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Autore: kyelenia    07/08/2010    7 recensioni
Un momento estremamenre fluff. Justin guarda una nuova arrivata e pensa.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Justin Taylor
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nothing Else Matters

Guardare quella bambina nella culla ti rende incredibilmente felice e orgoglioso di te e di tutte le scelte che hai fatto nella tua vita e che ti hanno semplicemente condotto a lei, alla tua famiglia, finalmente. Davvero non credevi che ce l'avresti mai fatta a poterne avere una tutta tua; avevi abbandonato ogni speranza ed ogni sogno infantile quando il volo delle dieci era decollato alla volta di New York. Per alcuni momenti, la sera prima della partenza, eri stato convinto che quella non sarebbe stata la fine di niente, perché tu e Brian eravate andati troppo oltre per permettere a novanta minuti di aereo di mettersi tra di voi. Ma poi durante il decollo, mentre le case di Pittsburgh scorrevano sotto di te, il peso della tua decisione ti era crollato addosso, in tutta la sua intensità. Ti stavi lasciando alle spalle quel sogno di vita matrimoniale e di famiglia felice, forse eri finalmente cresciuto; e avevi capito chi eri. Non sei poi così diverso da Brian, in quel momento almeno ti eri sentito lui, quando, dopo meno di un anno da quando vi conoscevate, avrebbe voluto lasciarsi tutto alle spalle ed ottenere quel posto a New York. Tu, come sempre, eri stato molto più fortunato di lui, e il tuo sogno lo stavi rincorrendo per davvero. Era passato il primo mese, poi il secondo, poi il terzo, e la promessa del vedersi ogni week-end era svanita in fumo, come le tante altre che lui ha mantenuto e che tu hai puntualmente infranto. Le settimane passavano tra una telefonata di corsa tra il turno di lavoro e i dipinti allo studio e i locali newyorkesi, e in quel momento quello ti bastava; non avevi il coraggio di tornare a casa, non sapevi se saresti riuscito a lasciarti Brian di nuovo indietro, ma sentivi il bisogno di rincorrere il tuo sogno, di avere qualcosa di tuo soltanto. Poi il campanello ha suonato nel cuore della notte, ti sei affacciato alla finestra prima di aprire il portone e hai visto la Corvette verde di Brian parcheggiata di fianco al marciapiede. Brian è salito ed è stato come se il tempo non fosse mai passato, come se fosse stato un istante sospeso nell'esatto momento in cui le sue parole, quell'"è solo tempo" sussurrato nell'angoscia, ti erano entrate dentro. Vi siete amati tutta la notte, con l'amore che aleggiava sulle vostre bocche, sui vostri corpi uniti, sui respiri che si fondevano fino ad essere uno soltanto, perso nella notte e nel piacere. Il mattino vi ha colto ancora abbracciati, la tua testa poggiata sulla sua spalla, il suo viso annegato nei tuoi capelli biondi che aveva stretto mentre facevate l'amore. Ti è sembrato di tornare a respirare, a vivere. Perché senza Brian non era stata vita. E la promessa è stata ricordata: da quel momento in poi non hai fatto passare così tanto tempo prima di scappare a Pittsburgh, o di chiedergli di venire a trovarti il primo week-end disponibile. Nessuno credeva che ce l'avreste fatta; i vostri amici così affettuosi eppure a volte così bastardi ed inopportuni non vi aveva dato neanche un altro anno, abituati com'erano alle vostre improvvise rotture o alle tue fughe. Eppure ormai eravate due uomini adulti, ed avevate capito già da tempo, quella volta con certezza totale, di essere legati da un filo indissolubile. Poi sei tornato a Pittsburgh, perché ormai le gallerie cercavano te, non avevi più bisogno di girare di galleria in galleria con i tuoi dipinti sotto braccio per cercare di accaparrarti anche il più piccolo spazio in una mostra. Eri tornato col tuo bagaglio di dolore, di nostalgia, ma finalmente l'indipendenza e la possibilità di essere fiero di te, di rendere Brian fiero di quello che eri diventato. E anche se lo amavi più che mai i sogni da donna di casa erano sfumati da tempo.
Mentre guardi Jennifer, davvero, non ti sembra possibile. Avevi definitivamente abbandonato quel sogno nel momento in cui Brian ti aveva detto "Sono troppo vecchio". Ma poi avevi vinto tu, anche quella battaglia. Eravate entrati in uno centro per la fecondazione assistita con Daphne che camminava dietro di voi, proprio lei che anni ed anni prima ti aveva chiesto se avresti mai avuto un figlio tutto tuo. Jennifer è frutto del tuo sperma e di quello di Brian mischiati insieme, in quell'unica entità che siete voi due, e Daphne è la mamma, che le ha conferito un adorabile colorito mulatto. A 30 anni ormai abbondantemente superati ti chiedi se non è davvero troppo tardi, per Brian; non lo direbbe neanche sotto tortura, ma la quarantina è superata da un pezzo, e il peso della sua famiglia, del cancro, di tutte le delusioni che tu stesso gli hai donato si fa sentire addosso. Forse era già abbastanza occupato da Gus, e le volte che gli occhi gli si cerchiano per le ore di sonno che la piccola peste fa perdere a tutti e due ti senti tremendamente in colpa per avergli chiesto per l'ennesima volta qualcosa che tu desideravi. Ma poi il suo palmo si posa sulla tua spalla nuda, ti circonda le spalle in una presa rassicurante; tu rilasci la testa all'indietro, ed espiri in direzione del suo viso, sempre troppi centimetri sopra al tuo. Sollevi la mano, ad intrecciare le tue dita con le sue, ed entrambi vi soffermate a guardare quella bambina che è vostra figlia. Puoi aver sbagliato mille volte, ma non cambieresti niente della tua vita, perché la più piccola scelta, i sacrifici, le difficoltà ti hanno portato a questo momento, che tu sembra essere tutto ciò che conta. E lo sai, che il tuo cuore, la tua anima, è racchiusa nelle quattro mura di questa stanza, con Jennifer di fronte a te, che riposa nella culla stringendo il suo peluche preferito, e il tuo uomo che non ti fa mai mancare il suo sostegno.

- Ti amo, Brian. -

E lo puoi vedere sorridere, è il suo modo per dirti "anche io"; e probabilmente te le dirà quelle parole, nel buio della vostra stanza, quando sarà impegnato ad amarti e il piacere sarà una giustificazione valida per concedersi ad una romanticheria.

 

 

Lo so anche io, probabilmente è una delle cose più fluff che io abbia mai scritto e tra qualche giorno neanche mi piacerà più. L'ispirazione me l'ha data Glee, un telefilm, perché una dei protagonisti è una ragazza figlia di due gay. Allora l'immagine di Justin che guarda dentro una culla, pensando, e Brian che dietro di lui arriva a far sentire la propria presenza mi si è stampata in testa. Non è una dichiarazione di niente, perché nel mondo in cui noi viviamo io non credo di essere a favore dell'adozione da parte di persone dello stesso sesso. Ma scrivere è anche bello anche perché si può sognare, e dipingere un mondo dove davvero tutto quello che conta è solo chi ci ama. Perché scelgo sempre o quasi il POV di Justin non lo so nemmeno, mi viene molto più naturale e spontaneo scrivere di lui. Spero che abbiate apprezzato :)

   
 
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