Ecco
un’altra fanfiction!
La
prima l’ho temporaneamente sospesa perché mi sento
molto ispirata per questa!
Mi
piacerebbe sapere voi cosa ne pensate, leggere
i vostri commenti, suggerimenti e anche critiche!
Prima
di iniziare voglio ringraziare Don Merlo per
i suoi preziosi consigli di scrittura!
Detto
ciò,
BUONA LETTURA!
L’atmosfera
natalizia ad Hogwarts è sempre stata indefinibile ed
inconfondibile: abeti
decorati, stelle che illuminano tutti i corridoi e le aule, la Sala
comune di
Grifondoro ornata di vischio e scintille rosse e dorate.
Seppur così decorata, Hogwarts ha mantenuto sempre la sua
sobrietà, che le
conferisce il primato di posto perfetto in cui trascorrere le vacanze
natalizie.
L’atmosfera è sempre gioiosa, piena di
serenità, e in particolare quella sera
di cui vi sto per parlare, i ragazzi sembravano animati da una
felicità
innaturale, soprattutto quei tre ragazzi indivisibili da sei anni, che
quella
sera del 24 Dicembre si trovavano nella Sala Grande semivuota.
Noi
alunni abbiamo la possibilità di scegliere
se trascorrere il periodo festivo a casa o al castello, e per quanto mi
riguarda, non sono mai tornata dalla mia famiglia, perché il
calore di queste
secolari mura mi ha sempre invitato a non abbandonarle!
Mi compiacevo di
restare al calduccio
tra quelle pietre quando vedevo ragazzi salutare i loro amici con il
bagaglio
in mano, pronti ad affrontare la tempesta di neve che puntualmente il
20
Dicembre imperversava sul castello, dando così inizio alle
tanto attese vacanze
natalizie. Sembrava davvero un appuntamento improrogabile quello con la
bufera
di neve, e ora avverto, con una leggera stretta al cuore, che non mi
sono mai
sentita più a casa come ad Hogwarts.
Non
perché io non ami la mia vita, la mia
famiglia, la mia calda ed accogliente dimora!
Però l’atmosfera di convivialità e
condivisione che si percepisce in quel
castello lascia un’impronta indelebile dentro di te.
Lì vivevo con i miei cari amici ventiquattro ore su
ventiquattro, ma soprattutto
potevo vedere lui: quel ragazzo che mi ha fatto battere il cuore
dall’età di 10
anni, quando alla stazione di King’s Cross si è
avvicinato timidamente a mia
madre chiedendole dove fosse il binario 9 e ¾.
Il ragazzo in
questione è Harry Potter.
Penso che abbiate
capito quindi chi è che vi sta parlando.
Sono Ginevra
Weasley, ultima ed unica figlia femmina della numerosa famiglia Weasley.
Capelli rossi, occhi verdi, qualche lentiggine sul viso: segni
inconfondibili
di cui sono sempre andata fiera, anche quando ero presa di mira dagli
attacchi
dei Serpeverde per la mia famiglia.
Ma questa è
un’altra storia.
Era
una serata davvero particolare quella,
perché , a mio avviso, quel 24 Dicembre ha avuto inizio
tutto.
Nonostante
Ron fosse mio fratello, non ho mai
trascorso molto tempo insieme al suo trio: quei tre sono stati sempre
legati da
un particolare e complicato vincolo che ancora oggi, a 19 anni dalla
fine del
loro settimo anno, non saprei spiegare: un legame più
profondo dell’amicizia,
oserei dire più intenso anche dell’amore:
è come se la loro anima sia divisa in
tre parti e insieme si completino a vicenda.
Lo percepivo
quando ancora non ero studentessa ad Hogwarts, dalle lettere che Ron mi
mandava
durante il suo primo anno: era entusiasta, dalle sue parole traspariva
il suo
sentirsi realizzato e fortunato, perché capiva di aver
finalmente trovato il
suo posto e di essere veramente importante per qualcuno.
Da quando sono
arrivata, ho capito che sarebbe stato impossibile dividere quei tre,
che
avevano costruito attorno a loro una sorta di bolla che li rendeva
immuni agli
attacchi esterni: si difendevano vicendevolmente contro tutto e contro
tutti,
si spalleggiavano, e anche quando ricercavano il contatto con altre
persone,
dopo un po’ avevano bisogno di ritrovarsi da soli loro tre
per riacquisire la
propria dimensione: pur non volendo, dipendevano dalla loro amicizia! e
questo
rapporto, nonostante gli anni e le avventure che si siano susseguite,
non è mai
cambiato.
Anche io ho sempre
desiderato vivere un’amicizia simile, ma a me è
toccato un destino diverso.
Ma ritorniamo a
quella sera!
Pur non avendomelo mai detto esplicitamente, capivo che a Ron piaceva
Hermione
e, nonostante a malincuore, sapevo che questo interesse era condiviso
anche da
Harry.
Di Hermione non ho mai capito molto: al quinto anno mi ha rivelato di
aver dato
il primo bacio a Krum, ma per il resto non mi ha detto
nient’altro; eppure
potevo intuire che ricambiava l’interesse per Harry.
È stata sempre molto schiva nel dichiarare i suoi sentimenti
alle persone:
forse perché non li capiva lei stessa fino in fondo, o forse
perché temeva di
rovinare la sua amicizia con Harry e Ron.
Sta di fatto che
quella sera loro erano seduti vicini al tavolo di Grifondoro nella Sala
Grande
e io ero distante un paio di posti ad osservare silenziosamente la
scena,
com’era capitato anche altre volte: Hermione stava leggendo,
Harry e Ron
giocavano a scacchi magici.
All’improvviso, non so se volontariamente o inconsciamente,
lei alzò lo sguardo
e lo fissò su un punto al di là della testa di
Ron, e arrossì leggermente.
Cosa diavolo era successo di così eclatante da far arrossire
Hermione?
Seguii con gli occhi il suo sguardo e mi apparve una scena che aveva
dell’incredibile: Draco Malfoy, seduto al tavolo dei
Serpeverde, intento in
vere e proprie acrobazie ginniche con una morettina.
Fin qui, niente di
speciale.
La cosa davvero sorprendente era il suo sguardo: letteralmente
incatenato a
quello di Hermione!
Possibile che non
avevo capito niente per cinque anni?
NOTE
DELL’AUTRICE:
Ho
modificato il
mio nickname da “Miss Cip” a “Miss
Woland”!