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Autore: eleanor89    03/08/2010    12 recensioni
Raccolta che tratta della famiglia Weasley: le reazioni alla morte di Sirius, a Ginny rinchiusa nella camera, a Ron che parte al settimo anno... Tanti momenti dal punto di vista dei non-protagonisti; se siete persone curiose/morbose e volete leggere della sofferenza delle persone che non possono aiutare chi amano o della dura lotta di coloro che non sono popolari quanto Harry Potter nel mondo magico ma altrettanto coraggiosi, questa è la storia per voi.
Salvando Ginny: "Neville alzò gli occhi dalla propria colazione soltanto quando sentì Seamus imprecare e ne seguì lo sguardo all'istante: Ginny stava arrivando ed era in condizioni pietose. Più di una testa seguì il suo passaggio mentre si sedeva con aria traballante su una sedia, i capelli rossi che sfuggivano dal laccio per capelli, la divisa scomposta e un grosso graffio su una guancia, sotto un occhio che si stava gonfiando.
«Gi-»
«Mangia.» disse soltanto lei in un sibilo, con gli occhi che correva per la tavola Gryffindor verso il tavolo degli insegnanti. Neville infilò subito un boccone in bocca per evitare di cominciare a urlare e si guardò attorno: Crabbe, Goyle e Alecto stavano entrando in quel momento dal portone con aria disgustosamente soddisfatta. Dall'altro lato, dov'erano seduti gli insegnanti, Neville che era abbastanza vicino poté notare che tutti avevano smesso di mangiare escluso Amycus; Snape sembrava stranamente pallido e la McGonagall fece per alzarsi, ma grazie a Merlino, Slughorn e la Sprout la fermarono per un braccio. Ci doveva essere stato uno scambio di sguardi tra lei e Ginny perché la professoressa era livida ma si era immobilizzata e Ginny ancora guardava verso il loro tavolo.
«Pozioni è tra un'ora.» disse Lavanda Brown in tono falsamente tranquillo, giocherellando col cibo senza mangiarlo. «Sta arrivando un gufo, Ginny.» aggiunse, abbassando la voce.
"
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Hocrux




«Non tornerò a Hogwarts quest'anno.»
I signori Weasley erano seduti sul letto che era appartenuto a Percy, davanti a quello di Ron, e guardavano il figlio minore con la stessa espressione stupefatta.
«Come, scusa?» domandò la signora Weasley, certa di aver capito male.
«Dumbledore ha lasciato qualcosa da fare a Harry, una missione. È molto, molto importante e io lo accompagnerò.»
«Quale missione?» domandò allora sua madre in tono brusco, «E non pensare di potertene andare a zonzo invece che a scuola, signorino, io...»
«Non è a zonzo. Abbiamo... Harry deve fare ciò che il preside gli ha detto prima di morire.» spiegò Ron, «Non so i dettagli, anche se li sapessi non è un mio diritto dirteli...» sapeva di aver sbagliato nel momento in cui lo aveva detto, perchè il viso già rosso di sua madre ora sembrava sul punto di esplodere.
«Diritto? Mi stai dicendo che lascerai perdere la tua istruzione per qualcosa di POTENZIALMENTE MORTALE E NON È NEI MIEI DIRITTI SAPERE DI COSA SI TRATTA?»
«Ron, per favore, dicci almeno cosa ha detto Dumbledore.» tentò il padre.
«Mi dispiace, ma Dumbledore ha ordinato a Harry di non parlarne con nessuno.» disse lui, sentendosi in colpa alla vista delle lacrime negli occhi di sua madre.
«Ma certo, Dumbledore ordina e Harry deve accorrere! Vuole che il piccolo Harry faccia la sua stessa fine?»
«Molly!» trasalì il signor Weasley e lei si portò una mano alle labbra.
Ron sospirò.
«Mamma, Harry non è più un bambino e neppure io.»
«Io non... Non posso proibire nulla a Harry, ma a te sì. Tu non lascerai Hogwarts.» decretò lei, alzandosi in piedi.
«Mamma.» la chiamò Ron, per una volta senza neppure spazientirsi. Fu questo a fermarla, visto il carattere infiammabile del figlio e le sue solite risposte brusche, «Harry non è solo il mio migliore amico. Ha salvato Ginny. Ha salvato me un sacco di volte. Pensi davvero che lo lascerò andare da solo?»
«Ma andare dove!» gridò lei, esasperata.
«Non lo so, ma non sarà certo questo a fermarmi.» replicò Ron, notando poi l'espressione del padre che per un momento si era fatta fiera e raddrizzandosi, «Non vi sto chiedendo il permesso, visto solo avvisando che me ne andrò con lui.»
Il viso della madre si contrasse in una smorfia: «Sciocchezze.»

«FRED, GEORGE, PIANTATELA DI SMATERIALIZZARVI E FATE LE SCALE!» urlò la signora Weasley, che aveva quasi fatto cadere tutto ciò che aveva in mano.
«E se cadessimo?» inorridì Fred.
«E se ci cadesse qualche preziosissimo oggetto fragile? Il matrimonio sarebbe rovinato!» esclamò George.
«Ragazzi, non torturate vostra madre.» li richiamò il padre, cercando di non ridere alle identiche espressioni adorabilmente ammiccanti dei gemelli. Non importava quanti anni avessero, riuscivano sempre a incantarlo.
«Se mi rovinate il matrimonio vi uccido. Non voglio ricominciare da capo.» rise Bill.
«Mamma, dove devo mettere le tovaglie vecchie?» domandò Ginny. La sua voce era nasale e gli occhi arrossati e tutti gli occhi dei maschi Weasley si fermarono su di lei. Sua madre invece le sorrise per un momento e poi tornò a raccogliere gli oggetti da terra.
«Portali in soffitta, tesoro.»
«Ma cos'ha?» sussurrò Bill e Fred e George scossero la testa con la stessa anomala aria di seria preoccupazione.
«Piange sempre da quando è tornata da scuola.»
«Non davanti a noi, ma ha sempre gli occhi rossi.»
«Pensavamo fosse per Dumbledore.»
«Ma ora non ne siamo più sicuri.»
«Cosa stai facendo con quelle?» domandò all'improvviso Ginny, allarmata, e tutti si voltarono a guardarla. Era a metà delle scale e stava lentamente tornando di sotto, dove stava Ron con una scatola tra le braccia.
«Ma niente.» borbottò lui.
«Ma quella è la divisa!» ribatté lei con voce stridula, indicando la stoffa che emergeva dalla scatola.
«Dove credi di portarla?» domandò freddamente sua madre.
«Di sopra.» rispose Ron, «Insieme alle altre mie cose.»
«Riportala immediatamente in camera tua, ti servirà quest'anno!»
Fred ridacchiò nervosamente, senza sapere di cosa esattamente avesse paura in quel momento, se non della mano di Ginny che tremava mentre ancora puntava alla scatola, «Che c'è, essere Prefetto ti ha dato alla testa e vuoi una nuova divisa?»
Ron lo ignorò: «Non torno a Hogwarts quest'anno.»
«Tu che cosa?» fece Bill, stupefatto.
«Lo sapevo!» tuonò Ginny, scendendo in gradini di corsa e colpendolo con una serie di pugni alla spalla. Ron lasciò cadere la scala e tentò di bloccarla per i polsi senza troppa convinzione; «Harry...» disse lei, bloccandosi guardandolo con rabbia, «Non tornerà neanche lui... vero?»
«No.» sussurrò lui.
«Arthur, gentilmente, porta la scatola di Ron al suo posto in camera sua.» disse sbrigativamente la signora Weasley, come se non fosse accaduto nulla, «Fred, George, voglio che sistemiate il giardino. Bill, va' a vedere se Fleur ha bisogno di qualcosa. Ginny, tu puoi fare una pausa.»
«Sto io con Ginny.» disse Ron, lanciando un'occhiata ai fratelli che prometteva spiegazioni e abbracciandola prima che lei potesse colpirlo ancora.

«Che diavolo è preso a Ginny? E dove staresti andando tu?» sbottò Bill, già abbastanza isterico per i preparativi senza bisogno di ulteriori aiuti esterni.
Erano in camera di Ron ed era notte, appena dopo cena, quindi la signora Weasley stava ancora sparecchiando e non li avrebbe disturbati.
«Ginny ve lo dirà di persona se vorrà.» rispose Ron con una voce ferma che non riconobbero come sua, «Per quanto mi riguarda io, Harry ed Hermione abbiamo una missione che ci ha affidato Dumbledore stesso prima di morire. L'ha affidata a Harry ma noi lo accompagneremo, ovviamente.»
«Ovviamente.» ripeté Bill, poco convinto.
«Dai, Bill, hai sempre saputo che sia che io facessi parte dell'Ordine o che non ne facessi parte prima o poi avrei seguito Harry per aiutarlo...»
«La mamma ti ucciderà prima di permettertelo.» fece presente Fred.
«E se è una missione segreta ti servirà una copertura.» aggiunse George.
«Nessuno ha intenzione di provare a farlo desistere?» chiese Bill.
«E perché? Per una volta sono fiero che Ron sia mio fratello!»
«Sì, anche io!»
Ron si illuminò.
«Siete dalla mia parte?»
«C'è da chiederlo?» domandò George, entusiasta, «Noi stavamo pensando di fare qualcosa per l'Ordine ma non siamo ancora sicuri... Qualcosa che non farà venire un infarto a mamma, tranquillo.» aggiunse, rivolto al fratello maggiore che già lo scrutava torvo.
«Infatti, non dimenticatevi della mamma.» convenne Bill, «Dov'è che dovreste esattamente andare, Ron?»
«Non lo so.» rispose lui, un po' meno felice, «Non sappiamo quasi nulla. Ma Harry ha bisogno di noi.»
«Tu sai che Harry mi piace... Ma non credi che dovrebbe essere qualcun altro ad accompagnarlo?» tentò Bill, sperando di suonare ragionevole.
«Lui ha salvato Ginny dalla Camera dei Segreti. Non avete idea di come fosse lì sotto e di come fosse ridotto dopo... Glielo devo.» ripeté Ron come aveva fatto con la madre.
«Come se fosse per questo.» ridacchiò Fred, dandogli una pacca sulla spalla, «È che è il tuo migliore amico e tu sei un Gryffindor, 
Ronnie
Ron quasi sorrise, fino al nomignolo finale.
«C'è un problema però... La nostra famiglia potrebbe essere in pericolo se tutti sapessero che sei con Harry, e sarà scontato non trovandoti a Hogwarts.» si intromise Bill, «Devi trovare un alibi.»
«Bill?» chiamò la madre dal piano di sotto.
«E io devo andare. Pensateci e fatemi sapere.»
Fred e George risposero con il saluto militare babbano, sbagliando come sempre mano, e Ron annuì sentendo una strana stretta al cuore: ci aveva pensato bene dopo l'iniziale offerta di seguire Harry ovunque, quella era scaturita dal cuore, e sapeva che avrebbe ferito sua madre e anche Ginny, che si sarebbe ritrovata da sola in una Hogwarts senza Dumbledore, ma non aveva avuto il coraggio neppure di immaginare uno scenario in cui tutta la famiglia era in pericolo a causa sua.
Sperò con tutto il cuore che il viaggio con Harry fosse una cosa veloce, del resto Harry doveva avere indicazioni precise sugli Horcrux che non aveva avuto il tempo di dar loro, in modo da tornare subito a casa ed evitar loro problemi.

«Il ghoul?» ripeté Fred, incredulo, «Papà, come ti è saltato in testa? È... geniale!»
«La spruzzolosi... Nessuno si avvicinerà a Ron...» stava dicendo anche George, estasiato, «Papà, non è che per caso non ci hai detto qualcosa dei tuoi anni a Hogwarts? Ci sei arrivato troppo in fretta per essere stato un bravo ragazzo...»
«Ero un bravo studente.» disse subito lui, con le orecchie che però diventavano rosse; Ron scoppiò a ridere, pur sentendo ancora una volta la malinconia in quello scherzare quotidiano.
«Ci credo poco.» commentò, «Grazie.» aggiunse.
Il padre gli arruffò i capelli affettuosamente, «Tutto quello di cui hai bisogno.»
«Mettetegli il pigiama di Ron.» disse Ginny, affacciandosi alla porta. Era pallida, ma non sembrava aver pianto, «Per sicurezza.»
Fred e George si illuminarono alla sua vista, mentre Ron abbassava lo sguardo.

«Bill è andato a prendere la sua bella.» annunciò Fred, lanciando un cuscino a George, «Questo mettilo a posto o mamma ci uccide. Ron, quando arriva la tua?»
«La mia cosa?» domandò lui distrattamente, con lo sguardo perso alla finestra.
«La tua bella, ovviamente! Hermy-oh-ninny.»
Ron si voltò di scatto, indignato: «Fred, piantala!»
«Non sono Fred, sono George.»
«Ehi, non ci provare.» rise George, «Poi se la prende con me.»
«E da quando hai paura del nostro 
Ronnie Prefetto?»
«Da quando è diventato un eroe viaggiatore!» rise ancora lui.
«Oh sì, l'anima di Godric lo sta possedendo! Ave a Ron, fedele vassallo di Harry Potter!»
«Colui che non temeva le ire di Molly Weasley!»
Ron ridacchiò: per una volta anche facendo i buffoni non lo stavano mettendo a disagio. In fondo sapeva che i gemelli gli invidiavano il viaggio, pensando a chissà quali avventure, mentre lui per una volta sarebbe voluto restare a casa, ovviamente con Harry e Hermione.
Non sapeva da dove venisse tutta quell'amarezza, ma aveva la sensazione che qualcosa sarebbe andato storto.
«Ehi, guardate che dovete tenere d'occhio Ginny. Sarà da sola a scuola e dovreste scriverle più che potete.» osservò, andando a rubare una fetta di bacon dal piatto di Fred, «E anche dopo, perché è diventata brava a far finta di niente e bisogna torturarla per farla parlare. Però fatelo voi, siete voi i suoi preferiti, qualunque cosa dica. Beh, a parte Bill, ma Bill sarà occupato con la sua vita da sposato... Che c'è?» domandò, improvvisamente preoccupato dall'eccessivo silenzio e soprattutto dalle espressioni dei fratelli.
«Ma quanto conti di star via?» domandò Fred con voce stranamente quieta.
«Non lo so.» rispose, rilassandosi, «Ve l'ho già detto. Ma nel caso duri molto o io non-» raggelò, rendendosi conto di cosa stava per dire, e mise giù la forchetta. Gli era completamente passata la fame.
Lo sapeva, lo sapeva da anni che avrebbe seguito Harry. Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento di schierarsi apertamente e di combattere in prima linea, del resto era dal primo anno che sfioravano la morte; ma questa volta era diverso, questa volta non l'avrebbero soltanto sfiorata, l'avrebbero corteggiata e sfidata. E lui sapeva come sarebbe potuta finire, ma non poteva dirlo, non poteva ammetterlo ad alta voce, e soprattutto non voleva vedere l'espressione dei suoi fratelli se avesse pronunciato quelle parole, specialmente quelle di Fred e George, che per quanto lo riguardava sarebbero dovuti restare scherzosi come se si trattasse di una scampagnata.
Sentì soltanto vagamente la voce di sua madre dal giardino, stava dicendo a qualcuno di entrare, e intanto osservava la forchetta, ignorando le espressioni confuse dei gemelli.
«Hermione!» esclamò infine George, costernato. Ron si voltò immediatamente e la vide arrivare con due bagagli e l'aria stravolta. Le guance erano ancora rigate di lacrime e lei era arruffata come dopo una corsa sebbene fosse chiaro che si fosse smaterializzata. La signora Weasley non doveva averla chiaramente vista da vicino, occupata com'era nel sistemare il cortile.
«Che succede?» domandò anche Fred, raggiungendola insieme a Ron, che l'abbracciò mentre lei lasciava cadere le sue valigie e si stringeva a lui come se non ci fosse un domani.
«Stai bene?» domandò anche Ron, spaventato.
«Sì, s-sì, mi dispiace.» singhiozzò lei, tirando su col naso e cercando di spostare indietro i capelli dopo averlo lasciato andare. Fred fece comparire un fazzoletto e glielo porse.
«Grazie.» mormorò.
Ci volle qualche minuto perché si calmasse, e ancora tremava violentemente. A quel punto anche la signora Weasley e Ginny erano rientrate e la prima le stava preparando una camomilla in cucina.
«Non potevo restare un minuto di più a guardarli...» sussurrò Hermione, con le mani dimenticate in quelle di Ron. Ginny aveva un braccio intorno alle sue spalle e i gemelli erano inchinati davanti a lei, così genuinamente dispiaciuti che le avevano causato l'ultima delle crisi di pianto.
«Chi?» domandò Ron.
«I miei g-genitori. Ho fatto loro l'incantesimo di memoria, sai. Ora non sanno più di avere una figlia, stavano parlando di un viaggio... È giusto, lo so, e se tutto andrà bene li ritroverò e sarà tutto come prima, forse... No, che dico! Non so neppure se potranno perdonarmi! Ho dovuto cancellare tutto, è come se non fossi mai esistita!» per poco non scoppiò di nuovo in lacrime, strizzando gli occhi e poggiando la testa contro la spalla di Ron.
«Pensa che sono felici ora, non sapendo nulla. E che andranno tutto bene e ti perdoneranno e che l'hai fatto per loro. Li stai tenendo al sicuro, Hermione.»
«Ma...» cominciò Ginny, accarezzandole i capelli, «C'era davvero bisogno di farlo?»
«Beh, sì, per forza. Ho parlato con loro di Harry ed erano in pericolo.» spiegò Hermione, tirando su col naso.
«Allora non devi prendertela con te stessa.» decretò l'amica, «Era l'unica cosa da fare.»
«Sì... È solo che è terribile essere guardati dai propri genitori e non essere riconosciuti... E forse non sapranno mai di avermi avuto, ci pensi? So che è egoista, ma se le cose vanno male loro non lo sapranno mai... Non sanno a cosa stiamo andando incontro ora, e questo va anche bene, ma forse sentiranno comunque un vuoto nella loro vita perché non ci saranno altri figli per loro... Non so neanche io cosa sto dicendo...»
«Tu non morirai.» disse Ron a bassa voce, socchiudendo gli occhi, «Tornerai da loro. Mi hai capito?»
«Ecco qui la tua camomilla, tesoro.» disse la signora Weasley, tornando di fretta dalla cucina, «Bevila calda, ti rilasserà.»
Fred, George e Ginny si alzarono per lasciarle spazio, spostandosi verso la stanza accanto.
«È diverso.» disse Fred con voce roca, «È tutto diverso, non era così di solito per loro. Qualunque cosa stiano facendo è... diverso.»
«È per questo che stai male, Ginny?» domandò George, senza guardarla, «Sai qualcosa?»
«So solo che come dice Fred è diverso. Ho paura... che Ron o Harry o Hermione non tornino a casa.» rispose lei, immobile e fredda come una statua. «E questa volta potrebbe essere facile, con tutte le precauzioni che stanno prendendo si vede che qualunque cosa sia è enorme.»
«Nessuno morirà, Ginny.» disse Fred di getto.
«E dobbiamo cercare di capire meglio... Stasera non viene a cena anche Lupin? Potremmo dirgli di cercare di spillare qualche informazione a Ron... o a Hermione, lei sembra quella meno decisa dei due.» tentò George.
«Non farti ingannare.» replicò Ginny, «E non funzionerà.»

Le parole di Ginny si erano avverate, e al matrimonio ancora nessuno sapeva nulla del loro obbiettivo. Non doveva mancare molto alla loro partenza, comunque, perché tutti sentivano che dopo la cerimonia sarebbero riusciti a dileguarsi.
«Dov'eri?» chiese George, sorseggiando una burrobirra.
«Con la cugina di Fleur numero due.» rispose Fred trionfante, aggiustando la cravatta, «Quella tutta sola è nostra sorella?»
«Ci stava ballando Lee poco fa.»
«Vado a rubarle una danza io. Non capisco perché il 
cugino Barny non si dà una mossa. L'ho visto più o meno a inizio serata che la guardava come Bill guarda Fleur.»
«No!» rise George, «Stai scherzando? Oh, ti hanno rubato la dama.»
Lee era tornato a ballare con Ginny, ed avevano l'aria di divertirsi molto.
«Beh, peggio per il cugino Barny, comunque.» riprese George, poi si fece serio: «Credi che c'entri qualcosa con l'umore di quest'estate di Ginny?»
«Ancora non glielo avete chiesto?» domandò Ron, facendoli sobbalzare.
«Ma tu non eri a ballare con Hermione? Guarda che c'è Krum in sala.» lo avvisò Fred ilare. Ron si incupì.
«L'ho notato. Sono venuto solo a prendere un paio di burrobirre.» spiegò, afferrando due bicchieri di malagrazia, «Se siete così preoccupati per Ginny chiedeteglielo.»
«Nah, non ci risponderebbe. Tu piuttosto, invece che fare il saputello perché non ci dici tutto? Siamo i tuoi fratelli.» gli ricordò George con un gran sorriso.
In quel momento tutti smisero di ballare e i tre notarono un patronus farsi strada in mezzo alla sala.
«Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando.»
Ron raggelò, lasciando cadere le burrobirre, poi cominciarono le urla. Si voltarono verso Fred e George, che stavano cercando le bacchette nei loro completi, e urlò: «Devo trovare gli altri!»
«No, vieni con noi!» ribatté Fred, cercando di sovrastare il baccano, mentre George si allungava automaticamente per prendergli un braccio, forse per smaterializzarsi.
Ron scattò indietro, disperato.
«No, devo...»
Poi si rese conto che quello era il 
saluto. Non gli veniva nulla di epico da dire però, e come temeva le espressioni dei gemelli non erano più scherzose.
«Io...»
Altre urla, e Ron scorse un cappuccio nero. Col cuore in gola si voltò e incontrò di nuovo lo sguardo di Fred, che era il più vicino.
«Se mi succede qualcosa, prendetevi cura di mamma e Ginny.» sillabò, sperando che riuscisse almeno a leggergli le labbra visto il baccano.
Era il meglio che era riuscito a trovare, ed era anche ciò che sentiva di più in quel momento, perché per tutto il tempo non aveva fatto che pensare anche a loro. Senza dargli il tempo di rispondere Ron si voltò e cominciò a correre all'impazzata, cercando gli amici, e finalmente vide Hermione e si gettò verso di lei, prendendole la mano con forza e sentendosi smaterializzare.

«Se n'è andato...» mormorò Fred, senza neanche accorgersene, «Se n'è andato...»
«Dai, dai, prendiamo Ginny!» lo strattonò George, «LEE!» urlò selvaggiamente, «MIA SORELLA!»
Lee doveva averlo sentito, perché scagliando un 
protego su una delle invitate francesi afferrò Ginny per un braccio, trascinandola verso di loro.
I Mangiamorte si stavano avvicinando.
«Fred!»
Fred si riscosse alla voce del fratello che si era fatta più spaventata e strinse forte la bacchetta: avrebbe ucciso Ron quando l'avrebbe rivisto, per aver scelto una frase simile prima di andarsene.
Quasi che uno di loro potesse morire, che assurdità.




Normalmente io amo solo ed esclusivamente Fred e George e li nomino quando posso, mentre ritengo che Ron sia decente al settimo libro ma non all'altezza di Hermione, e di Ginny mi è sempre interessato poco. Eppure non ho potuto fare a meno di cominciare a scrivere di loro, perché come ho detto: A sono morbosa e mi piace scrivere di gente che si spaventa a morte o soffre, e che occasione migliore per usare i gemelli che di solito sono da me usati solo per sollevare il morale alla gente, e che invece ora posso mostrare nei guai come tutti? E poi mi sono sempre chiesta come si sentissero tutti l'anno della Camera dei Segreti, o anche di come appunto Fred e George, ma anche i loro genitori, abbiano reagito sapendo di quello che era accaduto al Ministero... e poi Ginny a Hogwarts fino a Pasqua coi Carrow, le torture, le punizioni disumane? 
E quindi eccomi qui. Spero che i personaggi non siano ooc o che perlomeno sia sempre giustificabile data la situazione. Potrebbe esserci anche qualcosa di leggero ogni tanto, non so, dopo tutto si parla dei Seven Brothers nel bene e nel male.
Il titolo può portare alla mente sia la fiaba dei tre fratelli coi loro Doni della Morte, sia il capitolo su Severus e tutti i suoi ricordi snocciolati uno dopo l'altro. 
Grazie a chi ha letto e ancor di più a chi recensirà!
   
 
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