L’ANGOLO
DELLE AUTRICI
Ed eccoci qui, finalmente, con il quinto capitolo della
nostra fic ^^ Scusate il ritardo, ma quando la
tecnologia ti abbandona c'è poco da fare... anche cacciare accidenti
minacciando di fare a fette il pc di Mistral non è
riuscito a far partire il sistema operativo =_=
Vabbè, cose che capitano, e siamo sicure che non ce ne vorrete
per questo!
Questa volta vi aspetta un capitolo decisamente lungo,
meno descrittivo del precedente ma sicuramente più ricco di emozioni e più
approfondito dal punto di vista psicologico. In questa parte, infatti,
ricostruiremo i momenti più critici dell'apprendistato di Allen fino al momento
in cui, martello alla mano, Cross lo lascerà da solo a proseguire sulla strada
verso l'Ordine.
Ricordiamo che tutti gli sviluppi psicologici dei
personaggi sono frutto delle nostre lunghe elucubrazioni mentali... Speriamo
che anche voi li condividiate, o che comunque apprezziate lo sforzo non
indifferente che abbiamo sostenuto per rendere il più verosimile possibile questa
storia.
Detto questo, passiamo alle risposte alle recensioni ^^
Cara Retsu89,
innanzitutto non ti preoccupare per la recensione, che è
tutt'altro che scarna. Capiamo benissimo i tuoi problemi con il caldo, che alla
fine sono anche i nostri XD, e speriamo che questa nostra risposta ti arrivi
anche nell'angolino buio dove sei riuscita a trovare refrigerio.
L'addestramento di Allen più che un suicidio è un
martirio, precisiamo! Il nostro caro moyashi non
riesce proprio a non dimostrare un po' di masochismo, ogni tanto, che ci vuoi
fare...
Lety chiede di stendere un velo pietoso su Leverrier
(che le ha fatto venire nausea e orticaria, tanto è disgustoso) e soprattutto
sulla ricostruzione del viaggio... riconciliare googlemaps
con gli indizi dati dalla sensei è stato tutt'altro
che facile, almeno fino al giorno in cui ha ritrovato il fatidico episodio a
cui fare riferimento (all'inizio era allegramente andata a memoria...
rimescolando tutto xD)
In ogni caso sì, la fic sta per
finire. Questo che leggerai ora è il capitolo 5 su 7, ma ci sono ancora delle
sorprese che vi aspettano, tranquilla ^^
Un bacio e un abbraccio anche a te :)
Ps: scancherare? O.O forte! XD
Cara Bradipiro,
qui tutto ok, tu? Stiamo un po' sclerando
fra caldo, lavoro (Mistral, Lety ha appena iniziato
le ferie) e millemila cose da fare XD
Ti ringraziamo per la recensione, e facciamo un po' le
antipatiche rispondendo alla tua domanda... con una domanda:
effettivamente dove sta scritto che l'ospite debba
obbligatoriamente essere distrutto? XD
Vedremo cosa ne pensa la sensei,
una volta che si deciderà a svelare tutti i misteri che ancora permeano la
storia (e che ancora adesso aumentano andandosi ad aggiungere ai vecchi,
accidenti!).
Per quanto riguarda i nomi e il loro significato... abbiamo
sommato vari significati trovati in giro per il web, soprattutto nei siti dove
i futuri genitori cercano ispirazione per chiamare i loro pargoli ^_^''
Ad es. per Amiel:
http://babynamesworld.parentsconnect.com/meaning_of_Amiel.html
http://www.baby-names-meanings.net/meaning/amiel.html
Un abbraccio!
Cara BloodberryJam,
noi stiamo bene, tu? Siamo fiere di te per il risultato
dell'esame di maturità, brava! *_*
Grazie come sempre per i tuoi commenti, apprezzatissimi soprattutto da chi non è mai sicura di
tenere IC personaggi visti solo di sfuggita, poco approfonditi o poco... ehm...
tollerati XD
Per quanto riguarda l'anime, continuiamo a suggerirvelo...
anche i filler, che accidenti a loro hanno il loro perché (rivedendone un paio
dopo aver letto Hachisu no Yume
capirai cosa intendiamo XD) Certo, il manga è tutt'altra cosa...
Non ti preoccupare, niente lapidazione. Non siamo così
radicali, noi, soprattutto se consideriamo quanto certi atteggiamenti
fondamentalisti siano alla fine semplice copertura dell'ipocrisia presente ;)
(anche se... Spongebob... çAç) ← LOL
A presto ^_^
Cara Flowermoon,
non ti preoccupare per il ritardo ^_^ Cose che capitano,
soprattutto d'estate quando il tempo è tanto ma passa così rapidamente che la
sera non hai concluso nulla di quanto ti eri prefisso =_=
Lety dice «Prego!» e spera di non dover ripetere l'esperienza,
peccato si stia scordando del viaggio di ritorno!
Di Leverrier meglio non parlare,
va'. Muovere Mother invece è stato davvero
divertente, soprattutto nel farle tener testa a Cross... è stata un po' una
sfida, ma già nel romanzo si vede che è una tipa tosta!
Eh no, Allen-kun non s'aspettava
nulla di tutto quello che poi ha passato, però prima o poi capirà e apprezzerà
questo periodo che tanto gli ha tolto ma che tanto gli ha anche dato per
costruire la sua strada.
Ti lasciamo al capitolo, sperando di non commuoverti
troppo ç_ç *allungano fazzoletti*
Buona lettura!
E
per questo capitolo è tutto, a risentirci al prossimo “Angolo delle Autrici”!
Un
abbraccio,
Lety&Mistral
Hachisu
no Yume
(Il sogno del loto)
5. Fu gettato sulla via,
ma col fuoco nel cuore prese la sua croce e iniziò a
camminare
Arrivati
sulle coste della penisola indiana, maestro e allievo prendono nuovamente il
treno. La destinazione, questa volta, è una ricca città nell'interno della
regione. La moglie del defunto maharaja è una delle più affezionate tra le
numerose «amiche» del Generale, quindi si è detta disposta ad accoglierli per
tutto il tempo che vorranno trattenersi.
Servito
e riverito, circondato dal lusso, Cross non se lo fa ripetere due volte: sono
in viaggio da quasi due anni, che diamine, ci vuole una bella pausa per
riprendere le forze! Non dovendo pagare nulla, anche Allen può finalmente
rilassarsi un po'.
Ciononostante,
nei mesi in cui i due vivono ospiti della donna, il giovane dai capelli bianchi
non può fare a meno di dimostrare la sua gratitudine facendo piccole
commissioni e dando una mano nella gestione del maestoso palazzo che li ha
accolti, oltre a fare qualche lavoretto qua e là per raccogliere altro denaro
per conto del suo maestro.
Nel
tempo libero, intanto, torna finalmente ad essere quello che in fin dei conti
è: un normalissimo ragazzino incredibilmente curioso del mondo che lo circonda:
appena può, Allen legge qualsiasi cosa e studia molto. Certo, fare
l'autodidatta non è facile - anche se a volte pensa che dovrebbe fare
l'autodidatta anche per diventare esorcista, cavolo! - ma la sua grande forza
di volontà viene supportata dall'ottimo esempio che gli dà Narein,
un suo coetaneo che lavora al palazzo e che impegna nello studio ogni momento
di libertà per realizzare il suo sogno di diventare medico.
Basta
poco perché i due ragazzini diventino amici per la pelle, segnando l'inizio per
il piccolo inglese di un'infanzia vera, benché tardiva, piena di felicità e
avventure. Accolto con gioia anche dalla famiglia di Narein,
Allen si ritrova quindi con un fratello e una sorella più grande, Miena, che lavora anch'ella presso il palazzo come dama di
corte della moglie del maharaja e sogna di diventare ballerina.
Bene,
e adesso dove accidenti siamo capitati?! In India, ok, ma è un paese
fottutamente enorme, quasi un continente! …oh ‘fanculo, alla fine cosa mi cambia sapere dove siamo di
preciso? (È che odio non avere il controllo della situazione [che illuso che
sono, non l’avrei lo stesso… e la cosa mi irrita e mi
spaventa assieme])
L’unica
cosa positiva è che, a quanto pare, qui il moyashi
c’è rimasto per un po’… e non fatico a capire perché: con vitto e alloggio
(quell’alloggio, poi!) gratis, vuoi che uno come Cross si faccia scappare
l’occasione?
Passano
i mesi, passano i monsoni. Il generale continua a fare la bella vita e continua
a non insegnare un bel nulla al suo allievo, aspettando il momento propizio per
dare il via all'apprendistato ufficiale.
Cross
lo sa che, così facendo, probabilmente finirà, se non per perdere la fiducia
del ragazzino, quantomeno per farlo andare su tutte le furie. Lo sa, ma non per
questo è deciso a cambiare la sua strategia d’azione. Non ha ancora la certezza
che Allen abbia maturato la determinazione e la forza necessarie per
intraprendere davvero la missione cui l’essere nato compatibile l’ha destinato.
Certo,
gli ha detto di essere disposto a seguirlo in giro per il mondo, se questo
avrebbe potuto servire per diventare un esorcista – ma effettivamente quel
ragazzino non ha la minima idea di cosa voglia dire essere un apostolo.
È
ancora mentalmente troppo fragile, troppo condizionato dalla morte di suo padre
e da ciò che il suo occhio sinistro gli mostra ogni volta che incontra un akuma (il generale non ha mai visto una di quelle anime,
tuttavia non fatica ad immaginare che debba essere uno spettacolo orrendo), non
è pronto a reggere la consapevolezza che gli esorcisti non devono fidarsi di
nessuno, ma sono obbligati a considerare ogni uomo un potenziale nemico ed
essere sempre pronti ad uccidere anche chi fino al giorno prima divideva il
pasto con te.
Però
effettivamente la sua testardaggine è ammirevole - considera Cross dopo aver
ignorato l’ennesima richiesta di spiegazioni su come fare a sconfiggere un akuma. Forse la prossima volta, se verrà un momento
propizio, potrà metterlo alla prova… e nel frattempo,
che si goda ancora un po’ di infanzia assieme a quel ragazzino indiano, gli può
solo far bene.
Allen
e Narein, infatti, hanno legato molto: sono sempre
assieme, giocano, studiano, crescono. Ogni tanto il morale di Allen precipita
improvvisamente verso il basso - sarà l'adrenalina del viaggio che è venuta a
mancare, o più probabilmente il fatto che sotto sotto
è diventato un suo chiodo fisso, quello di imparare i fondamenti necessari per
esorcizzare gli akuma - ma basta l'amicizia di Narein e di Miena per farlo
sorridere di nuovo.
Tutto
sembra perfetto.
Ma,
si sa, nulla è per sempre.
Il
«momento propizio» tanto atteso alla fine arriva, all'incirca sei mesi dopo il
loro arrivo. Al concludersi di una nuova giornata di lavoro per conto di Cross,
Allen si fa coraggio e affronta per l'ennesima volta il suo Maestro: comincia
ad essere stanco di sgobbare solo per il tornaconto personale dell’uomo, non è
per quello che l'ha seguito nel suo giro intorno al mondo!
Effettivamente
durante il loro viaggio gli è capitato molto spesso di finire in mezzo a uno
scontro tra gli akuma e il Maestro. Cross, però, non
gli ha mai permesso di venirne coinvolto in prima persona e ora il ragazzino
pretende di saperne la ragione. Il generale, evidentemente in serata storta,
nemmeno questa volta gli risponde, ma si limita a calciarlo in mezzo a un
gruppetto di akuma affamati per metterlo alla prova.
L'intraprendenza
del giovane Allen svanisce come neve al sole quando si trova solo, circondato
da quegli esseri mostruosi, con la maledizione che si attiva. La vista di
quelle povere anime incatenate finisce per terrorizzarlo ancora di più e,
quando anche il primo tentativo di attivare coscientemente l'Innocence finisce in un buco nell'acqua, il ragazzino pensa
proprio di essere arrivato alla fine del suo viaggio.
Nella
quiete della sera, il lamento inumano degli akuma
viene però interrotto da una rapida sequenza di colpi di pistola.
Quando
Allen abbassa le braccia che aveva alzato per difendersi, l'unica presenza
rimasta sul molo è il suo Maestro che continua a fumare tranquillo e placido,
rimettendo Judgement nella fondina attaccata alla
coscia, mentre Timcanpy gli svolazza pigramente
attorno.
Seduto
sulla riva opposta del fiume, osservo con un ghigno tra l’interessato e il
divertito il moyashi per la prima volta alle prese
con degli akuma. Sono dei banalissimi livelli 1 e lui
alla fin fine non è poi nemmeno così piccolo (cos’avrà adesso? 12 anni? [A
quell’età, io…]), ma devo dire che ci ha rimediato
una figura di palta non indifferente…
tsè, non si smentisce proprio mai: idiota con
l’istinto da martire fin da bambino. Comunque, se il suo apprendistato è questo
(cioè nulla, in pratica! [Ma cosa cazzo gli ha fatto fare Cross, a parte farlo
sgobbare per pagare i suoi vizi?!]), non mi stupisce che quando l’ho incontrato
fosse così inetto in combattimento…
Ad
ogni modo, vedendolo crescere assieme a quel ragazzino indigeno, ho capito cos’è
successo al bambino incazzato col mondo che il generale raccolse su quella
tomba. È in questo periodo, assieme a quel Narein,
che il moyashi è diventato quel che conosco io… (E adesso cos’è questa sensazione pesante? [Se Alma
fosse vissuto, anch’io forse…])
Quella
sera stessa, di ritorno alla magione del maharaja, un Allen decisamente
depresso per il fallimento ottenuto girovaga per le stanze alla ricerca del suo
migliore amico.
Lo
trova nella camera della sorella, chino davanti al suo feretro in legno colmo
di fiori come si usa in quel paese, un libro di medicina nuovo di zecca stretto
tra le braccia.
Miena
era andata al villaggio per acquistarlo, per fare un regalo al suo fratellino,
ed ha perso la vita nel crollo di un palazzo a seguito di un attacco di akuma.
L'incanto
si spezza. Dolore, disperazione e frustrazione sostituiscono l'amore, la gioia
e l'entusiasmo che facevano brillare gli occhi castani del ragazzo.
Narein
segue passo passo Miena
attraverso tutti i riti che, secondo le
linee dettate dai Purana, permetteranno all'anima
della fanciulla di raggiungere il più rapidamente possibile una nuova
dimensione. Ma l'idea che l'anima della sorella trovi nuova pace per poi
tornare su questa terra in una nuova forma,
non basta a portare la quiete nel cuore inconsolabile del giovane.
Man
mano che i giorni passano e i riti si compiono, l'animo del ragazzo si riempie
sempre più di desolazione. Nemmeno l'amicizia di Allen serve a scuoterlo
dall'apatia che lo ha colpito.
L'Inglese
vorrebbe stargli vicino ma, la sera stessa della cremazione del corpo terreno
di Miena, alcuni akuma
attaccano un paese vicino e lui e Cross si vedono costretti a partire in tutta
fretta.
È
in quel momento che, approfittando dell'assenza dei due, come una falena
richiamata dalla luce di una lampada il Conte del Millennio si presenta a
palazzo.
Mellifluo
e bugiardo, il Costruttore offre a Narein la
possibilità di riuscire in ciò che con i suoi libri di medicina non potrà mai
fare: riportare in vita sua sorella.
Qualche
giorno dopo, quando Allen è di ritorno assieme a Cross, i due amici si
incontrano di nuovo. Narein è in piedi vicino alla
riva del fiume, nel punto esatto in cui era stata posta la pira per la
cremazione di Miena, lo sguardo perso all'orizzonte.
Allen
gli si avvicina, una coroncina di fiori tra le mani come ultimo dono per la
sorella acquisita, ma ci mette solo un attimo per accorgersi della tragedia: la
composizione di fiori e candele cade a terra, spargendo petali ovunque, quando
la maledizione si attiva e il fantasma incatenato della sorella di Narein appare ai suoi occhi vicino al corpo del fratello.
Mentre
l'akuma avanza lentamente e Allen arretra inorridito,
tocca a Cross, sopraggiunto nel frattempo senza fretta, spiegare la situazione:
il ragazzino ha accettato l'offerta del Conte e ha richiamato sulla terra
l'anima della sorella che, dopo aver animato lo scheletro di dark matter opera del Costruttore, ha ucciso Narein
per prenderne le sembianze.
Miena
non c'è più. Narein non c'è più. Ora c'è solo un akuma che Allen deve semplicemente distruggere per
interrompere il circolo vizioso di dolore e disperazione iniziato dal Conte.
Per
l'Inglese, però, la cosa è tutt'altro che facile.
Si
fida delle parole del Maestro, ha già visto (per esperienza personale) come
lavora il Costruttore, e la sua mente gli dice chiaramente che l'akuma che ha di fronte va distrutto. Tuttavia il suo cuore
si stringe di nuovo come quella volta con Mana: non può sopportare l'idea di
dover uccidere una persona che è arrivato ad amare, anche se questa è diventata
un akuma.
Come
spietatamente gli ricorda il generale, però, Narein è
morto. Il suo migliore amico non c'è più, ora c'è solo una macchina programmata
per uccidere.
Osservando
il discepolo paralizzato dalla paura, Cross scuote la testa: no, decisamente il
moccioso non è ancora pronto per intraprendere la carriera di esorcista. E a
questo punto all’uomo balena perfino l’idea che forse potrebbe non esserlo mai
- ormai sono quasi tre anni che se lo porta in giro per il mondo, mettendolo di
fronte, senza alcuna remora, a tutte le bassezze meschine e le incredibili
crudeltà di cui l’essere umano è capace. Eppure l’innocenza di Allen, a
dispetto anche dell’infanzia che ha passato, non ne è stata minimamente
intaccata anzi, negli ultimi mesi, da quando ha conosciuto quel Narein, quell’innocenza sembra perfin
essersi fatta più splendente.
Se
Allen fosse stato un moccioso qualunque, arrivati a quel punto Cross avrebbe
rinunciato all’idea di farne un apostolo - compatibile o no, uno così non
avrebbe potuto essere di nessun aiuto nella guerra.
Ma
Allen non è un moccioso qualunque, è il figlio e l’erede designato del
Quattordicesimo, che gliel’ha affidato perché lui, Cross, ne facesse un
esorcista. Quindi non può gettare la spugna. E per vincere la resistenza
opposta dal cuore troppo puro del ragazzino, al generale non resta che usare le
maniere forti - per quanto la prospettiva non gli piaccia, perché in fondo
Allen non si merita tutto ciò.
Riportando
l’attenzione sull’akuma e sul discepolo, chiaramente
sul punto di fuggire, Cross sogghigna: ora sa come smuovere Allen. Il fatto che
il Conte abbia voluto sfruttare la tragedia di Narein
(distraendo persino la sua attenzione con un attacco diversivo), offre al
generale la possibilità di forzare la mano al ragazzino inglese, facendo leva
sull’affetto che nutre per Narein e Miena.
Rivolgendosi
direttamente ad Allen, Cross richiama la sua attenzione su quello che è il
dovere fondamentale di ogni esorcista (almeno secondo la propaganda
dell’Ordine, lui non ci ha mai creduto molto): il compito degli apostoli è
interrompere quella catena infinita di disperazione iniziata dal Conte.
Allen
lo ascolta incredulo, paralizzato dal terrore, ma poi gli basta dare una nuova
occhiata al fantasma incatenato di Miena per capire
quello che deve fare.
L'anima
sta piangendo. Piange per la sua condizione di prigioniera, perché è costretta
ad alimentare e muovere quel corpo meccanico che non ballerà mai leggero per le
sale da ballo, ma piuttosto porterà solo nuova distruzione e nuovo dolore.
In
quel momento, Allen comprende che l'unica cosa che può e deve fare è
distruggere quella creatura, liberando Miena dalle
catene del Conte; ed è quel nuovo e bruciante desiderio di restituire alle
anime ingannate la libertà perduta che gli consente di attivare con successo,
per la prima volta, la sua arma anti-Akuma.
Basta
un colpo solo. L'Akuma esplode e l'anima di Miena, finalmente libera, sale verso l'alto con un flebile
mormorio di ringraziamento prima di scomparire nel cielo infiammato dal
tramonto.
Osservo
la scena che si sta svolgendo davanti ai miei occhi con un’espressione che io
stesso fatico a decifrare. Porca puttana, chi l’avrebbe mai detto che il moyashi avesse alle spalle cose del genere?! (Che fottuta
sensazione di familiarità… anch’io sono stato
costretto ad uccidere il mio… migliore [unico] amico…)
Quando
la sua maledizione si attiva, poi, la mia sorpresa si fa persin
più grande (unendosi ad un senso di disgusto) nel momento in cui vedo per la
prima volta quel che vede lui - che visione orrenda un’anima incatenata…
Finché
la battaglia non termina, non riesco a staccare gli occhi dall’akuma (dall’anima al suo interno); ma appena l’esorcismo si
compie e vedo con gli occhi di Walker il sorriso
della ragazza liberata, una folla di pensieri iniziano a vorticarmi nella mente
per poi concretizzarsi in un’unica domanda: se il moyashi
può vedere le anime degli akuma, cosa vede quando
posa lo sguardo su di me?
Osservando
il ragazzino afflosciarsi su se stesso, shockato da quanto accaduto, Cross non
può fare a meno di contrarre le labbra in una smorfia che sa di stizza e,
vagamente, anche di impotenza: se ora Allen non troverà la forza di rialzarsi e
non gli dimostrerà di aver fatto fuori quell’akuma
consapevolmente (ma soprattutto di aver capito il perché era suo dovere
farlo), il generale dovrà prendere seriamente in considerazione l’idea che quel
moccioso non potrà mai essere un esorcista. Certo, ciò non lo salverà dal
destino che il Quattordicesimo, suo padre, scrisse per lui quando impiantò in
lui le proprie memorie, ma farà inevitabilmente saltare la seconda metà del
piano - combinare in un essere umano il potere di Noah
e dell’Innocence – quella fortemente voluta da Cross
stesso e realizzabile solo in Allen e solo in virtù dell’eccezionale identità
dei suoi genitori.
Ora
sta tutto al ragazzino.
E
il generale deve ammettere di temere un fallimento (il che sarebbe un colpo
durissimo per il proprio orgoglio).
Mentre
le lacrime scendono incontrollate il piccolo riprende a respirare, rilasciando
il fiato che aveva trattenuto durante l'attacco, per la paura di non riuscire a
compiere l'unica azione necessaria per liberare l'anima imprigionata.
Ora
che l'akuma è stato distrutto e ogni minima traccia
dell'esistenza di Narein e Miena
è scomparsa nella brezza della sera, Allen e Cross restano soli sulla riva del
fiume.
L'uomo
fuma tranquillo, borbottando un paio di frasi di congratulazioni che l'allievo
cerca inutilmente di ignorare. Troppo è il dolore per la perdita dell'amico, troppa
l'angoscia nell'esser dovuto diventare - per l'ennesima volta - portatore di
distruzione per la persona amata. Delle congratulazioni non se ne fa nulla,
servono solo a farlo stare peggio.
Non
crede che il generale possa capire, comprendere appieno quanto sia stato
difficile per lui alzare la mano contro il suo migliore amico. L'unica cosa che
riesce ad alleviare la sua pena, al momento, è il sorriso di sollievo che
l'anima di Miena gli ha rivolto prima di svanire. È
bastato quello per rassicurarlo, perché ora nel profondo del suo cuore sa che
le anime dei suoi due migliori amici sono da qualche parte, lassù, felicemente
assieme.
“È
solo in questo modo che possiamo salvarli, vero?” chiede, rialzandosi in piedi
e fissando il sole che si sta pian piano nascondendo dietro le colline a ovest.
Il
sussurro triste del ragazzino quasi si perde nello sciabordio quieto della
corrente, tanto che Cross non è del tutto certo di aver compreso la sua domanda
– anche perché suona perfin assurda.
“Salvarli?”
ripete con una vaga ironia. Se lui vuol credere che la missione degli esorcisti
è salvare le anime degli akuma, se questo gli può
servire per andare avanti, che lo creda “Questa è la nostra missione, Allen. E
se tu ritieni che distruggendo un akuma se ne salvi
l’anima, non sarò certo io a contraddirti…” continua
l’uomo con voce piatta, forse anche un po’ annoiata.
Il
ragazzino si asciuga gli occhi con la manica, poi si china a raccogliere ciò
che resta della piccola composizione floreale per Miena.
Senza dire una parola si avvicina a una delle piccole pire che illuminano il
lungofiume e vi getta le corolle ormai secche. Un sottile filo di fumo odoroso
sale al cielo, seguito da due occhi color argento rossi di pianto, ma quando
l'inglese si volta nuovamente verso il suo maestro, il suo sguardo non è più
perso e disperato, bensì colmo di speranza e di determinazione.
“Insegnatemi
come si fa, Maestro.”
Avvicinandosi
di qualche passo a lui, il generale sorride sornione. “Insegnarti cosa? Gli akuma si esorcizzano tutti allo stesso modo, discemolo, e mi sembra che tu lo sappia già fare, per
quanto a tentoni” la sua risposta non è proprio incoraggiante, ma dopotutto
incoraggiarlo non è certo il suo compito - anzi, Cross sa di avere il dovere di
rendere la vita di Allen più dura possibile cosicché lui si faccia forte in
vista di quel che lo aspetta in futuro.
“Ciò
che posso insegnarti, anche se mi sembri molto restio ad imparare, è quanto la
vita sia schifosa e quanto gli esseri umani siano infidi e meschini. È sapere
questo che ti rende un esorcista. Sei disposto ad impararlo?”
“So
benissimo che la vita non è tutta rosa e fiori, Maestro, ma credo anche che non
siano tutti infidi e meschini come dite. In fondo sono proprio coloro che non
lo sono a rischiare maggiormente di finire nella trappola del Conte, no? Io ho
visto la pena di quella povera anima imprigionata e il suo sollievo nel tornare
libera, così come ho visto la disperazione di Mana quando l'ho tramutato in akuma... ci sono passato, ho provato sulla mia pelle cosa
si prova! Questo è quello che so, e sono intenzionato a far sì che ciò non
debba più accadere... “ risponde con rabbia l'inglese, prima di tornare incamminarsi
spedito verso l'edificio principale.
Vedendosi
superare (ignorare, quasi!) con passo tanto deciso, Cross si trattiene a stento
dallo scoppiare a ridere alle spalle esili del ragazzino – quelle spalle che
ora lui tiene così fieramente dritte, così come il viso, sporco di lacrime e
polvere.
Cercava
una conferma, il generale, voleva una prova per convincersi che non fosse tempo
sprecato provare ad impregnare di oscurità un moccioso dall’anima tanto pura,
così da salvargli la vita.
Quella
conferma l’ha avuta, il generale, ma non era quella che aspettava. Ora sa che
Allen non potrà mai essere un esorcista, quantomeno non nel senso che lui,
Cross, ha sempre inteso. Quel moccioso dall’anima tanto pura l’ha battuto, col
suo candore ha vinto l’oscurità.
E
il generale, che si è sempre fatto vanto d’essere uomo d’onore (sebbene nel suo
particolarissimo modo), ora che si è visto sconfitto in quell’implicita sfida
di volontà, non può tirarsi indietro, sottraendosi al suo impegno: quindi
insegnerà ad Allen ad essere esorcista a modo suo…
anzi, lo metterà in condizione di imparare.
Ora
la risata di Cross esplode sonora nel silenzio della sera, mentre l’uomo in
poche falcate raggiunge il discepolo. Superatolo, si ferma per un attimo,
giusto il tempo di regalargli un ghigno che in molti definirebbero inquietante.
“Sei
un gran sognatore, ragazzino. Vedremo cosa saprai fare quando si tratterà di
realizzare quei sogni”
Cazzo, se non è bastardo Cross…
Il dialogo (per certi versi surreale
[ma che razza di rapporto c’è tra quei due?]) cui ho appena assistito ha
catalizzato la mia attenzione tanto da farmi dimenticare (accantonare) i
ragionamenti di prima: a parte il fatto che non sono nemmeno certo di avere
un’anima, se anche il moyashi l’avesse vista comunque
ormai non ci potrei far niente (tranne negare fino allo stremo: non voglio la
sua pietà [perché, anche visto il suo passato di merda, so che la proverebbe -
è nella sua natura])
E comunque se questo è sempre stato
l’andazzo tra quei due, adesso si spiegano molte delle paranoie e dei
comportamenti della mammoletta… per uno dal cuore
tenero come lui, un maestro che non ti tiene nella bambagia ma fa di tutto per
mostrarti sempre il peggio del mondo dev’èssere stato
uno shock, ma per certi versi avrebbe potuto anche essergli utile…non
fosse stato lui così idiota come invece è, sempre a credere che ci sia ovunque
del buono («Sono intenzionato a far sì che ciò non debba più accadere»… pazzo!
Cosa credi di fare tu? [Come fai ad essere così nonostante tutto?])
Mentre la solita cortina di buio
scende ad offuscarmi la visuale del fiume (e perché la accolgo con sollievo?
Questa non è stata una scena particolarmente cruda, eppure…[non
è stata cruda, è stata crudele]), non posso fare a meno di scuotere il capo,
chiedendomi cosa mi aspetta ancora da vedere.
L'alba
del nuovo giorno vede Maestro e discepolo intenti a preparare i bagagli. O
meglio, è Allen che si sta dedicando al riempimento delle valigie, mentre Cross
si sta... ehm... intrattenendo un'ultima volta con la loro ospite.
“Sarò
anche un sognatore, ma almeno non sfrutto la gente per i miei porci comodi”
borbotta, ripiegando accuratamente la sesta camicia dell'uomo.
Il
ragazzino non ha quasi chiuso occhio, quella notte, troppo preso a rimuginare
su quanto accaduto. Ha come la vaga impressione di essersi fregato da solo,
parlando al suo Maestro in quel modo, ma più ci pensa e più è convinto di
quanto ha detto.
Tutto
quel che ha passato fino a quel momento, tutti i momenti felici, tutti i
momenti tristi... ci deve essere un perché che spieghi tutto ciò che accade,
no? Deve avere un significato, anche se al momento non riesce a vederlo
chiaramente. La sua stessa vita, per quanto breve, assume un senso vero solo se
inserita all'interno di quel «piano più grande», dopotutto. L'ha capito ormai
da tempo che ogni essere umano non può pensare a se stesso come un'esistenza
indipendente da tutto il resto. Il mondo che ti circonda ti condiziona e tu
condizioni il mondo che ti circonda, volente o nolente.
Ci
ha pensato e ripensato. Quell'uomo ha fatto la differenza, per lui. Gli ha dato
una seconda possibilità.
“...e
se lo shisho non fosse così assurdo, non avrei
imparato a sopravvivere con le mie sole forze, devo ammetterlo.”
Ora
tocca a lui fare la differenza. Come lui, anche le anime imbrogliate dal Conte
hanno diritto a scegliere di nuovo, ma per loro sfortuna non hanno un Mana o un
Cross che li porti sulla via del ravvedimento. Tocca a lui dividere con loro il
grande dono che il cielo gli ha dato. Tocca a lui riportare loro la speranza.
“Pero
è anche vero che lui, senza di me, non avrebbe potuto permettersi certe cose...”
continua, parlando fra sé e sé, appaiando calzini e incastrando pantaloni in
modo da far entrare tutto il guardaroba dell'uomo nell'esiguo spazio a sua
disposizione. È incredibile quanta roba si porti dietro il generale. Per
preparare la sua valigetta l'inglese ha impiegato la metà del tempo!
Una
volta chiusa con fatica la cerniera, sul letto rimangono un paio di bottiglie
di liquore ancora nuove e alcuni pacchetti di sigarette.
“Ecco,
appunto. Senza di me non si potrebbe permettere quella robaccia... ma questa
volta fino alla prossima città dovrà farne a meno” ghigna Allen, decisamente
compiaciuto, prendendo alcool e tabacco e nascondendoli fischiettando sotto al
letto. Lo sa bene che una volta arrivati nel più vicino centro abitato dovrà
ricominciare a lavorare per ricomprarglieli, lo sa. Ma pensa sia una buona idea
far capire al Generale che lui non è uno stupido moccioso che non sa fare altro
che farsi mettere i piedi in testa, da Cross o da chiunque altro. O almeno, è
fermamente intenzionato a provarci...
Trascinandosi
appresso i due bagagli, il ragazzino maledetto esce senza voltarsi da quella
che è stata la sua stanza per gli ultimi mesi.
Non
si volta nemmeno una volta, tira dritto per la sua strada. Niente più lo
trattiene in quel luogo, dopotutto, se non dei cari ricordi che rischierebbero
di venire annacquati dalla malinconia nel caso maestro e discepolo
continuassero la loro permanenza nel palazzo della vedova del maharaja. Spalle
dritte e testa alta Allen esce senza voltarsi, il sorriso sulle labbra e lo
sguardo pieno dell’amore dei suoi migliori amici inciso nel cuore, diretto alla
carrozza che li porterà alla stazione più vicina.
Alla
carrozza, però, il ragazzino non fa nemmeno in tempo ad arrivarci perché Cross
lo ferma subito prima che varchi la porta del palazzo. La camicia stropicciata
e l’onnipresente sigaretta in bocca, l’uomo è poggiato allo stipite a
ravvivarsi i capelli, con aria decisamente soddisfatta.
Avvicinandosi,
la prima cosa che Allen nota in lui, oltre al sorriso sornione, è l’intenso
profumo di donna che lo avvolge e l’indolenza che pervade tutti i suoi
movimenti.
“Ohi
discemolo!” lo saluta il generale, appena lo vede
voltare l’angolo trascinandosi dietro i bagagli “Riporta tutto indietro, devo
cambiarmi la camicia… non vorrai mica che viaggi con
gli abiti così in disordine!”
Mollati
i due carichi, che si schiantano a terra sollevando nuvolette di polvere, Allen
si prende trenta secondi per fissare il suo maestro con lo sguardo più cattivo
che riesce a fare. L'effetto ovviamente è nullo, anche perché si rende conto di
poter fare ben poco a parte scuotere la testa e fare dietrofront. Ripresi i
bagagli torna borbottando all'interno... e meno male che le stanze sono
disposte tutte al pian terreno!
L'inglese
torna in camera e rimette il baule nell'angolo da dove l'ha preso, slacciandone
le fibbie.
Non
si gira nemmeno, sa benissimo che Cross l'ha seguito e ora è lì che lo fissa
fumando il suo adorato tabacco, quindi gli chiede: “Quale camicia vi serve, shisho?”
Andiamo,
non si aspetta certo che il generale si cerchi la camicia da solo... Ma
arriverà il giorno che gliele tirerà dietro, le sue cose, è pronto a
scommetterci!
“Ma
come siamo scontrosi, discemolo!” esclama l’uomo,
fintamente offeso “Cos’è, ci sei rimasto male che ti ho lasciato qui tutto solo
mentre io stavo con la signora?” gli domanda, sedendosi a rovescio su una
sedia, le braccia incrociate sulla spalliera, e reggendosi il mento nel palmo
della mano “Hai ragione, sono il tuo maestro, quindi devo insegnarti…
vorrà dire che la prossima volta verrai a farci compagnia, ok?”
“Eh?
Ma cosa state dicendo!” esclama il ragazzino, girandosi di scatto verso il
generale. Ormai ha capito come funziona tra lo shisho
e le sue «amiche», non è scemo... ma non per questo intende essere coinvolto in
certe… cose, ecco!
“Non
mi da fastidio starmene per conto mio, grazie tante!” aggiunge, arretrando di
un passo e agitando le mani davanti al viso, tutto rosso per l'imbarazzo “È che
mentre voi vi divertivate io faticavo a preparare i bagagli, quindi potreste se
non altro evitare di farmi tirare fuori i vostri vestiti una nuova volta!”
aggiunge, distogliendo lo sguardo e mettendo il broncio.
Divertito
dall’imbarazzo del ragazzino, Cross scoppia a ridere; volendo non avrebbe
difficoltà ad infierire ulteriormente, mandandolo ancor più in confusione - ma
non se la sente di essere troppo crudele con quel marmocchio: in fondo gli è
affezionato, e poi gli piace la sicurezza che si sforza di mostrare.
Decide
quindi di alleggerire la tensione e, calmato l’accesso di risa, mentre si
accende una nuova sigaretta accenna col mento alla valigia. “Comunque voglio
indossare la casacca di shantung, fammela portare nella stanza da bagno…”
Allen
crolla il capo, sconfitto: ovviamente, la casacca di shantung è stata la prima
che ha messo nel baule, visto e considerato che il maestro aveva detto di non
volerla più indossare in India a causa del clima troppo caldo…
I
due mesi successivi passano rapidamente, tra i soliti lavoretti per ripagare i
debiti di Cross e i sempre più frequenti interventi per fermare gli attacchi
degli akuma.
Man
mano che i due viaggiano verso est, attraversando la giungla del Bengala a
dorso d'elefante e poi nuovamente in treno, gli avvistamenti delle creature del
Conte aumentano in maniera esponenziale. Il generale decide quindi di non
avvicinarsi ulteriormente, modificando il tragitto che originariamente li
avrebbe dovuti portare verso Edo, e opta invece per tornare a Madras per
godersi una tranquilla quanto meritatissima vacanza.
È
lì, in un tiepido pomeriggio di aprile, che il generale decide di dare una
svolta all’apprendistato del suo allievo: da quando l’ha costretto a fare fuori
il suo amico tramutato in akuma, Allen ha pian piano
acquisito sempre più sicurezza nell’uso dell’Innocence,
ma soprattutto sta iniziando a prendere coscienza del vero significato
dell’essere un esorcista – sebbene, a giudizio di Cross, si ostini ad essere
sempre un po’ troppo idealista.
Ciò
nonostante, in battaglia il ragazzino continua ad essere impacciato ed
esitante: certo, è questione di pratica, ma l’uomo sa benissimo che, senza una
guida, probabilmente Allen (che quanto
pare non è per niente portato per il combattimento) riuscirebbe a farsi
ammazzare prima di aver maturato la necessaria destrezza. È per questo che,
benché la cosa lo annoi a morte, avrebbe intenzione di addestrarlo
personalmente.
Tuttavia,
il motivo per cui non lo farà si palesa per l’ennesima volta lampante dopo uno
scontro particolarmente violento contro un gruppo di akuma.
Finita
la battaglia, coperti di polvere e sudore, i due si avviano in silenzio verso
la locanda dove stanno soggiornando ormai da una settimana. Ci vorrebbero
proprio un bel bagno e una puntatina al ristorante al piano di sotto, pondera
il generale, già prevedendo le solite lamentele dell'allievo per l'ora di cena
che tende ad essere molto variabile. Eppure quella sera c'è qualcosa di strano,
nel giovane inglese.
Dopo
aver chiesto il permesso di allontanarsi per un po' adducendo la scusa di un
lavoro da finire per poterne riscuotere il compenso, il ragazzino esce di corsa
dalla locanda diretto verso uno dei vicoli bui del luogo.
Torna
un'ora dopo, quando il tempo per la cena è già passato, una bottiglia di
preziosissimo brandy italiano tra le mani.
L'uomo
alza l'unico sopracciglio visibile, chiedendosi innanzitutto come il suo discemolo si sia potuto appropriare di una delizia del
genere... evidentemente anche i lavoretti che intraprendeva durante il tempo
libero erano ben retribuiti. Quando però Allen la posa sul tavolino (e poi si
allontana senza una parola), Cross capisce subito che quella bottiglia non può
essere frutto di risparmi messi da parte, per il semplice fatto che quello è
brandy hors d'age,
invecchiato almeno dieci anni o forse più… quella
bottiglia da sola vale forse metà dello stipendio annuale di un operaio!
L’uomo
alza gli occhi sul giovane albino, pronto a sgattaiolare fuori dalla porta in
silenzio, ancora con gli abiti sporchi e il viso impolverato dalla battaglia di
prima (e ancora digiuno, a giudicare dal brontolio del suo stomaco).
“Ehi
Allen!” lo richiama “Vieni qui…”
Il
ragazzino si ferma sul posto, impietrito, poi si gira verso il maestro cercando
di tenere lo sguardo più basso possibile.
“Dì
un po’, dove hai preso questo brandy?”
“L'ho
acquistato, Maestro”
“Questo
l’avevo intuito” replica Cross, laconico “Se un tipo troppo onesto per averlo rubato… quel che voglio sapere è perché. A che mi risulta,
non hai ancora l’abitudine di passare le serate a tracannare alcolici da solo”
“Se
così fosse non l'avrei certo portato qui... scommetto che fra un paio d'ore
quella bottiglia sarà desolatamente vuota!” borbotta il più giovane, alzando
gli occhi al cielo. “Comunque era un... beh, era un regalo, ecco. Per
festeggiare il nostro secondo anno di viaggio. L'ho vista quando ha adocchiato
la bottiglia in quel bar, cosa crede, shisho? Solo
che costava più del previsto, e ci ho messo più di due mesi per racimolare la
somma necessaria.” conclude poi quasi sottovoce, dondolandosi prima su un piede
e poi sull'altro, pensando che forse avrebbe fatto meglio ad evitare un gesto
così... imbarazzante! Già si immagina le grasse risate di Cross alla sua
spiegazione!
E
invece Cross non ride affatto. Prende la bottiglia per il collo e la osserva in
controluce, apparentemente ammirando la calda tonalità ambrata del brandy che
contiene; in realtà l’uomo non sta facendo altro che prendere tempo,
puntellando la sua maschera di indifferenza mentre cerca di interpretare
l’atteggiamento dell’allievo.
Deve
ammettere che non si aspettava che il ragazzino gli facesse un regalo del genere… non perché non lo apprezzi, al contrario! Il
problema è che lui non vuole che Allen gli si affezioni: non va bene, anzi
sarebbe solo un impiccio per entrambi nella realizzazione del destino che lo
attende.
Deponendo
lentamente la bottiglia sul tavolo, il generale osserva di sottecchi il
ragazzino, sempre intento a fissare i segni che le tarme hanno lasciato nelle
assi del pavimento, stropicciandosi nel frattempo i piedi con un certo
nervosismo.
Deve
soffocare in lui quel sentimento inopportuno adesso che è ancora in germe,
prima che si faccia troppo forte per poter essere eradicato
senza danni. Come prospettiva non gli piace per niente, ma Cross sa di non
avere alternative - ma perché accidenti tocca ogni volta a lui la parte del
cattivo? Prima con Mària, adesso con suo figlio…
Con
un impercettibile sospiro di esasperazione, sempre senza dire una parola,
l’esorcista si alza. “Va bene, va bene… ora va’ a
dormire. Domani partiamo all’alba” conclude piatto, lasciando la stanza.
Allen
guarda con occhi tristi la porta che si chiude alle spalle del suo maestro. Non
riesce proprio a capire... Non pensava di fare qualcosa di male comprando
quella bottiglia, accidenti! Ha lavorato sodo per tre mesi, aggiungendo
lavoretti part-time ai lavori che già faceva per pagare i debiti che il
generale lasciava dietro di sé, cercando di non farsi beccare (perché in quel
caso Cross avrebbe potuto «consigliargli» di continuare a lavorare 20 ore al
giorno, anziché le
Ha
faticato anche per acquistarla, dato che presentarsi anche con i soldi contati
non serve a nulla se il venditore è fissato con la storia della maggiore età e
si rifiuta di venderti una bottiglia perché «i bambini devono stare lontani
dall'alcool»!
Ci
ha messo impegno, per portare a casa quel brandy, e ora lo shisho
che fa? Occhieggia a malapena quella stessa bottiglia per la quale si stava
imbambolando davanti alla vetrina e se ne va, senza nemmeno dire grazie?
Che
bello, davvero. Che stupido maestro. E che stupido allievo è lui, a pensare
anche solo lontanamente che l'uomo avrebbe potuto apprezzare un gesto del
genere. Non gliene importa niente, dopotutto, no?
Pugni
stretti e sguardo fisso a terra per cercare di ricacciare indietro le lacrime
di rabbia, il ragazzino corre a rifugiarsi nella sua camera.
Quando anche il moyashi
se ne va sbattendo la porta (l’ha presa parecchio male a quanto sembra [sempre
il solito emotivo, si fa ferire da qualunque cosa]), rimango solo, (solo con
una bottiglia di brandy che vale un patrimonio [e che comunque non posso prendere…]): che culo, sono qui come un ebete in una stanza
non mia, senza minimamente sapere dove accidenti sono, che giorno è o cosa
cazzo sta succedendo (di cosa mi stupisco? Ormai dovrei averci fatto l’abitudine… [è così da quando sono nato, no?])
Ad ogni modo, per quanto la trovi
esagerata, condivido la reazione stizzita di Walker
davanti al comportamento del generale: è palese che, per quanto lui l’abbia
sempre trattato come una pezza da piedi, il moyashi
gli sia affezionato (non me ne stupisco, in fondo deve tutto a quell’uomo [come
in fondo anch’io… con Tiedoll…]).
S’è fatto un mazzo tanto per dimostrarglielo e Cross per tutta risposta l’ha spudoratamente
ignorato… fossi stato al posto di Walker,
un bel vaffanculo non glielo levava nessuno, maestro
o non maestro – l’ho sempre detto che è una mammoletta.
Eppure posso riuscire a capire la
reazione di Cross (il moyashi non potrà mai, non sa
cosa c’è davvero dietro la propria vita). Se le cose stanno come ho visto, se
tutto questo non è soltanto una fottuta illusione, è ovvio che il generale ha
fatto di tutto per tenere lontano Walker: non può
permettersi che degli stupidi sentimentalismi interferiscano con la missione… lui è sicuramente affezionato al proprio allievo,
ma ha abbastanza sangue freddo da controllarsi. Al contrario del moyashi - e Cross lo sa benissimo, per questo ha preferito
farsi odiare (anche se sono convinto che Walker non
lo odierà mai [non che non ne sia capace]) piuttosto che metterlo in pericolo…
Il filo del ragionamento si spezza
sotto il peso di un pensiero che vorrei a tutti i costi reprimere ma che,
inspiegabilmente, si fa strada con violenza dal mio inconscio. Spalanco gli
occhi.
Farsi odiare per proteggere…
forse che Alma…
Non ho il tempo di trovare una
risposta alla domanda che non ho il coraggio di pormi, perché il buio mi
trascina di nuovo con sé.
Nei
giorni successivi, mentre si spostano quasi a tappe forzate da una città
all’altra, Cross non perde occasione di distanziarsi dal suo allievo. Ha preso
la decisione di porre fine all’apprendistato del ragazzo e di farlo in maniera
da lasciare di sé un ricordo peggiore possibile, sta solo cercando la
situazione ideale per dividere le loro strade e spedire Allen alla sede
dell’Ordine, là dove potrà diventare veramente un esorcista.
Al
termine di un’estenuante settimana di viaggio, i due giungono a Bombay, lì dove
erano sbarcati non molto tempo prima, al loro arrivo in India. E sempre da lì
Allen solo ripartirà alla volta dell’Inghilterra.
Dopo
aver preso alloggio in una lussuosa abitazione alla periferia della città,
mentre l’albino scarica tutto il loro bagaglio, Cross se ne sta seduto
sull’ampia terrazza coperta (quasi una sorta di locale con tre sole pareti e la
quarta aperta verso il mare), sul tavolino l’immancabile bottiglia di rosso
francese di gran classe e tra le labbra la solita sigaretta.
L’uomo
è apparentemente sciolto e rilassato come sempre, ma in realtà, ad osservarlo
con attenzione, si potrebbe notare che il vino nel calice da parecchio tempo
non diminuisce, mentre la sigaretta si consuma lentamente in un filo di fumo
che si confonde tra le volute odorose dell’incenso che profuma l’ambiente.
Finito
di sistemare la loro roba, Allen lo raggiunge, inginocchiandosi sui cuscini
all’angolo della stanza, in attesa di istruzioni.
Fa
caldo, e la grande umidità non facilita il restare seduti troppo a lungo in una
posizione scomoda. Per fortuna il ragazzino ha pensato bene di arrotolare le
maniche della camicia, lasciata leggermente aperta sul torace, prima di
prendere posto davanti al suo maestro. Ora vorrebbe andare a rinfrescarsi,
magari a mangiare qualcosa... ma finché Cross non parla non può muoversi di un
millimetro.
Mentre
l’uomo continua a fumare, bere e tacere, Allen inizia a chiedersi quale stramba
idea uscirà questa volta dalla bocca del suo shisho.
Spera ardentemente di non doversi avventurare nella giungla per catturare una
tigre, già col leone in Kenya gli era andata bene per miracolo!
Poi,
come nulla fosse, l'uomo inizia a parlare.
“Incredibile,
sono già passati tre anni da quando sei diventato mio apprendista. Hai fatto
passi da gigante sulla strada per diventare esorcista...”.
Cross
pronuncia la frase con tono calmo e tranquillo, sorseggiando il suo vino, ma
Allen inizia già a fremere. Non sa cosa sta per succedere, ma è difficile che
lo shisho dica qualcosa di diverso da “Allen fai
questo”, “Allen fai quello”, “Allen combatti tu al posto mio”, “Allen voglio
questo o quello”. Il ragazzino sente che è un momento importante e deve
concentrarsi per non farsi prendere dall'agitazione!
“...
quindi credo che da oggi tu possa fregiarti ufficialmente del titolo di
esorcista” conclude l'uomo.
“Davvero?”
esulta Allen, quasi saltando in piedi dall'entusiasmo.
“Sì,
però... occorre che tu faccia visita al quartier generale, prima.”
A
questa piccola postilla la gran gioia viene sostituita da un brivido di paura.
Non che ad Allen dispiaccia un nuovo viaggio, questo no, è che stavolta c'è
qualcosa di strano...
“Sai
dove si trova, giusto?” chiede Cross alzandosi e avvicinandosi a lui, un
martelletto comparso dal nulla tra le mani e l'espressione più demoniaca che il
suo apprendista gli abbia mai visto in viso.
“Eh… uh...”
Allen
inizia a balbettare, terrorizzato, arretrando lentamente per allontanarsi il
più possibile da quell'oggetto contundente...
“Timcanpy verrà con te. Ho già mandato una lettera di
presentazioni a Komui. Parti subito appena ti svegli,
domattina” continua il generale, avvicinandosi sempre di più.
Allen
è ormai bloccato tra il martello e il muro, senza alcuna speranza di uscire da
quel pasticcio in cui non sa come è finito...
“Ah,
ok. E lei non viene con me, giusto?” pigola, senza distogliere lo sguardo dalla
mano armata di martello.
È
una situazione assurda! Se deve andare da solo al quartier generale basta
dirlo, no? Suvvia, lo shisho non può essere così
irritato da volerlo mettere KO con una martellata, giusto?
L'ultima
cosa che Allen sente, prima di perdere conoscenza, è l'urlo del suo maestro.
“Io.
Odio. Quel. Luogo!”
Improvvisamente,
prevedibilmente, tutto si fa buio.
IL
POST-IT DELLE AUTRICI
Come
detto in precedenza, elenchiamo di seguito tutte le citazioni contenute nel
capitolo che avete appena letto.
- Il titolo: citazione composta traendo spunto da due passi
biblici.
Ger.
20,9 “Nel mio cuore c’era come un fuoco
ardente trattenuto nelle mie ossa”
Mt.
16,24 “Allora il Signore Gesù disse ai
discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce ogni
giorno e mi segua»
- Le battute relative alla distruzione dell'Akuma/Narein e quelle relative
alla scena della martellata sono tutte prese dagli episodi dell'anime, in
particolare dal numero 28 “Il mio maestro: il generale Cross” (che abbiamo
visto e rivisto mille mila volte in giappo con i sub
in inglese XD).
Per
questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
E
ricordate… in missing moments
we trust!
Alla
prossima!
Lety&Mistral
NEXT SHOT ON SEP.
10, 2010
Don’t miss it!