Questa storia ha partecipato al Mercante in fiera contest, indetto da Jadina94, classificandosi quarta.
Questa storia ha partecipato al
contest Summer Of Love, indetto da Amimy, classificandosi
terza ^^
Titolo:
La neve se ne frega
Personaggi
e pairing: Teddy Lupin, Victorie Weasley. Teddy/Victorie
Carta
scelta: Mamma e Papà
Genere:
Sentimentale
Rating:
Verde
Avvertimenti:
One-shot
Trama:
Dalla fiction: -Guarda la neve: lei continua a venire
giù, lei si fa i fatti suoi, pensa solo a cadere
perché tanto quello è il suo compito; le importa
solo di sé stessa. Non le importa se cadendo può
dar fastidio agli altri; non le importa se ci sta facendo morire dal
freddo; non le importa se cadendo in gran quantità
può rovinare i raccolti dei campi, non le importa se a causa
sua le persone sono costrette a rimanere a casa. La neve se ne frega.
La neve è come me! Io penso solo a me stesso, in diciassette
anni mi sono chiuso come in un guscio nel mio dolore…non
pensando a quello degli altri. Credendo di essere l’unico con
il diritto di provarlo-.
Note dell’autore: Il titolo della fan fiction è preso dal
fantastico romanzo di Luciano Ligabue. Gli abbinamenti alla carta
scelta erano: Teddy Lupin, solitudine e Villa conchiglia. Ho usato sia
Teddy Lupin che Villa Conchiglia…non so se è
spiegato bene la solitudine che Teddy prova. Valuta tu, giudicia xD
Quell’anno
la Famiglia Weasley si era riunita a Villa Conchiglia,
la casa di Bill e Fleur, per festeggiare il Natale.
La villetta
era un incessante andirivieni di persone di età compresa tra
i cinque e i sessant’anni; i più piccini erano
riuniti intorno a Nonno Arthur, che seduto su un poltrona a stampe
floreali leggeva loro le fiabe più belle di Beda il Bardo.
-Ancora una,
nonno!- esclamò la piccola Molly, stringendo al petto il suo
orsacchiotto di peluche.
-Si, nonno!-
si unì Louis entusiasta.
-Raccontaci
la storia di Baba Raba e il Ceppo Ghignante!-
trillò Roxanne, giocherellando con un lembo della gonnellina
scozzese.
L’uomo
sorrise sistemandosi meglio sulla poltrona. Pulì gli
occhiali da vista con cura e cominciò a leggere il racconto,
accontentando così i nipotini.
-Ma non
è giusto, James!- si lamentò Rose, scuotendo il
capo e facendo così ondeggiare gli indomabili ricci rossi.
–E’ la terza partita che vinci di fila-
-Te
l’avevo detto, Rosie: io sono un campione a Sparachiocco-
rispose sbruffone il ragazzino, passandosi una mano tra i disordinati
capelli neri, in un gesto che aveva visto fare al padre tante volte .
Dominique,
con l’aria di chi la sa lunga, si avvicinò a
James. –Guarda Rosie, James sta barando!- esclamò,
indicando le ginocchia del bambino che immediatamente nascose le prove
del suo imbroglio.
-Non
è vero, spiona!- insorse lui.
-Sì
che è vero, imbroglione-
-Spiona-
-Imbroglione-
-Spiona-
Stufa, Rose
si portò le mani sui fianchi cercando di assumere un
cipiglio severo. –Smettetela voi due! Sembrate una vecchia
coppia di sposi; siete insopportabili! Io vado da Nonna Molly, in
cucina-
I due cugini
la osservarono mentre si faceva largo nell’affollato salone,
poi tornarono al loro litigio.
-Imbroglione-
-Spiona-
Victorie era
nella sua camera; osservava titubante un piccolo pacchetto dalla carta
rossa poggiato sulla scrivania di legno chiaro. Si portò un
dito alla bocca, cominciando a mangiucchiarsi un’unghia:
tipico gesto della persona nervosa. E lei lo era. Victorie Weasley era
nervosissima all’idea di dare quel regalo a Teddy (e se non
gli fosse piaciuto? Che figura avrebbe fatto? Sarebbe andato a
cambiarlo?).
Le piaceva
Teddy da molti mesi ormai, ma lui non sembrava avere interesse nei suoi
confronti; a lui importava soltanto leggere quei libri che si portava
dietro in qualunque posto andasse. Sicuramente anche in quel momento
–era pronta a scommettere la cosa a lei più cara-,
Teddy era chiuso in qualche stanza a divorare un romanzo.
La prima cosa
che, stranamente, l’aveva colpita di lui erano gli occhiali
da vista dalla montatura nera e rettangolare, che gli davano
un’aria da intellettuale misterioso e maledettamente
sexy…e non da secchione quattrocchi, come quella piccola
peste di James continuava a chiamarlo affettuosamente.
Quante volte
aveva desiderato di tirarlo per il cravattino rosso-oro per baciarlo
con passione? Sinceramente aveva perso il conto, ma era certa che alla
fine sarebbe passata all’azione e non lo avrebbe
più guardato studiare di nascosto in Sala Comune.
Fece una
piroetta e sorrise guardandosi allo specchio, si sentiva elettrizzata.
Delle grida
attirarono la sua attenzione, qualche parola confusa arrivò
alle sue orecchie; stranita si avvicinò alla finestra,
sorrise nuovamente vedendo il cuore coninterno una V e una T che poco
prima aveva disegnato sul vetro appannato.
Si
guardò intorno, dalla sua camera poteva godersi il
meraviglioso spettacolo che scendeva giù dal cielo.
Sbirciò tra i fiocchi che si attaccavano delicatamente ai
vetri, mentre la neve cadeva, rendendo tutto più morbido e
omogeneo. La scogliera che dava sul mare non sembrava più
minacciosa ma soffice.
Udì
un altro grido, guardò tra gli sporadici alberi del giardino
e intravide l’unica persona che riusciva a metterla in
agitazione soltanto con uno sguardo. Teddy Lupin
era sotto la neve, le braccia aperte verso il cielo nero.
La prima cosa
che pensò fu che Teddy fosse impazzito; si sarebbe preso
un’ influenza pazzesca se non fosse tornato al più
presto dentro casa.
Frettolosamente
prese dalla poltrona il cappotto, la sciarpa, il cappello e i guanti e
li indossò: di sicuro fuori si gelava.
Sperando di
non essere vista dai mille parenti che le invadevano la casa,
aprì la porta. La neve cadeva sempre più fitta,
mentre lei cercava di trovare Teddy in tutto quel bianco. Lui le venne
in aiuto: sentì ancora una volta il suo grido. Questa volta
capì benissimo cosa stesse dicendo, il suo “Mamma,
Papà!” le giunse perfettamente.
Fece di corsa
i pochi metri che li separavano, quando lo vide capì che no,
lui non era impazzito…gli mancavano semplicemente le due
persone più importanti della sua vita.
Teddy non
indossava nessun cappotto, nessun abito pesante che potesse coprirlo
dal freddo. Aveva sopra il maglione di lana di Nonna Molly e un
semplice paio di jeans babbani.
Victorie si
strinse la sciarpa attorno al collo, mentre un brivido di freddo le
percorse la schiena: stava sentendo freddo lei per lui.
-Teddy- disse
alle sue spalle semplicemente, cercando di mettere più
dolcezza possibile nella parola.
Lui si
voltò, sorpreso. I capelli lunghi quasi fino alle spalle di
un delicato color miele gli svolazzavano intorno al viso leggermente
appuntito.
-Victorie
cosa ci fai qui?- domandò teso e un poco imbarazzato.
-Ti ho visto
dalla finestra di camera mia, ho pensato avessi bisogno
d’aiuto-, gli spiegò.
-Sto bene, va
tutto bene. Non preoccuparti per me-
Lei percorse
la poca distanza che li separava. –Teddy, cosa
c’è? Lo sai che a me puoi dire tutto, no?-
-Va tutto
bene!- ripeté.
-Non
è vero- lo contraddisse. –Ho sentito quello che
gridavi prima; non c’è bisogno di nascondere il
tuo dolore-.
-Io non
nascondo proprio niente- negò lui. Le labbra erano secche e
le mani scoperte cominciavano a dolergli.
-Mamma,
Papà! Così stavi dicendo. E’ normale
che ti manchino-
-Non
è normale, Victorie! Come può mancarmi qualcuno
che ho visto da neonato soltanto per pochi mesi?-.
-Tutti hanno
nostalgia di loro-
-Io no, non
la devo avere se voglio stare bene! Come possono mancarmi delle persone
sconosciute?-.
-Non sono
sconosciuti- disse Victorie un po’ più duramente.
–Sai molto di loro, conosci cosa hanno fatto per il Mondo
Magico e non –se Tu Sai Chi non fosse stato fermato, avrebbe
conquistato anche quello babbano-.
Gli prese le
mani tra le sue: erano freddissime. Ci soffiò sopra, facendo
calore e cercando di ridarli un po’ di vita.
Si perse per
un attimo in quegli occhi marroni e malinconici; avrebbe voluto tanto
avere il potere di farlo tornare felice con una semplice carezza.
-Sono morti
per proteggerti Teddy. Hanno sacrificato la loro vita per te, hanno
fatto di tutto per farti vivere in un mondo buono. Sono morti per una
causa giusta in cui loro credevano fermamente. Devi ricordarli o
sarà come farli morire una seconda volta, ancora
più dolorosamente adesso-.
Teddy la
osservò, della gratitudine nello sguardo.
-Nonna,
ancora una volta, sta passando il Natale da sola. Si distrugge sui
vecchi album di fotografia di famiglia. Cerca di non farsi vedere da
me, non vuole mostrarsi fragile... ed io non le ho mai detto niente,
non le ho mai detto grazie per avermi cresciuto, per non avermi fatto
mancare nulla in questi anni…cominciando dal più
stupido giocattolo per poi finire all’affetto che mi ha
sempre dato. Sono un egoista, uno…-
Victorie
scosse il capo freneticamente, mettendogli un dito sulla bocca.
-Teddy, ti
proibisco di dire così- lo interruppe la ragazza.
–Non sei egoista!- esclamò, tolse i fiocchi di
neve che si erano depositati sulla sciarpa, per poi avvolgerla intorno
al collo di Teddy.
Lui la
lasciò fare, numerosi brividi lo facevano tremare dal freddo.
-Guarda la
neve: lei continua a venire giù, lei si fa i fatti suoi,
pensa solo a cadere perché tanto quello è il suo
compito; le importa solo di se stessa. Non le
importa se cadendo, può dar fastidio agli altri; non le
importa se ci sta facendo morire dal freddo; non le importa se cadendo
in gran quantità può rovinare i raccolti dei
campi; non le importa se a causa sua le persone sono costrette a
rimanere a casa. La neve se ne frega. La neve
è come me! Io penso solo a me stesso, in diciassette anni mi
sono chiuso come in un guscio nel mio dolore…non pensando a
quello degli altri. Credendo di essere l’unico con il diritto
di provarlo-.
-La neve non
porta soltanto guai, Teddy. Pensa a quante cose belle possiamo fare con
lei! Possiamo pattinare e sciare. Possiamo costruire dei pupazzi di
neve con al posto del naso una carota; possiamo tirarcela sopra per
giocare! Una volta Fred mi ha colpito in testa con una palla di neve
enorme…non sai che male-.
-Sono
più i contro che i pro, Victorie-
Teddy la
afferrò per una mano, trascinandola a terra.
-Sdraiati
vicino a me, facciamo finta di essere morti-
Victorie fece
come gli aveva detto. –Come si fa?-
Merlino, che
domanda stupida! si disse subito dopo.
-E’
semplice: basta chiudere gli occhi. Quando sei morto, non ti rendi
conto di niente. Di niente-
Teddy gli
strinse la mano forte, si sentiva svuotato.
Victorie fece
lo stesso, mille pensieri le vorticavano impetuosi in testa.
Erano stesi
sulla neve, mentre altra, menefreghista cadeva su di loro: proprio come
aveva detto Teddy.
Ma a Victorie
piaceva sia la neve che Teddy, e sapeva che nessuno dei due era
indifferente ai problemi degli altri.
-Hai visto
Victorie? E’ semplice- le disse. –E’
semplice essere morti-
-Ma essere
vivi, lo è ancora di più! Qualche volta possiamo
essere tristi, ma questa malinconia ci fa assaporare e vivere
più a fondo i momenti di felicità; e te lo
assicuro, Teddy… La vita è felicità!-.
Victorie si
abbassò un po’ di più il cappello:
sentiva freddo, ma per nessun motivo al mondo sarebbe andata via da
lì.
-Loro
sono sempre qui con te; tu non puoi vederli…è
vero! Ma finché li ricorderai, finché tutti
–Zio Harry, tua nonna Andromeda e noi Weasley- li
ricorderemo, Remus e Tonks saranno sempre qui-
Il silenzio
scese tra di loro. Potevano sentire il rumore del vento che dispettoso
rallentava la caduta della neve.
Sicuramente
tutti in casa li stavano cercando, ma prima di tornare lei doveva fare
una cosa.
Alzò
piano il viso, osservò per un attimo quello di Teddy. I suoi
occhi erano chiusi: non l’avrebbe vista.
Poggiò
le sue labbra su quelle del ragazzo, un semplice e delicato sfioramento
di labbra che ebbe la forza di riscaldarla tutta dentro, come una stufa
all’interno di un freezer.
Teddy
aprì gli occhi, meravigliato. –Mi hai baciato?-
domandò.
-Quando si
è morti, non ci rendiamo conto di niente, Teddy.
L’hai detto tu- rispose lei.
Victorie si
alzò, improvvisamente imbarazzata. Si tolse velocemente la
neve che le era rimasta attaccata sopra. –Io torno in casa-
E lasciando
Teddy piacevolmente confuso, corse via.
Erano passati
due giorni, due orribili giorni da quel fantastico bacio. Victorie non
sapeva cosa pensare: non vedeva Teddy da quel giorno, poiché
a Natale con una balla a Zio Harry era andato via; non era rimasto
neanche per l’apertura dei regali.
Girava per la
casa annoiata; giocava qualche volta con Louis e Dominique; ma il tempo
sembrava non passare mai. E per di più nevicava
ancora.
Stava
tentando di scrivere la conclusione al suo tema di Incantesimi, quando
sua madre la chiamò: un gufo aveva portato una lettera
per lei.
Pigra scese
in cucina, dove l’allocco di Teddy la aspettava. Un sorriso
si aprì sul viso.
Stai sotto la neve. Ho bisogno di parlarti. (1)
Teddy
-Buone
notizie?- domandò Fleur con il suo pesante accento francese,
notando l’improvviso buon’umore di Victorie.
-Buonissime
notizie, mamma!- rispose lei. –Esco un attimo-
-Prendi
almeno il cappotto, Vic-
-No, no, non
sentirò freddo!-
Teddy la
aspettava vicino la scogliera. Cercando di non apparire troppo allegra
–in realtà stava toccando il cielo con un dito- lo
raggiunse.
-Finalmente
ti sei fatto vivo Teddy-
-Ci ho
pensato Victorie. Avevi ragione, su tutto. Ho trascorso il Natale con
mia nonna, senza offesa, ma non ho mai passato un Natale
così bello. Mi ha raccontato tutto su mia
madre…dal suo colore preferito alla sua materia. Ero a
conoscenza della licantropia di mio padre, ma non avevo mai voluto
sapere altro… adesso, però è diverso!
Voglio conoscere tutto. Ieri sono stato anche da
Harry…cavolo, dovevo prendere questa decisione molto tempo
fa-.
-Sono felice
per te, Teddy. Davvero. -
-Hai visto?
Nevica ancora-
Lei
annuì, spostandosi una ciocca di capelli biondi dietro
l’orecchio.
-Ho
riflettuto anche su questo, m’insegni a costruire un pupazzo
di neve?- chiese, indicando un mucchio di neve informe e
dall’aria sospetta.
Victorie
guardò quel tentativo fallito di pupazzo di neve,
inarcò un sopracciglio e scoppiò a ridere.
–Vado a prendere qualcosa con cui coprirmi e poi sono subito
da te - .
Teddy le
afferrò delicatamente un braccio, -Aspetta, ho bisogno di
fare una cosa prima-.
In un attimo
le loro bocche s’incontrarono: dapprima delicatamente, quasi
timorose di quello sfioramento così aspettato, per poi
rincorrersi ingorde a desiderose.
-Mi piaci, mi
piaci da impazzire, Teddy- sussurrò Victorie, sulle sua
labbra.
Respirando la
sua stessa aria, lui annuì. –Finalmente
l’ho capito anche io-
Simili a uno
strano souvenir in carne e ossa, ripresero a baciarsi mentre la neve
scendeva su di loro.
(1)
Citazione
presa dal libro di Luciano Ligabue, La Neve se ne frega.
Ecco
qui il giudizio della giudicia xD che ringrazio tantissimo! Mi
è piaciuto davvero tanto scrivere questa fic e senza questo
contest non avrei mai usato questo paring.
Quarta
classificata:
Erigre
La neve se ne frega
Grammatica: 9.5/10
Un errore di battitura (“Bada Raba” invece di
“Baba Raba”) e qualche confusione tra “a
lei”, “a loro” e così via (es.
“Devi ricordargli o sarà come
fargli morire…” da correggere
con “Devi ricordarli o sarà come farli
morire…”), per il resto ok =)
Forma: 8/10
Mancano tutti gli spazi tra le lineette dei dialoghi e
l’inizio del dialogo stesso e anche parecchi punti (sempre
nei dialoghi).
C’è giusto qualche ripetizione qua e là
e qualche punto mancato, ma per il resto nessun errore grave ^^
Attinenza al
“contenuto” della carta: 10/10
C’è tutto, anche quella solitudine che temevi
potesse farti perdere punteggio xD
Gradimento
personale: 10/10
Amo Teddy perché figlio dei miei carissimi Remus e Dora
(pace all’anima loro ç_____ç), ma anche
perché… come si fa a non adorarlo? *-* E poi amo
Victoire, perciò la coppia Teddy/Victoire è
assolutamente magnifica *-*
La storia mi è piaciuta veramente molto, così
come il tuo modo di scrivere *-*
Totale: 37/40
Ed ecco il giudizio della secondo giudice! Sono stata contentissima nel vedere questa storia al terzo posto :)La neve se ne frega. Contest. Erigre
Stile: 9.5/10
Grammatica e sintassi:15/15
Originalità:9.5/10
Attinenza al tema e rispetto degli obblighi: 10/10
IC dei personaggi: 10/10
Gradimento personale: 5/5
Totale: 59/60
La grammatica e la sintassi sono impeccabili. Lo stile è molto buono, soprattutto sul piano lessicale. Risulta, però, non troppo scorrevole in alcuni tratti. Mi spiego: sei molto abile a costruire le frasi, utilizzi le parole adatte anche facendo scelte lessicali inusuali ma sempre azzeccate, ma sono presenti troppi punti fermi e pochi connettivi logici che “leghino” le frasi alle precedenti. Per questo la lettura, in alcuni punti (specialmente alla fine dei vari capoversi, dove questa “slegatura” fra i periodi si nota di più) risulta un po’ frenata. Ad ogni modo, la storia è molto bella, articolata con grande abilità. Sei stata molto brava nel creare la psicologia dei personaggi e rendere i loro pensieri con puntualità e precisione, senza appesantire la storia ma al contempo coinvolgendo il lettore soprattutto nei pensieri di Victorie. La trama è strutturata molto bene, l’idea di base è ottima e sviluppata altrettanto bene. Eccellente il rispetto del tema, i sentimenti di Victorie sono appunto molto realistici e molto ben resi, quindi sotto questo aspetto posso solo farti i complimenti. La scena del bacio è molto bella: romantica e coinvolgente al punto giusto, oltre che inserita con grande abilità nella storia.