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Autore: ChopSuey    29/07/2010    1 recensioni
Per questo motivo si dibatteva ancora nello stesso problema che aveva analizzato da ogni angolo da aprile, cioè da sei mesi buoni. E in tutto quel tempo non aveva trovato nessuna soluzione. Forse perché non ne esisteva alcuna. Doveva rassegnarsi. Si era innamorata di Lord Voldemort.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LOVE IS A DANGEROUS THING


Autore: ChopSuey


Disclaimer: vi stupirà sapere che no, Voldemort, i Mangamorte e tutto il mondo di Harry Potter NON è di mia invenzione... Purtroppo J.K. Rowling è arrivata prima di me, maledetta! (L) Però Clarissima e Gab sono miei, miei, miei!


Le note dell'autrice (che brivido dirlo!) alla fine, per ora sotto con la storia! :3


- Domani sera entreremo in azione. Confido nel fatto che ognuno di voi sappia esattamente cosa fare. Non credo sia necessario, miei fedeli Mangiamorte, spiegarvi cosa succederà a chi mi deluderà… - finì Voldemort in un sibilo secco.

 

Clarissa aveva perfettamente interiorizzato il piano. Uno non poteva perdersi in fantasie mentre il Signore Oscuro parlava, a meno che non desiderasse provare sulla sua pelle una delle Cruciatus più devastanti che esistessero, certo. Dato che però solitamente il Mangiamorte medio stava benissimo senza nervi torturati e spasmi muscolari, il numero dei sognatori ad occhi aperti rasentava lo zero.

 

Ah, erano finiti i bei tempi di Hogwarts, quando la ragazza passava le lezioni scarabocchiando sui lati delle pergamene i suoi progetti per le barriere magiche nei migliori dei casi e pensando a come conquistare il giocatore di quidditch di turno nei peggiori (che erano in numero maggiore, a pensarci bene…)!

 

Ciononostante Clarissa non aveva potuto fare a meno di osservare come la tunica fasciasse bene il corpo dell’Oscuro, quel giorno, e di come ogni suo movimento fosse pieno di grazia e potenza.

Non fosse stato per il fatto che odiava i dolci – a causa di una brutta indigestione da piccola, quando aveva imbrogliato gli elfi domestici delle cucine e si era fagocitata metà dei dolciumi presenti nelle credenze ­–, avrebbe giurato di aver ingoiato tutti i prodotti di Mielandia.

Merlino, che considerazioni disgustosamente zuccherose e, a dire il vero, anche parecchio insensate che stava facendo!

 

Si inchinò automaticamente quando Voldemort dichiarò chiusa la riunione, seguendo l’esempio di chi le stava attorno.

Si preparò ad uscire per ritornare a casa a ripassare un’ultima volta le rune solitamente più efficaci per disattivare le barriere (non che ne avesse bisogno, ovviamente. Lei sapeva tutto delle barriere. E poi i babbanofili di Ministero e Ordine non è che fossero particolarmente abili nell’erigerle…), quando si sentì chiamare:

 

- Signorina Deepwater, ancora un attimo, per favore. -.

 

Diceva sempre così, “signorina Deepwater”. Per non confonderla con sua madre, quella grandissima stronza. E membro della cerchia di servitori più vicina a Voldemort, ovviamente. Chissà quante volte aveva provato a farselo, pensò Clarissa con un brivido.

 

Brivido che si ripeté quando la ragazza si rese pienamente conto che il Signore Oscuro le aveva appena ordinato di fermarsi nella sala. Il fatto che avesse concluso la frase con “per favore” infatti non doveva indurre a pensare che si trattasse di una gentile richiesta,  in quanto si trattava di un fine espediente per rendere la frase più musicale e completa.

Lord Voldemort non chiedeva: pretendeva. E tutti erano più che disposti ad obbedire ai suoi voleri (sempre per l’istinto di conservazione del Mangiamorte medio, quello che non ama provare incantesimi strazianti sulla propria pelle).

 

Clarissa si bloccò come se fosse stata colpita da un Petrificus Totalus e si voltò lentamente, offrendo un perfetto esempio dei movimenti di un automa.

Cosa poteva volere il suo Signore da lei?

Che si fosse accorto dei suoi pensieri?

La ragazza sgranò gli occhi e la bocca le si storse in una smorfia di orrore.

 

Cosa le avrebbe fatto ora, oltre a spezzarle il cuore? Quale tormento molto più terreno le sarebbe toccato? Clarissa sperava di essere almeno abbastanza necessaria alla missione del giorno dopo da non venire colpita con un incantesimo fatale.

 

- Non essere così agitata. Non hai fatto niente che vada contro ai miei ordini, o sbaglio? – si informò Voldemort con un ghigno in volto e un’espressione seria negli occhi, ricorrendo agilmente alla seconda persona singolare. Non per amicizia o affetto, chiaramente. Semplicemente per porre l’accento su chi reggeva le redini del gioco.

 

Oh, perfetto! Lo stava anche rendendo sospetto! Magnifico! Ma quanto era stupida?

 

- Certo che no, mio Signore! – riuscì a dire la ragazza, dopo un breve ma intenso training autogeno mentale finalizzato a non balbettare la risposta.

 

- Bene. La mia domanda è molto semplice: in caso di attacco nemico, riusciresti a creare uno scudo impermeabile agli attacchi esterni ma che gli incantesimi degli altri Mangiamorte possano attraversare? – .

 

Clarissa soffocò l’istinto di urlare “Ma certo! Per chi mi prende?” sul nascere.

 

Innanzitutto perché non era proprio sicura di riuscirci, anche se la sua mente stava già cominciando a macinare complicati calcoli di aritmanzia passando al contempo in rassegna le rune più adatte alle scopo. C’erano troppe variabili: per quanto tempo doveva resistere, quanti maghi doveva difendere, quanti nemici, e quindi quale potenza d’attacco, si dovevano fronteggiare… Aveva bisogno di più dettagli.

 

Per riscuotersi dai suoi ragionamenti la ragazza alzò lo sguardo e si sorprese a fissare il suo signore negli occhi.

 

“Cosa sto facendo? Clarissa, datti una svegliata, questo ti ammazza! Una cosa così irrispettosa!”.

 

Mentre pensieri sempre più cupi e che avevano come protagonista la sua morte in più di una cruenta maniera si rincorrevano nel suo cervello, la ragazza chinò nuovamente il capo.

 

- E’ possibile, ma necessito di più informazioni. Quanti maghi devono restare dentro la barriera? Quanti si prevede siano gli attaccanti? C’è un limite minimo di tempo in cui lo scudo deve essere attivo? – si informò, cercando di apparire professionale.

Dopotutto, quello era il suo campo, ciò che sapeva fare anche ad occhi chiusi, il più delle volte.

Ecco, sarebbe stato bello se Clarissa avesse potuto chiudere le palpebre anche in quel momento, per non rischiare di perdersi ancora in occhi color sangue che avrebbero sconvolto gli uomini più coraggiosi, e che in effetti sconvolgevano anche lei, seppur per tutt’altri motivi.

 

- Cinque maghi dentro, sei al massimo all’esterno. Ma ho bisogno che la barriera possa fronteggiare anche un attacco di dieci persone, per una durata massima di otto minuti. - spiegò Voldemort laconicamente.

 

- Mmmmhhh… - mugolò Clarissa per dimostrare che aveva capito, prima di rendersi ancora conto di quanto questo potesse essere maleducato e riprendendosi subito con un: - Ho capito, mio Signore. Per quando le serve questa barriera? - . Clarissa sperava di avere almeno cinque giorni a disposizione, voleva sperimentare un po’ prima di buttarsi in una missione. Il minimo errore poteva essere fatale nel suo mestiere.

 

- Tra un mese. – offrì l’uomo.

 

“Grazie Merlino! E anche tu, Morgana! Vi amo!”, festeggiò Clarissa mentalmente. Non ci sarebbe stato nessun problema! In un mese poteva erigerne cinque di barriere! Forse.

 

- Ogni settimana dovrai mostrarmi i tuoi progressi. Ogni cosa deve essere perfetta… - cominciò Voldemort, concludendo la frase con una nota minacciosa.

 

– Puoi ritirarti, ora. – disse infine.

 

La ragazza si inchinò nuovamente e baciò il lembo della tunica del suo signore, sforzandosi di non pensare a quante pratiche BDMS una relazione con l’Oscuro dovesse comprendere.

 

Finalmente mise piede fuori dalla sala, portandosi le mani alle guance e sentendo con i palmi quanto la sua pelle scottasse. Doveva essere rossissima, il Signore Oscurò sicuramente aveva pensato che sarebbe stata vittima di un’autocombustione entro pochi secondi, per questo aveva brutalmente terminato la loro conversazione.

O, più probabilmente, non riteneva utile portare avanti una discussione più a lungo del necessario solo per fissare i suoi occhioni verdi (con screziature che i più romantici avrebbero definito dorate, ma che erano in verità di un giallognolo malsano) e i suoi capelli biondi (nascosti dal cappuccio della mangiamortesca divisa).

 

Sentendosi depressa, Clarissa si avviò verso il suo laboratorio.

Almeno il nuovo incarico aveva un vantaggio: le avrebbe dato qualcosa di diverso dalla prestanza fisica dell’Oscuro su cui concentrarsi.



A/N: la storia comincia a svilupparsi e Clarissa ha osservato più da vicino l'oggetto del suo interesse/passione/amore/ossessione... Come si evolveranno le cose? riuscirà a creare una barriera come vuole l'Oscuro? E, ancor più, lui si accorgerà di quello che prova la ragazza?

Mwahahahah, lo scoprirete nel prossimo capitolo (più o meno...)! xD


Un grandissimo ringraziamento a Nanerottola, che ha commentato! ♥ Grazie mille! (inchin inchin)

Sono felice che Clarissa ti sia simpatica! E per rassicurarti ti dico che ho già scritto anche parte dei capitoli successivi, per non avere ritardi enormi nel postare la storia (prevedo un capitolo alla settimana, salvo strani ed imprevisti impegni! ;) )


Grazie mille anche ai lettori anonimi, anche se, dato che sono un'insicura cronica, vi prego di lasciarmi qualche recensione, altrimenti non capisco se la storia piace o meno e cosa sto sbagliando/facendo bene! xD


L<3ve


ChopSuey

 

 

  
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