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Autore: Mankind17_13    16/08/2010    4 recensioni
Il Pianeta è un sistema perfetto. Nascita, vita e morte appartengono ad un ciclo indissolubile ed ordinato. Oppure no? Tre uomini senza volto, un trio di reietti rinnegati dal pianeta stesso hanno iniziato a cercare Vincent Valentine. Perchè hanno bisogno di lui? E perchè vogliono uccidere una bambina?
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Vincent Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Conosci Vincent

Tamarri o Eleganti? Questo è il dilemma nella creazione dei personaggi.

Mankind17_13

 

 

Il boss dell’ organizzazione inspirò un’ ampia boccata dalla sua pipa. Era soddisfatto se non addirittura eccitato dal suo proposito.

Non era un uomo considerevole, bensì un anonimo trentenne che nessuna donna si sarebbe girata a guardare per  strada, una persona comune, priva di qualità rilevanti, fatta eccezione per una tremenda, crudele scintilla malvagia nel profondo dei suoi occhi verdi. Un incendio oscuro nascosto dietro un’ espressione serafica, una fiamma in grado di attirare le persone a lui affini come se fossero delle stupide falene.

Seduto sulla sua sedia a dondolo nella sala delle riunioni, il capo stava osservando entusiasta le reazioni dei suoi accoliti in merito al suo progetto. Non era riuscito ad attuarlo prima a causa di elementi di disturbo, tra i quali Jenova, Sephiroth e la Deepground. Non certo avversari temibili per lui, ma comunque tasselli indesiderati nel suo mahjong di follia.

Si sentì un ronzio, poi la luce penetrò intensa nella stanza, rischiarando l’ ambiente.

 

“Finalmente hanno riparato il generatore” annunciò uno degli accoliti.

 

La sala si rivelò per quello che era: un vecchio bar completo di tavoli da biliardo e videopoker, dall’ aspetto sciupato e decadente, una rovina di ciò che realmente era stato. Al Capo di tutto questo non importava granché; il suo desiderio e la sua ambizione non avevano bisogno di un quartier generale di classe, bensì di uomini capaci, dotati di braccia forti e soprattutto di una mente solida.

Sbuffò una nuvola di fumo, poi un uomo di colore dalla curiosa chioma rosso fuoco, vestito in maniera bizzarra fece capolino nel bar, il tono di voce deformato dall’ eccitazione.

 

“Leader” esordì “abbiamo una traccia precisa”.

 

Il Leader sorrise, la bocca assurdamente larga per il viso su cui era montata, tanto da farlo apparire come un predatore in procinto di dilaniare coi denti la sua preda. Un carnivoro troppo spaventoso persino per il mondo di mostri in cui era nato.

 

“Eccellente! E dimmi Venerdì, qual è la sua posizione?

 

“Si trova in un quartier generale della WRO, Leader.”

 

La bocca del Leader si allargò ancor di più.

 

“Bene, partirai insieme a  Wayne. Immagino che non ti servano molti uomini, giusto?

 

Venerdì sorrise, i denti bianchissimi in contrasto con la  pelle nera come l’ ebano.

 

“Per una base della WRO, dieci elementi saranno più che sufficienti”.

 

“Ottimo, presto la cara bambina ingrosserà le nostre fila. Procedete.”

 

Quella mattina, mentre il suo clone era intento a documentarsi su di lui, Vincent era rimasto solo nel suo appartamento, dati gli impegni universitari della sua coinquilina. Rimaneva ancora stupito dalla passione per l’ antropologia culturale dimostrata da quella matta, tuttavia ne era felice: se non altro se la sarebbe tolta dai piedi per qualche ora.

Sentì un brontolio allo stomaco: doveva ancora fare colazione. Cincischiò nella credenza alla ricerca dei suoi cereali preferiti, quelli con le scaglie di cioccolato, tuttavia tutto ciò che trovò fu… Caith Sith.

Richiuse violentemente lo sportello, facendo finta di nulla.

Nessun movimento.

Sospirando rassegnato, Vincent riaprì controvoglia lo sportello della credenza, trovando l’ odioso felino ancora lì, seduto con quella sua espressione di malefica cordialità. Non che lo trovasse antipatico, ma se Caith era lì, voleva dire che la situazione era quanto meno tragica. Un uccello del malaugurio in forma felina. Non per niente era un gatto nero.

 

“Ciao!” salutò Caith.

 

Jenova è resuscitata? Sephiroth con lei? Hojo è ancora vivo nel cyberspazio? Una nuova Weapon?” ricambiò Vincent.

 

“Nulla di tutto ciò! Ci serve la tua assistenza per proteggere una persona

 

“Se è un politico mi rifiuto, insieme agli scienziati pazzi ed agli squilibrati megalomani sono la categoria di persone che odio di più.”

 

Nahhh, si tratta di una bambina”.

 

“Declassato a baby – sitter.. sarà per via della mia esperienza quotidiana.. chi è il soggetto?”

 

“Per questioni di sicurezza i dettagli ti verranno forniti una volta arrivati a destinazione, accetti?”

 

“Come se avessi di meglio da fare. Dammi cinque minuti per fare colazione.”

 

Nel frattempo, Wincent si ritrovò impegnato ad affrontare un tremendo nemico.

Era enorme, del colore della pietra: se anche avesse avuto delle emozioni, il suo volto granitico non le avrebbe potute esprimere. Un avversario ostico, dalle impressionanti capacità tattiche. Chissà cosa si celava dietro quella sua assoluta immobilità.

Il suo nome era Vicolo Cieco, e Wincent se lo era trovato sulla sua strada.

 

“Forse era tre isolati dritto e poi girare a sinistra” mormorò Wincent.

 

Vicino a lui Neville, il suo Chocobo bianco addobbato con un cinturone ed un cappello da cow boy emise un “queck!” di disperazione. Quello era il quarto ostacolo che avevano incontrato nella stessa via. Neville, nella sua mente di Chocobo, si chiese se fosse normale per un senza-piume riuscire a smarrire la strada in un senso unico per quattro volte di fila. La risposta naturalmente era sì, visto l’ esempio offerto dal suo padrone.

Wincent sembrò studiare il muro del vicolo, invitandolo ad una gara di sguardi. Niente, il muro non ebbe timore.

Quindi provò a far finta di andarsene, fischiettando un’ allegra canzoncina per enfatizzare la sua finta resa. Ancora nulla, il muro non se la bevve nemmeno per un secondo.

A quel punto iniziò un profondo dibattito filosofico con se stesso.

 

“Dunque, se questo è un vicolo cieco, qualcosa mi dice che mi è impossibile passare, tuttavia se sono arrivato in questo vicolo probabilmente da qualche parte sarò pur venuto. Ergo, probabilmente, se girerò su me stesso di 180 gradi, forse dovrei riuscire ad uscire da qui”.

 

Con sua grande soddisfazione, il suo ragionamento fu esatto. Dopo circa trenta minuti era riuscito a trovare la via di uscita dal vicolo. Neville emise un “queeeck” di sollievo.

 

“Eh, visto che genio, Neville?” disse Wincent, pieno di sé.

 

Il Chocobo piegò la testa di lato con sguardo perplesso: ancora non era riuscito ad abituarsi al suo padrone.

Quando Create creò l’ arma per Wincent, quest’ ultimo pretese, non senza fare storie, una cavalcatura degna di lui. Se il creatore avesse dato retta al clone albino, probabilmente le sue creazioni non sarebbero arrivate nemmeno ad Edge, quindi optò per un destriero decisamente più furbo ed intelligente del suo fantino.

Solo una cosa fu lasciata come negli iniziali progetti di Wincent: Neville era in grado, infatti, di canticchiare tutte le arie dei western, specialmente quelle dei film di Sergio Leone.

Quindi, data la sua intelligenza superiore, tutto ciò che Neville rispose fu un “queck..” di sufficienza.

Usciti finalmente dal vicolo, fantino e destriero incrociarono uno strano tipo in Smoking con una curiosa bandana nera in testa ed un’ enorme pistola finemente decorata sulla schiena.

Dopo il fugace incontro, Wincent avanzò per un altro chilometro, perdendosi sei volte, dopodiché si arrestò.

 

“Quel tipo mi era familiare..

 

Neville, che aveva una memoria visiva decente, aveva tentato di avvertire il suo padrone con degli allarmantiqueck! queck!”, tuttavia Wincent,  intento ad ascoltare musica hard rock sull’ i– pod, non se ne accorse.

 

“Non suggerire Neville, voglio arrivarci da solo..” disse Wincent al suo Chocobo.

 

Passarono le ore, parecchie ore. La città di Edge, vista dall’ alto, con le sue luci ed i suoi odori riusciva a dare quell’ immagine di discarica a cielo aperto che gli abitanti avevano avuto sin dal primo giorno. Cani, gatti, umani e magari qualche sporadico mostro, comunque tutti ubriachi, formavano un curioso apparato sonoro che dava quel non so che di squallido allo schifo generale.

Ci fu un solo, terribile rumore a spezzare l’ effetto:

 

“MEEEEEEEEEEEEEEEEEEEERDAAAAAA!”

 

A cui si unì un:

 

“QUEEEEEEEEEEEEEEEEECK!”

 

A cui seguì un:

 

“AUUUUUUUUUUUUUUUU!”

 

Che provocò un:

 

“E BASTA CONSTO BACCANO!”

 

In un’ elegante stanza bianca decorata con curiosi ghirigori di oro zecchino applicati alle pareti, Create stava vincendo per la settantesima volta a scacchi contro Destroy.

L’ aver mandato Wincent a fare il  lavoro sporco era stata un’ idea assurda, ma dopotutto era soltanto una prova: era la prima volta che clonava un essere già esistente con i suoi poteri di creazione.

La stanza svanì, al suo posto comparve una tetra ed umida grotta.

 

“Senti compagno, sai bene che questo posto cambia forma a seconda del nostro umore. Puoi per cortesia evitare di rabbuiare il tuo animo per una partita a scacchi?” disse Create, serafico.

 

“Se non fosse la settantesima volta non mi deprimerei” rispose Destroy un poco adirato.

 

Sul fondo della grotta, Change stava leggendo un libro vicino al lume di una lampada in stile liberty ricavata da un grosso masso lì vicino.

 

“Sentite, compagni”, iniziò Change, “va davvero bene restare qui con le mani in mano mentre lasciamo tutto il lavoro a quel clone difettoso?”

 

Create sospirò amaramente.

 

“Come ti ho già spiegato, l’ introduzione di.. Wincent, così si è chiamato, nella sfera dell’ esistenza ha costretto il disegno a cambiare i suoi piani. Naturalmente, essendo un clone di Vincent, per forza di cose i due sono legati e destinati ad incontrarsi. Basta avere pazienza. Quando avverrà il contatto vedremo come se la caverà l’ originale. Voglio essere sicuro di ricevere dati più precisi su Chaos, così da poter preparare eventuali contromisure nel caso non risultasse sufficientemente potente per eliminare la bambina”.

 

“Ancora non ci hai spiegato perché la bambina sarebbe in grado di fare quello che hai detto”.

 

“Lei è un’ appartenente ad una nuova razza di esseri umani, la stessa razza che compone quella strana organizzazione che stiamo attualmente monitorando. Sono tutti conseguenze dell’ attività riparatrice del pianeta nei confronti degli “errori”, sono incarnazioni.”

 

“Incarnazioni di cosa?”

 

“Incarnazioni dell’ anima del Pianeta o meglio, della parte più corrotta ed instabile”.

 

“Quindi quella bambina è..

 

“Precisamente. Quell’ essere innocente è l’ incarnazione della calamità che rischiò di distruggere il mondo. In quella bambina risiede il tremendo potere di Meteor”.

Grazie a tutti per le recensioni, a Shin, Wicked, Alister, TOWA ed al nuovo commentatore Franky9397. Grazie di cuore.

Eventuali indicazioni sui nomi dei personaggi le metterò nel prossimo capitolo. In verità avevo scritto un papiro di note ma l’ ho perso, e non c’ ho testa per riscriverlo, sorry.

 

Un ringraziamento speciale a Sarah che, volontariamente o meno, mi ha insegnato a scrivere Fiction leggibili. Thanks.

 

Grazie ad Alister per il betaggio, così come nel precedente capitolo. In querllo prima ancora grazie a Wicked Soul sempre per lo stesso motivo. Sono uno sbadato.

 

 

  
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