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Autore: LaTuM    15/08/2010    11 recensioni
"Ancora non capisco perché quel cavallo mi abbia disarcionato.”
“Non potete pretendere di piacere a tutti.”
“E a te Merlin? A te piaccio?”
[Arthur/Merlin]
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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All The King's Horses - Parte I

Disclaimer: I personaggi di Merlin non mi appartengono, benché meno lo sceneggiato. Da questa storia non ci ricavo assolutamente nulla ù_ù



All The King's Horses

Parte I

 

 

“Avreste dovuto dare retta al commerciate”  disse Merlin entrando nella camera di Arthur con una borsa di cuoio sotto braccio.

“Non infierire! E’ già stato abbastanza umiliante così…” rispose lamentoso il principe, prima di andare a sedersi scompostamente sulla sedia prediletta che, per quanto fosse la più comoda in suo possesso, al momento gli pareva un trono di rovi.

“Io ve l’avev- Come non detto” disse Merlin abbassando lo sguardo cercando di trattenere un ghigno.

Arthur sbuffò e osservò il candido fazzoletto con cui si era tamponato il viso fino a quel momento, constatando con disappunto che il grigio e il rosso avevano preso il posto del bianco immacolato.

“Hai trovato Gaius?” domandò poi il Principe facendo una smorfia.

Merlin annuì e mostrò al biondo la borsa che aveva con sé.

“Ha detto che se domani il dolore alla spalla non sarà passato, verrà a guarirvi di persona.”

“Perché non dopo?”

“I vostri aspiranti cavalieri non hanno dato prova di grande tempra e resistenza nel portare a termine la breve missione di prova che gli avete assegnato. Gaius ovviamente si sta occupando della cosa.”

“Io sono il Principe, vengo prima” borbottò Arthur offeso.

“C’ stata anche qualche ustione e quella ha la precedenza. Gaius vi reputa forte a sufficienza per resistere a qualche livido ed escoriazione.”

“Certo che lo sono!”

“Mi ha comunque istruito su come pulire, disinfettare e medicare le vostre ferite. Non temete” disse Merlin, ignorando le proteste del Principe mentre questo assumeva un’espressione preoccupata.

“Tu? Medicarmi?”

Merlin annuì.

“Ho le istruzioni necessarie su come prestarvi un primo soccorso. Comunque non temete, che siate guarito o no, sono certo che verrà ugualmente ad accertarsi della qualità del mio operato.”

Arthur sbuffò nuovamente, chiaramente poco fiducioso nelle capacità taumaturgiche del suo servo.

“Al momento non avete molta scelta” gli fece notare Merlin con un sorriso saccente.

Il biondo scrutò attentamente l’altro mentre cercava d’ignorare il bruciore sempre più crescente al viso e al braccio destro.

“E sia, fa pure quel che devi” mormorò Arthur avvertendo una fitta dolorosa alla spalla nel momento in cui posò il fazzoletto sul tavolo.

Il mago annuì prima di guardarsi in giro mentre Arthur alzava gli occhi al cielo non ancora del tutto convinto se affidarsi o no alle cure del suo servo.

“Ehm… dovreste stendervi” annunciò Merlin posando la borsa con i medicamenti sul letto.

“Certo che devo stendermi, razza d’idiota!”

Il mago finse di non sentire: era frustrante essere sempre insultato e dover sempre comunque obbedire agli ordini di quel borioso asino. Per non parlare di tutte volte che gli aveva salvato la vita se poi al Fato o ad altri era stato attribuito il merito di ciò.

Arthur si alzò dalla sua postazione e raggiunse il letto con la sua solita espressione altezzosa finalizzata in questo caso a mascherare il dolore. fu solo nel momento in cui si distese che un lamento gli sfuggì dalle labbra.

Merlin si sedette sul letto accanto al Principe e aprì la borsa che gli aveva dato Gaius.

“Perché avete insistito per montare quel cavallo?” domandò il moro prendendo un fazzoletto e bagnandolo con un liquido rosso scuro contenuto in una boccetta “Vi era stato detto che era una bestia pericolosa, difficile da domare.”

“Perché sono il Principe di Camelot e- Hey! Cosa credi di fare?!” disse Arthur bloccando il polso del servo.

“Disinfettarvi le ferite che avete sul volto, Sire” rispose l’altro dandogli un irrispettoso schiaffo sulla mano che gli bloccava i movimenti.

L’espressione indignata del Principe fece quasi ridere il mago, ma decise che al momento era meglio concentrarsi sulle cure di cui necessitava l’asino. A deriderlo ci avrebbe pensato più tardi.

“Amo le sfide, la cosa è ampiamente risaputa. Ed è comunque un mio compito provare le cavalcature… soprattutto se voglio che quei cavalli diventino miei” asserì Arthur facendo una smorfia quando Merlin gli passò il fazzoletto appena sotto il labbro inferiore.

“Anche fare la figura del babbeo rientra fra i vostri compiti?” gli domandò Merlin cercando – ma senza impegnarsi troppo - di trattenere una risata.

“Tu tendi sempre a dimenticarti con chi stai parlando.”

“Chiudete la bocca, Sire.”

Arthur sbarrò gli occhi offeso.

“A-”

“Vi siete tagliato le labbra contro le pietre, devo pulirvi le ferite prima che s’infettino, stavolta non v’era nulla d’irrispettoso nelle mie parole” spiegò il mago assumendo l’espressione più seria possibile.

“Uhm” borbottò Arthur facendo però quanto Merlin gli aveva ordinato.

Gli fece uno strano effetto percepire il tocco lieve e delicato dei polpastrelli di Merlin inumidite contro le sue labbra. Per un istante Arthur fu tentato di mettere in imbarazzo il suo servo, bloccandogli le esili dita con i denti e divertirsi alle sue spalle vedendolo basito ed incerto su come reagire, ma il ricordo dell’orribile sapore di quell’intruglio lo fece desistere dal prendersi gioco di Merlin.

“Ora dovreste girarvi” disse il moro richiamando l’attenzione di Arthur, che non si era accorto di aver chiuso gli occhi mentre l’altro, con le dita impiastricciate di quella schifosa sostanza gli aveva medicato le labbra, sfiorandogliele. Il pensiero di quel tocco gli mandò un brivido lungo tutta la spina dorsale. Merlin lo notò ma evidentemente imputò quella reazione al dolore che provava il biondo, cosa che fu confermata da un gemito che il Principe non si sforzò nemmeno di trattenere nel momento in cui dovette mettersi prono.

Il mago sbuffò. Davanti agli altri fingeva sempre che nulla fosse e che i dolori delle battaglie fossero sciocchezze, ma non appena Arthur si ritrovava nelle sue stanze da solo con Merlin, il ragazzo diventava un unico lamento. Quando poteva permetterselo, ovviamente; nel momento del vero pericolo Merlin non l’aveva mai visto tirarsi indietro davanti a nulla, neanche alle sfide più dure o apparentemente impossibili da vincere. Eppure Arthur ce la faceva sempre. Certo, non senza qualche piccolo aiuto esterno facilmente imputabile a Merlin, ma il mago non poteva negare che se il borioso asino non fosse stato di natura forte e coraggioso abbastanza, tutti i suoi aiuti sarebbero stati vani. Lo ammirava molto per questo. Anche per questo, se non altro.

“Allora?” lo riscosse dai suoi pensieri la voce del biondo.

“Ehm… Gaius ha detto che non necessitate d’altro che un massaggio con…”

“Uno dei suoi intrugli miracolosi” completò per lui Arthur mentre il moro cercava la boccetta di liquido oleoso e giallastro che il medico di corte gli aveva mostrato quando era andato a chiedergli aiuto per curare il Principe.

“Infatti” disse poi Merlin togliendo il tappo e versando un po’ di liquido direttamente sulla pelle di Arthur.

“E’ freddo!” si lamentò il ragazzo.

“Si scalderà” replicò il moro ignorando a prescindere la protesta.*

Le mani del mago iniziarono a massaggiare lentamente un punto gonfio ed arrossato vicino al rene sinistro, anche se a catturare la sua attenzione fu il gonfiore sulla spalla. Stando ai sintomi che aveva descritto a Gaius, poteva occuparsi facilmente della prima botta – da cui molto probabilmente ne sarebbe scaturito un livido, nulla di più – mentre la spalla sembrava leggermente più malconcia: il braccio era gonfio e pieno di graffi che si estendevano fino al gomito… se solo avesse potuto usare la magia lo avrebbe curato in battito di ciglia. Ma praticare incantesimi sul figlio di Uther Pendragon non era saggia idea. Soprattutto se il suddetto figlio era ancora perfettamente cosciente, perché per il resto non si era mai fatto grossi scrupoli ad usare la magia su di lui, anche se era tutt’altro che finalizzata a ledere la sua incolumità. Faceva già abbastanza fatica ad evitare che l’asino ci rimettesse in qualche modo la pelle, di certo lui non avrebbe reso ancor più complicato il suo già arduo compito.

“Era proprio un bell’animale però…”

“Sicuro” ne convenne Merlin più per educazione che per reale interesse. Stava cercando di ricordarsi esattamente i punti che Gaius gli aveva raccomandato di massaggiare per sciogliere la contrattura alla spalla.

“Ancora non capisco perché mi abbia disarcionato” si lamentò il biondo Principe “Puoi metterci anche un po’ più di forza, Merlin!” gli ingiunse poi mentre il mago, sbuffando, andava a sollecitare maggiormente la pressione sui muscoli indolenziti del collo.

“Non potete pretendere di piacere a tutti” disse Merlin distrattamente cercando di dare una spiegazione plausibile all’altro.

Arthur alzò leggermente la testa, volandosi verso il ragazzo con un ghigno stampato sul volto.

“E a te Merlin? A te piaccio?”

Le braccia del mago cedettero per un momento.

“Cos’è? Una domanda a trabocchetto per spedirmi alla gogna e sfogare la vostra rabbia repressa?”

Arthur sbuffò dal naso: Merlin riusciva comunque a spiazzarlo con una delle sue risposte taglienti sempre pronte. O quasi, almeno.

“Sono il futuro re e voglio piacere alla mia gente. Mio padre – anche se spesso non sembra - è ben voluto. Non abbastanza però. Io voglio andare oltre, superare la sua fama, far divenire il mio nome una leggenda-”

“Sempre modesto” lo interruppe Merlin.

“Se mi lasciassi finire di parlare!” lo rimbeccò il biondo cercando di dargli un pugno sulla gamba, ma ottenendo così solo di sforzare invano il braccio già dolente.

“Sembrate il cavallo che vi ha disarcionato. Riuscite a stare fermo per più di un momento?”

Arthur sbuffò e Merlin fece altrettanto.

“Far divenire il mio nome una leggenda… e poi?” lo incitò il mago a proseguire il suo discorso mentre lui continuava ad occuparsi della spalla malandata.

“…”

“Avanti, vi ascolto!”

“Mio padre mi ha spesso ripetuto che non posso essere il Re di Camelot e amico del popolo... però voglio che sia così. Voglio essere un Re giusto, severo se necessario ma non voglio far nulla che possa ledere in qualche modo la mia gente. Le leggi – talvolta anche severe – sono necessarie però…”

“Però…” lo incitò nuovamente Merlin, speranzoso nelle parole del Principe.

“Alcune sono ingiuste. Altre andrebbero modernizzate. Altre ancora andrebbero revisionate.”

“Qualche idea a riguardo?” non riuscì a trattenersi dal chiedere il mago.

“Diverse, credo. Tu ci sarai quando… accadrà?”

Merlin rise.

“Vi ho già detto che sarò felice di servirvi fino alla morte, ma non capisco cosa ve ne possiate fare di un servo?”

“Tutto! Dovrò pur incaricare qualcuno di lucidare la mia corona! E non affiderei questa mansione a nessun’altro che a te” disse Arthur riuscendo, con quell’arrogante immagine di lui in veste di sovrano di Camelot, a far sorridere il mago. Dietro quelle parole, Merlin sapeva celarsi la frase ‘sei un buon amico’. Probabilmente Arthur non glielo avrebbe mai detto, ma oramai era diventato bravo ad interpretare i giri di parole dell’asino.

“Sarà un onere” iniziò a dire Merlin vedendo la faccia del biondo contrarsi in una smorfia, anche se non avrebbe saputo dire se fosse per il dolore o le sue parole “Ma un onore.”

Il volto di Arthur si distese e per qualche minuto il ragazzo rimase in silenzio godendosi la sensazione dei muscoli che smettevano pian piano di dolere sotto al tocco di Merlin.

“Non voglio mandarti alla gogna. Non questa volta almeno.”

“Uhm?”

“Non mi hai ancora risposto Merlin. Ti piaccio o no?”

Merlin sbuffò più o meno per la ventesima volta da che aveva iniziato a prendersi cura di Arthur dopo la caduta da cavallo.

Certo che l’asino gli piaceva! Per quanto insopportabile e borioso, arrogante e presuntuoso, ingrato e un qualche altro aggettivo dispregiativo terminante in –oso, Arthur era il ragazzo per cui avrebbe sacrificato senza alcuna esitazione la sua vita. E non l’avrebbe fatto perché lo diceva il destino, ma perché Arthur – seppur a modo suo – si era guadagnato la sua devozione (o qualcosa di simile, da che lo aveva incontrato Merlin non si era mai dimostrato particolarmente rispettoso nei suoi confronti), la sua fiducia e… qualcosa. Un qualcosa che inizialmente il ragazzo aveva imputato alle parole del Drago, al fatto che fossero le due facce della stessa medaglia e via dicendo. Ma Merlin sapeva che non era così. Arthur gli era entrato dentro. E non come Gwen, Morgana, Gaius. Arthur, come ogni cavaliere, era irruento e si era fatto spazio a suon di stoccate e fendenti nella sua vita. Quindi, checché ne dicesse il Drago, il destino in qualche modo se l’erano forgiati da sé. Arthur aveva saputo plasmare il suo, mostrandosi come il vero eroe puro di cuore capace di tutto. E Merlin aveva deciso di seguirlo, sapendo che gli sarebbe stato fedele fino alla fine.

“Sì, mi piacete” rispose il mago borbottando, non del tutto sicuro di voler essere udito dal Principe.

Arthur però non disse più nulla e lasciò che il suo servo continuasse a massaggiargli la spalla e il braccio, riuscendo lentamente a mitigare il dolore. Non era esperto quanto Gaius, ma aveva avuto ragione quella volta che gli aveva detto che imparava in fretta.

Fu solo dopo diverso tempo che Merlin annunciò che aveva finito, rassicurandolo sul fatto che non ci sarebbe stato bisogno di alcuna fasciatura e che il dolore sarebbe scemato con le ore e col riposo notturno.

“Col vostro permesso, io mi ritirerei” disse il mago ricevendo però come unica risposta un mugugno indistinto dal parte del Principe. Mugugno che Merlin decise d’interpretare come un sì.

Il ragazzo raccolse i medicamenti di Gaius e li ripose nella borsa di cuoio che gli aveva affidato il medico di corte.

Fu solo prima di andarsene che Arthur lo chiamò, fermandolo sulla porta.

“Anche tu mi piaci, Merlin” borbottò il Principe osservando l'altro rimanere completamente spiazzato dalle sue parole. Il mago si girò verso di lui e gli fece un lieve inchino prima di sparire.

 

Il biondo però era riuscito a distinguere un inconfondibile sorriso stampato sulle labbra del suo servo.

 

 

Continua...



Note dell’autrice:

Tadan! Slash in arrivo!
Era iniziata come una oneshot, ma poi mi sono persa nei dialoghi, nelle riflessioni di Merlin e… alla fine era troppo bella così perché in qualche modo vi infilassi lo slash a tradimento (esclusi gli imput palesi). Così ho da parte un secondo capitolo che in qualche modo rende questa una sorta di brevissima longfic. O una oneshot divisa in due parti, dipende dal punto di vista. Lo so che è una miseria, ma volevo che comunque questa prima parte rimanesse così ^^

 
So anche che il punto di partenza della storia non ha molto senso, ma poi i dialoghi sono nati con una facilità disarmante, che quasi ringrazio di essere caduta da cavallo x3 Ok, non è vero che sono felice di essere caduta, però probabilmente se non mi fossi schiantata sulla ghiaia non avrei avuto il pretesto per iniziare questa storia. Questo spiega anche il perché della mia fissazione equestre all’interno dei miei racconti… mi basta leggere la parola sella e io non capisco più nulla XD

Intanto ne approfitto per ringraziare GiulyB, elyxyz, Chiby Rie_chan, bilancina92 e ely_scorpioncina per aver commentato la prima shot Colin/Bradley Magic is Might <3

Note, citazioni, credits e quant’altro:
- Il titolo è l’omonimo di una canzone dei Blind Guardian
- E’ freddo – Si scalderà sono battute che le qaffiane conoscono bene. La citazione non era voluta, ma è uscita comunque, e una volta scritta ho pensato che comunque qualcuno avrebbe potuto apprezzarla lo stesso x3
- Il fatto che Arthur non può essere Re ed amico del popolo viene dalla 2x06


   
 
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