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Autore: Eleris    16/08/2010    2 recensioni
Visibilmente il titolo si riferisce ad Anna and the King. La storia ha preso qualche spunto da lì. "Com’era possibile che fossero passati così tanti anni? E che comunque lei non si pentisse di ogni minimo giorno? Erano stati felici in fondo. Fino a un certo punto… Il tempo era passato inesorabilmente, e lei si era ritrovata a passare i trenta e in più single, quando invece aveva immaginato di passare la sua vita con Ron."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quella mattina Hermione si svegliò tardi.
Era mezzogiorno quando finalmente riuscì a poggiare i suoi piedi per terra, scendere le scale e avviarsi in cucina per . . . preparare il pranzo. 
Controllò tra gli scaffali: c’era così poca scelta che decise che non avrebbe proprio cucinato. Così si buttò su una tazza di latte freddo e cereali. In fondo, si era appena svegliata. 
Era un mese ormai che faceva quella vita: aveva lasciato il lavoro circa un mese prima. Lavorare nel  “Dipartimento per la Regolazione della Legge Magica” era impegnativo, e lei, presa dalle sue ricerche – e dal suo stato d’animo -  non avrebbe retto. Così l’aspettativa di un anno le aveva premesso di alzarsi a quell’ora ,e soprattutto di non voler fare niente né quel giorno, né quelli a seguire. Aggiungendo il fatto che con Ron era finita da circa due mesi e mezzo . . . Beh, Hermione si sentiva parecchio sola, anche se non rimpiangeva assolutamente i tempi passati col rosso. Incomprensioni, litigi, gelosia, erano qualcosa che andavano talmente poco di pari passo con Hermione che lei li immaginava come delle onde, le quali – più lei si dibatteva per sfuggire – più la tiravano giù.
 “Tanti anni insieme e non provare il minimo rimpianto né rimorso” era ciò che passava per la testa alla ragazza. Com’era possibile che fossero passati così tanti anni? E che comunque lei non si pentisse di ogni minimo giorno? Erano stati felici in fondo. Fino a un certo punto… Il tempo era passato inesorabilmente, e lei si era ritrovata a passare i trenta e in più single, quando invece aveva immaginato di passare la sua vita con Ron. 
Poi comunque, lei si sentiva meglio dopo aver chiuso con il suo ex. Erano rimasti amici, certo, e si sentivano spesso. Ogni domenica sia lei che Harry erano invitati dai Weasley, come sempre. La cosa che le piaceva di più di Molly era che aveva costretto tutta la sua numerosa famiglia a non fare parola di ciò che era accaduto tra lei e  Ron, trattando entrambi come quando erano ancora solo ed esclusivamente due ragazzini che frequentavano Hogwarts e che nutrivano l’uno per l’altro una profonda amicizia. Harry dal canto suo, preferì non dire una parola riguardo a ciò che era successo tra i suoi due migliori amici: si era già reso conto da solo che non avrebbe potuto funzionare. Ginny invece, era fermamente convinta che sarebbero tornati insieme. James ( il primogenito di Harry e Ginny),dal canto suo, continuava a chiamarla zia Hermione e a spuntare nel camino della riccia ogni giorno per salutarla. 


Fu infatti James che -  sbucando dal suo camino con la metropolvere – fece spaventare la giovane donna seduta sul divano a guardare un documentario babbano in tv. Lei si girò, e si ritrovò una fotocopia di Harry Potter da piccolo dentro casa. Si rilassò – aveva quasi pensato fosse Ron – e abbracciò il ragazzino, che si sedette accanto a lei e guardò il documentario per una mezz’ora. 
-    Allora James, tra un po’ ricominci la scuola . . . Quanto manca, una settimana? – D'altronde era Hermione, come poteva non preoccuparsi dell’istruzione del piccolo James? 
-    Oddio zia! Non farmici pensare! Mancano due settimane . . . -  rispose il piccolino con aria triste.
-    Senti senti … E cos’ è quell’aria triste? E’ così bello andare a scuola … -  
-    Coooooosa? Zia, hai presente cosa significa dover imparare a scrivere, leggere ,fare i calcoli e poi ancora leggere, leggere e scrivere?
-    Ehm, si James, perché anch’io sono andata a scuola sai… - 
-    Anche tu sei andata in una scuola per babbani? – disse con aria scioccata. 
-    Certo James, prima  che mi arrivasse la lettera per Hogwarts io andavo in una scola come tutti gli altri bambini del mio quartiere. E ti dirò, ero la più brava della classe . – Disse la riccia con un’aria altera. 
-    Anche con i babbani? – rispose James con aria triste per poi continuare – Invece c’è una babbana che mi batte sempre . . . – 
-    Si, anche con loro. E poi, se non mi fosse mai arrivata la lettera per Hogwarts io sarei rimasta sempre a far le scuole lì. Perciò se proprio non ti piacciono quelle materie, ringrazia che sarà solo per poco. Tra due annetti sarai al tuo primo anno a Hogwarts! E poi dimmi, chi è questa ragazzina che ti batte sempre . . . ? – Disse lei con una curiosità non indifferente nella voce. 
-    Si chiama Arièl. E’ fransccccessse… - disse imitando il modo in cui sua zia Fleur parlava. Hermione cominciò a ridere di gusto : Quel ragazzino dava del filo da torcere a tutti. Ancora sorridendo continuò: 
-    E scommetto che ti piace . . . –  Il fatto che James fosse diventato così rosso la diceva tutta, ma lui rispose con un secco no, e poi 
-    Zia! Come puoi pensare che a me piaccia quella secchiona! E poi … poi … è odiosa. –
E così lei con fare accondiscendente annui per poi guardare l’orologio e rendersi conto che era passato parecchio tempo, e che forse Harry e Ginny erano preoccupati. Così fece filare James nel camino dopo avergli dato un bacio sulla sua guanciotta rossa, e lui mormorò 
-    Ah zia, ti salutano mamma papà e Albus! – 
E la polvere lo portò via ancora prima che lei potesse dirgli che ricambiava i saluti.


Hermione pensava che aveva bisogno di trovare un impiego momentaneo. Qualcosa che la facesse distrarre. Non poteva, e non voleva tornare a lavoro. Sarebbe stato deleterio per i suoi nervi. Non c’era un vero e proprio motivo, ma lei . . . Aveva bisogno di cambiare, di vedere cose nuove, di trovare qualcosa di stimolante. E al momento il suo lavoro al ministero non rispondeva ai requisiti.

Non aveva problemi di soldi: i suoi risparmi alla Gringrott le sarebbero bastati per vivere tranquillamente per due anni. Ma il problema non era questo. Era che voleva non pensare.

  
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