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Autore: Stupid Lamb    20/08/2010    33 recensioni
Ogni giorno diventa sempre più difficile: entrare in classe, sedermi accanto a lei, sopportare che non mi degni di uno sguardo. Sono uno stupido. Uno stupido ciccione con i capelli rossi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Edward, la colazione è pronta

Il neurone viaggia da solo. L’unico modo per tenerlo a freno è quello di mettergli un limite in termini di parole. Questa flash-fic ne contiene solo mille.

Una volta arrivata alla fine è stato difficile fermarmi, non lo nego.

 

Mi auguro che questo nuovo delirio piaccia a voi così come piace a me.

 

Buona lettura.

---

 

Miracolo

 

Edward

 

“Edward, la colazione è pronta!”

Sono sveglio da mezzora, ma il mio corpo non vuole saperne di alzarsi. Fa freddo, le nuvole coprono gran parte del cielo, e non ho voglia di andare a scuola.

Un’altra fantastica giornata al liceo di Forks, evviva.

“Edward, muoviti!” ripete mia madre.

Untoc toc’ leggero sulla porta, che si apre prima che io possa impedirlo.

“Ehi, che ti prende stamattina?” Jasper, mio fratello, è già pronto per andare a scuola. “Hai intenzione di rimanere a casa?”

“L’idea è quella.”

“Andiamo,” dice avvicinandosi al letto. “Non hai quel progetto da consegnare? Sbrigati o faremo tardi.”

“Edward! Tesoro, scendi!”

“Va bene, va bene! Arrivo!” Sollevo il piumone e mi metto a sedere. “Potrei avere un po’ di privacy?”

“Come vuoi,” risponde Jasper. “Nervosetti, eh?” Evito di ribattere e lo accompagno fuori.

Se potessi, eviterei di mettere piede in quella scuola.

Ogni giorno diventa sempre più difficile: entrare in classe, sedermi accanto a lei, sopportare che non mi degni di uno sguardo.

Sono uno stupido. Uno stupido ciccione con i capelli rossi.

Guardo il mio corpo attraverso allo specchio ed abbasso gli occhi. Sono disgustoso.

Lo so io, lo sanno gli altri. Lo sa anche Bella.

 

 

Bella è la ragazza di cui sono innamorato. Non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi, né di parlarle per più di cinque minuti, sempre e solo nell’aula di biologia.

Lei è bellissima. Gentile, simpatica, intelligente.

Proprio per questo non vorrebbe mai avere nulla a che fare con un ciccione disadattato come me.

A mensa siede sempre con un ragazzo dell’ultimo anno, Riley, ma non li ho mai visti in atteggiamenti intimi. Se io fossi Riley le chiederei di uscire. Andremmo a Port Angeles, mangeremmo un gelato. Proverei a farla sorridere e poi la inviterei a cena.

E le direi che da quando è arrivata a Forks non ho occhi che per lei.

Ho anche provato a perdere peso per essere più carino, ma solo un miracolo potrebbe rendermi magro e attraente.

Quando arriviamo a scuola lei è già lì, appoggiata al suo pick up rosso in compagnia di Angela Weber.

“Eccola.”

“Lasciami perdere,” rispondo a Jasper. Non ho voglia di ascoltare i suoi consigli su come far colpo. Lui non è obeso, non ha mai avuto problemi con le ragazze. Per lui è tutto facile.

Per me è complicato anche passare fra due auto parcheggiate.

Mi odio. Mi odio.

 

 

Il professor Connor è soddisfatto del mio progetto. Guadagno una A ed un sorriso da parte di Emmett. Con certe persone riesco ad essere abbastanza socievole. Ho impiegato diverso tempo per inserirmi a scuola, e per alcuni di loro sarò sempre il ciccione con i capelli rossi, ma con un paio di ragazzi ho un buon rapporto. Emmett e Ben, ad esempio.

Per loro il mio aspetto fisico non conta, e in loro compagnia riesco quasi ad essere me stesso.

Con gli altri è più difficile perché, quando mi guardano, la prima cosa che vedono è il grasso. Poco importa che la mia famiglia sia benvista, poco importa che io non faccia male a nessuno.

Il mio peso mi imprigiona, impedendomi di essere chi vorrei. E’ una zavorra eterna. E’ un limite che non supererò mai. E’ ciò che mi separa da Bella.

Abbiamo molte cose in comune, io e lei. Potremmo essere amici. Bella non mi prenderebbe mai in giro a causa del mio peso, ma non voglio rischiare che diventi mia amica per pietà, come hanno fatto tanti in passato. Non potrei sopportarlo.

Darei tutto pur di passare qualche ora con lei, pur di dimostrarle chi sono davvero.

 

 

Faccio la fila per conto di Jasper, impegnato a parlare con una ragazza dai capelli neri. Non ho ancora avuto modo di adocchiare Bella, ma so che è qui. Quando siamo vicini posso sentirlo. Il suo profumo è ovunque.

Riempio il vassoio e cammino verso il tavolo, facendo attenzione a non farlo cadere. Non sono particolarmente aggraziato.

“Edward.” Rischio di inciamparle addosso quando si avvicina e mi rivolge la parola.

“Ciao,” rispondo abbassando gli occhi sul vassoio. “Ciao, Bella.”

“Io… umh… posso farti una domanda?”

Alzo la testa e vedo i suoi occhi marroni. Brillano. Le guance sono color porpora. “Sì.”

“Ecco… io… vorresti… ti andrebbe di…” Solitamente non ha difficoltà a parlare. Non è insicura come me. “Ti andrebbe di sederti con me oggi? Al mio tavolo?”

“Come, scusa?”

Devo aver detto qualcosa di sbagliato, perché il suo sorriso scompare. “Io... beh… niente, non importa… non…”

Prova a girarsi per andare via, ma riesco a fermarla facendo due passi e mettendomi dinanzi a lei.

Sento di non voler perdere questa occasione.

“Sì,” rispondo meravigliandomi della mia audacia. “Voglio sedere al tuo tavolo.”

“Davvero?” chiede.

“Davvero.”

“Grazie, Edward” mi dice arrossendo. “Aspettavo questo momento da quando sono arrivata a Forks.”

 

 

“Non credevo che avresti mai accettato.”

Deglutisco a fatica. “Perché non avrei dovuto?”

“Perché non mi hai mai rivolto la parola all’infuori dell’aula di biologia.”

Non so cosa dire. Non so come spiegarle che dal primo giorno in cui l’ho vista non faccio che sognarla.

“Non so se è perché sono nuova o se forse non sono… non sono il tuo… il tuo… tipo.”

“No,” dico con il cuore in gola. “Non è… non è così.”

“Ogni giorno… ogni giorno spero sempre che… che tu…

“Che io?”

“Che tu ti accorga di me. Mi siedo qui sperando che tu mi chieda di farti compagnia, ma non lo fai mai, non mi vedi mai… e poi Riley viene a darmi noia e…

“Io ti vedo,” le dico. “Ogni giorno, da quando sei arrivata. Ti vedo qui, in classe, nel parcheggio. Ti vedo sempre, Bella. Sempre.”

“Davvero?”

“Davvero.”

“Ma allora perché non hai mai…”

Abbasso gli occhi. La mia pancia tocca il bordo del tavolo.

Sono un ciccione pieno di insicurezze, e non so come dirglielo.

“Edward… vorresti essere… mio amico?”

“Come?”

“Ti va di essere mio amico?”

Forse i miracoli esistono. Forse questo è il mio miracolo.

“Sì, Bella. Sì.”

 

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