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Autore: vale_cullen1992    28/07/2010    12 recensioni
Non avere fiducia in sè stessi non è mai stata una cosa utile.
Lo sa bene Alice Cullen, allieva di un corso di danza classica e indicata da tutti come il brutto anatroccolo, bruttina e sgraziata.
Ma è davvero così o quella delle compagne è solo invidia?
Perchè la grazia è più bella ancora che la bellezza.
Classificatasi seconda a parimerito con "L'orgoglio paga bene" di Globulo Rosso, al contest "Characters & Quotes" di Only_me"
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La grazia, più bella ancora che la bellezza. 


Alice Cullen.

Era in momenti come quello che il mio odio verso il mondo raggiungeva picchi inauditi e sconosciuti al genere umano. Ero al limite della sopportazione, per di più sudata ed esausta.

Un mix letale che mi rendeva parecchio irritabile.

- Alice! Non ci siamo affatto! Sai benissimo che il movimento delle braccia deve essere molto più esteso ed ampio, perché ti ostini a farlo a modo tuo? Dannazione, ma si può sapere perché diavolo ti ostini a venire a lezione? È chiaro come il Sole che non ci metti il minimo impegno, non ti interessa minimamente questa attività! –

Ecco, come sempre era arrivato il momento che odiavo di più e che faceva si che la mia autostima cadesse cinquanta metri sotto terra: quello dei rimproveri dinanzi le mie perfette e talentuose compagne di corso.

Madame Anne aveva una particolare predilezione per me, amava alla follia riprendermi dinanzi le mie compagne e mettermi in ridicolo davanti a tutte.

Il mio metro e sessanta e la mia corporatura a dir poco scheletrica facevano si che venissi presa spesso di mira da consigli del tutto indesiderati: mangiare di più e fare tanta attività fisica, così da rendermi un tantino guardabile.

A ventitrè anni il mio fisico era paragonabile a quello di una bambina di nove anni, da quel punto di vista ero sempre stata parecchio complessata. Avrei tanto voluto essere più alta e decisamente più formosa ma, a quanto sembrava, Madre Natura aveva altri piani per me.

Anche il mio viso non era proprio un opera d’arte, anzi, venivo spesso chiamata “faccia d’osso” a causa della spigolosità dei miei tratti. In mezzo a tante bellezze non sapevo proprio che ruolo avevo, ero decisamente fuori posto.

Un po’ come una pecorella nella recita scolastica che si tiene per Natale.

In effetti mi chiedevo spesso chi mi aveva fatto fare l’enorme errore di iscrivermi ad un corso di danza classica, ma ormai il danno era fatto. Ero ai livelli di una carcerata, non mi era permesso tornare indietro.

Mia madre era entrata nella famosa quanto odiosa fase del: “O mio Dio, mia figlia diventerà una ballerina di fama mondiale”, lasciare il corso l’avrebbe con molta probabilità uccisa.

Parlando francamente a me ballare non dispiaceva, anzi. Il problema sorgeva quando da me si pretendeva una perfezione impossibile da raggiungere. Il mio fisico non era di certo quello adatto ad una ballerina: gambe e braccia corte rendevano anche il più banale esercizio una tortura e un’umiliazione.

- Mi interessa eccome, invece. – replicai con voce palesemente ironica mentre ruotavo in senso circolare un braccio indolenzito. – Sto solamente aspettando il momento in cui il mio talento verrà alla luce e vi abbaglierà tutti. Tranquilla Madame, sento che è parecchio vicino. – conclusi strafottente.

Era infatti quella la mia arma: mostrarmi sempre indifferente alle loro critiche e alle loro prese in giro. Non dovevo far trasparire la minima emozione, altrimenti tutte quante avrebbero approfittato della mia debolezza per annientarmi.

- Alice, non sto scherzando. Tra poco ci saranno gli esami e se non ti dai da fare non prenderai il primo attestato. – cercò di farmi ragionare la mia insegnante di danza.

Era furba, niente da dire al riguardo. Sperava di smuovermi alludendo all’esame che si sarebbe tenuto di lì a poco, quando una commissione composta da insegnanti inglesi sarebbe venuta ad esaminarci.

Per cosa poi?

Per uno stupido attestato che non aveva il minimo valore se non accompagnato da altri sei esami. Se volevo rendermi ridicola davanti al mondo ci sarei di sicuro riuscita sostenendo tutta la serie di esami previsti dalla commissione.

Se mi ero ritrovata in quell’enorme incubo era solamente a causa di mia madre, amica di vecchia data di Madame Anne. La mia insensibile madre aveva insistito affinché andassi ad assistere ad almeno una lezione, giusto per farla contenta e per vedere come funzionava.

Ovviamente mi ero ritrovata incastrata alla grande, ma questo era più che prevedibile.

- Senta, apprezzo il suo interessamento. Ma sinceramente non è di certo su un palco a ballare che immagino la mia vita tra dieci anni. Non sprechi il suo tempo dedicandosi a me, okay? La mia presenza qui è paragonabile a quella di un soprammobile. Sostengo questo esame solamente perché rappresenta la mia liberazione da questo incubo di esperienza. –

- Se tu ti sforzassi solamente un attimo… - iniziò Madame Anne.

- Non otterresti risultati diversi da quelli che ti contraddistinguono ora. – concluse acidamente Jessica Stanley. Appoggiata alla sbarra mi osservava con un irritante ghigno sul viso, ghigno tipico di chi cerca rogne.

- Dimmi Jess, hai poi scoperto con chi se la faceva tua madre? Ho sentito che tuo padre non era poi così entusiasta di sapere di essere un grandissimo cornuto! –

Accompagnai la mia palese provocazione con il sorriso più finto che potessi metter su in quel momento.

La faccia di Jessica parve sgretolarsi, perdendo la strafottenza e sicurezza che aveva sfoggiato sino a pochi secondi prima.  Sapevo benissimo di essere stata cattiva e scorretta e sinceramente non ero affatto pentita, ero stata abbondantemente provocata.

La mia era solamente la conseguenza di un attacco subito.

- Alice Cullen! Ti sembrano cose da dire ad una compagna di corso? – strillò indignata Madame Anne, assolutamente sconvolta dalla mia uscita poco elegante.

- Si, mi sembrano cose da dire ad una compagna di corso che mi ha presa in giro e ha dimostrato il tatto e lo spirito amichevole di una tigre affetta da comportamento rabbioso. –

Jessica si dileguò in bagno nel giro di tre secondi, lasciandomi nelle mani di una più che mai incazzata insegnante. Con un battito di mani congedò il resto delle allieve, trattenendomi per una ramanzina con i fiocchi.

- Sei stata molto scortese. – iniziò la predica sedendosi in una sedia rossa accanto lo stereo, regalandomi il suo ormai famoso sguardo di rimprovero.

Sollevai il viso con uno scatto capace di palesare tutta la mia insofferenza. – Mi ha provocata, io l’ho ripagata con la stessa moneta. E ora mi scusi, ma mia madre mi sta aspettando per cena. – tentai inutilmente di svignarmela.

- Non capisco perché ti ostini a frequentare un corso che chiaramente odi. –

Mi bloccai nell’atto di afferrare la mia borsa Nike da terra, riflettendo per qualche secondo su quale era la risposta più adatta da dare. – Chissà, magari voglio dimostrare alla gente come Jessica che non sono un completo fallimento. Che se credi in qualcosa, prima o poi si avvera. Non che mi interessi frequentare questo stupido corso, sia chiaro. Lo faccio solamente perché mia madre ci tieni, altrimenti me la sarei data a gambe da un pezzo. –

Madame Anne non rispose, mi lanciò un occhiata penetrante e mi lasciò andare a casa. Ero sicura di averle appena dato una lunga serie di cose su cui riflettere durante la nottata.

- Tesoro, bentornata a casa! Com’è andata la lezione? –

La frase standard con cui mi accoglieva mia madre era sempre la stessa, ed era proiettata sempre verso la stessa direzione: la danza.

Il fatto che io tornassi sempre amareggiata e di pessimo umore non le importava, per lei il fatto che io diventassi una ballerina famosa aveva la precedenza su tutto. Stava diventando il suo sogno, non il mio.

Chissà, forse una madre non gradisce molto che una delle sue figlie sia priva d’ambizioni, ma avevo raggiunto la conclusione che se non si fanno progetti non si rimane delusi. Era solamente un modo per rimanere con i piedi per terra, per evitare cocenti delusioni e sguardi colmi di tristezza e compassione.

Se c’era una cosa che non avevo mai potuto sopportare, era di essere osservata con uno sguardo colmo di pietà.

La pietà è per i deboli, e io non mi sono mai sentita tale.

- Come al solito. – risposi con semplicità, senza fornire nessun tipo di informazione dettagliata.

Se mai mi fossi lamentata con mia madre, avrei di sicuro firmato la mia condanna. I suoi occhi grigio ferro non erano di certo il genere di occhi che ti invitavano ad una profonda e liberatoria conversazione.

Sembravano piuttosto una minaccia, un avvertimento poco velato a non fare polemica e a non causare problemi. Ormai ci avevo fatto l’abitudine, la sua presenza di madre era puramente figurale.

- Non mi sembri molto entusiasta. – azzardò poco dopo, notando il gesto seccato con cui avevo lanciato il borsone di danza a terra. Era un gesto carico d’insofferenza che ero solita ripetere ogni volta che tornavo a casa, strano che mia madre se ne fosse accorta solo in quel momento.

- Ma va’? Come mai ha raggiunto una conclusione del genere?– ironizzai.

- Ti va ti parlarne? – tentò avvicinandosi ed asciugandosi le mani nel grembiule verde pallido che aveva allacciato attorno alla vita.

Sollevai le spalle. – Che cosa vuoi che ti dica? Che odio quel corso perché sono incapace sino al midollo? Perché tutte le mie compagne sono dotate di grazia e bellezza, mentre io non possiedo nessuna delle due cose? Bene, è così: odio quel corso! – mi sfogai scattando in piedi e stringendo con forza i pugni.

Una confessione del genere era umiliante e deleteria per la mia stima personale, ma non potevo farci niente. Ero invidiosa di tutte quelle ragazze che avevano ricevuto dalla natura tutto quello che a me mancava.

- Ma stai scherzando? Sei una bellissima ragazza e di sicuro non ti mancano i movimenti aggraziati! Posso sapere a cos’è dovuto questo tuo improvviso quanto stupido complesso di inferiorità? –

- A niente mamma, a niente. – ringhiai passandole accanto a andando in camera mia. Non avevo alcuna intenzione di continuare quella stupida quanto inutile discussione. Non avrebbe portato a niente, se non a farmi perdere le staffe.

A mia madre non importava davvero che io mi sfogassi con lei, voleva solamente adempiere al suo compito di madre dell’anno. Era un po’ come quelle domande di cortesia che ci si scambia tra conoscenti, quando ci si rincontra per caso in qualche locale affollato.

Le domande sono sempre le stesse, ma a nessuno importa mai ascoltare davvero le risposte. Chissà, forse se la gente imparasse ad ascoltare con interesse chi ha davanti, a partecipare attivamente alle conversazioni, il mondo sarebbe diverso.


****

Cercai per la milionesima volta di sistemare i capelli in una crocchia per lo meno decente, ma la mia sembrava una impresa ormai impossibile: i miei capelli avevano scelto proprio il giorno del tanto sospirato esame per arruffarsi, dandomi l’ennesimo motivo per maledire ogni dettaglio della mia fisionomia.

- Fammi vedere. – sussurrò dolcemente Madame Anne nel suo immancabile completo nero. Incredibile come una ballerina della sua fama avesse visto tutti i suoi sogni andare in fumo a causa della frattura di gran parte della gamba destra.

Era in macchina con il suo ragazzo e aveva solamente ventuno anni e una brillante carriera davanti. Quando si dice destino beffardo.

Annuii semplicemente, lasciandomi andare alle sue cure. Sentii le sue mani che, abili e veloci, sistemavano i miei capelli sino a formare una crocchia impeccabile, laddove io avevo fallito miseramente.

- Grazie. – risposi leggermente imbarazzata da tutte quelle attenzioni. Un’acconciatura ben fatta non avrebbe di certo fatto la differenza, rimanevo comunque una schiappa a livelli stratosferici.

- Alice, sappi che questa è la tua occasione. Ti conosco e so per certo che tu non ti senti affatto all’altezza di questo esame, ma se permetti l’insegnante sono io. Non avrai di certo il fisico adatto a questo tipo di danza, ma possiedi una grazia inaudita e che nemmeno le più brave tra le tue compagne possiedono. I tuoi movimenti sono fluidi, delicati ma sicuri. Devi solamente credere in te stessa! –

La osservai per un attimo, passando poi in rassegna tutta la stanza. – Dov’è la telecamera? –

- Prego? – chiese perplessa dalla mia domanda.

- Sono vittima di una candid camera, vero? Lei non può pensare realmente quello che ha detto, è fisicamente impossibile! Quindi sono più che sicura di essere vittima di uno stupido scherzo! – sapevo di stare dando i numeri, eppure mi sembrava una cosa totalmente assurda che una professionista riponesse in me tutta quella fiducia, tutta quella stima.

- Vai a dare quello stramaledetto esame, scema! –

Ridacchiai dinanzi la faccia leggermente offesa di Madame Anne, evidentemente non aveva gradito la mia totale mancanza di fiducia nelle sue parole. Se mi avesse conosciuto un pochino di più avrebbe di sicuro capito che tutti quei dubbi, tutta quell’insicurezza, venivano da me.

Nessuno avrebbe mai potuto cambiare questo fatto.

- Vada alla sbarra. –

La voce dell’esaminatrice era leggermente roca, con un evidente accento inglese. Era una donna sulla cinquantina, dal naso adunco e dai capelli striati di bianco. Dietro dei sottili occhiali vi erano degli occhi azzurri penetranti ed intensi, emanavano una sorta di aura di autorevolezza e severità che spaventava.

Era palese che non era il tipo di donna che accettava prese in giro e strafottenza: voleva professionalità e serietà da tutte noi.

Feci come mi aveva chiesto, andando alla sbarra e mettendomi in posizione.

- Inizi pure con un Jetè, signorina Cullen. –

Annuii leggermente, strisciando il piede sul pavimento e alzando la gamba di circa 30-40 gradi, per poi tornare alla posizione iniziale ripetendo il movimento a ritroso. Il mio corpo, i miei movimenti, per la prima volta erano sicuri e precisi. Niente a che vedere con l’insicurezza che mi aveva sempre contraddistinta.

- Bene. – commentò prendendo appunti. – Ora faccia pure un Demi Plie. –

Piegai le gambe, stendendole lentamente e accompagnandole da un semplice Pour Des Bras.

- Potrebbe venire al centro e mostrarci qualche piroetta, signorina Cullen? –

Mi stupii leggermente ascoltando il cambio di voce: era stato un ragazzo a parlare, e che ragazzo!

Muscoloso, con delle folte onde di capelli dorati e dei penetranti occhi azzurri. Il cartellino posto dinanzi a lui diceva “Jasper Hale”. Chissà chi era, forse un insegnante della scuola?

Era chiaro che praticava danza, solo un ballerino poteva avere quella fisionomia: muscolosa ma non esagerata, possente al punto giusto.

Ero leggermente imbarazzata dalla presenza di un ragazzo così affascinante dinanzi a me, tutta un’altra cosa rispetto le vecchie e severe insegnanti che si vedevano di solito in posti del genere.

Ma era il mio esame quello, ed ero più che mai decisa a dimostrare a tutti che in fondo valevo anche io qualcosa. Avevo già permesso abbondantemente che sciocchezze come il mio aspetto fisico influissero sulla mia vita; il mio aspetto minuto non mi avrebbe più dato problemi, anzi.

Avrei usato questa mia caratteristica per realizzare movimenti quanto più fluidi e aggraziati possibile.

Okay, stavo delirando alla grande, era chiaro.

A cosa era imputabile questo mio improvviso cambio di vedute? Questa mia improvvisa determinazione e voglia di riscatto?

La risposta mi giunse nell’istante in cui mi posizionai davanti il tavolo degli esaminatori, arrossendo sotto lo sguardo attento del ragazzo biondo, Jasper.

Non volevo fare brutta figura dinanzi a lui, non volevo che un bellissimo sconosciuto mi reputasse una fallita incapace. Chissà, forse questo era il mio orgoglio femminile che dopo anni si risvegliava.

Sollevai il viso, trasudando sicurezza da ogni poro del mio corpo e iniziando ad eseguire le piroette che mi erano state richieste.

Feci esattamente come mi ero riproposta mentre mi mettevo nella posizione centrale, sfruttai il mio corpo dando vita a dei movimenti fluidi, quasi eterei.

Ero sicura che se mi fossi guardata dall’esterno avrei faticato a riconoscermi, non avevo mai ballato in quella maniera. Quando finii la vecchia arcigna riprese in mano le redini del mio esame, mettendo in ombra il ragazzo biondo.

- Puoi andare. Gli esiti ti verranno consegnati tramite la tua insegnate tra circa un mese. Avanti la prossima! – strillò poi rivolta alle mie compagne.

Mi permisi di lanciare una veloce occhiata al ragazzo, in fin dei conti quella era l’ultima volta che l’avrei visto.

- Se posso permettermi. – mi bloccò la sua voce, facendomi trasalire. – Sei molto brava. I tuoi movimenti sono unici, ti muovi con particolare fluidità e grazia. Complimenti. –

Arrossii notevolmente, chinando il capo imbarazzata. – La ringrazio. -


****

- Aliceeeee!! –

Okay, questo non era di certo il miglior modo per essere accolta a lezione, anzi. Il fatto che i polmoni di Madame Anne funzionassero a meraviglia andava tutto a discapito mio e dei miei timpani.

- Che c’è? – risposi poco cortese, lanciando a terra il mio borsone nero. Lo sapevano tutti che io e le urla non siamo mai state amiche di infanzia, anzi.

- Questa è per te. – sogghignò tendendomi una busta dall’aria ufficiosa. Tra le mani stringeva anche una bustina piccola e rosa, che però non mi diede.

- E quella? – chiesi indicandola con un cenno del capo.

- Prima apri quella di busta. Poi avrai questa. – sogghignò.

Sollevai gli occhi al cielo, rigirandomi la busta tra le mani e aprendola. Non appena presi tra le mani il foglio e lessi quello che c’era scritto, impallidii notevolmente. Okay, se quello era uno scherzo, era di sicuro di pessimo gusto.

- Beh? Non dici niente? – ridacchiò Madame Anne.

Sollevai lo sguardo dalla lettera, osservandola allibita. – Ottantasei su cento? È uno scherzo? –

- No, mia cara. Quello è proprio il risultato del tuo esame: ottantasei. – confermò, la voce che trasudava orgoglio e felicità.

- Non posso crederci. – borbottai osservando la lettera come se da un momento all’altro potesse esplodere.

- Questo è un piccolo regalo per te da parte mia. – sorrise tendendomi la bustina rosa.

Arrossii, per niente abituata a ricevere regali dalla mia insegnante. Lo aprii, trovandovi un piccolo medaglione in oro.

- Leggi quello che c’è scritto. –


- La grazia, più bella ancora che la bellezza. –


Sollevai gli occhi ormai lucidi. – La ringrazio, Madame. –

Anne sorrise. – Hai intenzione di continuare con gli esami? –

Sollevai le spalle, cercando di sviare l’attenzione dalla diga che si era appena rotta dai miei occhi. Ero commossa, altrochè. – Non lo so, prima voglio pensarci bene. –

Il ghigno che mi restituì la mia insegnante non prometteva niente di buono. – Beh, mettila così: se fai anche gli altri esami potrai rivedere quel ragazzo biondo. Com’è che si chiamava? Jasper? –

- Madame Anne! – strillai indignata, assumendo la stesso tonalità di un pomodoro maturo. Quella donna mi aveva osservata un po’ troppo per i miei gusti, non mi restava che sperare che il mio debole per l’esaminatore fosse passato inosservato a tutte le altre.

Rise apertamente, dandomi una sonora pacca sulle spalle. – Coraggio, ora basta chiacchiere! È ora di una bella lezione alla sbarra! –

Mugugnai qualcosa di non ben definito, andandole dietro e immergendomi nuovamente in quello strano mondo che è la danza.

Che fosse quella la mia strada?

Chissà. Solo il tempo l’avrebbe saputo dire.

*************


Citazione data dal giudice:

La grazia, più bella ancora che la bellezza. ( Jean de La Fontaine )

** Note dell'autrice **

Questa storia partecipa al contest "Characters & Quotes" di Only_me, classificandosi seconda a parimerito con L’orgoglio paga bene di Globulo rosso.

Voti:

Totale: 56/60.
Originalità: 10/10 → fic originale, davvero; una bella AU, cucita bene addosso al personaggio.
- Grammatica: 9/10 → qualche errore all'inizio, anche se nulla di grave.
- Forma: 10/10 → il punteggio si commenta da solo; o sbaglio?
- Caratterizzazione personaggi: 8/10 → avrei approfondito un po' di più sia Madame Anne che la madre di Alice; non so, mi sono sembrate liquidate in modo troppo sbrigativo; poche righe, ma non abbastanza efficaci da rendere sufficiente la loro caratterizzazione. Anche Alice sembra un po', come dire?, 'superficiale': cambia idea troppo spesso, passa da una cosa all'altra senza un'apparente filo logico. In ogni caso, essendo l'OOC segnalato, non ti ho penalizzata molto; nel caso la volessi modificare, prima della pubblicazione, ti consiglio di approfondire un po' gli OC che hai inserito.
- Attinenza al tema: 9.5/10 → molto buona, non c'è dubbio.
- Gradimento personale: 9.5/10 → teeeenera! Io adoro Alice, c'è poco da fare; e la tua idea di trasportarla in [C]quella[/] AU mi è piaciuta davvero molto; l'accenno a Jasper, poi.. bella![/SPOILER]

E quindi eccomi qui a pubblicare l'One Shot che ho presentato! 

Questo è stato il mio primo contest e devo dire che è stato interessante dover lavorare con una citazione, dover tirare fuori una storia da una frase data da un'altra persona;

Ho voluto "creare" una Alice diversa dalla solita spumeggiante Cullen, rendendola una normale adolescente insicura. Ho voluto sfruttare l'aspetto minuto che la Meyer descrive nei suoi libri rendendo questo, per Alice, una limitazione psicologica.

L'aspetto non conta, con la determinazione e la sicurezza in sè stessi si raggiungono traguardi mai pensati o sperati!

La piccola apparizione di Jasper è solo per puro diletto personale, non potevo non metterlo!! *__*

Vorrei ringraziare di cuore la mia sorellina adorata, Selene.

è stata lei, dopo aver affrontato in prima persona questo esame, a fornirmi i dettagli tecnici dei passi di danza!! Fosse stato per me non ne avreste trovato, state pur certi! XD

Vorrei ringraziare di cuore anche Lisa ( lulu17 cullen ) perchè è stata gentilissima a realizzarmi la bellissima copertina che vedete all'inizio!

E un ringraziamento anche alla mia cognatina Shinalia, che adoro indiscutibilmente, e uno anche alla mitica Lu' xsemprenoi, perchè con la mia cognatina formiamo il trio più pazzo e pervertito del web!! I poveri Rhage, Vishous e Zsadist ne sanno qualcosa! XD

Grazie per i consigli che, anche voi, mi avete dato!

Grazie a tutti quelli che leggeranno e sopratutto a chi mi lascerà un commentino, è la mia prima esperienza sul campo contest e mi imbarazza parecchio... non so nemmeno io perchè!! =////="

Ps: domani aggiornamento di "scommettiamo?"


   
 
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