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Autore: Noony    08/08/2010    1 recensioni
Quando Ren era piccolo la nonna gli raccontava storie di fantasmi e spiriti, tutte leggende che provenivano dal Giappone, il paese in cui era nata e cresciuta, e che sua nonna le raccontava tanti anni prima. A Ren piacevano, gli piacevano da morire.
Una volta l'anno però la nonna metteva da parte le storie della sua infanzia per raccontare al nipote tutta un'altra storia: la storia di Danielle.
-Danielle aveva solo diciassette anni quando morì, proprio in questa stessa casa.-
La storia cominciava sempre così.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cuore di Spettro








Prologo


Quando Ren era piccolo la nonna gli raccontava storie di fantasmi e spiriti, tutte leggende che provenivano dal Giappone, il paese in cui era nata e cresciuta, e che sua nonna le raccontava tanti anni prima. C'era la storia di O Ko e il suo fermaglio dorato, di Hase, della principessa della luna, del ciliegio piantato per placare uno spirito inquieto, e innumerevole altre. Non erano storie spaventose, a volte insegnavano persino una morale, non dovevano terrorizzare. Alcune storie erano tristi, ma a Ren piacevano comunque, gli piacevano da morire.
Una volta l'anno però la nonna metteva da parte le storie della sua infanzia per raccontare al nipote tutta un'altra storia: la storia di Danielle.
-Danielle aveva solo diciassette anni quando morì, proprio in questa stessa casa.- La storia cominciava sempre così.
Viveva li con la mamma, il papà, e i due fratelli minori. I suoi genitori erano persone per bene e amorevoli, e non le facevano mancare nulla, ma la sua era una famiglia diversa dalle altre. Il papà non usciva per andare a lavorare ogni mattina come tutti gli altri padri, era la mamma che mandava avanti la famiglia. Danielle era solo una bambina, ma capiva che la sua era una famiglia strana. Non sapeva perché, ma a volte suo padre non faceva proprio niente. Stava sempre sul divano, prima accanto alla radio e poi, anni dopo, davanti ad una cosa nuova chiamata televisore. A volte sembrava assorto e assente, e chiamava persone che lei non conosceva. - Kennet!Laslo!Alcott!- Urlava, e poi tornava in se ed era tutto come prima.

A volte, nel cuore della notte, lo sentiva urlare e piangere e allora piangeva anche lei, di spavento e di tristezza. Con l'innocenza dell'infanzia una volta chiese alla mamma perché il papà piangeva, ma lei le rispose seccata dicendole di non impicciarsene.

Gli anni passavano, Danielle cresceva e con lei le crisi di suo padre, sempre più frequenti, incontrollabili e violente. Piano piano aveva cominciato a capire cosa succedeva in casa loro e perché non capitava nelle case degli altri. Suo padre era stato in guerra, si era arruolato spinto dal senso del dovere verso la loro grande nazione e da un profondo patriottismo. Ne era tornato distrutto se non nel corpo nello spirito. Era riuscito a tornare a casa, ma era come se fosse morto dentro, su quello stesso campo di battaglia dove avevano perso la vita i suoi compagni d'armi.

-Quando vedi la morte una volta, ne sarai perseguitato per tutta la vita.-
Aggiungeva la nonna con voce roca e un po' spettrale, a quel punto della storia. - Ti lascia segni nell'anima che non si possono cancellare. -

-Neanche con un bagno?-
Chiedeva ingenuamente il nipote, che immaginava questi fantomatici segni come innocenti scarabocchi . Per lui la morte era solo un bambino dispettoso che giocava con i pennarelli, non sapeva cosa fosse, tanto più che se la si poteva vedere doveva essere per forza qualcosa di reale.

-Neppure con un bagno! Caro mio, non sono cose che l'acqua può portare via!-
Rispondeva sicura la nonna: inutile spiegare al bambino che l'anima non si può lavare, avrebbe capito poco o nulla.

Danielle era diventata una delle più belle ragazze di Pepperbelt, bionda com'era, con un nasino alla francese che le veniva invidiato da tutte e una pelle di porcellana di cui andava molto fiera. Aveva tante amiche e un ragazzo, un certo Colin Olson. Ma nessuno era mai stato a casa sua, nessuno sapeva di suo padre. A tutti raccontava che era malato da tempo e non poteva alzarsi dal letto.

Quella terribile notte l'uomo si svegliò di soprassalto, ma non urlò. Sentiva qualcuno respirargli accanto e in preda al terrore si voltò lentamente. Non vide sua moglie addormentata accanto a se. Davanti ai suoi occhi c'era un uomo, il nazista che gli aveva ucciso uno dei compagni quand'era in guerra. Senza esitare gli schiacciò un cuscino sul volto, soffocandolo. Poi si butto a terra, e strisciò ventre a terra per tutto il corridoio, come fosse sotto il fuoco nemico. Nel silenzio lui le sentiva sibilare tutto intorno a se quelle pallottole.

Si affacciò nella camera dei ragazzi, ma non vide altro che i loro corpicini avvolti nelle lenzuola. Si mosse allora verso la camera di Danielle. Li, lo vide ancora, ancora quell'uomo tremendo sdraiato sul letto al posto della figlia. Gli saltò addosso senza esitare, colpendolo ovunque potesse fino a tramortirlo, pieno di rabbia e terrore insieme. Alla fine, quando fu privo di sensi, volle assicurarsi di finirlo una volta per tutte: prese la lampada dal comodino della ragazza e lo colpì con forza.

Non si rese mai conto di cosa aveva fatto e a chi. Non accetto mai che il sangue sulle sue mani e sui suoi vestiti fosse quello della sua bambina. Quando chiamò la polizia perché venissero a prendere il corpo, non si aspettava di venire ammanettato e portato via. Continuò a dirsi innocente fino all'ultimo dei suoi giorni, chiuso nella cella di un manicomio. Ogni tanto la notte urla ancora, alla ricerca di Kennet, di Laslo, di Alcott e qualche volta di sua figlia.

Danielle aveva assistito impotente mentre il suo corpo che veniva portato via insieme a quello di sua madre, con gli stessi capelli biondi che spuntavano da sotto le lenzuola bianche che le coprivano entrambe, mentre i fratellini piangevano e venivano portati via anche loro, senza sapere cosa fosse successo ai loro cari.

Vennero in tanti a vedere la casa degli orrori, vennero con le macchine fotografiche e taccuini, vennero con le divise e le pistole. Vennero in tanti ma nessuno la vide mai. Uno inconsapevolmente le scattò anche una foto, accanto al letto coperto di sangue. Non capiva cosa le fosse successo. Urlava, urlava, ma nessuno la sentiva, cercava di toccarli ma non le riusciva. Era come incorporea, era come... Un fantasma.

Il suo spirito era rimasto. La paura, l'orrore e la violenza l'avevano incatenata al mondo dei vivi. Niente era più reale, anche il dolore era solo il fantasma del sentimento che una volta era stato.

I suoi fratellini vennero affidati ai nonni materni, che abitavano lontano da Pepperbelt, e lei non li vide mai più.

In tanti piansero per quella giovane vita stroncata così brutalmente, il suo ragazzo si buttò giù dal tetto di casa per la disperazione. Si dice fosse impazzito per il dolore.

Il tempo cominciò a passare, lento e inesorabile. Cinquant'anni sono un tempo infinitamente lungo. Si dice che lei stia ancora aspettando che qualcuno venga a liberarla.

-Danielle sta aspettando... Da cinquant'anni sta aspettando...-
Così la storia sempre terminava.

A quel punto di solito interveniva la madre di Ren, chiedendo all'eccentrica suocera di non raccontare al piccolo di quella terribile faccenda. Gli avrebbe fatto venire gli incubi, diceva. In realtà l'unica ad avere gli incubi era lei. A Ren quelle storie piacevano, piacevano da morire.





 


L'angolo dell'autrice.
Oddio non ci credo di aver davvero pubblicato questo prologo. Anche perchè ho scritto solo questo finora! Questa storia sta partendo con il piede sbagliato! XD
Scherzo, troverò il tempo per portarla avanti, anche se la priorità va ovviamente a Hopelessly devoted to you.
Ho scritto l'orrore qui sopra qualche mese fa in realtà. Questo prologo che mi faceva impazzire, perchè l'avevo chiaro in mente ma non riuscivo a figurarmi un eventuale seguito. Ora invece ho qualche idea, e ho deciso di pubblicarlo per, come dire, sondare il terreno. Mi chiedo cosa possa suscitare, se incuriosisce, se interessa, se dovrebbe essere migliorato o fa semplicemente schifio. Questa NON É UNA RICHIESTA DI RECENSIONI!!! Ci tengo a precisarlo a scanso di equivoci, le recensioni sono sempre graditissime ma pure se non dovessi riceverne nemmeno una continuerei a scrivere. Se volete farmi sapere cosa ne pensate potete contattarmi anche per via privata se non volete lasciare una recensione, non siete costretti a farlo.
Giusto per mettere in chiaro che non intendo mettere in atto la politica del "se non recensite non continuo", una cosa che personalmente detesto e mi fa cliccare immediatamente sulla X là in alto.
Ultima cosa: sono stata indecisa fino all'ultimo su dove inserire questa storia: sezione romantico o sovrannaturale? Alla fine ho optato per il primo, perché in fondo di una storia d'amore si tratta. Se dovessi aver toppato non fatevi scrupoli ad avvertirmi, e provvederò a spostare la storia in un luogo più consono. ^_^





 








  
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