Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: Aria Cielo    23/08/2010    0 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del tag br all'inizio e/o alla fine dell'introduzione.
Rinoa81, assistente amministratrice.

Era lì, davanti a lui, in carne e ossa. Se ne stava in piedi, a testa alta, come se fosse orgoglioso, fiero di se stesso; come se stesse compiendo un atto di grande coraggio. Credeva che, sacrificandosi, li avrebbe salvati tutti: i suoi amici che tanto amava, i membri dell'Ordine della Fenice, i suoi professori, la scuola...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era lì, davanti a lui, in carne e ossa. Se ne stava in piedi, a testa alta, come se fosse orgoglioso, fiero di se stesso; come se stesse compiendo un atto di grande coraggio. Credeva che, sacrificandosi, li avrebbe salvati tutti: i suoi amici che tanto amava, i membri dell'Ordine della Fenice, i suoi professori, la scuola...
Erano tutti solo un branco di rammolliti, di deboli, che per tutto quel tempo avevano cercato protezione sotto le sottane di Silente e che ora, dopo la sua morte, si erano ridotti a un gregge di pecore spaurite e senza meta. Senza più la protezione del preside era stato un gioco da bambini prendere possesso di Hogwarts. Aveva insediato i suoi Mangiamorte nel corpo docenti, aveva fatto ammettere al nuovo anno scolastico solo i ragazzi purosangue, allontanando dalla scuola tutta la feccia che ne insozzava le mura, e grazie ai suoi infiltrati al Ministero, di fatto, aveva il pieno controllo del paese. Era stato tutto più facile da quando, un anno prima, Silente si era tolto dai piedi. Un po' si rammaricava di non averlo potuto uccidere lui stesso. Certo, era stato un grande mago, sarebbe stato uno stupido a volerlo negare, ma aveva scelto di prendere la via dei deboli. Era stato troppo vigliacco per osare percorrere quella che lui definiva la strada del male. La verità era che bene e male non esistevano; erano solo un'invenzione degli sciocchi per giustificare le loro debolezze. C'erano solo il potere, e quelli troppo codardi per ambire a raggiungerlo.
Ma ormai miente poteva più fermarlo. Aveva eliminato ad uno ad uno tutti coloro che si erano intromessi lungo il suo cammino. Piton era stato l'ultimo di quelli. Nonostante fosse stato il suo più fedele servitore e, soprattutto, il meno adulatore, si era trovato costretto ad ucciderlo. Era indispensabile se voleva che la bacchetta di Sambuco fosse finalmente sua. E infatti la Stecca della Morte, tanto a lungo agognata, ora era nelle sue mani. Se la rigirava tra le dita, quasi con dolcezza, assaporando quel senso di assoluta invincibilità che la sola vicinanza con quel bastoncino di legno gli procurava. Nulla avrebbe più potuto contrastarlo, nemmeno la morte. Con quella bacchetta al suo fianco sarebbe diventato il padrone del mondo. Nemmeno il pensiero degli Horcrux distrutti lo rabbuiava più come prima. E' vero, erano stati decimati, il lavoro di tutta una vita mutilato orribilmente da Silente e il suo leccapiedi, ma gli rimaneva sempre Nagini. La stava proteggendo come il più prezionso dei tesori, non sarebbero arrivati anche a lei. In quel momento si sentiva pervaso da una sicurezza come solo poche volte nella vita ne aveva provata.
Tuttavia restava ancora un ultimo ostacolo da eliminare. Gli veniva quasi da ridere a pensarci. Eccolo là, a pochi passi da lui, con i suoi abiti babbani, gli occhiali rotondi e naturalmente la cicatrice. Provò un moto di rabbia nel vederla. Era il ricordo chiaro e lampante del suo unico fallimento, dell'unica volta in cui le sue capacità magiche erano venute meno, sconfitte da un'insulsa magia dettata dell'amore. Se non avesse fatto l'errore di attardarsi sulla madre, Lily, se avesse subito ucciso il bambino...niente di tutto quello che aveva vissuto fino a quel momento sarebbe successo. Ma ormai quell'insignificante fatto non contava più nulla. Poteva rifarsi, ora.
Guardò negli occhi il ragazzo, colui che tutto il mondo acclamava come il "Prescelto". Ben due volte si erano trovati così, faccia a faccia, e in entrambe le occasioni gli era sfuggito. Ora non più. Non ci sarebbe stato nessun Silente a salvarlo questa volta, nessun padrino si sarebbe sacrificato per lui, nemmeno la protezione delle bacchette gemelle poteva funzionare. Erano solo loro due. Da quanto tempo aveva aspettato quel momento.
-"E così sei venuto, Harry", la sua voce uscì come un sibilo dolce e sereno, "Devi avere davvero molto coraggio ad affrontare la morte così a sangue freddo. Si direbbe che non ti importi dei tuoi amici. Li stai abbandonando sai? Crederanno che tu fossi troppo codardo per continuare a combattere".
Si fermò un momento e studiò l'effetto che le sue parole avevano avuto sul ragazzo. Sembrava fremere per l'indignazione, o la rabbia, o semplicemente la paura. Sorrise, malignamente, come un gatto che gioca col topo prima di mangiarlo, e poi riprese:
-"No, non sarà così, vero? Crederanno che hai fatto un gesto nobile, che ti sei immolato per salvarli. Diranno tuttti che hai avuto fegato per affrontarmi ancora una volta, non è vero? Dopo tutto, tu sei il grande Harry Potter, l'unico ad assere mai sopravvissuto al Signore Oscuro!"
-"Basta! Uccidimi e basta, facciamola finita!" proruppe infine Harry con voce esasperata.
-"Ma sentitelo! Il pupillo di Silente, il Prescelto, che striscia ai miei piedi implorando di ucciderlo. E' questo che ti ha insegnato il vecchio Albus? A prostrarti ai piedi del nemico quando sai che non puoi batterlo? Un po' deludente, in effetti. Speravo in qualcosa di più. Ma questo non fa che dimostrare quanto abbia avuto ragione in tutti questi anni; è solo per pura fortuna che sei riuscito a sfuggirmi in passato. Non si ripeterà più.... addio, Harry Potter".
Pronunciò queste ultime parole in un sussurro, lievemente, ma in modo ben udibile nell'assoluto silenzio della foresta dove si propagarono in un'eco inquietante. Con estrema lentezza sollevò la mano che impugnava la bacchetta e la veste nera che indossava, scivolando, scoprì un braccio magro e pallido. Sulle sue labbra si disegnò un sorriso trionfante, i suoi occhi cremisi sprizzarono scintille di fuoco, la sua lingua saettò tra i denti con un sibilo serpentesco. Si stava gustando quel momento, l'ora del suo trionfo.
Le parole dell'anatema mortale che di lì a poco avrebbe scagliato risuonarono nella sua mente. Quante volte le aveva pronunciate e, tuttavia, questa era la più importante, la più fondamentale di tutte. La sua bocca si dischiuse, pronta all'atto, e sentì che aveva finalmente vinto. Il Bambino che era Sopravvissuto, non sarebbe sopravvissuto ancora una volta.
-"Avada Kedavra".
Un lampo di luce verde, il tonfo di un corpo che cadeva a terra e poi fu tutto finito. Lord Voldemort aveva vinto.
O forse no...perchè l'Oscuro Sire non sapeva che il Prescelto aveva ancora un'ultima parte da recitare nella storia, prima di andarsene per sempre.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Aria Cielo