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Autore: _Mary    20/08/2010    9 recensioni
Il chiacchiericcio educato nella sala era il sottofondo che accompagnava qualsiasi festa ben riuscita, in quel circolo di eleganti maghi e streghe impegnati, per una sera, a fingere una cortesia gli uni verso gli altri che sarebbe stata dimenticata già dal giorno seguente, quando la sala illuminata, la musica di sottofondo e gli abiti delle signore sarebbero stati solo un ricordo avvolto nella sottile nebbia della noia. Ma quel valzer di complimenti e cortesia doveva continuare fino al termine della festa, poco importava che qualcuno si trovasse a pestare goffamente i piedi del compagno di danza o che qualcun altro fosse tremendamente annoiato dalle parole di una vecchia parente. Tutto doveva essere scintillio ed educazione, tra un fruscio di un’elegante veste da strega e l’altro. E, fortunatamente, tutto si stava svolgendo secondo i piani dei signori Black.
Auguri, Silvia! ♥
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ancient Memories

 

Ad ogni donna corrisponde un seduttore. La sua felicità sta nell’incontrarlo. (S. Kierkegaard)

 

Una legge non scritta della società magica vigente da tempi antichissimi, prevedeva che il compleanno di una ragazza Purosangue venisse festeggiato in pompa magna, in particolar modo se la ragazza in questione arrivava ad una di quelle tappe della crescita che la famiglia riteneva più importanti: la maggiore età, i vent’anni, e, se la fanciulla non aveva ancora trovato marito, anche i venticinque. Preoccuparsi di feste successive a quella avrebbe significato ammettere la propria sconfitta e riconoscere che, evidentemente, la fanciulla si stava rapidamente trasformando in zitella, e che nessun partito appetibile aveva trovato il coraggio di andare oltre il carattere della ragazza in nome di quegli ideali di sangue puro di cui tanto di parlava. Per Narcissa Black, però, non era ancora arrivato il momento di preoccuparsi, dato che nulla lasciava temere che una simile disgrazia potesse ricadere sul suo nobile e grazioso capo.

Definirla ‘legge’ potrebbe risultare eccessivo ad eventuali estranei al complicato equilibrio sui quali si fondavano i rapporti tra buone famiglie Purosangue; ciò non toglie che, per Druella e Cygnus Black, sarebbe stato disdicevole essere i primi a contravvenire ad un’usanza così radicata, scegliendo di festeggiare in famiglia il ventesimo compleanno della minore delle loro figlie. Inoltre, una festa era quello che Druella desiderava per poter mettere alla prova alcune fonti che, ogni giorno più insistentemente, le riferivano dell’interesse sempre maggiore di un rampollo di una famiglia bene in vista per la sua piccola Cissy.

Un’altra delle infinite leggi non scritte davanti alle quali persino la nobile casata dei Black doveva chinare il capo, era che, anche se controvoglia, la festeggiata dovesse mostrarsi lieta di una festa in suo onore, pur sapendo benissimo che a tale festa le famiglie di maghi scapoli Purosangue l’avrebbero guardata come una specie di splendida torta farcita. E dato che Narcissa non era tipo da trattenere occhiate sprezzanti ai partiti che le venivano proposti, velatamente o meno, tra un ballo e l’altro, Druella si era trovata, negli ultimi anni, a stroncare sul nascere pericolosi incidenti diplomatici che l’adorata figliola aveva quasi provocato con la sua altezzosità.

Mentre la vecchia elfa domestica provvedeva ad aggiustare gli ultimi boccoli della festeggiata, Narcissa giocherellava distrattamente con un lembo del suo vestito azzurro pallido. Niente le faceva supporre che la festa dei suoi vent’anni potesse rivelarsi diversa da quella dei diciassette, diciotto o diciannove. Persino il colore del vestito era quasi lo stesso, notò con un pizzico di disappunto: il suo guardaroba aveva urgente bisogno di una ventata d’aria fresca, possibilmente carica di colori completamente al di fuori della gamma di sfumature del blu.

Ordinò bruscamente all’elfa di lasciarla sola, alzandosi e guardandosi attentamente allo specchio. Si chiese con un filo di preoccupazione quanto avrebbe potuto resistere con quelle scarpe, rimproverò mentalmente un’entità non identificabile per non aver modificato a dovere l’orlo della gonna, che arrivava a toccare terra, e alzò gli occhi al cielo nel notare come, ancora una volta, l’elfa si fosse mostrata assolutamente incapace di acconciarle i capelli. Era, insomma, tutto come ogni anno.

Narcissa uscì dalla sua stanza dirigendosi verso le scale, superando diverse porte scure chiuse ed avvicinandosi sempre più al rumore di via-vai del piano inferiore. Si affacciò alle scale guardando in giù, incerta se scendere o meno.

Druella, ventidue gradini più in basso, stava dando le ultime disposizioni sul salotto nel quale si sarebbe tenuta la festa, sperando che tutto, quella sera, si svolgesse secondo i piani.

 

A partire da una certa età, per amor proprio e per furberia, le cose che desideriamo di più sono quelle a cui fingiamo di non tenere. (M. Proust)

 

“La giovane Narcissa! Parola mia, non ho mai visto ragazza più bella”.

Narcissa concesse un sorriso più che convincente a sua zia Walburga, frutto di innumerevoli visite di cortesia  di allenamento.

“Come sempre sei molto gentile. Spero che lo zio ed i tuoi figli stiano bene”.

Il chiacchiericcio educato nella sala era il sottofondo che accompagnava qualsiasi festa ben riuscita, in quel circolo di eleganti maghi e streghe impegnati, per una sera, a fingere una cortesia gli uni verso gli altri che sarebbe stata dimenticata già dal giorno seguente, quando la sala illuminata, la musica di sottofondo e gli abiti delle signore sarebbero stati solo un ricordo avvolto nella sottile nebbia della noia. Ma quel valzer di complimenti e cortesia doveva continuare fino al termine della festa, poco importava che qualcuno si trovasse a pestare goffamente i piedi del compagno di danza o che qualcun altro fosse tremendamente annoiato dalle parole di una vecchia parente. Tutto doveva essere scintillio ed educazione, tra un fruscio di un’elegante veste da strega e l’altro. E, fortunatamente, tutto si stava svolgendo secondo i piani dei signori Black.

Walburga sembrava trovarsi a proprio agio in quell’atmosfera di educata falsità, nel suo elegante abito blu scuro, e sembrava divertirsi terribilmente in quelle occasioni in cui poteva mettere le sue curatissime mani su notizie e pettegolezzi freschi ed invitanti.  Fece un mezzo sorriso. “Stanno come al solito, mia cara” disse, sfiorando la guancia di Narcissa in quella che doveva essere l’imitazione di una carezza.

Eppure, la ragazza non riuscì a scacciare il sospetto che l’altra fosse a caccia, e, cosa peggiore, non riuscì a liberarsi gentilmente dalle sue chiacchiere ed allusioni prima di accorgersi che l’attenzione della sua interlocutrice era stata improvvisamente calamitata da un punto che si trovava poco più in alto della propria spalla destra. Prima che la ragazza potesse fare qualcosa più di inarcare le sopracciglia, Walburga stessa rivelò l’identità della misteriosa presenza.

“Lucius, quasi non ti avevo riconosciuto. È passato così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti?”

Un’altra cosa che Narcissa aveva imparato, frequentando un ambiente come quello, era il controllo delle proprie reazioni. Aveva spesso avuto modo di notare come, in quell’ambiente, anche solo un’occhiata sbagliata potesse portare a ore di sospetti conditi da abbondanti dosi di tè da parte di quelle streghe che, una volta messo al mondo almeno un erede, non avevano trovato di meglio da fare che abbandonarsi alla sottile arte del pettegolezzo. Al suono della voce proveniente dalle sue spalle, Narcissa si sentì fermare il cuore, ma stette bene attenta a non mostrarlo in alcun modo.

“Pare di sì” si limitò a rispondere Lucius, con un mezzo sorriso. Narcissa, ritrovandoselo accanto, fece molta attenzione a mantenersi impassibile e a dimostrare solo un educato e freddo interesse per il nuovo arrivato.

Era una coincidenza piuttosto strana che, tra tutti, sua madre si fosse dimenticata di dirle che anche Lucius Malfoy sarebbe stato tra gli invitati. E la coincidenza era assolutamente disgraziata, se si pensava che Narcissa era innamorata di lui – che sembrava non averle mai rivolto più attenzione di quella destinata ad un delicato soprammobile dimenticato in un angolo – da più o meno quello che era stato il suo terzo anno a Hogwarts. Non che nessuno l’avesse mai scoperto, Narcissa era sempre stata piuttosto brava a celare i suoi pensieri, ma la ragazza si sentiva in forte imbarazzo in sua vicinanza. Walburga dovette notarlo, perché, con un ultimo sorriso – più abbagliante degli altri, in realtà – ed una scusa patetica, si allontanò dai due con quella che, sul suo viso, sembrava l’espressione di chi ha un gustoso pettegolezzo in serbo.

Narcissa rifletté rapidamente sulla condotta da tenere. Sarebbe stato sconveniente cedere anche per un solo istante all’imbarazzo, ed avrebbe contribuito notevolmente alle chiacchiere che in quello stesso momento sua zia stava mettendo in circolazione. Il suo solito atteggiamento, cortese e distaccato, sarebbe stata la soluzione migliore, se solo avesse avuto la certezza di poter guardare Lucius senza arrossire in maniera imbarazzante. Ed il fatto che ci fosse almeno mezza dozzina di possibili testimoni in agguato non facilitava le cose, pensò, irritata.

“Una bella festa” osservò Lucius dopo qualche secondo di silenzio. Narcissa si decise a guardarlo.

“È stata mia madre ad occuparsi di tutto” rispose alla fine, avvertendo un calore inspiegabile nella zona delle guance. Sarebbe stato facile illudersi che fosse colpa di quel bicchiere di Idromele che aveva bevuto, peccato solo che Lucius apparisse così inspiegabilmente divertito, e che non accennasse ad abbassare lo sguardo.

Narcissa, sempre più a disagio, distolse il suo, e il sospetto che Lucius si stesse prendendo gioco di lei e si stesse divertendo a metterla in imbarazzo ferì il suo orgoglio anche più di quanto avesse fatto lo sguardo allusivo di Walburga, poco prima. Sapeva perfettamente che, nonostante si fosse sempre preoccupata di mantenere un aspetto distaccato nelle occasioni in cui si era trovata con lui, qualcuno aveva intuito ed aveva diffuso chiacchiere sciocche sui suoi sentimenti per il giovane Malfoy. Il pensiero che potesse saperlo e ridere segretamente di lei la fece decidere, e quando si congedò da lui era perfettamente padrona di sé, anche se lo sguardo che gli rivolse non era propriamente amichevole.

Mentre un paio di ragazze scoppiava in una breve risata, da qualche parte vicino a lei, Narcissa Black pensò che Lucius era, dopotutto, solamente un altro di quegli insopportabili e presuntuosi individui che riempivano la sala, versandosi Idromele e discutendo di politica. Ed il fatto che si sentisse ancora il suo sguardo penetrante addosso non aveva alcun collegamento con la sensazione di disagio che stava provando.

 

La nostra vanità è più duramente offesa proprio quando è stato il nostro orgoglio ad essere ferito. (Nietzsche)

 

Un lieve tintinnio di bracciali d’argento annunciò la presenza di Druella, mentre si sedeva accanto alla figlia e le prendeva una mano tra le sue; la ruga tra le sopracciglia sottili e brune era la spia di quella preoccupazione per la figlia prediletta che era sempre, inevitabilmente seguita dalla ricerca ansiosa dello sguardo di Narcissa, e dalla domanda:

“Cissy, tesoro, va tutto bene?”

Narcissa annuì distrattamente, guardando Druella negli occhi. Era come un piccolo rito che veniva eseguito ogni volta allo stesso modo: la domanda di Druella, il cenno del capo di Narcissa, il tentativo di convincere la donna che fosse tutto a posto. Neanche quella volta, però, la ragazza riuscì ad ingannarla.

“Sembri assente. Ed irritata” proseguì Druella. Il suo sguardo si era fatto improvvisamente penetrante, quasi inquisitorio, e Narcissa dovette distogliere il proprio con simulata indifferenza.

“Va tutto bene, mamma. È solo che qualcuno si diverte con poco a queste feste, tutto qui”. Agitò una mano con noncuranza, nascondendo l’irritazione che sembrava volerle rodere il fegato. Più pensava all’espressione di Lucius, più si diceva che era venuto solo per prenderla in giro, dopo aver sentito qualche voce sul suo – o meglio, sul loro – conto. Il suo orgoglio non le avrebbe permesso di perdonare il ragazzo per quella colpa che, forse, non aveva neanche commesso.

Druella le si avvicinò, scostandole delicatamente i capelli dalle spalle. Il suo profumo arrivò alle narici di Narcissa, che, per un istante, sentì allentarsi la tensione di quella festa e di quegli sguardi indesiderati, e dovette resistere alla tentazione di abbandonare quell’aria di superiorità per lasciarsi scaldare da un suo abbraccio. Druella parve intuire almeno una parte dei suoi pensieri, perché le sorrise, rassicurante, prima di prenderle di nuovo una mano.

“Perché non balli? Tutte le altre ragazza hanno già…”

“Mamma” la interruppe Narcissa con un sospiro. “Posso sopravvivere anche senza ballare con…”

“Ma tesoro, è la tua festa. E, a quanto pare, Lucius Malfoy è piuttosto interessato a te”.

Narcissa si dovette trattenere dall’esclamare che Lucius Malfoy era esattamente la persona che avrebbe voluto evitare per tutta la serata ed oltre; ci riuscì soltanto con un’ingente dose di autocontrollo e col pensiero che, se avesse urlato alla sala i suoi sospetti su come il ragazzo in questione fosse venuto solo per prenderla in giro, per il mese successivo la sua paranoia apparentemente ingiustificata sarebbe stata sulle bocche di tutti, e, passando di salotto in salotto, sarebbe stata arricchita di ornamenti romantici e decisamente poco realistici, ma sicuramente molto piacevoli per le orecchie di tutti. Questa riflessione non le impedì, però, di inarcare un sopracciglio all’indirizzo di sua madre.

Si voltò nella direzione dello sguardo di Druella, notando Malfoy che l’aveva evidentemente fissata fino a quel momento. Il ragazzo, forse sentendosi scoperto, si avvicinò alle due, guadagnandosi un aperto sorriso di Druella ed uno sguardo gelido di Narcissa.

“Stavo cercando di convincere Cissy a ballare” cominciò Druella. Alla ragazza, inorridita, parve di cogliere una nota allusiva nelle sue parole.

“Mi chiedevo proprio adesso se Narcissa avrebbe potuto accettare di ballare con me” rispose Lucius.

La sensazione che tutta l’aria contenuta in quella sala non fosse sufficiente ad un’adeguata respirazione assalì Narcissa così velocemente che le sembrò di essere caduta all’improvviso in una pozza di acqua gelida. Una parte della sua mente le suggeriva che era davvero impossibile che ci fosse una pozza d’acqua in mezzo alla sua sala – e che nessuno se ne fosse accorto –, ed un’altra parte le sussurrò maliziosamente che non era per un bagno indesiderato che si sentiva così. Eppure, cos’era più probabile, che stesse annegando in un lago gelato o che Lucius Malfoy – quel Lucius Malfoy – le avesse appena chiesto di ballare, dimostrando non solo una notevole faccia tosta ma anche una vena subdola incredibile?

Mentre concedeva al ragazzo un’educata occhiata sdegnosa e si preparava a rispondere che no, non avrebbe certamente ballato con lui, Narcissa si accorse che, sfortunatamente, le orecchie, gli occhi e soprattutto il buonsenso di sua madre, allenati a cogliere ogni più piccola sfumatura di quella che poteva essere ira, gioia, imbarazzo, impazienza, stupore, ironia o semplicemente noia nella sua voce e nelle sue espressioni, non parvero comprendere, ed il sorriso che la donna rivolse a Lucius fece convincere Narcissa che l’intelligenza di sua madre avesse dovuto subire un duro colpo a causa di quella festa.

“Oh, ma certo che Narcissa vuole ballare, Lucius. Stasera è così strana, non capisco proprio come mai”.

Lucius si limitò ad un sorriso, mentre Narcissa faceva saettare lo sguardo a lui a sua madre e viceversa, incerta su chi incenerire per primo. A quel punto sarebbe stato maleducato rifiutare, e, suo malgrado, la ragazza porse una mano a Lucius.

Mentre si ritrovava – a causa di un invito che non aveva accettato – in mezzo alla pista, le sembrò di notare diverse persone bisbigliare al suo indirizzo. Mai, più che in quel momento, aveva provato il desiderio riavvolgere il tempo come fosse stato un vecchio tappeto polveroso e tornare indietro, per voltare elegantemente le spalle a Lucius e dirigersi verso qualcuno che non fosse una madre incredibilmente impicciona.

Ma mentre si lasciava guidare da Lucius tra le altre coppie, Narcissa si ritrovò a chiedersi quando, esattamente, avesse messo da parte i pensieri di vendetta per ammettere mentalmente che il suo compagno aveva gusto, in fatto di profumi.

“Non sono l’unico ad aver notato il tuo comportamento singolare” cominciò lui, mentre la ragazza cercava di posare lo sguardo su una parte del corpo che non fossero gli occhi dell’altro, non sapendo quanto, esattamente, avrebbe resistito nel suo nuovo proposito di fingere che Lucius non le interessasse. Anche se le labbra, a ben pensarci, si sarebbero rivelate una scelta più imbarazzante.

“Non capisco proprio di cosa tu e mia madre stiate parlando” replicò. “Forse siete stati influenzati anche voi dall’atmosfera di questa sera. Ho notato una concentrazione piuttosto alta di individui insopportabilmente pieni di sé. E sembrano divertirsi alle spalle di chi non può comprendere il loro gioco”.

Narcissa colse un lampo di sorpresa attraversare per un attimo lo sguardo di Lucius.

“Spero davvero di non rientrare in questa concentrazione”.

“Hai motivi per temerlo?” gli chiese Narcissa. Lucius fece un mezzo sorriso.

“Assolutamente no” assicurò.

Narcissa lo guardò negli occhi. “Eppure, mi sembrava che poco fa avessi sorriso di una ragazza”.

“Non mi prenderei mai gioco di ragazze indifese. Preferisco di gran lunga ballare con loro” ribatté Lucius, sostenendo il suo sguardo.

Narcissa inarcò le sopracciglia, mentre la musica si spegneva dolcemente. Lucius la condusse lentamente fuori dalla pista, e prima di essere letteralmente trascinata in disparte da una Walburga assetata di pettegolezzi, Narcissa lo vide chinarsi al suo orecchio, concedendosi un breve sorriso prima di sussurrarle:

“Buon compleanno, Narcissa”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buon compleanno, Silvia!!!

Sei alla doppia decina! *-* La mia bambina è cresciuta *si soffia rumorosamente il naso* Ora ti troverai un lavoro, metterai su famiglia e…

… Ma, ripensandoci, direi che puoi aspettare ancora una decina di anni u.u Goditi i venti! *-* E ovviamente ritieniti libera di lanciarmi in faccia gli avanzi della favolosa torta che hai mangiato o mangerai oggi, se la fic ti fa schifo, black sister! Auguri, auguri, auguri!!! <3

 

 

Per il resto, emh, mi dispiace per voi, ma dopo il ‘periodo Shakespeare’ sono entrata in pieno ‘periodo Austen’, ciò vuol dire che probabilmente il mio neurone impazzito potrebbe produrre altre cose come questa. Vorrei specificare una cosa: so che in molti vedono Narcissa e Lucius uniti più per interesse che per amore, eppure da qualche tempo mi piace pensare che Narcissa fosse davvero innamorata - e ricambiata, come si intuisce in questa one-shot – di Lucius, e che abbia potuto trovare nella sua vita la felicità. Questo anche a causa delle chiacchierate con la fanciulla oggi ventenne *manda cuoricini* Mi rendo conto che quella a cui ho scelto di aderire non è la versione di lei più diffusa e condivisa nel fandom, ma ho pensato che si sa così poco di lei, e di loro, da non dover segnalare un OOC nelle note. Lo spazio recensioni serve anche per le critiche, che leggerò con interesse  <3

Risponderò alle eventuali recensioni via mail, un bacio a chi ha aggiunto le mie shot precedenti a Preferite/Seguite/Ricordate <3

Un abbraccio,

Ilaria

 

P.S. (nota al testo): non penso che una donna che non si sia sposata prima dei trent’anni sia una zitella, ovviamente. Ma nella mia visione dei Purosangue, i matrimoni avvenivano tra persone piuttosto giovani, per aumentare la possibilità di avere figli, e, quindi, eredi.

 

Disclaimer: i personaggi appartengono a JK Rowling, la fan fiction non ha scopo di lucro.

   
 
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