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Autore: Dira_    18/08/2010    24 recensioni
Avete mai aspettato per giorni che la vostra ragazza si faccia viva, mentre i vostri diciassette anni si avvicinano?
Scorpius Hyperion Malfoy sì. Con annessi e connessi. Perchè dopotutto it's only teenage wasteland...
E Rose? Rose è una Weasley.
[Spin-off di Doppelgaenger]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga'
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Questa storia è sempre uno spin-off di Doppelgaenger (anche se a questo punto dovrei chiamarla una saga) … si riallaccia immediatamente dopo agli avventimenti di Seven Steps of Summer.
Ah, se non si fosse capito è una Rose/Scorpius. :P
Ci saranno accenni a rapporti e relazioni omosessuali, quindi se non apprezzate… beh, c’è il comodo tasto X al vostro lato destro. ;D
 
****
 
 

 
 
 
We're caught up in the crossfire/ of heaven and hell
And we're searchin for shelter
Lay your body down  and when the hardest part is over we'll be here
And our dreams will break the boundaries of our fear
(Crossfire, Brandon Flowers)
 
 
 
23 Giugno 2023
Una settimana al compleanno del Magnifico.
(Cioè io)
[Collateralmente il Solstizio]
 
Caro Diario,
è un po’ che non ci sentiamo. C’entra quel brutto episodio dove Michel Zabini ha letto il mio diario ed ho dovuto ucciderlo obliviarlo. Sono rimasto scottato, capisci.
Ma oggi non ho niente da fare, quindi… salve.
 
Scorpius Hyperion Malfoy non ha mai odiato l’estate. Ma quest’anno sì.
E fino a questo momento non ha mai parlato in terza persona, quindi è meglio finirla qui.
Pare che l’autocelebrazione sia il primo passo verso la follia, nella mia famiglia.
Ergo, meglio evitare.
Dicevo…
Per me l’estate è sempre stata una certezza. Certezza di poter tornare a casa, rilassarmi e smettere di avere un perenne sorriso stampato in faccia.
Beninteso, non è che sia un cupo misantropo. Ma tante volte preferirei stendere con un poco aristocratico pugno certe persone.
Per questo amo la mia casa: qua nessuno mi giudica. Voglio dire, ne abbiamo fatto il nostro baluardo, il non giudicarci a vicenda.
Gli altri li giudichiamo eccome.
Il Malfoy Manor è il mio rifugio, il mio nido. Formato gigante.
Perché diciamocelo: è la magione più figa di tutto il Wiltshire.
Quest’estate però, le cose girano in modo diverso. Quest’estate ho finalmente degli amici decenti.
E poi ho la ragazza. Una vera.

Non che abbia mai avuto una ragazza finta.  
E badate bene, non è una ragazza qualsiasi. Nientemeno che Rose Weasley, il mio primo mal digerito amore.
Se guardo indietro a queste pagine credo che ci siano un bel po’ di strafalcioni che esprimono dapprima la mia perplessità su Rose, poi la curiosità… e infine un buon grado di ‘mi piacerebbe, ma è meglio litigarci’.
Ero un ragazzino davvero odioso.
Rose è la ragazza, per quanto mi riguarda.
Insomma, per farla breve, mi sono innamorato.
Lo so Diario, dirai che è la solita vecchia storia. Ma parliamone: non ho mai sbrodolato di fronte a nessuna ragazza, e no, Violet Goyle-Parkinson non ha alcun motivo per entrare in questo discorso.
Ero giovane e stupido, e lei profondamente malvagia.
Comunque.
Caro Diario, sono piuttosto incazzato.
Per la prima volta in sedici anni di vita mi sento bloccato a casa mia. Incatenato.
Perché se non fossi il rampollo della dinastia Malfoy – è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare – forse non dovrei affrontare un amore clandestino.
Che è quello che è, in fondo: Rose appartiene ad una famiglia di eroi… io ad una famiglia di… tattici voltagabbana.
Ci scherzo sopra? È la cosa che mi riesce meglio. 
E poi lo sanno tutti, Diario, che non è nella mia indole meravigliosamente solare riflettere sulle mie sfortune.
Ma stavolta è inevitabile.
Quello che mi ha rovinato l’umore è sostanzialmente un fatto, anzi, una cosa. Una lettera.
Da parte della mia adorabile ragazza. Stamattina mi sono trovato sul davanzale una specie di avanzo di gufo. Dopo essermi assicurato che Blake non lo volesse divorare – è problematico a volte avere un falco come famiglio - l’ho sfamato e gli ho sfilato la lettera dalla zampa.
Premessa: io e Rose ci siamo separati non più di una settimana fa, a King’s Cross, mentre sentivo gli occhi di suo padre trafiggermi la nuca.
Quel Ron Weasley è un uomo malvagio. E sono sicuro che puzzi.
 
“Ti scrivo appena posso!”
“Vieni a trovarmi subito rosellina.” Aveva replicato velocemente, prima che la sua bella venisse fagocitata dalla folla e dai bagagli. “O vuoi che venga io?”
“Sei impazzito?” L’aveva guardato sbalordita, poi aveva corretto il tiro. “Ti scrivo, okay? Lo troviamo il modo per vederci, te lo prometto.”

 
… ci siamo separati così. Nessun bacio, nessuna carezza. Nessuna toccata fuggevole.
(Che comunque se l’avessi fatto mi avrebbe schiantato. È così pudica.)
Insomma Diario, l’aveva promesso.
E niente per cinque giorni. Manco un biglietto, un foglietto… una cartina di caramella!
Oltraggioso.
Ho provato a mandarle delle lettere, ma Blake è tornato indietro con le penne arruffate e un umore metifico. Mi ha quasi staccato un dito.
Credo sia per via della faccenda di Dursley. Probabilmente il clan Potter-Weasley vuole evitare fughe di informazioni sulla storia di un adolescente geniale e problematico sparito nel nulla quale è il suddetto.
Quindi nessun contatto, prima di questa mattina.  
 
Caro Ciao Scorpius,
Mio padre porta me e mio fratello in Romania da mio zio Charlie.
Ho cercato di dire di no, ma rischiavo si insospettisse e si tratta comunque di una vacanza di famiglia. Mi dispiace davvero, credo mi abbiano teso una trappola. Anzi, ne sono piuttosto certa. Cercherò di farmi sentire appena arrivata.
Non ti arrabbiare. E non fare stronz cose stupide.
Rose
PS: Contatta James. Credo si sia perso un paio di volte nel Wiltshire cercando di trovare casa tua.
 
La mia prima reazione? Come direbbe Potty, da vero Malfoy. Le ho dato fuoco in grande stile.
No, non me ne vergogno. Le fiamme sono catartiche.
Dopo averla quindi contemplata bruciare, ho covato per un po’ turpi pensieri verso quella famiglia di zotici. Salverei solo i fratelli Potter… e in corner Rose, anche se ha scritto la lettera più sterile della storia.
Insomma, so che non è colpa sua: Rose è geneticamente incapace di concepire una qualsivoglia reazione da eroina romantica.
Ed è incapace di ferire i suoi genitori. Come lo sono io, del resto.
Così adesso mi trovo sotto un salice piangente a meditare sulle mie disgrazie.  
Potty mi riderebbe in faccia, ma lui non ha un parco che è grosso come diciassette campi di Quidditch. Lui.
Fare il fidanzato abbandonato sotto un salice pittoresco fa parte del mio corredo genetico.  
A proposito di Potty, caro Diario. L’idea che si sia perso, imprecando per il Wiltshire, è troppo esilarante. Ed è probabilmente l’unica cosa che mi frena da chiedere una passaporta internazionale a mio padre per andare a prendere a calci in culo il Signor Lenticchia.
Oltre al fatto che è un auror e forse prenderebbe a calci in culo me.
 
Scorpius chiuse un quaderno nero dall’aria anonima, e proprio per questo perfetto per farne il suo miglior confidente. Si parò gli occhi da un raggio di sole che impietoso aveva forato le nuvole per abbattersi proprio sulla sua faccia, filtrando tra le fronde.
Sentì un fruscio leggero alle sue spalle, dalle parti del vialetto che collegava la villa al resto del parco.
“Scorpius, leggi qualcosa?”
Il ragazzo sorrise, scuotendo la testa. “Scrivo, mamma.” Si alzò in piedi, andando a baciarle le guance.

Astoria Greengrass in Malfoy, chiamata a seconda degli interlocutori Lady Astoria o semplicemente Tory era una bella donna: come dovevano essere tutte le mogli dei Malfoy, aveva commentato una volta suo nonno. Lui pensava che fosse bella non per il viso, o la figura sottile. Era bella perché aveva negli occhi il guizzo dell’intelligenza, era bella perché non le era mai importato di sporcarsi i vestiti per giocare con lui nel parco.
Era bella, per lui, perché era stata una mamma, e non una madre.
Le diede il braccio con naturalezza, prendendo a passeggiare.
“Mi sembra ieri che ti prendevo la mano per passeggiare, Scorpius…” Disse dopo qualche metro in silenzio. “E adesso sei tu a darmi il braccio.”
“Ti risparmio un bel po’ di maldischiena, allora.” Sorrise, ridendo dello schiaffo leggero che gli colpì la spalla.

“Sei il solito ragazzaccio…” Sbuffò, ma le ridevano gli occhi. “Pensi che sia già nell’età degli acciacchi?”
Scorpius scosse la testa, lanciandole uno sguardo affettuoso. Sua madre aveva una quarantina d’anni, ma essere la moglie di un Malfoy era una palestra faticosa. Ricevimenti, malelingue, beneficienza e intrighi in società invecchiavano precocemente. Sua madre era nata in quell’ambiente, ma ci si trovava a suo agio solo recitando la parte della donna sciocca e prona al marito.

“Allora, cosa stavi scrivendo?” Gli chiese.
“Il mio diario mamma.”

“Oh, è molto che non ci scrivevi sopra. Quand’è stata l’ultima volta? Avevi tredici anni?”
“E avrei voluto uccidere Michel. Lo lesse assieme a Loki… Ti ricordi?” Risero assieme. “Lo sfidai a duello, ma finì soltanto in un mucchio di scintille e un sacco di lividi. Papà si arrabbiò a morte.”

“Mi ricordo anche quanto si preoccupò quando vide tutte quelle scintille provenire dalla foresteria.”
Scorpius intrappolò la lingua trai denti in un sorrisetto monello. “Papà mi strinse la mano però, non appena zio Blaise se ne fu andato.” Osservò. “Avevo tenuto alto il nome dei Malfoy. In qualche modo.”
Sua madre rise, chinandosi su una siepe ad osservare la crescita di un bocciolo di rosa.
“Va tutto bene, caro? Ti vedo malinconico in questi giorni.” Chiese distratta. Era tutta una finzione, Scorpius lo sapeva bene: l’apparente frivolezza di sua madre serviva a nascondere una mente acuta e calcolatrice. Suo padre l’aveva imparato a sue spese, a pochi mesi dal loro matrimonio. Aveva creduto di aver sposato una ventenne mite e remissiva e si era trovato una moglie con uno squisito gusto per la rappresaglia passivo - aggressiva.
La qual cosa, Scorpius ne era convinto, in fondo non gli dispiaceva.
A noi Malfoy piacciono le donne di carattere.  
Si schiarì la voce. “Quest’anno le rose sono stupende.” Tentò di cambiar discorso.
“È vero.” Gli rispose, accettando apparentemente la diversione. “Meno male che ci sei tu, bambino mio… A quanto pare siamo gli unici ad amarle.”
Scorpius non trovò di meglio che sprofondare le mani nelle tasche dei pantaloni, sentendosi piuttosto a disagio.

È proprio vero mamma. Anche se la mia rosellina più che altro è un cactus.
“Vuoi dirmi cos’è che ti angoscia?”
Doveva aspettarselo: sua madre non aveva mollato il colpo.

“Mi annoio.” Ammise con un mormorio. Credo che sia per via del fatto che quest’anno è stato piuttosto movimentato.”
“Già.” Convenne con un sospiro. “Quel povero ragazzo. Era un nato-babbano, vero? Chissà perché succedono loro cose tanto tremende…”
“Veramente a quanto pare proveniva da una famiglia purosangue.” La corresse. “O almeno così è venuto fuori. In ogni caso era… è… un tipo decisamente in gamba.”
“Naturalmente, tesoro.” Replicò la donna, guardandolo stupita. “O non sarebbe finito a serpeverde.” Cominciò a cogliere alcune rose, con gesti esperti della bacchetta. “Questa storia ti ha molto coinvolto, non è vero?”
“I Potter sono delle brave persone, dietro il loro continuo bisogno di ficcarsi nei guai.” Sospirò, ricapitolando mentalmente quante volte nel giro di quei mesi aveva rischiato la vita accompagnandosi ai vari membri di quella famiglia. “Li ho conosciuti, ho capito chi sono. E loro hanno capito chi sono io, credo.”

“Questo è meraviglioso.” Gli sorrise. “Sono felice che tu abbia trovato degli amici leali. I Grifondoro lo sono, dicono.”
“Preferisco guardarli come persone singole, mamma.” C’era stato un tempo in cui aveva accarezzato il desiderio di trafugare il Cappello Parlante dall’ufficio del preside e rivenderlo a Notturne Alley.

Ancora ci penso, alle volte.
Lady Astoria annuì impercettibilmente, apparentemente presa dal compito di cogliere rose a sufficienza per farne un mazzo corposo. “Ti mancano immagino. Perché non li inviti qui?”
Scorpius sbuffò, alzando gli occhi al cielo. “Non credo che papà e nonna ne sarebbero entusiasti. Fanno fatica persino a tollerare Lupin.”
“È un ragazzo molto gentile, Ted. Mi sarebbe piaciuto che ci avessi trascorsi più tempo da bambino. Avrebbe imbrigliato un po’ del tuo egocentrismo.”
“Mamma, non sono egocentrico!”
“Tesoro, mascherarlo con l’ironia, che grazie a Nimue non hai preso da tuo padre, quello è sarcasmo…” Lo fermò mentre stava per protestare. “… non lo fa sparire.”
Sospirò. “Touché. Comunque non avrebbe funzionato, fidati. Conosco James Potter, che lo ha avuto come babysitter. È un egocentrico di prima qualità.”

“Con il padre che ha non mi stupisce.” Replicò con un cenno leggero, facendolo ridacchiare. Sua madre aveva un modo lievissimo di scaricarti addosso bordate di tremenda ironia. “Sul serio, tesoro, se ti mancano valli a trovare.”
“Papà me l’ha proibito.” Le fece notare, spiandone di sottecchi le reazioni. “Beh, diciamo più che proibito me l’ha sconsigliato come sa fare lui…”

Lady Astoria, come sempre, si limitò ad una quieta scrollatina di spalle. Colse l’ultima rosa, forse la più bella e sistemò il mazzo nell’incavo del braccio. Gli lanciò un’occhiata.
“Bambino mio, quando onestamente questo ti ha fermato?”
Una breve pausa mentale.
“Stasera mi sa che esco, mamma.”
Lady Astoria sorrise placida, facendogli una carezza distratta, prima di avviarsi da sola per il vialetto acciottolato. “Divertiti, caro.”

 
 
****
 
Locali magici a Ottery St. Catchpole, il paese confinante con la proprietà dei Potter, non esistevano. Essendo un villaggio babbano, c’erano circa una manciata di pub, caratteristici e con bevande che Scorpius conosceva solo per sentito dire.
Entrò dentro uno di quelli e, chiudendosi la porta di legno alle spalle, rimase piacevolmente colpito dalla frescura dell’ambiente.
Non credo che usino un incantesimo refrigerante.
Si sentiva piuttosto notevole con i suoi pantaloni – skinny gli aveva spiegato la commessa a Trafalgar Square – e una maglietta di cui aveva apprezzato il disegno vagamente runico.
James Potter lo aspettava seduto al tavolo incastrato nel bovindo a vetri soffiati. Quando lo vide inarcò le sopracciglia. “Sembri un satanista!” Lo accolse poi con una risata. “Cristo, Malfoy!”
“Cos’è un satanista?” Si informò irritato. “È un insulto, Potty?”

James tese le labbra in un sorrisetto guardingo. “Può essere.” Gli concesse, studiandolo. La loro amicizia era  irrobustita dall’aver corso assieme rischi mortali, ma doveva essere rodata fuori dalle mura di Hogwarts.
Scorpius gli rivolse lo stesso sorriso a quel punto. “E tu sembri un cubista.” Sapeva cos’era, sembrava che la commessa che gli aveva venduto i jeans facesse anche quello di lavoro.
E di sicuro c’entravano minigonne inguinali e abiti succinti. Gli manca la minigonna, ma che è quella cosa senza maniche bianche che indossa?
James spalancò la bocca oltraggiato. “Stronzo, ho addosso una cannottiera!” 
Scorpius si sedette, afferrando il menù appiccicoso con la punta delle dita. “Cosa si ordina qui? È igienico?”

James scrollò la testa, prendendogli dalle mani il menù. “Ordino io per te, signorino. C’è rischio che ti soffochi con del whisky.”
“Guarda che c’è anche nel mondo magico.”
“Se la combatte con quello babbano.”
“È forte dici?”
“Altroché.”
“Un whisky allora.”

James sogghignò, chiamando con un cenno la cameriera che sembrò trovare la sua tenuta da cubista in estremamente affascinante. Quando se ne fu andata, eruppe però in un sospiro. “Com’è che tutti i gufi che ti mando tornano indietro traumatizzati?”
“Credo sia per colpa del nostro sistema di smistamento della posta.” Spiegò in tono di scuse. “Prima che nascessi mio padre ha comprato degli sparvieri per controllare i Gufi in entrata.”
“Li mangiano?” Si sbalordì James, orripilato.

Scorpius ridacchiò. “No, si limitano ad allontanarli. Sai, la mia famiglia non è stata in cima alle preferenze della maggior parte della popolazione magica a lungo …”
James annuì, senza commentare. Era una cosa buona di lui: non fingeva empatia dove non l’aveva. “Comunque adesso è tutto a posto, posso ricevere i tuoi Gufi.”
“Fammi indovinare, ero nella rosa dei non voluti.” James ghignò, poi si passò una mano trai capelli distrattamente. “Anche noi abbiamo una roba simile. Dopo la storia di Tom, il Ministero ha preso provvedimenti…” Fece delle virgolette nell’aria. “Tutta la nostra posta viene controllata. Lils è sul piede di guerra da quando le hanno aperto la corrispondenza con le sue amichette sceme…”

Scorpius annuì, lasciandolo sfogare. Rivedere dopo una settimana qualcuno che non fosse un membro della sua famiglia era straniante, ma piacevole. Al Malfoy Manor il tempo si dilatava all’infinito: gli sembrava che non passasse mai.
Rimasero in silenzio mentre la cameriera portava loro le ordinazioni: assaggiò la sua e poi dominò l’istinto di piagnucolare.
Cazzo. È forte.
James sogghignò, intuendo. “Forte?”
“Potter, tu sei diventato rosso come un gladiolo.”
“Sempre questi paragoni floreali… Sicuro di non essere tu il finocchio?”
“Mi piacciono i fiori. E non sono io quello che è stato con Zabini. È praticamente il metro certo della tua sessualità.” Rimbeccò, mentre James scrollava le spalle, lanciandogli però un’occhiata consapevole e imbarazzata. “Ci sono novità comunque?”

“In un certo senso… Sai, io e Teddy.” Iniziò guardingo: Scorpius non disse nulla, anche se i due piccioncini avrebbero dovuto fargli una fichissima statua di bronzo per ringraziarlo.
Perché era chiaro, dall’espressione lucida e gioiosa negli occhi di James, che il professorino aveva mosso il deretano ed era andato alla festa del Solstizio.
Forse non è il noioso pedante che pensavo fosse. Forse.
“Beh Poo?” Gli diede l’imbeccata magnanimo, visto che non aspettava altro. “Sei finalmente riuscito a coronare il tuo sogno d’amore gay?”
“Va’ all’inferno, cretino di un Malfuretto.” Replicò con vaga acrimonia per il soprannome, che Scorpius sapeva fosse geniale. “Quello l’avevo fatto anche prima. Stiamo assieme da ottobre.”
“Oh, giusto. Ma niente particolari, grazie. Sono un etero impressionabile.”
Cristo, mi vuoi ascoltare?” Sbottò James, mentre le orecchie gli diventavano di un curioso rosso garofano: doveva essere una cosa Weasley, visto succedeva anche alla sua Rose.

“Fremo dalla voglia. Dai, spara.” Gli sorrise però. “C’è qualche problema?” Intuì poi.
“I miei lo sanno.” Si fermò, vuotando il bicchiere e respirando forte con il naso. “Di me e Teddy, dico…”
Wow.

Da un certo punto di vista lo invidiò.
Almeno lui adesso può giocare a carte scoperte…
Mentre con Rose gli toccava fare tutto di nascosto, almeno di fronte alla sua famiglia.
Non c’era una sola cosa che andasse bene in Rose Weasley per un Malfoy: non era una purosangue, sua madre era nata babbana e suo padre apparteneva ad una famigli di traditori del proprio sangue. Era figlia delle due spalle, non comiche, dell’ex acerrimo nemico di suo padre. Non aveva neppure il più vago rudimento di bon-ton magico e dulcis in fundo aveva delle aspirazioni lavorative.
Già sentiva la voce di sua nonna sibilare ‘bocciata’.
Però almeno è una ragazza.
Si perse un po’ in quei mesti pensieri, mentre James triturava minuziosamente il suo sottobicchiere di cartone.
“Com’è la situazione a casa?” Gli chiese poi, per cambiare discorso.
James gli rivolse un’occhiata eloquentissima.

“Mio padre non mi rivolge la parola. Scappa.” Mormorò a mezza bocca. “Mamma non è stata male, abbiamo parlato… ha detto che vuole solo vedermi felice. Sai, le solite cose da madri. Non so se lo accetti o meno però…” Ma non aveva in testa sua madre, Scorpius lo capì da come sorseggiava virilmente il whisky, nonostante fosse ovvio che facesse schifo pure a lui.
“E il tuo principe blu?” Offrì, sentendosi il migliore amico del mondo.
James fece un mezzo sorriso. “L’ha fatto per me. Cioè, per noi. Ha parlato con i miei, con mio padre, anche. Ma non se la sente di farsi vedere a casa adesso. Lo capisco. È tutto… strano.” Guardò nel fondo del suo bicchiere, assorto. “Non ne parliamo. Come se ci fosse un troll in salotto che distrugge tutto, ma si finge che non sia lì. Capisci che intendo?”
Scorpius sospirò, mettendosi una mano sul cuore, perché c’era davvero bisogno di un po’ di teatro nel mondo. E perché il peso che sentiva sullo stomaco significava che quella storia gli ricordava un po’ troppo la sua. Senza gay e con molto rosso-oro. “Sì, vagamente.”
“Eh…” Convenne James con una smorfia. “Mio padre è arrabbiato soprattutto perché gliel’abbiamo sbattuto in faccia. Ma secondo me non c’era altro modo. Davvero. Teddy lo sa… ma si sente in colpa lo stesso.”
“Scusa, ma… Quando mai non si sente in colpa?”
James non rispose, accettando il punto, anche se tentò un calcio sotto il tavolo che schivò con consumata abilità da portiere. “Grazie per avermi ascoltato.” Borbottò alla fine.
Scorpius annuì cercando di non chiedergli se adesso erano davvero amici. Era troppo imbarazzante. Persino per lui. Si sorrisero comunque con maschia simpatia.

James poi gli lanciò un’occhiata. “Ma tu l’hai sentita Rosie?”
Imitò la sua occhiata eloquentissima di poco prima. L’altro capì al volo. “Merda, zio Ron ti ha tirato una bella fregatura, eh? Romania… è un sacco lontana.”

“Già.”
Lo era davvero. E lui si sentiva frustrato e pieno di rabbia. James Potter non era l’unico con cui aveva condiviso un anno di rocambolesche avventure. C’era la sua Rosie, e quando era con lei poteva essere un cretino maledettamente in forma, perché era lei che lo bacchettava, che gli dedicava freddure e si inorridiva ai suoi soprannomi. Ma accettava anche tutto.
Si sentiva frustrato, pieno di rabbia e moscio.
“Se può valer qualcosa, io sono dalla vostra.” Si schiarì la voce James. “Certo, adesso sono un po’ la pecora …” Fece una smorfia sarcastica. “… finocchia della casa. Però…”
Rimasero in silenzio, entrambi a rimuginare sulle loro disgrazie. Scorpius si sentiva legittimato ad essere il più cupo, ma alla fine il mondo era un posto estremamente relativo.  
Batté le mani sul tavolo. “Potter!” Eruppe. “Ho intenzione di regalarmi un buco all’orecchio per il mio diciassettesimo compleanno!”
Lo disse perché qualcuno doveva cominciare a fare qualcosa.  
È l’estate della mia maturità. Non la passo a piagnucolare la mancanza della mia ragazza.
Sii uomo, Scorpius Malfoy. 
“Ah.” Replicò quello, guardandolo come se gli fosse data di volta il cervello. “Buon per te.”
“Per noi.” Sottolineò, alzandosi in piedi e lasciando l’orribile whisky babbano al suo destino. “Andiamo a Londra, facciamo follie! È solo desolazione adolescente², dopotutto!”
“Malfoy, tu sei pazzo.” Replicò, ma stava trattenendo una risata. “Sul serio amico.”

Scorpius gli sorrise placido, osservando con soddisfazione che comunque stava pagando ed era disposto a a seguirlo. “Certo. Ed è così divertente!”
 
 
****
 
Scorpius si gettò sul letto con un movimento di pura furia giovanile. Così almeno l’avrebbe definita sua nonna, e sua nonna sapeva come parlare. Impattò con la schiena sul materasso duro come un sasso e intrecciò le dita dietro la nuca.
Era furibondo.
Il buco all’orecchio gli bruciava, come gli bruciava la guancia, dove suo padre gli aveva mollato il primo malrovescio della sua vita.
Tentò di dominare gli occhi lucidi, ma non ci riuscì tanto bene. C’era mancato davvero poco che scoppiasse a piangere come una ragazzina traumatizzata quando suo padre l’aveva schiaffeggiato.
Doveva ammettere che gliel’aveva quasi tolto dalle mani comunque.
Fissò con ostinazione la tappezzeria della propria stanza, in un verde salamandra che aveva sempre segretamente detestato.
Quando era tornato dal giro con Potter nella Londra babbana, suo padre lo stava aspettando all’ingresso della villa, magro e allampanato come un avvoltoio.
Un avvoltoio, aveva pensato, ed io sono la stramaledetta carcassa.
Aveva dato un’occhiata inceneritrice ai suoi vestiti, al buco all’orecchio e poi aveva semplicemente sentenziato un ‘entra dentro’.
Erano andati nel suo studio, quello che una volta era appartenuto a suo nonno e che un giorno sarebbe stato suo.
In quel caso avrebbe provveduto a stravolgerlo completamente per renderlo meno simile ad una catacomba.
Ritratti di generazioni e generazioni di Malfoy l’avevano osservato giudicanti dalle pareti mentre suo padre si era seduto dietro la scrivania. Era un brutto segno. Quando faceva così significava che voleva prendere le distanze emotive dalla persona che aveva davanti.
E stavolta quella persona era stata lui.
Ricordava con nitore assoluto ogni singola parola che si erano scambiati.
 
“Dove sei stato?”
“A Diagon Alley.” Aveva mentito prontamente. Suo padre però era molte cose, tranne che stupido.

“Mi stai mentendo Scorpius. Sei andato nella Londra babbana.” Aveva replicato gelido. “E lo spero per te. Non vorrei che nessuno dei nostri conoscenti ti vedesse adesso.” Aveva guardato con furia i suoi jeans e la sua maglietta. “Cosa sono questi stracci?”
“Vestiti?” Aveva tentato un sorriso, ma si era spento subito. Suo padre quando aveva quell’espressione di pietra sul volto non era molto propenso ad accogliere le sue diversioni. “Papà, davvero, sono solo vestiti…” Aveva tentato di nuovo.

“Babbani.”
“Li indossano tutti a scuola, anche quando eri giovane tu…”
“Non ho mai indossato vestiti babbani.” Lo aveva interrotto. “Il mio guardaroba veniva rinnovato ogni anno da Madama McClan.” Aveva ribattuto aspro. “Ma questo lo sai, visto che vale lo stesso per te.” Scorpius aveva osservato il movimento delle dita lunghe e sottili di suo padre sul mogano della scrivania. Tamburellavano nervose, facendo scintillare l’anello di famiglia e la fede nuziale alla luce del camino. “Dove sono le tue vesti Scorpius?”
“Nell’armadio. Da qualche parte. Seppellite molto a fondo.”

Il rapporto con suo padre si era sempre fondato sulla totale trasparenza. Scorpius si rendeva conto che se avesse dovuto descriverlo ad un estraneo sarebbe stato difficile. Suo padre, era un uomo difficile. Apparentemente freddo e chiuso, mostrava raramente sentimenti che non fossero sdegno, cinismo o alla meglio, indifferenza. Scorpius poteva intuirli però, ed era un dannato asso in quello. La cosa più importante per suo padre era che lui fosse sincero. Aveva sempre pensato che suo nonno Lucius non lo fosse stato granché e questo doveva c’entrare qualcosa.
“Sei un mago purosangue Scorpius. È ciò che dovresti indossare, indipendentemente dalle mode a cui si piegano gli altri.”
“Non è questione di moda, è che non mi piacciono. Ma stiamo parlando
davvero di vestiti papà?” Aveva chiesto confuso. Sul viso di suo padre era apparsa l’ombra di un sorriso, sparita subito però.
“Effettivamente no.” Aveva convenuto. “Stiamo parlando di ciò che stai facendo ultimamente. Che stai facendo ultimamente Scorpius?”
“Vediamo… riposarmi? Uscire con gli amici?”
“Quali amici?”
“I Potter e gli Weasley.” Rispose tranquillo. Sapeva bene che se avesse anche solo dimostrato incertezza suo padre avrebbe colpito. Sapeva che lo amava, ma questo non c’entrava molto. “Sono uscito con James Potter stasera.”  

“Sai che non approvo che frequenti…”
“Un Grifondoro? Perché io sono un grifondoro papà.” Lo aveva interrotto, sapendo di rischiare, ma doveva farlo. Doveva eludere il discorso in qualche modo. Suo padre aveva fatto una smorfia gelida.

“Un Potter.” Aveva smesso di tamburellare le dita e l’aveva guardato. “A scuola non posso impedirti di avere contatti con lui. Appartenete alla stessa Casa dopotutto. Ma ti ricordo che quest’anno hai rischiato la tua incolumità proprio a causa della sua famiglia.”
“Non è colpa loro se attirano rogne.” Aveva replicato, spiando la reazione del padre. Come aveva previsto la battuta gli era piaciuta e aveva disteso leggermente i lineamenti. “E comunque Potter non c’entra nulla con l’orecchino o i vestiti.”
“Davvero?” Aveva chiesto sarcastico suo padre. “Perché mi sembra il genere di babbanofilo che apprezzerebbe cose del genere.”
“Davvero.” Aveva confermato serio. “I babbani non mi interessano papà, mi piacciono solo i loro vestiti. Michel avrà una trentina di paia diverse di jeans o di maglioni, e non è forse un perfetto piccolo purosangue?”

Suo padre aveva fatto un cenno con la mano, come per scacciare una mosca. “Non mi piace la gente che ultimamente stai frequentando, Scorpius. Sei stato onesto con me, e questo lo apprezzo. Io lo sarò con te. Se frequentare Potter forse non può essere nocivo, perlomeno per la tua immagine…” L’aveva visto guardare nel fuoco con insistenza, e aveva avuto la sgradevole sensazione che stesse analizzando politicamente la sua amicizia con James. “… non capisco perché tu ti sia tanto attaccato alla figlia di quel pezzente di Weasley.”
 
A quel punto le cose erano precipitate. Se prima aveva mantenuto un atteggiamento fermo, l’unico che funzionasse con suo padre… quando Rose era stata chiamata in causa aveva sentito, percepito distintamente che avrebbe perso la brocca.
Per anni aveva glissato sul livore immotivato che a volte suo padre vomitava sulle persone. Era suo padre, lo amava e non gli importava di ciò che dicevano gli altri. Aveva dovuto affrontare prove devastati prima che il loro nome venisse definitivamente riabilitato.
La gente era stata crudele con loro. Ricordava ancora i sussurri vigliacchi per Diagon Alley, gente che li accusava senza avere il coraggio di farlo apertamente e la mano di suo padre chiudersi stretta attorno alla sua.
No, l’aveva sempre scusato.
Ma non per Rose. Non Rose che si era dispiaciuta per lui, per la morte di suo nonno. Non per Rose che era convinta che sarebbe diventato un fantastico essere umano.
 
“Rose è mia amica.”
“Amica…” Aveva fatto una smorfia. “Suo padre è un povero demente, che vive della luce riflessa di Harry Potter… e sua madre, sì, posso persino ammettere che sia una donna intelligente, ma al Ministero è conosciuta per le sue ridicola battaglie legali per…” Aveva storto la bocca in una smorfia. “… per gli elfi domestici. Da due genitori così, cosa pensi possa venir fuori?”
“Non ne ho idea.” Si era accorto di avere un tono di voce artico, tanto che suo padre gli aveva scoccato un’occhiata indagatrice.  “Io trovo che sia una ragazza fantastica.”

Suo padre aveva aggirato la scrivania, per raggiungerlo e piantarglisi davanti. Ormai erano alti uguale. “Sai bene come si deve ragionare. Quando l’albero da cui proviene il ramo ha un certo corso, il ramo lo seguirà. Gli Weasley sono una famiglia di volgari ipocriti. Inneggiano tanto alla tolleranza quando odiano esattamente come i purosangue su cui sputano tanto…” Aveva fatto una pausa. “Pensi davvero che Rose Weasley provi lo stesso affetto che a quanto pare provi per lei?”
“Non lo so, ma se questo ragionamento è vero, allora non ne dovrei uscire tanto meglio, visto che la nostra famiglia pullula di ex-mangiamorte.”  
 
Suo padre a quel punto l’aveva guardato con un’espressione terribile e l’aveva schiaffeggiato.
Era sceso un silenzio tremendo, e poi gli aveva intimato di andarsene in camera sua. Aveva obbedito, sentendosi stupido, pieno di lacrime e in colpa.
Quale colpa poi? Mi sono innamorato di una ragazza?
Forse suo padre l’aveva capito. Forse lui aveva esagerato. Comunque stessero le cose si sentiva uno schifo e decisamente solo.
Era in grado di fermare una pluffa lanciata a velocità pazzesca con una mano sola ma in quel momento era combattuto tra il desiderio di prendere a pugni qualcuno o mettersi a piangere.
Non aveva mai litigato con suo padre.
Tra una settimana sarebbe stato il suo compleanno. Lo prevedeva piuttosto tetro.
Guarda il lato positivo. Magari stavolta nonna non inviterà tutti quei parenti orrendi e quelle schiera di zie decrepite …
Comunque si era stufato di fissare l’intonaco del proprio soffitto, quindi si alzò a sedere sul letto, passandosi un dito sul cerchietto di legno scuro all’orecchio che era stato poi tutto il conquibus.
Frugò nella busta e tirò fuori con un sospiro i suoi acquisti, che in quel momento gli sembrarono l’essenza stessa della colpa.
Cattivo Scorpius. Cattivo purosangue.
Li infilò sotto il letto, dove teneva i suoi capi babbani, un paio di occhiali da sole e un album di foto di lui, Rose e altri Potter-Weasley sparsi, debitamente sigillato con incantesimi di protezione. Accartocciò la busta tra le mani, quando sentì, con sorpresa che c’era qualcosa di duro al suo interno. Avendo comprato vestiti gli sembrava strano. Ne tirò fuori quello che sembrava uno specchio da borsetta, di un metallo lucido e argentato.
Non mi ricordo di aver comprato una roba del genere…
Poi capì. Doveva avercelo infilato James. Lo girò e ci trovò appiccicato sopra un post-it babbano.
 
È uno specchio comunicatore. Prototipo dei tiri vispi. Prendilo in mano e pensa a Rosie.
Poi dimmi se non sono l’amico più fico del mondo.
J.
Ps: Se me lo rompi ti ammazzo.
 
 
 
Lo aprì con uno scatto secco, ma poi esitò.
Voleva davvero sentirla? In quel momento si sentiva arrabbiato con il mondo intero, e  l’idea di litigare con la sua ragazza non gli arrideva particolarmente.
Se lo rigirò tra le mani per una decina di minuti mentre fuori stava tramontando il sole. E fece pure in tempo a tramontare: forse era confinato in camera sua se nessun elfo veniva a chiamarlo per la cena.
Favoloso.
Alla fine non fu lui ad attivarlo. Non sapeva bene come funzionava quell’affare ma sulla superficie dello specchio, diventata improvvisamente brumosa, apparse il nome di Rose. Indeciso, toccò la superficie. Quella tremolò e poi si stabilizzò sul viso della sua ragazza.
“Scorpius?” Chiese sbalordita, mentre la sua voce sembrava riempire l’intera stanza. Forse era solo una sua impressione però. “Volevo chiamare Jamie, come mai ce l’hai tu?”
“Sono felice anch’io di rivederti, rosellina.” La apostrofò, non potendo fare a meno di sorridere. “Me l’ha prestato, ecco svelato il mistero.”
“Oh.” Ci fu una pausa. Poi finalmente Rose sorrise. “Beh, è fantastico! Volevo chiamarlo per chiedere tue notizie, ma…” Si corrucciò improvvisamente. “Hai ricevuto la mia lettera?”
“L’ho ricevuta.” Confermò, sperando che la definizione di quell’affare non fosse così nitida da farle vedere che aveva gli occhi rossi e una guancia in fiamme. “Stavo per risponderti, oggi ho avuto una giornata un tantino impegnativa.”  

Rose non rispose, preferendo, ahimè, invece scrutarlo. “Lo vedo…” Osservò piano mentre le si spegneva il sorriso. “Stai bene? Hai una faccia strana.”
Dannata definizione. Dannati Tiri Vispi Weasley.

“Sto meravigliosamente. Sto facendo l’ereditiere sfaccendato… Chi sta meglio di me?” Mentì con disinvoltura consumata. “Com’è laggiù, nella terra dei draghi selvaggi?”
“Una disperazione.” Rispose la ragazza con un’espressione di comico sconforto. “Sono barricata in casa da tre giorni. Pare che un lungocornoqualcosa della riserva abbia deciso che i maghi sono più appetitosi dei bocconcini di capra appesi agli alberi…”

Scorpius rise sentendo qualcosa di caldo riempirgli la stomaco e il petto. “Hugo come se la passa?”
“Muore di noia, come me. Non c’è traccia di tecnologia per chilometri.” Si scostò una ciocca di capelli, mordicchiandosi un labbro. Dopotutto forse la perfetta definizione non era male. “Mi dispiace davvero… Non avrei voluto passare le vacanze in questo posto.”

“Non posso che essere d’accordo con te.” Replicò. Si teneva sul vago, ma lo sguardo inquisitore di quei caldi occhi color nocciola lo stava decisamente mettendo a disagio. Decise di blaterare per coprire la cosa. “Dunque, sai che ho incontrato Potty oggi? Mi sono fatto un … coso, pierqualcosa… Non è francese però, c’entra traforarsi le ore…”
“Che hai?” Rose non era solo una ragazza carina con una mimica buffissima, era intelligente. Ed era anche perennemente circondata da maschi introversi a cui doveva estorcere drammi personali: era allenata a scovare problemi.

“Niente.” Non trovò di meglio da dire a quel punto.
“Mi manchi, Scorpius.”
Questo è decisamente giocare sporco.

Deglutì il magone, sbattendo le palpebre come un attore consumato. “Uhm, anche tu pantofolina. Sono un uomo con dei bisogni, sai.”
“Imbecille, dico sul serio.” Ma non si indispettì, anzi lo guardò con comprensione.

Se fosse scoppiato a piangere probabilmente l’avrebbe piantato e Potter gli avrebbe comprato una gonnella.
“Anche io. Tranne la parte sui bisogni. Più o meno.” Borbottò.
“Ne vuoi parlare?”
“Sì. Mi piacerebbe.” Sentì la sua voce diventare fredda come il ghiaccio, e non se ne dispiacque perché era il modo di bloccare il flusso di rabbia, frustrazione e dolore. Aveva sempre funzionato alla grande, da quando era morto suo nonno. “Ma con te presente. Visto che non si può, ci sentiamo. Salutami i draghi.”
Chiuse lo specchio con uno scatto secco, e lo gettò a terra. C’era la moquette, non si sarebbe rotto e James non l’avrebbe ucciso.

Forse.
Gli venne in mente una strofa di una canzone che il fratello di Rose canticchiava sempre con ossessione maniacale, tanto che la piccola Potter una volta l’aveva colpito con la costola del libro di pozioni per farlo smettere. Alla fine l’aveva imparata pure lui.
È solo desolazione adolescente…
Si arruffò i capelli violentemente, prima di chiudere gli occhi.
‘Fanculo.
 
 
****
 
 
Note:
Qui parla Scorpius. Nella prossima: Rose.

Dovevo qualcosa a questi due, credo. :P Comunque sarà una roba stile Seven Steps. Due capitoli, questo e… quello. xD
1. Qui la canzone totem della storia. È meravigliosa, gli dovete almeno un ascolto.
2. Fa riferimento a Baba O’ Riley degli Who, gruppo storico inglese. Piuttosto probabile che un babbanofilo adolescente li conosca.
  
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