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Autore: NonnaPapera    11/08/2010    3 recensioni
Erano rimasti solo loro due nella cucina male illuminata di quella notte di tempesta.
La piccola lampada a olio continuava a muoversi appesa al soffitto della cambusa, creando uno strano gioco di luci e ombre infinite.
Nessuno dei due parlava, immerso nei propri pensieri.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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LE PAROLE CHE VOLEVO DIRTI

 

“mi conosci bene

conosci tutte le mie cose

quelle segrete

quelle pericolose

e non mi abbandoni

le mie erezioni

i miei ormoni”

 

 

Erano rimasti solo loro due nella cucina male illuminata di quella notte di tempesta.

La piccola lampada a olio continuava a muoversi appesa al soffitto della cambusa, creando uno strano gioco di luci e ombre infinite.

Nessuno dei due parlava, immerso nei propri pensieri.

Quando restavano da soli, capitava delle volte, che non si saltassero subito addosso assaliti da quella passione bruciante che ormai da qualche tempo li accompagna.

C’erano volte in cui rimanevano semplicemente a fissarsi, ognuno ai lati opposti della stanza, seduti in completo silenzio, con solo il rumore del mare a fare da melodia di sottofondo.

Sono momenti particolari, intimi e avvolgenti ai quali nessuno di loro rinuncerebbe mai per nulla al mondo.

La passione sfrenata, il sesso, l’impellente desiderio di sentirsi una cosa sola… tutte cose appaganti, ma questi momenti di pace lo erano altrettanto.

Perché in questi attimi le menti corrono veloci ed è come se si unissero, se si fondessero.

Non è solo il sesso, ad avvicinarli c’è molto di più, anche se nessuno dei due sarebbe mai disposto ad ammetterlo.

Zoro si rigirava tra le mani il bicchiere ormai vuoto, osservando con sguardo perso, quelle ultime gocce di liquido chiaro, volteggiare senza meta.

Distrattamente si passò una mano fra i corti capelli e così facendo sfiorò per un momento i suoi tre orecchini.

Forza, coraggio, lealtà.

Le sue tre fedi.

Senza forza il coraggio è solo un superfluo ornamento privo valore.

La forza sprovvista di coraggio è uno dei peggiori sprechi che possano esistere.

Infine la lealtà sempre e comunque, perché non si è veri uomini se non si è in grado di mantenere le proprie promesse.

Tre orecchini per ricordargli sempre i suoi valori e le sue convinzioni, tutto ciò che gli hanno trasmesso i suoi genitori.

Un lieve ghigno si affacciò sul bel viso di Zoro, solo Sanji conosceva il reale significato di quei tre piccoli oggetti scintillanti.

No, non erano puramente ornamentali, ma il simbolo di tutto ciò che voleva essere e solo Sanji lo sapeva.

Nessun altro, solo con lui si era confidato, durante una notte di passione o forse appena subito dopo, non ricordava ma che importanza aveva?

Al ricordo di quella notte e di tutte le altre, iniziò ad eccitarsi, passandosi una mano sul cavallo dei pantaloni… lo desiderava ma non avrebbe mai interrotto quel loro silenzio così intimo.

“le mie lune storte

le voglie di lambrusco

cosa mi ferisce

cosa non mi riesce

quando non so dirti

davvero cosa sento io.

Per questo…”

 

Alzò lievemente lo sguardo, il cuoco stava fissando fuori dalla finestra la burrasca che imperversava.

Zoro alzò le spalle e riprese a fissare il fondo del bicchiere.

Già, Sanji lo conosceva proprio bene, riusciva a leggergli ormai nell’anima.

Sapeva farlo sfogare quando era di malumore.

Le loro litigate erano il modo che Sanji utilizzava per farlo reagire, quando le sue lune rischiavano di far deprimere tutta la ciurma.

Oppure il suo sakè preferito, quello aromatizzato alla liquirizia, che gli compariva davanti proprio quando ne sentiva il bisogno.

Liquido trasparente e cristallino, ma così forte da togliere il fiato… un po’ come Sanji, pensò Zoro per un istante.

La burrasca non si placava, ma a nessuno dei due pareva dare fastidio quel prepotente rollio della nave.

Se fossero stati fuori di vedetta allora si, sarebbe stato un problema.

Però anche la pioggia aveva i suoi vantaggi… adorava vedere il cuoco tutto bagnato.

Se possibile diventava ancora più eccitante!

Ed il pensiero del verde corre alle volte in cui, soli in bagno, si concedono una lenta e minuziosa esplorazione uno dell’altro.

A pensarci bene anche in quei frangenti Sanji dimostra di conoscerlo bene.

Quando finita la doccia si asciugano davanti allo secchio, lo sguardo cade inevitabilmente a quella cicatrice.

L’umiliazione comincia a bruciare devastante, solo la mano del compagno, che lievemente sfiora quella ferita suturata e nonostante tutto aperta, ha il potere di calmarlo.

Si rasserena sempre, quando con quel tocco delicato Sanji lo accarezza e poi lo abbraccia silenziosamente da dietro.

Perché non c’è bisogno di parlare in quei momenti, ne in altri.

Ed un sorriso, questa volta aperto ed un po’ imbarazzato sfiora le labbra del verde.

L’ennesimo salto della sua mente, ora si ritrova a tutte le volte che, sbarcati su di un’isola, il biondo incurante delle proteste e degli insulti, lo afferra sotto il gomito con una mano e se lo trascina in giro per il paese di turno.

Perché altrimenti lui si perderebbe, questo lo sanno entrambi.

Zoro questo però non l’ammetterebbe mai, altrimenti dovrebbe trovare le parole per dire grazie.

Ma Sanji non pretende grandi frasi di riconoscenza, se anche fosse, lui non riuscirebbe ad accontentarlo.

A volte però almeno per una volta vorrebbe riuscire a esprimere ciò che sente per lui… almeno una volta.

 

 

“Grazie

perché tu mi capisci

perché tu mi sorprendi

grazie

lo dico davvero di cuore davvero mio amore

grazie

per quello che dai

per quello che fai

per quello che sei

grazie”

 

Se fosse sicuro di riuscisse a esprimere, con le parole, veramente ciò che sente, probabilmente ci proverebbe anche.

Una volta aveva iniziato una lettera.

Certo chiamarla lettera era veramente pretenzioso, era un semplice foglio di carta strappato alla bel e meglio da un giornale ingiallito.

Ci aveva scritto, con un corsivo indecifrabile, poche misere parole.

Perché mi capisci, perché mi sorprendi, per tutto ciò che sei…grazie.

Poi aveva appallottolato quel miserrimo tentativo di scrittura e l’aveva donato alle onde del mare.

Era in quei momenti che avrebbe voluto tanto sapere cosa pensava Sanji.

Infondo erano così diversi.

Il giorno e la notte, il gelo e il fuoco.

A volte credeva di comprenderlo altre vote invece…

 

“Mi conosci bene

conosci bene le mie cene

il mio sapore

quando mi illudi con un film d’amore

se fuori piove

mi piace stare a immaginare dov’è il confine

dov’è la fine”

 

Sanji si portò lentamente una mano alla tasca della camicia e con estrema lentezza, si mise la cicca spiegazzata tra le labbra.

Era veramente piacevole starsene un po’ in silenzio dopo le urla di tutto il giorno, gli piaceva avere degli attimi tutti per se.

Zoro questo lo sapeva, era per questo che se ne stava lì seduto a rigirasi il bicchiere vuoto tra le mani.

Aspettava… aspettava lui.

Sanji tirò un altro soffio di fumo.

C’erano tante cose che quella stupida testa d’alga aveva imparato sul suo conto, di alcune ancora non si capacitava.

Per esempio il fatto che a seconda di quello che lui preparava Zoro era in grado di dedurre di che umore era!

Come diavolo facesse era tutto da chiarire, ma lui ci riusciva.

Non preparava piatti particolari quando era triste ne quando era felice, però quel testone riusciva a capire come si sentiva ed ogni volta alla sua domanda la risposta era la stessa.

-Sei triste?-

-Come lo sai?-

-Me l’ha detto l’arrosto!-

E così via con lasagne, insalata e pesce qualunque cosa cucinasse si sentiva sempre ripetere quelle parole… solo con la variazione del piatto in questione, da lui finemente preparato.

Tutte le volte anziché arrabbiarsi per quella risposta a Sanji si scioglieva il cuore nel petto.

Finivano distesi a fare l’amore con Zoro che lo leccava lo mordeva e lo assaporava come faceva con i suoi piatti più buoni… e questo lo riempiva di gioia.

Quella pioggia torrenziale che continuava a cadere stava facendo crescere nel biondo una sorta di caldo languore.

Desiderava Zoro con tutto se stesso, lo desiderava sempre senza fine e senza inizio.

Quando questa sensazione lo prendeva era come se il tempo si fermasse, niente altro se non loro due e il loro strano e contorto amore.

Perché solo di questo si trattava…

“mi conosci bene

conosci bene il mio passato

cos’è mancato

cos’è che spesso mi ha bloccato

per stare bene

per non cadere

ti va di uscire ?”

 

Nessun altro fuorché Zoro conosceva il suo tormento.

Solo a lui aveva raccontato di quanto, alle volte in quel ristorante sul mare, si fosse sentito preso in trappola.

Allo stesso tempo quel perenne senso di colpa per il fatto di volersene andare, abbandonare chi lo aveva salvato, cresciuto e a modo suo amato.

Il desiderio di viaggiare, di solcare i mari alla ricerca dell’Al Blue, doveva rimanere sempre ben nascosto in un cassetto della sua mente.

Non voleva che Zeff lo considerasse un ingrato, che pensasse che non si meritava le fatiche alle quali si era sottoposto.

Il doversi tenere tutto dentro, quando invece avrebbe voluto urlare, o perlomeno confidarsi con qualcuno, lo stava lentamente logorando.

Poi erano arrivati lui e Rubber e tutto aveva preso una piega diversa.

Però, se ripensava a quel periodo sentiva ancora il fiato venirgli meno.

Questo solo Zoro lo sapeva, solo con lui si era confidato.

Gli piaceva quando le mani ruvide e callose del compagno gli accarezzavano lentamente i capelli, subito dopo aver fatto sesso.

Si sentiva bene, veramente bene.

Nessuno mai in vita sua lo aveva accarezzato.

Zeff lo amava come un figlio, questo lo sapeva.

Ma come poteva amare un pirata?

Mai una carezza, mai una parola buona a quel bambino così fragile che si sarebbe potuto rompere da un momento all’altro.

Zoro aveva capito anche questo suo bisogno di carezze.

Non tante, non sempre e molto imbarazzate e goffe, ma bastavano a Sanji per sentirsi bene.

Quei pensieri stavano facendo crescere la malinconia nella mente del cuoco che perciò, si decise ad alzarsi.

Imitato subito da Zoro, si avviarono alla porta.

 

“Le mie sere storte

voglia di castagne

cosa mi commuove

cos’è che mi fa male

quando non so dirti

nemmeno cosa sento

Per questo”

 

Sanji fissò il volto del compagno per un breve istante, mentre camminavano in silenzio verso la porta chiusa della cambusa.

Non voleva rimanere malinconico, voleva una serata speciale.

A pochi passi dalla porta si fermò e tornò verso la cucina, seguito dallo sguardo curioso del verde.

Afferrò una manciata di calde arrosto, che aveva fatto prima per la ciurma e che, stranamente, erano avanzate.

Se ne portò una al naso e ne assaporò con i sensi l’aroma dolce, poi la mise in bocca masticandola ad occhi chiusi.

Chissà perché, le castagne gli davano un senso di casalingo e di famigliare.

Sorrise, ora si sentiva molto bene.

Si girò verso il compagno che lo stava aspettando appoggiato allo stipite.

Zoro poteva essere tante cose: testardo, iroso, taciturno, impulsivo… però non con lui.

Con lui era di un premuroso da togliere quasi il fiato.

Sapeva attendere pazientemente tutti i suoi tempi e non recriminava mai per l’attesa.

Sanji sorrise quasi commesso a quel suo pensiero.

Avrebbe tanto voluto dirgli grazie ma la cosa sarebbe suonata strana ed ingiustificata.

Infondo Zoro non si aspettava ringraziamenti, lui c’era e basta non voleva nulla in cambio, a parte che Sanji ci fosse a sua volta.

 

 

“Grazie

perché tu mi capisci

perché tu mi sorprendi

grazie

lo dico davvero di cuore davvero mio amore

grazie

per quello che dai

per quello che fai

per quello che sei

grazie

ancora

per tutto quello che mi fai sentire

perché da solo non so dove andare

per tutto quello che verrà”

 

Forse un giorno le parole sarebbero uscite come torrenti in piena dalla bocca di Sanji.

Implacabili come la tempesta che imperversava fuori.

Ma ora il biondo poteva solo pensare, ad infiniti ringraziamenti per ciò che il compagno faceva per lui.

Grazie perché c’era e perché ci sarebbe stato sempre.

Uno per l’altro, pronti a difendersi ma anche ad offendersi, pronti a litigare ma anche a riappacificarsi nella maniera più dolce e confortante che l’essere umano abbia a sua disposizione.

Il leggero sfiorarsi dei respiri, la lotta per la supremazia dei sensi.

Fare l’amore.

“grazie

grazie

grazie ancora

per tutto quello che mi fai sentire

perché da solo non so dove andare

per tutto quello che verrà”

 

 

Il biondo alzò lo sguardo verso il compagno e poi disse:

-Che si fa?-

Zoro alzò le spalle

-Quello che vuoi, basta che lo fai con me…-

 

END

 

PICCOLO SPAZIO PRIVATO:

 

La canzone è “Grazie” di Pier Cortese

 

Partecipante al "The One Hundred Prompt" The One Hundred Prompt Project 19° Argomento: "Ringraziamento e Perdono”

91. Grazie

Sperando che la storia risulti di vostro gradimento vi saluto.

Alla prossima

Se lo yaoi vi appassiona e vi piacciono anche le storie originali allora siete invitatati tutti sul mio forum ( mio e di una mia amica che si chiama Dragona). E' un forum totalmente dedicato alle storie, ai disegni e ai fumetti yaoi e slash originali ( quindi tutto frutto della fantasia degli utenti)
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