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Autore: minimelania    11/08/2010    14 recensioni
Inghilterra, 1880. Una ragazza bella e intelligente. Un disastro improvviso. Un uomo che sarà la sua salvezza.
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Epilogo -


Cavalcarono a lungo nella notte. Prima gli ultimi scampoli di Londra, poi le propaggini di un'incerta campagna, i fossi, i campi, e poi i boschi, i torrenti alla luce della luna, e poi più niente.
C'era soltanto silenziosa brughiera, solo erica e vento intorno a loro.
Un paio di volte Thompson affiancò il suo cavallo a quello di lei, e le chiese se era stanca. Ma Eileen non era stanca affatto. 
Come succede quando si è stati svegli cos
ì a lungo da dimenticare di aver mai dormito e tutto ormai si perde in una nube di assoluta, limpida chiarezza, così anche lei sentiva l'animo sgombro e una sorta di felicità sottesa appena al limite di nuovi pensieri. Scuoteva la testa in silenzio, e Thompson spronava il cavallo. Prima arrivavano, prima sarebbe finita. Le nubi, nel cielo dell'aurora, giocavano i loro giochi inconsapevoli.
Quando arrivarono a Burton House, a diciassette miglia da dove Eileen era vissuta in quei mesi, le colline erano ancora del colore di cui gli antichi imporporavano le mani alla dea dalle dita di rosa. 
- Siamo arrivati - disse Thompson. Ed Eileen cap
ì dov'erano e perché erano là. 
Era come se l'avesse aspettato da tutta un'eternità di sogno. Come se al fine di quel viaggio ci fosse quel necessario principio, che adesso si stagliava silenzioso davanti a loro come un relitto di epoche passate.
- Io sono pronta - disse lei, semplicemente.
Thompson allora chiuse gli occhi e fece s
ì con la testa. Lasciarono i cavalli legati alla piccola staccionata in fondo al viale che conduceva alla casa. Non c'erano niente altro intorno, muri o confini, solo una lunga, enorme marea.
- Siamo alla fine - disse lui, avvicinandosi alla porta. Eileen sorrise e fece segno che lo seguiva. Thompson bussò.
Una serva dall'aria stanca li accolse.
- Buon giorno Lydia, la signora dorme?
Lydia, da sotto la cuffia spiegazzata e con gli occhi grevi di sonno, guard
ò il padrone. Poi fece cenno di sì.
- E allora andiamo. Non vogliamo disturbarla, non temete. Ci tratterremo solo qualche istante.
L'interno del cottage era lindo, arredato con semplice, limpido gusto. Alle pareti quadri con piccoli fiori, e fiori essiccati sulle mensole. C'era un camino, nell'angolo, e davanti una grande poltrona. Accanto un cesto da lavoro, intatto, con ferri e calza e gomitoli di lana.
Lydia li accompagn
ò su per le scale incerte, reggendosi con una mano alla bianca spalliera che li separava dal vuoto. Le assi scricchiolavano quiete con l'antica solidità di quello che è lì da sempre. La luce a fiotti filtrava da una vecchia finestra a metà del pianerottolo. Aveva tende di mussola fine che sventolavano com  ricordi in un luogo dove tutto è passato. Eileen prese la mano al Signor Thompson. E Thompson dolcemente richiuse le dita sulle sue, come in un sogno.
Davanti a una porta di legno chiaro, la domestica, senza parlare, si sfil
ò una chiave dalla tasca, e attese.
- Lasciaci soli, Lydia, grazie.
E poi, a Eileen:
- Pronta?
- Pronta.
La chiave scivol
ò senza fatica. La serratura non fece alcun rumore. Un istante dopo, nell'incerta luce lattiginosa del mattino Eileen vide una camera da letto, le tende alle finestre e il pavimento di legno bianco. E uno specchio, un tavolo, una mensola, e un armadio, uno scendiletto, una coperta … sulla coperta una mano bianca. La mano della donna che era morta da sempre, e che non era mai del tutto morta.
- Mia sorella, Catherine Thompson - fece Thompson avanzando di un passo nella stanza - Colei che da quando l'ho ritrovata, e forse prima, vive la calma incoscienza dei saggi. Voi la vedete, Eileen, ma lei è rimasta chissà dove e chissà quando. Voi la vedete ma lei non vede noi.
La testa rossa di quel quieto sogno riposava su un guanciale di lino, un lieve velo di garza proteggeva il letto dal resto. E dietro al velo, come fosse sospeso nella corrente di anni ed anni di oblio, il respiro silenzioso di Catherine.
Era pallida, ma il suo viso aveva l'incerta compostezza degli angeli. Era bellissima, e perfettamente immobile. 
- Quindi l'avete ritrovata ...
- Subito. L'anno dopo la sua scomparsa. Per il bambino è stato più difficile, ma adesso adesso che tutto è andato a posto, potrei pensare di porlarlo qui e di ...chissà se il tempo non possa far qualcosa per tutti e due.
Eileen fece un passo avanti. Le tende del letto si mossero.
- Amore? - fece una voce da dietro le cortine. E una mano si mosse appena appena.
Eileen si ferm
ò, immobile.
- Sono qui, stai tranquilla - disse Thompson, dietro di lei. Poi sollev
ò la tenda di garza e fece scivolare una mano nella lieve stretta di sua sorella. La donna sembrò calmarsi all'istante.
- Perché sei stato tanto lontano?
Thompson sedette e le accarezz
ò la fronte.
- Ora sono qui.
Catherine sorrise, chiuse di nuovo gli occhi. 
- Non te ne andrai di nuovo, vero? Ho freddo … e sta per nascere il bambino. Il mio bambino, te lo ricordi, il nostro … sono sola, ho paura … amore mio … ho paura …
Thompson si curv
ò sul suo orecchio.
 - Stai tranquilla - sussurr
ò - La notte è calma e fuori ci sono le lucciole. Le vedi le lucciole, Catherine? Ce ne sono a milioni, sembrano stelle giù nel vecchio campo lungo il Gladstone … Ieri Norma te ne ha catturate un paio. Sono giù in cucina, nel bicchiere. E ha preparato il pudding, ci faremo colazione domattina … Piccola Catherine, dove sei finita? Vuoi che ti canti la nostra canzone, quella del gufo e della nido e del sole che va avanti e indietro e avanti e indietro …

 Ricordati, bambina, che la sera
non è mai cos
ì oscura come apparve.
Nell'inverno cresce già la primavera,
dentro i bozzoli si accendono le larve.
Il gufo dorme dentro il suo nido,
ma poi spalanca i suoi begli occhi gialli:
quello che adesso è oscuro, triste, infido,
col primo sole lo scacceranno i galli …
 

Quando Thompson smise di sussurrare a sua sorella questa vecchia canzone, sui lineamenti perlacei di Catherine si diffuse un sorriso beato. Subito dopo il sonno l'avvolse.
Eileen si asciug
ò una lacrima.
- Lo aspetta ancora? - sussurr
ò.
- Lo aspetta sempre. La sua mente è ferma là, a quella notte in cui il tempo ha smesso per lei di avere un senso. Il momento in cui lui l'ha abbandonata. Lo aspetta e spera che ritorni.
- Ma lui non tornerà, non è vero?
Thompson scosse la testa, piano.
- No, non tornerà. Ma forse è meglio cos
ì. Forse per lei sarà sempre quel Prescott che ha conosciuto. E questo forse sarà la sua salvezza. In fin dei conti, nel posto dov'è adesso, tutto è possibile e il vero non ha senso. Rimane solo quel che è sempre stato ...
- Pensate che non possa più tornare indietro? Che non esista qualcosa, una cura ...
- Ci vuole tempo, Eileen, ci vuole tempo. 
- Tutto il tempo che sarà necessario.
- Cosa intendete? Io non so se da solo potrei riuscire a ...
- Non sarete più solo.
- Come?
- Davvero, Signore caro, mai più. Ci sarà sempre qualcun'altro al vostro fianco. Che a voi piaccia o meno, s'intende.
Thompson fece una smorfia bizzarra, ma i suoi occhi smentivano tutto il resto.
- E di grazia, chi sarebbe ... Oh, certo ... c'è Nibbles, e poi Foster, e Norma, e Noah ...
- E poi? Nessun altro, in casa, a parte loro?
Lui finse di pensarci per un po'.
- Dunque, vediamo ... ah, sì. Ma certo, quasi dimenticavo, c'è un folletto vestito da canaglia che mi è stato scaricato di peso un paio di mesi fa. Una graziosa piccola canaglia di cui sulle prime non sapevo che farmi, e che per poco non ho fatto l'errore di farmi sfuggire tra le dita. Ma adesso - disse e le prese una mano, vicino alla finestra - adesso non la lascio più andare.
- No? E perché mai, se posso chiederlo, visto che dimenticate così facilmente di metterla in lista?
- Perché è fuori da ogni possibile lista. Su, adesso usciamo. Ne avete viste anche troppe per questa mattina. Norma ci aspetta a casa, e starà sulle spine. Nessuno le ha più fatto sapere se torno con un anello al dito oppure ...
- Signor Nicholas? - fece allora Eileen - Non avete risposto alla domanda.
- Quale domanda? - chiese lui, scendendo il primo gradino della scala.
- La domanda del perché volete tenere con voi la piccola canaglia. b' fastidiosa. In che cosa può esservi d'aiuto?
Thompson sorrise e allungò le braccia, cingendola piano piano alla vita e tirandola a sé.
- Mi chiedete perché non vi lascio più andare? - le sussurrò - Velo lo spiego: perché se c'è un solo modo per rendere la vita vagamente degna della fatica che facciamo per viverla, è avere qualcuno accanto da amare. Finché possiamo vivere per qualcuno, non è mai completamente finita.
- E quand'è che comincia, Signor Thompson?
- Adesso, amore mio. Proprio adesso.

  
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