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Autore: a Game of Shadows    23/08/2010    6 recensioni
Spoiler dal libro "Uno Studio in Rosso".
"Si preoccupa troppo della mia salute e poco della propria, Holmes." rispondo, alzando lo sguardo sui suoi occhi. Lui lo distoglie immediatamente, togliendosi la pipa dalla bocca. "Non mi preoccupo." borbotta.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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12. Boxe.

E' abilissimo nel pugilato e nella scherma.
Se non avessi mai vavuto il vizio del gioco, probabilmente con il mio lavoro e le sue vincite nelgli incontri di boxe, sarei diventato ricco in poco tempo. Non c'è stata una volta che io abbia perso una scommessa su di lui.
Capita che non mi presenti agli incontri, però. Vedere in che condizioni si lascia ridurre, prima di decidersi a stendere l'avversario, è davvero distruttivo. Quando mi presento, mi nascondo tra gli altri, sperando che non riesca mai a vedermi, sperando di passare inosservato, sperando che non veda quanto mi preoccupo ad ogni pugno che riesce a colpirlo.
Oggi sono arrivato presto, il giro di visite non è durato molto quindi ho deciso che, per una volta, posso mettermi in prima fila, e vedo molti incontri, prima che arrivi il suo turno. I suoi incontri rappresentano, adesso, le uniche scommesse che faccio ancora.
Barcolla, mentre entra nel ring, probabilmente è già ubriaco.
Si guarda intorno con uno sguardo acquoso, probabilmente cercando di impedire alle urla degli scommettitori di entrare nella sua testa.
Il suo sguardo, poi, si posò su di me, più a lungo, come se riuscisse a riconoscermi in mezzo a tutta quella marmaglia, nonostante gli occhi offuscati dall'alcool.
Gli rivolsi un breve sorriso, sperando quasi che non lo vedesse, eppure me ne arrivò subito uno in risposta.
In quell'attimo di distrazione - causato da me, dannazione! - l'avversario gli assestò un pugnio in faccia, facendolo cadere a terra.
Strinsi occhi e denti, pentendomi di aver commesso un errore, di averlo distratto in un momento simile.
Lui, comunque, si rialzò velocemente, con il suo solito sorriso sbruffone, nonostante la ferita appena aperta sullo zigomo.
Sono un dottore, un ex soldato, sono abituato alla vista del sangue. Ma vedere il suo, - che, in quel momento, gli scivolava lentamente lungo il viso - mi ha sempre dato fastidio, la nausea.
Ero dannatamente protettivo nei suoi confronti, anche se perfettamente cosciente che è benissimo in grado di difendersi da solo. E lui l'ha sempre saputo.
Come quando lasciò la pistola nella mia stanza ed andò alla ricerca di Blackwood disarmato. Sapeva che non avrei accettato di pensare che corresse dei rischi, è sempre stata la sua arma per indurmi a rimanere con lui.
Appena si rialzò, mi lanciò uno sguardo veloce, per poi concentrarsi completamente sull'incontro.
L'avversario non mandò più un colpo a segno, Holmes li schivò tutti, divertendosi a farlo scontrare con le pareti in legno che li dividevano dagli spalti.
Solo dopo qualche minuto in cui si divertì e un colpo da cui, per riprendersi, l'altro uomo aveva bisogno di qualche attimo in più, decise che fosse il momento di mettere fine all'incontro.
Per un secondo, rimase immobile, con lo sguardo fisso davanti a se. Stava probabilmente organizzando la sua strategia d'attacco e la sua mente ha sempre lavorato tanto velocemente da non aver bisogno di un attimo in più.
Appena l'uomo si rialzò e tento di colpirlo ancora, Holmes, con poche mosse, tanto veloci da essere difficili da seguire perfino con lo sguardo, lo mise definitivamente a terra.
Era sempre così. Nonostante le sue innumerevoli vittorie, gli scommettitori continuavano a credere che non potesse battere un individuo il doppio di lui, gli scommettevano contro e le quotazioni sulla sua vincita salivano.
Uscì dal ring con il suo solito fare noncurante, mentre io andavo a riscuotere la mia vincita. Lo individuai poco dopo, mentre si avviava alle scale in legno, e gliela mostrai con orgoglio.
Un rapido sorriso in risposta, poi si diresse nella camera di sopra, a cui accedeva liberamente ogni qualvolta lo desiderasse.
Lo raggiunsi subito, trovandolo già con il violino in mano, che mi dava le spalle, con accanto, sul tavolino, delle boccette di cui mi rifiutai di conoscerne il contenuto. Mi ero già preoccupato abbastanza, quella sera.
"Non sta mai in prima fila, quando viene a vedere gli incontri, Dottore." Certo, mi sembrò immediatamente naturale che tutti i miei tentativi di non farmi vedere fossero sempre stati vani.
"Come fa a capire sempre che sono io?" E' una domanda che mi sono sempre fatto, ma che non gli avevo mai posto prima. "Gli scalini qua fuori scricchiolano appena vengono sfiorati. Lei zoppica e i suoi passi hanno una cadenza irregolare ma comunque distinguibile."
Ovvio. Naturalmente. E lui è sicuramente l'unico che abbia mai potuto distinguere chiunque dalla cadenza dei passi
"Congratulazioni per la vittoria.". "Congratulazioni per la vincita."
Sorrisi e mi avvicinai a lui. "Lasci che controlli la sua ferita, Holmes. Potrebbero servire dei punti."
La ferita sullo zigomo è l'unica che riportò in tutto il combattimento.
"Non saranno necessari." risponse calmo, continuando a strimpellare il violino senza archetto.
"Non puo saperlo."
Lo costrinsi a voltarsi verso di me e, con un pezzo di cotone, iniziai intanto a tamponare la ferita e rimuover il sangue colatogli lungo il viso.
Nessuna espressione lo tradì, neppure una piccola smorfia di dolore.
Non mi era mai capitato di trovarmi così vicino al suo viso.
L'indice e il medio, fuori dal mio controllo, scivolarono via dal batuffolo di cotone, andando a sfiorargli la pelle, a cercare un contatto diretto con la pelle.
In un secondo, Holme mi afferò per il polso, allontanando la mia mano da lui, riportandomi all'ordine.
"Servono un paio di punti." dissi atono, cercando di dimenticare l'attimo appena passato. "Non sono necessari." ripetè. Odiai la sua ostinazione.
Sapevo che non sopportava dipendere da qualcun'altro anche se, in questi frangenti, fosse ovvio che ne avesse bisogno.
"Holmes!". "Crede che ci sarà tempo per un'altro incontro?". chiese, ignorandomi. Ripose il violino e si avviò alla porta.
"Holmes!" Lo afferrai per un braccio prima che uscisse e lui, convulsamente, si voltò verso di me, il suo viso di nuovo ad un respiro di distanza dal mio.
"Basta... " sussurrai, incapace di distogliere lo sguardo dai suoi occhi. "Per oggi, basta così..."
Un ghigno malizioso gli si disegnò sul volto, i suoi occhi scintillarono in maniera eloquente.
"Provi a convincermi."
Ero sempre riuscito a resistere alle sue provocazioni, prima ma, in quel momento, mi trovavo troppo vicino a lui per non perdermi nei suoi occhi scuri, per ignorare la stretta possessiva delle sue mani sui miei fianchi, trascinandomi con forza contro di se, troppo vicino per non credere che il suo sorriso fosse magnifico, per non credere che quelle rughe d'espressione che gli si formano sul viso quando sorride siano terribilmente affascinanti.
La mia mano scivolò automaticamente lungo il suo petto nudo, finendo poi sul collo e fermarsi sul viso.
Il mio respiro si accellerò, senza motivo.
Sentire finalmente la sua pelle calda sotto alle dita, era una sensazione che credevo non avrei mai provato.
Lasciai che il bastone da passeggio cadesse a terra, permettendo anche all'altra mano di raggiungere il suo viso.
Mi avvicinai ancora, cercando le sue labbra ma, in un secondo, lui mi evitò, per poi abbassare la testa e raggiungere il mio collo.
Le sue labbra mi sfioravano appena, sentivo il suo respiro caldo sulla pelle, le mie mani finirono ad ancorarsi con forza alle sue spalle, i brividi scuotevano tutto il mio corpo.
La sua lingua iniziò a tracciare un percorso immeaginario sulla mia pelle, serrai gli occhi, stringendolo ancora di più, rifugiando una mano tra i suoi capelli disordinati.
Avrei dovuto essere io a trattenere lui, non lui ad intrattenere me.
La carezza umida della sua lingua arrivò a sfiorarmi la mascella, il mento, per poi lasciare un bacio vicino alla bocca.
Riaprii gli occhi, fissando lo sguardo sulle sue pupille dilatate. Suppongo le mie fossero nella stessa situazione.
Senza neppure chiudere gli occhi, mi sfiorò anche le labbra con la punta della lingua. Presi più aria di quanta me ne servisse in realtà, cercando di mantenere il controllo. Il risultato fu che afferrai la sua testa tra le mani e schiacciai la bocca contro la sua, cercando la sua lingua con ossessione.
Rispose immediatamente, anche se potevo sentire il suo sorriso vittorioso sulle mie labbra.

[NdA]
*Piange disperatamente* Sob... E' finita... Avevo quasi intenzione di non postarlo, questo capitolo, solo per evitare di leggere "Completa" nel fandom... Mi ci sono affezionata troppo... Scrivere di questi slice of lives tratti dal libro con i personaggi del film è stato divertente e costruttivo, per me... Voglio scrivere ancora, in questo fandom! Sto già elaborando una long fic che ritengo - assolutamente senza modestia - sarà esaltante, quindi non abituatevi troppo a stare senza di me!
Addio, "Difetti, difetti e cognizioni.". Ho passato dei giorni stupendi, con te! Ti ho regalato un capitolo più lungo per ultimo, per segnalarti il mio affetto verso le tue pagine! *piange in modo patetico*

Alchimista: Sob sob... Grazie per avermi seguita fin qui, per i tuoi complimenti ed incoraggiamenti. Apprezzo molto il tuo modo di scrivere e sapere che tu fai lo stesso con me è stato davvero gratificante! Leggerai ancora il mio nick nelle recensioni alle tue fanfic!

Grazie mille a tutti! Tutti voi che avete recensito almeno una volta (Alchimista, aXce, _Nuvola_, NonnaPapera e barbydowney) per il supporto espresso in parole; chi ha preferito (Elena Malfoy) e chi ha seguito (Alchimista, aXce, BlackCobra, dodo, kitigai, NonnaPapera e Rose) per un supporto forse muto, ma grazie mille anche a tutti voi che avete solo letto.

A presto! <3
   
 
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