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Autore: Meiryo    15/08/2010    1 recensioni
Non ho mai sognato veramente. Eppure da quando iniziai a farlo, non smisi più.
Venivo celermente catapultata in un mondo parallelo al nostro, popolato da strani animali e ricoperto da un manto floreale, che variava colori mai visti..
Lo chiamavano Antiqua. Era abitato da indigeni che conoscevano vagamente la nostra lingua. Avevano i capi tribù, e c’erano anche i più forti, quelli che combattevano per il potere sul proprio gruppo; c’erano le donne del villaggio, che vagavano per le strade sterrate con delle otre colme d’acqua sulla testa; e poi i bambini, che avevano un apposita zona di svago”, dove venivano lasciati all’alba e ripresi al tramonto.
Io ero capitata lì, per caso, quando per la prima volta in vita mia feci un sogno, dopo aver letto il libro.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni Natale ci riunivamo in famiglia per il grande cenone.
Quell’anno però c’era un posto in meno, poiché lo zio William era venuto a mancare il mese prima a causa di un fatale infarto.
Nonostante tutto, eravamo abbastanza presi dallo spirito di quella festa, anche perché mia madre non rinunciò a fare il suo famoso polpettone ripieno, quello che faceva apposta per lo zio.
I regali però erano aumentati. Per me ce n’erano ben sette. Uno da parte di mamma, papà e mio fratello maggiore; due da parte delle mie sorelle gemelle; uno per ogni zia e zio – e siamo a quota sei – e l’ultimo, e anche il più grande, da parte della mia adorata nonna, la nonna Latha.
In famiglia avevamo tutti dei nomi strani, a partire – appunto – da mia nonna: le gemelle si chiamavano Bell e Gisha, mio fratello Rod, mia mamma Marlett e mio padre Ravie, e infine io, Meiryo.
Il mio nome, nonostante fosse strano, mi piaceva. Certo da piccola un po’ meno.
Invidiavo quelle bambine che si chiamavano Jasmine, Silvya, Clair, Blair, Sophie; poi, cominciai a pensare che il mio nome, Meiryo appunto, fosse più.. originale! Pensavo avesse un non so che di magico, un’essenza tutta sua.
Non potevo avere un soprannome, un nomignolo, ma non m’importa nulla. Mi piaceva quando lo dicevano, soprattutto quando lo pronunciava mia nonna.
“Avanti, Meiryo.. Vieni anche tu ad aprire i regali!”
“Arrivo nonna!”
Finalmente era arrivato il momento. Quel grosso pacco mi chiamava, e aspettava solamente di essere scartato dalle mie mani.
“Cos’è, nonna??” domandai, tutta euforica.
“Aprilo e vedrai..” mi strizzò l’occhio sinistro. Mi diceva sempre così, e io ogni volta mi eccitavo di più all’idea della sorpresa.
Mi regalò un libro che si intitolava “Antiqua: l’isola dei Sogni”.
Ne ero entusiasta; più che entusiasta, nonostante i miei quasi sedici anni. Mi piaceva leggere.
“Grazie nonna! E’ bellissimo!”
“Sono contenta che ti sia piaciuto.. Sai, è magico!”
“Magico?!”
Eravamo nel lontano 1600, ora siamo già nel 3013. Dovete sapere che su Antiqua, ogni cosa resta immutata, e così io. Ho appena ventitre anni. Anche il libro è rimasto intatto: se tornassi nel mondo reale diverrebbe polvere, e io cenere.

La copertina era bellissima. Vi era raffigurato un paradiso in terra: disegni di pappagalli, canarini, uccelli di mille colori, e ancora fiori e piante d’ogni specie. Era così luminosa che mi brillavano gli occhi.

“Si, è magico.. Una volta che lo leggi tutto, ti trasporta su quell’isola, su Antiqua!” e mi sorrise.
“Wow..”
“Già..”mi sorrise e poi mi diede un bacio in fronte.

Degli altri regali non ne volli sapere nulla, ormai ero affascinata da quel magnifico libro.
Mi rifugiai dietro l’albero di Natale, abbellito dalla mamma quella mattina stesso. Feci in tempo a leggere la prima frase..

«In un mondo sconosciuto, vi è una piccola isola chiamata Antiqua. E’ un mistero unico, quell’isola s’intende. Nessuno è mai riuscivo a mettervi piede sopra, perché nasconde un oscuro segreto..»

“Meiryo! E’ pronto in tavola! Avanti, non tardare..”
“Arrivo mamma!”
Posai il libro dietro l’albero, forse per nasconderlo agli altri, non so. Oramai era mio e lo sentivo come una cosa preziosissima.

Eravamo già al secondo, il famoso polpettone. Quando mio nonno, il marito di Latha – lui ha un nome abbastanza normale, si chiama Arturo – si alzò in piedi, in procinto di fare un discorso.

“E’ passato un mese esatto dalla morte del povero William.. Poverino. Tutti vorremmo che fosse qui con noi a festeggiare un altro Santo Natale, ma purtroppo era venuto il suo momento e siamo più che sicuri che ora risiede in un posto migliore..”
Mio nonno era un fedele accanito, aiutava persino il parroco della nostra chiesa. Dopo circa venti minuti di discorso, torno in se e brindò al polpettone e al bel Natale che stavamo passando.

Per fortuna quella pesante, nonostante bella, giornata finì.
Erano le dieci e mezza, il coprifuoco era già sforato. Così mi incamminai sbadigliando verso la mia stanza, senza ricordarmi del libro nascosto dietro l’imponente albero.

Il mattino dopo mi svegliai riposata e abbastanza felice.
Mi precipitai subito in cucina sentendo l’odore della cioccolata calda che Latha, la mia nonnina, preparava sempre d’inverno.
“Buongiorno mia piccola nipotina..”
“Buongiorno nonna.. E poi non sono piccola!” e le sorrisi con degli imponenti baffi di cioccolata sul labbro.
“Ah già, oggi diventi più vecchia.. Dormito bene?”
“Si nonna.. E tu??”
“Si, abbastanza bene.. Ti è piaciuto il regalo?”
“Ah, il libro..”
E abbassai la testa sulla tazza della cioccolata.
“Che hai, Meiryo?”
“Nonna, ti arrabbi se ti dico una cosa??”
“Beh, dipende da che cosa mi devi dire.. Non avrai mica vestito il gatto con i vestiti delle bambole, mi auguro?!”
“Ahahah, no nonna.. Queste cose non le faccio più!”
“Ah, ecco! Allora dimmi, piccola, che c’è che ti turba?”
“Non trovo più il libro che mi hai regalato..” e abbassai ancora lo sguardo.
“Ahh, ma gioia.. Il libro è in salone! L’ho trovato ieri sera mentre pulivamo, dopo che tutti se ne sono andati via..”
“Davvero?? Pfiuu, meno male..” e mi misi a ridere molto rumorosamente, visto che le gemelle apparvero sottoforma di zombie dalla porta della cucina. Avevano dodici anni, ma in quello stato e con la schiena curva sembrava ne avessere cinque in meno.
“Buongiorno..” dissero in coro.
“Buongiorno sorelline!”
“Buongiorno fanciulle.. Dormito bene?” chiese loro la nonna.
“Ewwwh!” dissero in risposta. Evidentemente non avevo dormito un granché, visto che non smettevano di sbadigliare.
“Meiryo, se hai finito la colazione, vai a lavarti.. Così lasci spazio alle due zombie!“
“Ahahah, va bene nonna..”

E mi precipitai in camera mia, presi il vestitino che mi aveva regalato la mamma e mi precipitai in bagno per lavarmi.
Ero tutta euforica, non solo perché avevo scoperto dov’era il libro, ma anche perché quel giorno, 26 dicembre, era il mio compleanno: compivo sedici anni.
  
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