sulla nuda roccia, sfracellandosi in quel modo assieme all'ultima speranza dei drow. Sentì una forza trascinarlo in una precisa direzione... Era la spada che impugnava che in qualche modo guidava i suoi movimenti e gli donava forza, lui non capì cosa stesse succedendo e credette di esser morto. Poi lo schianto nell'acqua. Era finito in un laghetto. I suoi vestiti erano quasi interamente distrutti, la sua costola pericolosamente rotta, la sua pelle ustionata ma era vivo. Vivo e con un ultimo barlume di speranza nel cuore. Svenne lasciandosi cullare dalla corrente che lo trasportava lentamente a riva...
  
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