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Autore: Mo in Wonderland    09/08/2010    1 recensioni
1. Watson. Devo rimettermi il più presto, devo guarire, devo andare da Sherlock.
2. Holmes. Non posso fare nulla per salvare la vita a Watson, ma posso salvare la sua reputazione, posso risolvere il caso. E lo farò, lo farò per lui.
[HolmesxWatson accennata]

Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Holmes
  “Non si ecciti!” Ma Watson guarda sempre avanti, senza tradire un’emozione, terribilmente serio. Possibile che non si possa sdrammatizzare un po’ l’atmosfera? “Chiuda quella valvola…” Gliela indico - che si dia un po’ da fare, avanti!
  Con la cintura di Watson mi appendo alla catena, Irene mi guarda implorante, spaventata, forse sull’orlo delle lacrime. Accidenti, non l’ho mai vista piangere!
  “Andrà tutto bene.” Sussurro piano, ma lei non sembra stare meglio.
  Watson è subito dietro di lei, mi guarda con i suoi occhi freddi, sembra quasi contrariato. E‘ tutto a posto, è ora, “E saltiamo, tre, due-” il berretto vola via, e sento l’aria spostata dalla sega a nastro sulla nuca “uno!” E giù, Irene mi frana addosso, istintivamente la afferro per la camicia, e il suo viso si ferma a pochi centimetri dai denti della sega. E’ immobile, forse nemmeno respira.
  La lascio andare e mi rialzo, sistemandomi la giacca, mentre Watson, da vero signore, la aiuta. Mentre lei lo guarda implorante, gli sussurra “Grazie!” e lui cerca un qualsiasi posto su cui posare lo sguardo che non sia lei o me, cerco qualcosa per aprire le manette - chiave, chiave, chiave, forcina!
  “Vado a inseguire Blackwood…” Se ne va, ancora con il fiato grosso.
  Sfilo delicatamente la forcina dai capelli di Irene che ricadono morbidi sulle spalle, “Ecco…” “Grazie-” Pochi secondi e le manette ricadono per terra. Mi sorride, mi abbraccia con la testa attaccata al mio collo, un bacio sulla mandibola, “Grazie-”
  Rimango un po’ rigido, che si deve fare in questi casi? Con la donna per cui si ha un debole attaccata al collo? - “Beh, dovremmo- aiutare il dottore.” Batto un po’ sulla schiena per farle segno di staccarsi, ora devo andare da Watson, sperando che non abbia già combinato qualche casino.
  E sono di nuovo di corsa, verso il molo, con i passi leggeri di Irene dietro di me - e poi fuori nella notte. Watson è lì, davanti ai miei occhi, ma sembra preoccupato guarda per terra, allunga una mano, “Holmes!”
  La voce viene sovrastata dall’esplosione - dovevo averci pensato prima, diamine. Mi riparo gli occhi dalle scintille, ma Watson è ormai in mezzo alle fiamme, come posso salvarlo? Vorrei fare qualcosa per lui - esplodono anche le casse vicino a me, cado e vedo Irene sbalzata dall’esplosione. Uno sguardo indietro, ma laggiù è un inferno, non posso più tornarci, posso solo andare da lei, posso proteggere lei, almeno. Mi rialzo, prendo la prima cosa che trovo tra le mani, mi servirà per proteggermi un po’ dalle esplosioni.
  Ancora una carica, e poi un’altra, il legno prende fuoco e scotta, tra le mani, lo getto per terra. Irene è accovacciata per terra e la afferro per le maniche, in piedi, forza! Un braccio attorno alle spalle e lei si stringe a me, le esplosioni devono essere finite, dobbiamo andare a controllare come sta Watson -
  - e poi c’è solo il fuoco, le fiamme che mi riempiono gli occhi e il selciato duro su cui ricado sbattendo la testa.

  Silenzio. Il mondo è in silenzio.
  Sbatto le palpebre e vedo solo macerie. Irene dev’essersela svignata e Watson, accidenti, Waston dov’è?
  Qualcuno mi prende, mi tira in piedi, mi sorregge perché le mie gambe sembrano non esistere. E’ Clarcy, ha gli occhi da topo spalancati, mi parla ma sento solo un rumore, un boato che mi riempie le orecchie. Cado, e lui mi riprende, la sua stretta sulle mie braccia è forte, mi blocca quasi la circolazione e io mi aggrappo disperatamente alla sua giacca.
  “Signore! Lord Coward ha emesso un mandato per il suo arresto, signore.” Ora lo sento, lo sento bene, ma quello che dice non mi interessa, le sue parole svaniscono appena pronunciate. Che m‘interessa se sono ricercato? Dov’è, dov’è Watson? Lo cerco con lo sguardo, ma di lui nemmeno una traccia. “Watson è vivo!”
  E’ vivo! Ma dov’è? Voglio vederlo, voglio parlargli-
  “Se ne vada immediatamente, signore, via, scappi!” Mi spinge verso la fine del molo e io corro, per inerzia.
  Mi giro un’ultima volta, lo cerco, non smetterò mai di cercarlo.


  Royal Hospital of Veterans, terzo piano, ala sinistra, stanza 29.
  Lo ho marchiato a fuoco in mente. In tasca stropiccio nervosamente il foglietto su cui Mary - probabilmente lei - ha scritto dove trovarlo, e che ho trovato al mio ritorno, nella cassetta della posta. Incasso ancora di più la testa nel colletto del cappotto scuro. Ho messo quella barba scura che di solito uso per mescolarmi tra i malviventi dei bassifondi, gli occhialetti tondi e piccoli, ancora nuovi e in custodia, e mi sono pettinato ordinatamente con la riga precisa e un po’ di patina grigio chiaro, per dare un tocco di vecchiaia. Il fagotto del camice mi preme a sullo stomaco ma continuo a camminare, anche quando entro a testa bassa nell’ingresso illuminato dell’ospedale.
  Un passo dietro l’altro, due gradini alla volta, accelero fino quasi a correre e sguscio piano tra lo stipite e la porta. Lui è disteso su un letto bianchissimon, che risalta in quella stanza scura e opprimente. Mi avvicino in punta di piedi, mi tolgo il cappotto che butto appallottolato in un angolo qualsiasi e indosso il camice, lo guardo. Con le sopracciglia aggrottate, le palpebre tese e la bocca schiusa è quasi… tenero. Vorrei davvero fare qualcosa ma non posso, è sempre stato lui il medico, lui quello che si preoccupava per la salute di entrambi, quello che cercava di farmi stare zitto mentre mi bendava.
  Non sanguina più, certo, ma le ferita non è superficiale e anche le lenzuola sono macchiate di sangue. Prendo un tampone e asciugo attorno alla ferita, per darmi qualcosa da fare.
  Leggeri ticchettii risuonano ovattati al di là della porta che si schiude piano. Mentre faccio il giro del letto a testa bassa, la vedo appoggiata allo stipite - Mary, certo, non avrebbe tardato molto a venire dal suo amato. Si avvicina, la sento alle mie spalle. Lo starà guardando apprensiva, è ovvio.
  “Il chirurgo arriva a momenti.” Borbotto, cercando di dare un tono roco alla voce. Prendo la cartella e la infilo sulla pediera in ferro battuto del letto - Mary mi sta fissando, forse mi ha riconosciuto, accidenti. “Deve riposare, adesso.” Mi allontano, tornerò più tardi, forse, o aspetterò che si rimetta. Mi fa male allontanarmi da lui, sapendolo ferito su un letto d’ospedale, ma so di non poter fare altrimenti.
  “Mi scusi, aspetti.” Oh, dannazione. Mi fermo di spalle. “Ha fatto il possibile per lui?”
  Certo che ho fatto il possibile, il mio migliore amico è ferito e tutto per colpa mia, solo per colpa mia! “Ja, per ora. Devo occuparmi di altri pazienti.”
  Mi allontano, svolto l’angolo ma lei mi segue - sempre petulanti queste donne!
  “Dottore!” Non mi fermo. Ho altri pazienti, no? “Dottore… La prego…” Cosa vuole, adesso? “So che tiene a lui almeno quanto ci tengo io-” Cosa ne può sapere, lei, di quanto io ci tenga a Watson? “Non deve sentirsi responsabile, è stata una sua scelta.” Mi sfilo gli occhiali. Ha ragione Mary, mi sento responsabile, perché sono responsabile - così perennemente infantile, così incapace di accettare che Watson abbia una vita, oltre a me. “Lui le direbbe che ne è valsa la pena comunque…” Come faccio ad esserne certo? Come faccio a sapere che Watson non mi odierà?
  Ho bisogno d’aria, devo andare.
  “Risolva il caso. A qualsiasi costo.” E’ una voce lontana, una volta svoltato l’angolo, ma le sue parole mi rimangono in testa per tutto il tragitto verso casa.
  Non posso fare nulla per salvare la vita a Watson, ma posso salvare la sua reputazione, posso risolvere il caso.
  E lo farò, lo farò per lui.


  NdA^^
  E con Holmes fine di questo delirio post-visone di Sherlock Holmes ^^
  Grazie a Alchimista, aXce, dodo, Ilaria1993 e jadina94 che hanno messo la storia tra i preferiti, a Ilaria1993 per aver recensito Watson, e a chiunque abbia letto e leggerà, a chi commenterà (spero) questo capitolo e a- insomma a chi capita qui.
  

   
 
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