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Autore: _Syn    11/08/2010    2 recensioni
JacobxLeah
“Non c'è bisogno di dire addio.”
Mi sarei aspettato che lei dicesse: “No? Tu l'hai detto al tuo cervello, quando ti sei innamorato di Bella Swan.”
“Si sta da cani.” ribatté lei, levandomi il telecomando di mano. Se lo rigirò tra le dita e io risi. Ironico.
“Lo so.” non era difficile ridere, nonostante tutto. Era abbastanza tragico, in effetti, ma due come noi non sarebbero scoppiati in lacrime l'uno tra le braccia dell'altra per smetterla solo all'alba e terminando scorte assurde di fazzoletti.
“E in tutto questo, l'unico che abbia avuto la sfortuna di incontrare sei tu.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billy Black, Jacob Black, Leah Clearweater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NICKNAME SUL FORUM: __AlexielFay

NICKNAME SU EFP: AlexielFay
TITOLO DELLA FANFICTION: Aveva assordato la pioggia
TITOLO DEL CONTEST: Blackwater
PAIRING: JacobxLeah
PERSONAGGI: Jacob Black, Leah Clearwater, Billy Black (comparsa)
GENERI: Commedia, Introspettivo, (appena) Romantico
WARNINGS: One Shot
CREDITS: I personaggi appartengono a Stephenie Meyer e non scrivo a scopo di lucro.
NOTE PERSONALI: Niente da dire, tranne forse che questa mia seconda shot JacobxLeah mi soddisfa molto più della prima. Ovviamente, come succede quasi sempre, non mi piace totalmente. Ma non ci ho neanche dato di stomaco sopra. Ed è un bene.


Questa fanfiction ha partecipato al Blackwater Contest indetto dal Collection of Starlight (annullato per mancanza di partecipanti)




 

jl

 







Aveva assordato la pioggia

Non c'è niente di sbagliato in te che tu non possa curare con un po' di Prozac e una mazza da polo”

(Woody Allen)


L'estate a La Push, certe volte, si rivelava estremamente noiosa da affrontare, soprattutto nei giorni di pioggia – tempesta – oppure quando, per imprevisti per niente simpatici, si venivano a creare situazioni ancora meno simpatiche; una di queste poteva essere rimanere a casa con la persona più insopportabile, acida e violenta che esistesse. Leah Clearwater, se proprio si vuole andare sullo specifico.

Ero convinto di non aver fatto nulla di male per meritarmi quel supplizio. Sarebbe stato certamente più semplice sopportare il tutto se a casa fosse stato presente anche mio padre, ma Billy era a casa Swan da quella mattina e non sarebbe tornato fino a sera; o almeno fin quando non avesse smesso di piovere.

Era stato per caso che quel pomeriggio Leah si fosse ritrovata stravaccata sul mio divano, una lattina di aranciata in una mano e gli occhi puntati verso la televisione – e lei odiava la TV, l'aveva accesa semplicemente perché quel giorno c'era un interessantissimo documentario su vampiri e leggende. Voleva farmi perdere la testa, come sempre.

Non sarebbe meglio spegnerla, quella? Con il temporale potrebbe andare via la corrente.” le feci presente, ricavandomi un misero posto sul bracciolo del divano, siccome la ragazza aveva ben deciso di occuparlo interamente, senza degnarsi neanche per un istante di preoccuparsi del comfort minimo che quella casa offriva. Ovviamente.

Non si sono ancora verificati problemi, mi pare. Se la corrente andrà via, la TV si spegnerà da sola.” replicò lei, e mi impose il silenzio alzando il volume e concentrandosi intensamente sui canini – evidentemente finti – di un attore di quello stupido documentario. Si vedeva lontano un miglio quanto quel sangue e quei denti fossero finti. Anche se, dovetti ammetterlo, quel vampiro era molto più credibile di quanto Edward e cara famiglia non fossero.

Leah, capisco che tu voglia crearmi più fastidio possibile, ma potresti almeno evitare di far gocciolare l'aranciata sul divano?” sbottai a un certo punto, dopo aver distolto lo sguardo da quella spazzatura di programma. Gocce arancioni scivolavano lungo la lattina, creando macchioline scure sul divano marrone.

Si asciugherà.”

Bene, allora versatela addosso, tanto si asciuga.”

Leah mi guardò come se avesse voluto ammazzarmi sul posto. Sapeva bene – lo svantaggio di essere mentalmente collegati – che io ero fin troppo ingenuo e candido, nonostante le apparenze, per insinuare in quelle parole una parvenza di “proposta indecente”, ma era pur sempre un insulto quello, secondo lei.

Non intende-... Oh, lascia perdere.”

Stizzito e consapevole del fatto che se le avessi anche solo torto un capello Billy e Seth mi avrebbero costretto a trasformarmi per strapparmi il pelo a mani nude per poi inviarlo come pacco regalo a casa Cullen, mi lasciai scivolare all'indietro e poggiai la schiena a quella misera parte di divano che mi era stata riservata. Guardai l'orologio: le cinque e mezza. Magnifico.


Ehi, non vorrai vegetare su quel divano fino a ritorno di Billy o all'arrivo di tua madre?” sbottai, dopo aver capito che per quel giorno le reti televisive non avrebbero trasmesso nient'altro che spazzatura. Prima il documentario con i vampiri, poi una televendita su opali e medaglioni porta fortuna e infine un film di terza categoria.

Puoi anche andare se vuoi, non è un problema per me.” replicò lei, sistemandosi i cuscini dietro la schiena. Mi guardò sogghignando e tornò a impossessarsi del telecomando.

Leah era sempre stata brava a provocare chiunque. Tuttavia, era bravissima anche quando si trattava del contrario. Accoglieva le provocazioni. Sempre.

E se ti buttassi fuori?” sapevo che non avrei potuto farlo. E non per forza fisica, semplicemente perché non avevo voglia di distruggere la quiete che si era instaurata in quel periodo. Il branco era in sintonia, nonostante qualche litigio sporadico. Ma con Paul in giro questo era chiaro.

Leah era solo la sua controparte femminile. Acida, un maschiaccio pieno di rabbia da scaricare contro qualcuno. E quando quel qualcuno ero io, Leah sembrava scatenarsi come non mai. Non sapevo se sentirmi lusingato oppure preso per il naso, ma non avevo intenzione di reagire passivamente al suo “PunchJacob”.

In quel momento Leah mi guardava come se aspettasse che l'attaccassi. Forse era proprio lei che cercava le mie provocazioni. E perché non accontentarla?

Guardarla mi faceva tornare in mente un vecchio Jacob pieno di rancore e subissato dall'odio. C'era la stessa oscurità nei suoi occhi, abilmente nascosta da quell'arroganza che le permetteva di stare in piedi e tenermi testa ogni volta.

Che aspetti? Hai cambiato idea?” disse lei, mettendosi in ginocchio sul divano. Incrociò le braccia al petto e attese la mia risposta.

Nah, magari più tardi. Ora,” approfittai del fatto che parte del divano fosse tornata libera e, con un movimento agile e veloce, mi sedetti, appropriandomi del telecomando “cerchiamo di sopravvivere a questo cazzo di pomeriggio”.

Mi guardò, ancora in ginocchio sui cuscini, e restò inespressiva per qualche secondo.

Bravo, la resa è sempre la soluzione più facile quando la debolezza viene da dentro.”

Quasi sussultai di fronte a quelle parole, chiedendomi se le avesse dette semplicemente per darmi del codardo oppure per biasimare se stessa o qualche azione passata. Mia, sua... che differenza faceva? Me lo chiesi, spegnendo finalmente quella scatola rumorosa, e lasciai cadere il telecomando sul pavimento. La protezione di gomma che lo avvolgeva non ruppe il fragile silenzio già disturbato dalla pioggia battente e dal vento ululante.

Sogghignai, solo per nascondere quella prima impressione.

A chi hai dato del debole?”

Leah si accasciò sulle ginocchia, poggiandoci sopra le mani. Raramente riuscivamo a rimanere così vicini senza azzuffarci o almeno provarci. Non era esattamente una gioia picchiare una donna, per me. Suonava assurdo, a meno che non si fosse trattato di quella dannata bionda.

Credi che ci siano altre persone, qui dentro?”

Ci sei tu, Leah.” dissi. Avrei potuto leggere ricordi familiari nella sua mente se ci fossimo trasformati. Ma da umana, forse, era anche più semplice. Quella dannata telepatia non serviva a nulla quando potevo guardarla negli occhi. Gli occhi che avevano sempre guardato Sam.

Ma era altrettanto fastidioso vedere quanto quella storia continuasse a renderla la ragazza che non mi era mai piaciuta. Non che io piacessi a lei. Era un sentimento reciproco, un po' come l'amore. L'unico inghippo è che la poca sopportazione spesso è ricambiata. Al contrario, le cose sono fottutamente diverse.

Che fregatura.

Probabilmente, Leah riuscì a leggere tutto quanto, nonostante le nostre forme umane. Eravamo troppo simili e limpidi l'uno con l'altra per poter evitarlo. Questa era un'altra fregatura.

Sei più debole di quanto credessi. Dopotutto... quella Swan è solo una goccia d'aranciata tra voi due. Sei stato troppo debole per assorbirla.” disse.

La metafora faceva abbastanza pena.

La verità era fin troppo indistinta persino ai miei occhi per poter considerare vere quelle parole. Non era una novità per me dimostrare la mia poca simpatia verso Cullen e il fatto che non potessi accettare il suo legame con Bella era ormai leggendario.

Ma non ero certo che la colpa fosse mia. La debolezza non c'entrava niente.

Essere deboli non aiuta, ma neanche essere forti – più forti di chi ci sta davanti –, è un grande aiuto.”

Emily non era certo più forte di Leah. Eppure, quella che soffriva era proprio lei.

Le mani di Leah si strinsero in due pugni. Mi fece senso ammetterlo, ma ero l'unico in grado di capirla. Lei era forte, io avrei potuto ammazzare quel Cullen. Eravamo due forze venute a contatto, due forze simili che si respingevano continuamente. Mi chiesi se sarebbe mai arrivato il momento in cui quel continuo respingersi sarebbe finito, se avremmo mai raggiunto un equilibrio.

Ci saremmo provocati fino a sanguinare a morte?

Se ti senti forte, forse dovresti guardare le tue debolezze e focalizzarti su quelle. Aiuta.”

La sentii ridacchiare con amarezza. Poi mi diede un pugno sulla spalla, senza che me lo aspettassi. Senza farmi esageratamente male.

Qual è la tua?”

Non so controllare la rabbia, e non voglio diventare idiota quanto Paul.”

L'hai già superato, idiota.”

Avrei dovuto porle la domanda. Ma non ero certo che avrebbe risposto, perciò mi chinai in avanti per riprendere il telecomando e cercare un canale decente.

Non so dire addio.”

Se fosse stato possibile, la mia schiena avrebbe scricchiolato come fosse stata colpita da un macigno. Ancora piegato in avanti per recuperare il telecomando, mi chiesi da quando Leah avesse cominciato a parlarmi apertamente. Solitamente, si limitava a fare battutine, rimproverarmi o tediarmi l'anima.

Mi risollevai senza riempire di solenne serietà l'atmosfera. Bastava la pioggia.

Avrei voluto dirle qualcosa di sarcastico, come: “Accidenti, quindi non uscirai più da questa casa.” oppure “Povero Seth, non potrà mai uscire con la sua ragazza senza che tu gli stia appiccicata.” Una cosa del genere.

Ma “la confessione” di Leah era stata diversa dalla mia. Il mio “non so controllare la rabbia”, in verità, era tutta una bella bugia buttata a caso per non regalarle sincerità ed essere ripagato con battute squallide. Quello di Leah era stato solo un colpo diretto, che quasi non ammetteva repliche.

Forse, era quello che anch'io avrei voluto dire.

Non c'è bisogno di dire addio.”

Mi sarei aspettato che lei dicesse: “No? Tu l'hai detto al tuo cervello, quando ti sei innamorato di Bella Swan.”

Si sta da cani.” ribatté lei, levandomi il telecomando di mano. Se lo rigirò tra le dita e io risi. Ironico.

Lo so.” non era difficile ridere, nonostante tutto. Era abbastanza tragico, in effetti, ma due come noi non sarebbero scoppiati in lacrime l'uno tra le braccia dell'altra per smetterla solo all'alba e terminando scorte assurde di fazzoletti.

E in tutto questo, l'unico che abbia avuto la sfortuna di incontrare sei tu.” aggiunse lei, battendomi il telecomando sulla testa. Lo riafferrai con la mano destra e lo ributtai a terra. Quello rimbalzò un paio di volte a causa della gomma e si fermò vicino alla TV.

Meglio di niente.”

Forse.”

Wow, facciamo progressi.”

Razza di cretino. E' tutto sbagliato. Non dovrei essere qui con te. E tu non dovresti sforzarti così tanto, non sono una ragazzina debole, Black.”

Poggiai la testa ai cuscini del divano e mi voltai, per guardarla. Era sempre lì, accasciata sulle ginocchia e l'espressione di chi non sa se andare via o restare. Se rimanere sotto la pioggia incessante oppure vicino a un sole troppo caldo e capace di provocarti insolazioni gravi.

Il sole, almeno, l'avrebbe accecata per un po'. Io dovevo accontentarmi di qualche zuffa tra fratelli oppure un tuffo spericolato da uno scoglio. Pessima cosa.

Non c'è niente di sbagliato in te che tu non possa curare con un po' di Prozac e una mazza da polo” non avevo idea del modo in cui quella mazza da polo fosse uscita fuori, ma mi sembrava adatta alla situazione. E poi, Billy ne aveva una nello sgabuzzino, ma non gli avevo mai chiesto a chi fosse appartenuta. Leah scattò sulle ginocchia e mi guardò di traverso, come se l'avessi presa in giro. Forse solo un po'.

Black, ti sembro il tipo di persona che pratica uno sport così idiota?”

Non ti ho detto di giocare a polo. Chiedi alla mazza di uscire, magari accetta. Se rifiuta anche lei, hai sempre il Prozac.” ribattei, scoppiando a ridere e osservando l'espressione di Leah trasformarsi. Magari mi avrebbe ammazzato, oppure risparmiato sadicamente.

Brutto...”

Preparai i pugni per difendermi – se proprio doveva ammazzarmi, almeno avrei fatto finta di difendermi, almeno un po'.

RAGAZZO!”

Sobbalzammo entrambi, il respiro corto e gli occhi puntati verso la porta di ingresso. Billy, accompagnato da Charlie, ci osservava con aria di rimprovero – soprattutto me. Non avevo intenzione di lasciarmi scuoiare, perciò sorrisi, lasciando intendere che non c'era nulla che non andasse.

Che tempaccio, eh?”

Leah, ancora accanto a me, trattenne una risata. Ed era proprio un bel suono. Aveva assordato la pioggia.


Grazie per l'ospitalità, Billy.”

Leah gentile era un incubo per tutti. Prima che andasse via, sotto la pioggia decisamente più leggera, la raggiunsi alla porta.

Che c'è, Black? Vuoi che resti, per caso?” sogghignò, prendendo l'ombrello.

Non sia mai.” replicai, mettendo le mani davanti al petto. Per quella giornata poteva bastare. Magari avremmo aspettato il prossimo temporale, o una nevicata. Pericoloso dirlo, visto che Forks era la culla della pioggia.

Allora sbrigati, voglio tornare a casa. Fare la baby-sitter è stancante.”

Sbaglio, o avevo detto che ti avrei buttata fuori?”

Prima che potesse solo guardarmi, l'avevo già afferrata, preparandomi a trascinarla sotto la pioggia. E lei urlava infuriata, ordinandomi di metterla giù mentre ricopriva la mia schiena di pugni.

Urlava che si sarebbe trasformata se non mi fossi deciso a mollarla. Urlava e andava bene. Mi prendeva a pugni, e sapevo che non le sarebbe servita una mazza da baseball. O una da polo.





Dopo aver – invano – cercato di trascinarla fuori di forza, l'avevo messa a terra e lasciata andare. Billy mi lanciava occhiatacce strane e scuoteva la testa, senza risparmiarsi neanche i grugniti di rimprovero. Rinunciai in partenza a comprendere le sue occhiate e mi sedetti sul divano, trovando un biglietto sepolto tra i cuscini. Lo presi, aggrottando le sopracciglia, e lessi:

Il Prozac lo tengo io. Se la ragazza vampiro dovesse venire a trovarti potrebbe scambiare le pastiglie per caramelle e andare in overdose. La mazza da polo te la cedo, vedi un po' tu cosa farci.

Leah.


Il fatto che mi avesse lasciato la mazza da polo, mi fece pensare che, ovviamente, i metodi suicidi/omicidi che Leah preferiva erano quelli violenti con spargimenti di sangue.

Strano che la sua risata riecheggiasse anche tra quelle parole d'inchiostro. Forse era solo un colpo di freddo causato dalla “passeggiata” fuori. Solo dopo mi resi conto dell'idiozia pensata.

Dovevo cominciare a preoccuparmi.

  
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