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Autore: whitevelyn    28/07/2010    5 recensioni
Meredith e Robert. Due treni s'intercettano alla stazione di Faenza. Due sguardi si incollano. Due cuori martellano.
Ma poi un treno prosegue verso Milano, l'altro no. Direzioni opposte, ma qualcosa da non dimenticare.
Dedicato alla mia dolce LYO, che domani compie gli anni.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Scaglie d'amore.'
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Il cielo era color lapislazzulo, come uno degli sfondi mosaicati dell'era bizantina.
Uno di quelli che si sarebbero potuti osservare nella chiesa di Sant'Apollinare, Meredith questo adesso lo sapeva, mentre sul treno che da Ravenna la conduceva verso Milano, incrociava uno sguardo di un azzurro più gentile ed acquerellato.
Robert invece non ne aveva idea, mentre lei capitava nel suo sguardo.
Due vetri e forse un paio di metri ad impedire la comunicazione. Due vetri e forse un paio di metri ad impedire che si conoscessero. Ma non che s'innamorassero.
Meredith sedeva accanto al finestrino come sempre, era una fissazione maniacale la sua, quella di fare entrare negli occhi l'immagine di tutti quei panorami che qualcuno d'importante aveva disseminato in giro per il pianeta. Qualcuno d'importante diceva lei che non aveva ancora deciso se credere sul serio in Dio.
Ma nel respiro delle persone invece ci credeva. Il respiro degli esseri umani, anche di quelli che non aveva mai visto e che senz'ombra di dubbio non gli sarebbe mai accaduto di vedere.
Come per dire quelli che abitavano in qualche zona infangata dell'Africa o senza dover correre così lontano da dove si trovava in quell'istante -la piccola stazione di Faenza- quelli che con molta probabilità stavano occupando una di quelle casette di mattoni disperse in quei campi di grano giallo, che il suo treno aveva appena oltrepassato.
Il respiro secondo Meredith influiva sull'andamento delle cose. Ad esempio anche sugli spostamenti d'aria, che poi causavano quelli delle nuvole e così via, fino a dar luogo a vere e proprie precipitazioni. E le pioggie si sa possono dar luogo a catastrofi irreparabili alle volte, o far sbocciare fiori bellissimi, le altre.
Insomma tutto dipendeva da come respiravano le persone. Ma Meredith pensava cose strane troppo spesso, quando guardava fuori dai finestrini.
Robert non aveva idea neanche di questo, mentre dagli auricolari bianchi appesi alle sue orecchie i Beatles prendevano ad intonare Strawberry fields forever.
Ma anche a lui piaceva guardare fuori. I muri delle case, i panni stesi al vento, i fili d'erba, i fiumiciattoli intorbiditi dall'inquinamento, il mutamento della vita che pulsa e scorre in una sinfonia di forme e colori. Le sinfonie erano il suo forte, poichè amava suonare. Guardare fuori era infatti una fase fondamentale per il componimento, poichè amava anche comporre.
Fermo alla stazione di Faenza, il suo treno incrociò quello di Meredith.
Ironico o onirico, nemmeno il destino avrebbe saputo trovare un adatta definizione da attribuirsi, fu il fatto che i due vagoni nei quali Robert e Meredith stavano sistemati, si vennero a trovare l'uno di fronte all'altro, in maniera tanto simmetrica e corrispondente, che anche gli occhi, quelli azzurri di Robert, e quelli castani di Meredith, non poterono sfuggirsi.
Daltronde guardavano fuori loro. Vedersi era inevitabile.
Una cosa tanto strana però nemmeno Meredith sarebbe riuscita ad immaginarsela, perchè Robert aveva proprio la faccia di uno di quegli esseri umani che lei non si sarebbe mai aspettata di vedere nella vita. Più che mai aspettata, mai sognata.
Robert aveva una faccia inconsueta e bellissima. Una faccia di quelle che ti fanno cambiare espressione anche se non lo vorresti.

Robert sorrise a Meredith che sembrava stordita. Notò l'incarnato chiaro e l'ombretto iridescente. Notò anche la grazia seguita dalla linea del collo che scivolava su quella delle spalle.
Avrebbe voluto poter notare anche tutto il resto delle cose che di solito un ragazzo nota, ma Meredith era seduta e la struttura del treno celava il resto di quel corpo alla sua vista.
Si concentrò sugli occhi. Erano occhi per cui non bisognava mettersi a comporla una sinfonia. Erano occhi che ne contenevano già una tutta loro, ben precisa.
Occhi che vedevano il mondo come una giostra che gira al tempo di una musica romantica. Al tempo di una canzone d'amore.
Ed in quel momento anche a lui il mondo sembrò nient'altro che un carosello per innamorati.
Si vide regalarle una scatola di cioccolatini a forma di cuore e vide lei sorridergli.

Ed in effetti Meredith sorrise con gli zigomi un po' più rossi. Così Robert si chiese come sarebbe stato più intenso quel rossore senza quei due vetri di mezzo. Poterle fare una carezza.
E dirle che vorrei sapere tutto di te. Dove sei stata e dove stai andando. Che cosa hai visto e che cosa vedrai. Che intenzioni hai. Che cosa ci tieni in quello zainetto. Se somigli a tua madre.
Quanto arrossiresti se te lo dicessi. Quanto sei bella. Quanto ti vorrei baciare, anche se di solito prima si usa andare fuori a cena o ubriacarsi in discoteca. Quanto me ne fregherei.
Quanto ti vorrei baciare senza convenevoli, semplicemente perchè ne ho voglia, e dei luoghi comuni e del dopo, e se poi, e se invece, e se forse magari, e se, e se, e se semplicemente a me non importasse. E se ti baciassi e basta. Con una mano su una tua guancia ed una mano su una tua coscia, già pronta a salire più in alto e stringerti.
E se con te mi sentissi libero di essere semplicemente un ragazzo e tu con me ti sentissi libera di essere semplicemente una ragazza, e visto che arrossisci, e visto che fare l'amore è meglio che non farlo, non avresti voglia di dirmi semplicemente sì? Ti direi tutto di me se il respiro me lo consentisse.

Intanto Meredith sentì un tremore sotto il suo sedile e con angoscia comprese che il suo treno stava per rimettersi in marcia. Inspiegabilmente si ritrovò a dover trattenere un fiotto di lacrime acide quanto un veleno, dietro la soglia della rima cigliare. Non era il caso di piangere e lei lo sapeva.
Lo sapeva che certi esseri umani non erano fatti per essere visti.
Se certi esseri umani non devono vedersi e poi invece succede, non si sa perchè e non si sa come, poi la vita è tutta da rifare daccapo.
Fu questo ciò che Meredith pensò, perchè d'un tratto non ricordò dov'era diretta e quando le venne in mente non ricordò però per quale motivo.
Non ricordò perchè avrebbe dovuto volere andare a Milano. Non ricordò per quale ragione le era sembrata interessante l'idea di quell'interrail italiano.
Non ricordò che cosa avrebbe voluto farne della sua vita.
Perciò la soluzione sarebbe stata, fosse stato possibile, ricominciarla dall'inizio. Fare in modo di compiere scelte che nella loro inconsapevolezza avrebbero potuto permetterle di rivederlo, senza poi dover trattenere lacrime acide quanto un veleno e doversi sentire immersa fino al collo in un'esistenza sbagliata.

Rapidamente, smise di pensare, ed affidò l'andamento delle cose ad un respiro, che col suo vapore condensò la superficie del finestrino. Robert alzò le sopracciglia aggrottando la fronte.
Col dito indice Meredith scrisse I love you sulla condensa e lui appoggiò la fronte contro il vetro, con aria distrutta.
Quando rialzò lo sguardo lei aveva posato entrambi i palmi delle mani al finestrino e schiacciando il naso contro il vetro gli stampò sopra un bacio che avrebbe avuto un sapore triste ma dolce. Robert scosse la testa sorridendole e passandosi una mano tra i capelli come faceva sempre quando non c'era altro che si potesse fare.
Il treno di Meredith fischiò come un gabbiano colpito da un proiettile, un gabbiano che lo sa che sta per morire.
Robert si portò le mani davanti agli occhi e finse di scattarle una fotografia, la vide ridere e scansarsi qualche lacrima dagli zigomi, mentre il treno la portava via.
Quella fotografia nella sua mente non avrebbe mai smesso di bruciare e di fargli sentire sempre la musica di un carosello ogni volta che c'avrebbe ripensato.
Clic, lui si disse. E il treno di Meredith non c'era più, lasciandogli ammirare uno sterminato campo di fragole.

ANGOLINO DELL'AUTRICE
LYO dolce scintilla, questo è il mio regalo per te, che domani compi gli anni. Lo so che non è un granchè, ma come si dice è il pensiero quel che conta, e mi sento anche un po' in colpa perchè avrei dovuto scriverti qualcosa di più allegro, qualcosa che contemplasse un lieto fine, ma lo sai.. è molto dura per me in questi giorni riuscirci. Ho scritto solo per te, ma ho comunque dovuto seguire l'ispirazione di un momento che non è tra i più rosei. Domani finalmente ci vedremo e la mia idea iniziale era quella di stampare questa storiella e di consegnartela di persona, ma io ancora mi vergogno ad essere presente mentre vengono lette le mie creazioni (chiamiamole così -.-)perciò alla fine ho pensato che mi sarei sentita più a mio agio così, pubblicando su EFP che è un po' il nostro nido ormai. Il mondo dentro il quale ci siamo trovate. <3
Ti mando un bacio e non vedo l'ora di vederti domani!
Saluto anche la KAT, l'Annina, la Rice, la Dod, Human, Summer, la Romy, insomma tutte le mie lettrici più o meno accanite, non ha importanza, tutte vi meritate il mio saluto.<3
Spero che questo brevissimo scorcio di vita vi abbia un po' emozionate, anche se probabilmente non esistono campi di fragole a Faenza, e Robert non è ritratto in qualità dell'attore famoso che è. Bacioni!
  
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