Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |       
Autore: Tetide    20/08/2010    14 recensioni
Una crociera, per dimenticare; un viaggio per ricominciare. Un incontro inaspettato, in un momento inaspettato. Dopo una separazione è sempre molto difficile ricominciare, anche per Rosalie; ed è per questa ragione, che Oscar ed André le propongono una vacanza un pò diversa... che finirà per cambiarle la vita!! Dedico questa storia a Ninfea Blu e a tutti coloro che hanno amato Blue Velvet. Per la fanart al capitolo 6, debbo un enorme grazie a Ninfea Blu!
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Love Boat- Capitolo 1 LOVE BOAT
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono, ma sono di proprietà dell’autrice Riyoko Ikeda, della casa editrice Shueisha e della Tokio Movie Shinsha. Questa storia non è stata scritta a fini di lucro, ma con intento esclusivamente amatoriale. Il diritto d’autore dei personaggi originali appartiene all’autrice Tetide.
Il titolo di questa fanfic è ripreso da quello dell’omonimo telefilm degli Anni ’80.



CAPITOLO 1
FERIE DI LUGLIO

Avete presente la banchina di un porto turistico? Sì, proprio quella da cui, di solito, partono le navi da crociera durante i mesi estivi. Orbene, la banchina del porto turistico di Barcellona ne è un ottimo esempio: affollata, chiassosa e colorata. Sempre.
E quel mattino di Luglio non faceva di certo eccezione!
Una folla ondeggiante e multicolore animava la costruzione in cemento che si protendeva nel mare: una marea confusa e spensierata di vacanzieri, pronti a buttarsi nella più sfrenata delle vacanze: la crociera!!
“André, accidenti, ma dove cavolo hai messo i teli da mare? Nella borsa non riesco proprio a trovarli! Sono in valigia, per caso?”,
“Stà tranquilla, Oscar: non ci sono, semplicemente perché non li ho portati. Li troveremo in cabina”,
“E come fai ad esserne certo?”,
“Perché me lo ha detto il tizio dell’agenzia. Su queste navi fighe non ti fanno mai mancar niente. Te ne accorgerai”.
Oscar chiuse la borsa “Voglio davvero vedere…”.
Trillò un cellulare: quello di André.
“Pronto?”, lo prese; si allontanò per alcuni minuti tra la folla,  mentre proseguiva la conversazione; quindi tornò da Oscar.
“Chi era?” chiese questa,
“La nonna. Voleva sapere com’era andato il volo da Parigi fin qui. Continua a chiedere perché non siamo partiti da Marsiglia”,
“Dovrebbe chiederlo alla compagnia, che ha scelto questo porto come base”.
I due scoppiarono a ridere.
Accanto a loro, defilata, stava una ragazza dall’aria timida, i lunghi capelli castano chiaro raccolti in una coda; dal suo viso traspariva tutta l’insofferenza per aver dovuto prender parte a quella vacanza contro la propria volontà.
“Rosalie! Vieni?”, la chiamò Oscar,
“Arrivo, sorellona” sbuffò lei,
“Tesoro? Ci sei?” André le sventolò una mano davanti al viso,
“Ci sono, ci sono. Anche se non avrei voluto esserci…”,
Le ultime parole erano state pronunciate in un soffio, ma non sfuggirono ad Oscar.
“Non puoi continuare a disperarti per lui in eterno, Rosalie. E poi, era un deficiente! Hai fatto benissimo a lasciarlo!”,
“Ti ricordo che è stato lui a lasciare me!!” quello di Rosalie fu quasi un ruggito,
“Okay, okay! Come non detto!” si ritrasse Oscar.
E Rosalie ripiombò nei suoi pensieri.

Tre mesi. Erano passati esattamente tre mesi da quando aveva sorpreso il suo fidanzato Bernard a fare sesso con la loro comune collega Jeanne, in ufficio per di più. Si era appena allontanata per la pausa pranzo, Bernard le aveva detto che l’avrebbe raggiunta non appena avesse terminato di svolgere una pratica; all’improvviso, lei si era ricordata di aver lasciato nel suo ufficio le pasticche per il mal di testa, ed era ritornata indietro; ma, una volta entrata, aveva avuto un’amara sorpresa: Bernard era chino sulla sua scrivania, letteralmente avvinghiato tra le gambe di Jeanne Valois, una dei capi-reparto, senza dubbio molto bella, ma di costumi assai facili: quel poveretto di suo marito Nicholas ne sapeva qualcosa…
Non fosse stato che si trattava del suo fidanzato, Rosalie avrebbe riso, dato che la scena era davvero grottesca: quei due, letteralmente rotolati su una scrivania da cui erano stati cacciati in tutta fretta vari oggetti da cancelleria, finiti disordinatamente sul pavimento, con lui che cercava di slacciarle i ganci del reggicalze sotto alla gonna con l’orlo rivoltato, e lei che armeggiava con la patta dei pantaloni di lui; entrambi, sudati, affannati e con sul viso un’aria confusa che li faceva sembrare attori di una commedia da quattro lire…
Sul momento, Rosalie era rimasta senza parole: la scena le era sembrata troppo assurdamente cruda e… vera, per essere reale! Poi, aveva saputo che la cosa andava avanti da quasi due anni, ed allora non aveva esitato a cantare in faccia a Bernard il fatto suo, e a chiedere il trasferimento immediato in un altro ufficio, per non aver più niente a che fare con quei due, specie dopo che lui l’aveva scaricata.
Ne erano seguiti mesi d’inferno; e solo da una ventina di giorni, lei aveva deciso di rialzare un po’ la testa e di riprendersi un po’ di dignità, anche grazie al sostegno della sorella e del cognato; di riprendersi il buonumore, invece, non se ne parlava proprio…
Così, un po’ per aiutarla, Oscar le aveva proposto quella vacanza, che lei aveva accettato solo perché spinta dalle pressioni della sua migliore amica Charlotte e della stessa Oscar.
“E’ una vacanza diversa… ti aiuterà tantissimo a distrarti, vedrai!”,
“Scusa, Charlotte… ma cosa troverò al mio ritorno, di mutato? Niente, presumo! E allora spiegami che senso ha illudersi di star bene, quando al tuo ritorno i problemi sono lì e pronti ad accoglierti uguali a prima!”,
“In questo, hai ragione… però la crociera è una vacanza un po’ “diversa” dal normale, ed è piena di eventi inaspettati: chissà, potrebbe anche capitarti qualcosa di inaspettato che sia risolutivo per il tuo problema…”,
“Non vedo cosa potrebbe essere”,
“Non hai mai sentito parlare di amori nati in vacanza?”,
“Ah, no, eh? Non venirmi a parlare di uomini!! Sono stufa ed arcistufa!! Per un po’, non voglio nemmeno sentirne parlare, chiaro?”,
“Va bene! Io dicevo così, tanto per dire…” alzò le mani l’altra, in segno di resa.

Ripensare a quella conversazione avuta con l’amica le faceva salire un senso di noia misto a rabbia: quel deficiente di un depravato!!! E lei, che come una cretina si era lasciata ingannare per tutto quel tempo!! E adesso, dulcis in fundo, se ne stava lì, su quella banchina, in mezzo a quella insopportabile e chiassosa folla vacanziera, ad aspettare di imbarcarsi su quella nave del cavolo… per far cosa, poi?? Ad ogni modo, ormai era lì, quindi tanto valeva fare buon viso a cattivo gioco, almeno per non scontentare la sorella ed il cognato.
Si incanalarono in fila per l’imbarco e la successiva accettazione a bordo; certo che quella traballante scaletta sul mare metteva davvero i brividi!! Ma era l’unica via per salire sulla nave.
“Speriamo che la cabina sia all’altezza del prezzo, almeno!” stava dicendo Oscar ad André,
“Fidati! Ho visto un depliant: il nostro ponte è il più lussuoso, dopo quello delle suites”,
“Quand’è così…” Oscar tirò un sospiro.
Finalmente varcarono la soglia d’ingresso della nave, ed immediatamente un mondo nuovo ed incredibile si presentò davanti ai loro occhi.
Una enorme sala, al cui centro troneggiava una scultura ultramoderna in metallo dorato che girava su sé stessa, ed una moquette rossa erano il benvenuto ai passeggeri della nave.
Però!, pensò Rosalie; alzò lo sguardo, e vide che la sala, in realtà, era un gigantesco atrio, che si estendeva verso l’alto per parecchi piani, e sul quale si affacciavano saloncini e bar di vario genere; da qualche parte provenivano le note di un pianoforte.
La ragazza seduta al bancone dell’accoglienza-clienti stava fornendo le prime spiegazioni al passeggero che li precedeva.
“Ecco qui la tessera: tutti i passeggeri devono averne una. La sua tessera non è soltanto la chiave per la sua cabina, ma anche lo strumento che le permetterà di usufruire di tutti i servizi della nave: acquisti, sala fitness, estetista e parrucchiere, bar e night-club, e via dicendo; inoltre, presentando questa al cambio del casinò, potrà avere dei gettoni per giocare alla roulette o a qualunque altro gioco preferisca”.
L’uomo stava rigirandosi tra le mani la piccola tesserina, guardandola e riguardandola, con espressione divertita.
“E dica un po’… se cado in mare si trasforma anche in salvagente?”.
La ragazza rise, evidentemente a disagio; l’uomo la guardò con un sorriso obliquo sul viso, che si rifletteva negli occhi blu oltremare; di esser bello, lo era: alto, atletico, lunghi capelli biondo-ramato… e quegli occhi blu obliqui; non c’era da stupirsi dell’aria letteralmente estasiata della receptionist nell’averlo davanti!!
“Dunque, il suo nome, signore?”, la donna prese in mano una penna, per darsi un contegno,
“Louis Saint-Just”, rispose l’altro senza interrompere il sorriso,
“Bene. Benvenuto a bordo, signore!”.
La donna era rimasta imbambolata, seguendo con lo sguardo l’uomo che si allontanava nell’interno della nave, quando André la risvegliò con un colpetto di tosse; immediatamente, quella si voltò, rossa in viso.
“Prego, signore”,
“André Grandier. Cabina doppia al ponte 10”;
quella si mise a cercare nel registro; poco dopo, fece un largo sorriso “Ecco qui. Benvenuto, signore” e gli consegnò la tessera, ripetendo le stesse istruzioni impartite un attimo prima all’altro.
“Grazie”, André avanzò di alcuni passi trascinandosi dietro la valigia, e si fermò nell’atrio, facendo cenno ad Oscar e Rosalie che le avrebbe aspettate.
“Dica, signora!” riprese la ragazza,
“Oscar Grandier”,
“Come?!?” , fece l’altra, interdetta,
“Oscar Grandier” ripeté lei.
Sbigottita, la ragazza si alzò dalla sedia, appoggiandosi al banco con le due mani e sporgendosi meglio per guardare.
“Cosa cerca?” Oscar era stupita,
“Il suo bambino… e comunque, io le avevo chiesto il suo nome, non quello di suo figlio!”,
“Ma io non ho nessun figlio!!” esclamò Oscar “Quello è il mio nome!”,
“Eh?” l’altra era ancora senza parole; Oscar riprese, trattenendo un risolino.
“Il nome della figlia di un commissario dei gendarmi in pensione che voleva tanto un figlio maschio! Allora, me la dà questa tessera, o no?”,
“Certo, certo, signora! Ecco a lei, e buona crociera!”, rispose la ragazza, senza guardarla negli occhi per l’imbarazzo.
Rosalie si piantò davanti alla receptionist.
“Buongiorno” la salutò quella; lei rispose con un lieve cenno del capo, quindi disse il suo nome.
“Ecco a lei, signora Lamorliere” le porse la tessera “faccia buon viaggio”.
Inoltrandosi nel grande atrio, Rosalie osservò la tessera, la quale recava scritto il numero 989.
“Che cabina ti hanno dato?” Oscar le fece alzare la testa; lei le mostrò la tessera.
“Sei al ponte 9, quello immediatamente sotto al nostro: noi siamo al 10”(1).
“Bene, allora andiamo in cabina” fece André “Ci vediamo fra un’ora qui, nell’atrio, ed andiamo fuori sul ponte a vedere la partenza”,
“O.K.” fu la risposta, poco convinta, di una Rosalie che fissava ancora la propria tessera.

Rosalie percorse un lungo ed elegante corridoio sui toni dell’amaranto, notando come i suoi passi non facessero alcun rumore sulla mouquette; raggiunse la sua cabina, inserì la tessera nella fessura ed entrò.
Però, si presenta bene!, fu il primo, istintivo pensiero che le saltò in mente osservando il suo alloggio. La cabina era abbastanza grande per essere chiamata cabina: non aveva nulla in comune con le sue “colleghe” dei traghetti; era spaziosa, ampia; da una grande finestra (ben diversa dagli oblò classici delle navi) entrava la chiara luce del sole riflesso sul mare; il pavimento, sempre coperto di mouquette, era sui toni chiari del beige-ocra, di una tonalità appena più chiaro dei tappetini ai lati del grande letto matrimoniale che troneggiava addossato al centro della parete in fondo alla stanza; il letto, appunto, aveva una struttura bassa e spaziosa anch’esso, con una lunga testiera di legno scuro che correva al di sopra di esso, immediatamente sotto alla grande finestra; ai due lati, due comodini, sempre in legno scuro, con due sculture luminose sopra, di vetro opale color rosa-cipria, che spandevano una luce soffusa dalle loro superfici smerigliate e cosparse di piccoli cerchi bianchi sottili; sulla sinistra, abbastanza distante dalla porta, stava l’angolo toeletta, composto da un mobile solido e largo, sempre in legno scuro e sovrastato da un grande specchio, con un tubo luminoso che correva lungo tutto il suo perimetro; sul ripiano stavano una confezione di kleenex ed un portacipria color ottone antico; una poltroncina completava il tutto; nell’angolo a destra, invece, si trovava un salottino in miniatura costituito da due divanetti imbottiti biposto disposti a formare un angolo, ed un basso tavolino quadrato che riempiva l’angolo; sul tavolino, stava la sorella maggiore delle due lampade da comodino, in tutto e per tutto uguale, tranne che nelle dimensioni, che erano maggiori, poiché questa era la fonte di luce principale della camera.
Rosalie sospirò, lasciando cadere la valigia di mano: quello era il posto ideale per una vacanza d’amore a due, pensò; e di nuovo le tornò in mente Bernard, mentre una fitta di dolore le attraversava il cuore.
“Oh, và a quel paese!”, disse ad alta voce, rivolta con il pensiero al suo ex-fidanzato, mentre riprendeva in mano la valigia per disporla su un piccolo portabagagli che si trovava in un angolo al lato del letto; poi si avvicinò alla finestra, e salendo ginocchioni sul letto, si appoggiò al davanzale; la scena che le si presentava era tutto fuorché rattristante: una banchina di un porto del Sud illuminata da uno squillante sole estivo, e ricolma di gente chiassosa ed indaffarata nelle sue mansioni quotidiane, svolte con animo evidentemente allegro; sorrise. Non voleva davvero sprecare quei giorni così diversi dalla sua solita vita, per di più deludendo la sorella ed il cognato che erano stati così gentili da invitarla ad andare con loro: no, per quelle tre settimane almeno, decise che non ci avrebbe pensato, o almeno avrebbe cercato di farlo il meno possibile.
Scese dal letto e guardò l’orologio che portava al polso: mancava appena una ventina di minuti all’appuntamento, così decise di darsi una rinfrescata, avviandosi in bagno.
Anche questo era ben curato, anche se non molto grande: piastrelle lucide marrone scuro, lavandino con ripiano in marmo e due lavabi, vasca abbastanza grande.
Tutto per due, accidenti! Ma non c’erano singole, su questa nave?!?
Scosse la testa. Non ci doveva pensare. Si sciacquò il viso, poi andò in camera e si cambiò, indossando un abito di tessuto leggero rosa, in stile sottoveste, con una scollatura a V sulla schiena, ed un’altra rotonda davanti che metteva in evidenza il seno, che sul suo corpo sottile risaltava con evidenza, ma senza invadenza, né volgarità.
Si avvicinò allo specchio per pettinarsi, e notò un foglio poggiato sul ripiano della toeletta; lo prese, e lo lesse: era il benvenuto a bordo del comandante Maximilien de Robespierre, ed il programma delle attività della nave del giorno successivo; certo che a fare tutto, non sarebbe rimasto un minuto libero nemmeno per mangiare!! Quella vacanza si stava rivelando davvero “speciale”, come aveva detto Charlotte…
Ma come fai ad avere sempre ragione?
Uscì, chiudendo la porta della cabina, e si accorse di un profumo sempre più forte che veniva dal fondo del corridoio verso di lei; aveva un che di… conturbante, quel profumo: muschio selvatico misto a sandalo, un’impronta maschile fortemente seducente… ma… un momento… era desiderio, quello che aveva avvertito?
“Buongiorno, signora!”; Rosalie alzò la testa, trovandosi davanti il biondo rossiccio che aveva già notato al momento dell’imbarco; il suo profumo così sensuale, insieme al suo obliquo sguardo blu, le fecero uno strano effetto.
“… ‘Giorno” rispose, confusa e stordita,
“Anche lei su questo corridoio?”,
“Sì… sembra che sia una sorta di confino per i singles…”,
“Io non la vedrei così… piuttosto come una sorta di “corsia preferenziale”, per pochi fortunati”,
“Interessante…” Rosalie era sempre più stordita,
“Sto salendo a vedere la partenza: posso avere il piacere di accompagnarla?” le porse il braccio,
“Ecco, io… mia sorella e mio cognato mi stanno aspettando, veramente…”.
Rosalie non avrebbe saputo dire perché, ma la vicinanza di quell’uomo le faceva girare la testa e la metteva in uno strano ed imbarazzante senso di confusione; così, poco educatamente, girò le spalle e se ne andò, diretta all’atrio.
Cominciamo bene!, pensò.
Decisamente, quella vacanza di Luglio non sarebbe stata noiosa!


 


_______________________________________________________
(1)In realtà, quando si parte in crociera si conosce già quale sia il ponte dove si è alloggiati, poiché questo viene stabilito in sede di prenotazione (e le tariffe salgono man mano che si sale di ponte!! Chi ha già fatto almeno una crociera lo sa bene!!); la sola cosa che non si sa è il numero della cabina, e la posizione in cui essa è ubicata.

Ma ciaaao!
Rieccomi qui con una storia molto "estiva", ed ambientata, per di più, in un contesto che io amo molto: la crociera!!
Si tratta di un contesto parecchio insolito per i nostri eroi, ma, ormai lo sapete, io sono quella degli "esperimenti letterari"...
Riguardo alla cabina, ho descritto quella che è stata la mia cabina durante la crociera di qualche anno fa alle Isole Greche; anche altri particolari della nave che vedrete più avanti saranno tutti reali, anche se non sempre presi dalla stessa nave, poiché ho fatto tre crociere su tre navi diverse.
E anche qui, sia Saint-Just che Rosalie sono molto diversi dai personaggi dell'anime; desidero pertanto dedicare questa storia innanzitutto a tutti gli amanti del mare, poi a Ninfea Blu, ed infine a tutti coloro che hanno amato "Blue Velvet". Buona lettura e buone vacanze! Tetide.


















 
 


   




    

  
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Tetide