Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Dark Magic    17/08/2010    7 recensioni
Ottava one-shot. Sui pensieri di Edward in Eclipse, quando Edward lascia Bella al confine e Jacob le dichiara il suo amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Eclipse
- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ancora mia

Ancora mia



Vidi la sua Golf rossa e cominciai a rallentare.

I suoi pensieri mi arrivarono come un colpo di cannone: avrebbero segnato la mia fine.

Voleva dichiararsi, affinché tu non potessi fuggire da quella realtà.


Tu avresti saputo.

Tu avresti preso la decisione definitiva
.


Non volevo che si dichiarasse.

Paura. In quel momento era l’unico sentimento che albergava in me.

«Cosa c’è che non va?» già! Cosa c’era che non andava?

Tutto, avrei risposto.

Solo un “cane” che stava per dichiarare il suo amore per te. Era una cosa di poco conto, secondo te?

Scossi la testa. Non dovevo mostrare le mie paure ed i miei dubbi al mio rivale. Avrei fatto il suo gioco.

Era questa la sua tattica: farmi perdere la pazienza davanti a lei.

Lui faceva leva sui sensi di colpa, io no. Ti avevo concesso quella fiducia che ero restio a darti, per paura di un tuo abbandono.

Speravo che bastasse a tenerti con me.

«Niente» non era vero. I suoi pensieri erano molto chiari.

E in quell'istante mi urlava ciò che presto ti avrebbe rivelato.

Volevo ucciderlo proprio lì, davanti a te. Volevo dimostrarti chi era davvero Edward Cullen: un vampiro innamorato follemente della sua donna. Un vampiro la cui gelosia si stava trasformando in un sentimento simile all'ossessione.

Volevo cancellare il suo ricordo dalla mente di Bella
.
 Era colpa mia se lui aveva un posto speciale nel tuo cuore.

Speravo solo che non fosse il posto che concesso a me.

«Non stai ascoltando quello dice Jacob, vero?» Come potevo non farlo? I suoi pensieri erano sempre incentrati su di te!

Ed ignorarli, proprio non potevo.

Questo potere si è rivelato un dono ed una maledizione.


Il male che ti avevo inflitto in quel periodo lo leggevo nei suoi pensieri. L’amore che provava per te, lo rendeva ancora più forte.

Incredibile quanto i suoi pensieri facessero più male di un qualsiasi attacco fisico.

Eppure era così.

Non volevo lasciarti andare, avevo paura che non tornassi più da me.

«Non è facile ignorare chi urla» magari fossero urla di dolore le sue. Le mie, invece, lo erano.

«Ah… e cosa urla?» già cosa urlava? Di certo, presto te lo avrebbe rivelato, amore mio.

«Sono certo che te lo dirà lui stesso» Poi, il suono del suo clacson.

«Che maleducato» c'erano altri modi per definire quel “cane”, ma non ero sicuro che avresti apprezzato.

«Jacob è fatto così» ed allora? Io ero fatto a modo mio, ma non ti avrei mai costretta con l’inganno a stare con me.

Lui era subdolo. Non potevo lasciarti in mano sua, nonostante ti avesse salvato la vita più di una volta, era pericoloso.

Ma chi volevo prendere in giro: lui non era pericoloso per te.

Era vero, si arrabbiava, ma non ti avrebbe mai fatto del male.

Non come ti avevo distrutto io, semplicemente con delle parole.

Mentre ti allontanavi, la mia maschera crollò, rivelando il volto di un uomo lacerato dalla paura e dalla disperazione.

Ti prego, non andare questa volta.

Resta, resta con me.

Dopo aver superato il confine, si voltò a guardarmi.

Non so cosa vide, ma di sicuro non il ragazzo di prima.

Non vedevi quanto soffrivo? Ma a te non importava.

La cosa importante era che non fosse lui a soffrire.
                                                               
                                          --------------------------------------------------
Passarono secondi, minuti, ore, non lo sapevo più.

Jasper si era allontanato di molto pur di non sentire il mio dolore.

Avevo cacciato pochissimo perché non riuscivo a concentrarmi.

Chiamami, liberami da questo tormento. Dimmi che sei ancora mia e di nessun altro.


Poi, lo squillo del cellulare mi risvegliò.

Mi volevi ancora nella tua vita.

«Bella?» ero in estasi. Salii in macchina pur di vederti, di abbracciarti, sentirti mia.

«Hai dimenticato il cellulare… scusa, ma Jacob ti ha accompagnata a casa?» di sicuro era così. Il numero era quello di casa tua.

«Si, per favore, puoi passare a prendermi?» Sempre.

«Arrivo… ma c’è qualcosa che non va?» il tuo tono era tremante, come se soffrissi, come se stessi male.

Che lui ti avesse fatto del male
?


Non avrei risposto più di me.

L’avrei ucciso
.


Ma prima dovevo sapere.

«Vorrei che Carlisle vedesse la mia mano. Credo di essermela rotta» Ti era fatta male, ma per fortuna niente di grave; pur sempre male faceva questa rivelazione.

«Che è successo?» la mia voce era senza inflessioni: non dovevi capire che provavo rabbia verso di lui che aveva permesso che ti facessi del male.

«Ho preso a pugni Jacob» finalmente! Ma non lo avresti fatto se lui non avesse fatto qualcosa di grave.

«Bene» la mia voce, questa volta, era secca e trionfante; avrei voluto prenderlo io a pugni, ma lo ha fatto lei. La soddisfazione era ancor più forte.

«Mi dispiace che ti sia fatta male, però» ma questa volta ti potevo giustificare. La prossima sarebbe spettata a me!

«Vorrei averne fatto a lui… invece non l’ho nemmeno scalfito» purtroppo non potevi pretendere anche questo, amore mio, ma potevo farlo io.

«Ci penso io» mi sarei sentito meglio!

«Speravo che me lo dicessi» ok, questa era l’ultima frase che mi sarei aspettata da lei. Perché lo aveva colpito? Era ciò che mi premeva sapere.

«Non è una frase da te… che ha fatto?» temetti la risposta, qualunque essa fosse.

«Mi ha baciata» dicesti con rabbia.

Rosso.

Vedevo il suo sangue che macchiava l’asfalto ed io, con il suo corpo martoriato tra le braccia, che continuavo a picchiarlo.

Come si era permesso di baciarti senza il tuo permesso
?


Lei era mia! Finché non saresti stata tu a decidere di baciare lui.

Il mostro dentro di me si risvegliò e ruggì, in attesa di poter essere soddisfatta la sua sete di distruzione.

Ma dovevo calmarmi; non mi ero reso conto di aver premuto il piede sull’acceleratore. Finalmente scorgevo casa tua.

«Forse è meglio che tu te ne vada, Jake» quindi era ancora lì. Meglio! Avremmo messo in chiaro la situazione!

«Credo che rimarrò qui ancora un po’, se non ti dispiace» almeno non era un codardo!

«Assisterai al tuo funerale» disse Charlie. Mai parole furono più vere: non sapevo fino a che punto sarei riuscito a trattenermi dall'ucciderlo.

«Il cane è ancora lì da te?» ora riuscivo a parlare; prima avrei sicuramente ruggito come un animale feroce, e non volevo spaventarla.

«Sì»

«Sono dietro l’angolo» la mia voce era cupa e glaciale, quella di un assassino.

Appena aprì la porta, il mio umore migliorò; nonostante fossi arrabbiato con lui, lei era la mia medicina e in quell'istante riusciva a calmarmi.

«Fammi vedere» per fortuna, le mie due lauree in medicina mi permisero di capire quanto fosse grave la ferita.

Ti ucciderò per questo, Black!

«Credo tu abbia ragione, è rotta… sono orgoglioso di te. Devi esserti impegnata» a giudicare dalla ferita era proprio così.

«Ce l’ho messa tutta… ma evidentemente non è stato abbastanza» non dovevi preoccuparti. Adesso ci avrei pensato io. Non sarebbe più accaduto!

«Ci penso io» poi lo chiamai con calma e pacatezza. A volte, a mente fredda, la minaccia risultava più veritiera.

«Calma, calma» m'intimò Charlie. Io ero calmissimo, nonostante la rabbia fosse presente ed intrisa nella mia posa rigida. Forse quello che poteva perderla era Black!

«Non tollero litigi, d’accordo? Posso andare a mettermi il distintivo, se avete bisogno di un divieto ufficiale» disse guardando me. Non ero così stupido. Lui sì.

«Non ce n’è bisogno» dichiarai asciutto.

«Perché non arresti me papà? Quella che tira cazzotti sono io» disse Bella. Peccato che io stessi osservando con sguardo di sfida lui.

«Vuoi sporgere denuncia, Jake?» chiese Charlie con tono ilare.

«No… un giorno o l’altro lo farò» ribatté lui ed entrai nella sua mente; pensava che questo fosse un altro nuovo metodo per tenermi lontano da te. Bastardo!

«Papà, non è che hai una mazza da baseball da qualche parte? Vorrei prenderla in prestito per un minuto» ci voleva qualcosa di più incisivo per lui, amore. Ad esempio i miei denti su di lui.

«Ora basta, Bella» ti richiamò Charlie. Per lui lo scherzo era durato anche troppo, ed anche per me!

«Facciamo vedere la mano a Carlisle prima che tu finisca in prigione» dovevo portarla via, lontana da lui. La mia pazienza si stava esaurendo.

«Splendido» ancora una volta mi dimostrava quanto il suo bisogno di me fosse grande. Mentre la trascinavo verso la macchina, Jacob uscì, nonostante il divieto di Charlie.

Meglio così! Avremmo chiarito alcuni punti per me fondamentali.

«Che fai? Sei pazzo?» lo pensavo anch’io, Charlie. Sfidarmi in quel momento non era una decisione saggia.

«Un minuto, Charlie… non ti preoccupare, torno subito» dopo che avremmo chiarito tornerai. Chissà se integro.

Dopo che Bella entrò in macchina, mi voltai e lo affrontai.

«Non ti uccido adesso, perché turberei Bella» la mia voce era letale nella sua calma.

«Uffa» amore mio, non volevo dopo il tuo odio.

«A mente fredda te ne pentiresti» io no, ma tu sì. Poi mi voltai di nuovo verso di lui.

«Ma se la riporti di nuovo a casa ferita – e non m’importa nulla di chi è la colpa: fa lo stesso se inciampa o un meteorite cade dal cielo e la colpisce in pieno – se me la riporti in uno stato di salute che non è quello in cui era quando te l’ho lasciata, ti spezzo le gambe. Lo capisci, randagio che non sei altro?» meglio specificare tutti i probabili incidenti in cui poteva incappare, conoscendo la sua sfortuna.

Lui alzò gli occhi al cielo, credendo che le mie parole fossero minacce a vuoto. Vedremo…

«E chi ha voglia di tornare?» tanto ero certo che, prima o poi, lo avresti perdonato e tornata a trovarlo come niente fosse. Non dovevo illudermi, avrebbe fatto più male.

«E se ti azzardi un’altra volta a baciarla, ti spezzo la mascella al posto suo» e questa promessa l’avrei mantenuta a qualsiasi costo!

«E che farai se sarà lei a baciarmi?» e vedevo tutte le strategie che pensava di mettere in atto per farla cedere di sua volontà. Vigliacco!

«Ma per piacere!» non dovevi mai dirlo, Bella. Era molto furbo.

«Se è quello che vuole, non avrò nulla da obiettare… magari è meglio aspettare che te lo dica chiaramente, invece di interpretare a modo tuo il linguaggio del suo corpo. Ma fai come vuoi, la faccia è la tua» c’erano due parti dentro di me: una mi diceva che lui non avrebbe dovuto farlo mai, l’altra diceva che lo doveva fare, affinché potessi finalmente sfogarmi su di lui.

Nella sua mente già c’era l’immagine del suo secondo bacio.

«Ti piacerebbe» non sapevi quanto, amore mio.

«Certo che gli piacerebbe» stavo cominciando a perdere la pazienza che mi ero imposto.

«Bene , se hai finito di rovistare nella mia testa… perché non vi prendete finalmente cura della sua mano?» non aveva fatto in tempo a tenermi nascosto l’ultima parte dei suoi pensieri. Meglio chiarire anche quel punto.

«Un’altra cosa… sono anche pronto a battermi per lei. Dovresti saperlo. Non do niente per scontato, e ci metterei il doppio della forza con cui ti batteresti tu» questo è poco ma sicuro. Gli avrei dimostrato che avrei lottato per tenere con me la mia anima.

«Bene… non è divertente picchiare qualcuno che si tira indietro» nella sua mente vedevo me stesso, immobile di fronte a lui, senza combattere per paura di ferire te. È vero, davanti a te non l'avrei mai fatto, ma la voglia di ucciderlo c’era sempre!

«Lei è mia… e non ho detto che mi batterei in maniera leale» qualsiasi cosa pur di levarmelo dai piedi. La mia pazienza era finita; meglio terminare o potevo dire addio ai miei “buoni” propositi.

«Nemmeno io»

«Buona fortuna» ne avrai bisogno contro di me.

«Sì, vediamo chi è più uomo» faceva anche lo spiritoso con queste allusioni?

«Ben detto… cucciolo» non faceva più battute?

«Spero che il dolore passi presto. Mi dispiace davvero che ti sia fatta male» disse, rivolgendosi a te. Almeno stavolta era sincero.

Appena salii in macchina, partii verso casa mia.

«Come stai?» la tua salute prima di tutto.

«Sono irritata» era ancora arrabbiata per il comportamento di Jacob. Lo ero anch’io.

«Mi riferivo alla mano»

«Ne ho viste di peggio»

«Già» ancora una volta, mi passarono in rassegna tutte le volte in cui aveva rischiato la vita e questa ferita era niente a confronto.

Ma era ancora qui, al mio fianco.

Ancora mia.

 



   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Dark Magic