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Autore: _Nat_91    24/08/2010    6 recensioni
Elisabeth è una ragazza italiana di 17 anni,che abbandona l'italia e si trasferisca in Germania dall'amica Victoria. Nasconde un segreto che le impedisce di essere davvero felice. Incontrerà i Tokio hotel e,insieme all'amica,stringeranno un bel rapporto. La verità verrà a galla intensificando i loro rapporti... Il tutto contornato da una storia d'amore che nasce lentamente e che dovrà superare delle grandi difficoltà,dei grossi ostacoli. Una storia d'amore "tormentata" da alcuni segreti e alcuni dubbi che alla fine dovrà fare i conti con la forza della verità e con la realtà.
"La mora non spiccicò una parola.
- Allora? Perchè? -insistette lui incrociando le braccia al petto.
- Con Bill ho un rapporto diverso. Lui è un vero amico e non farebbe mai una cosa per avere un tornaconto,al contrario di te. Di lui mi fido sul serio e poi non ha mai fatto niente che non faccia un amico.
- Prima di dirti una cosa dimmi cosa vuol dire quello che hai detto?
- Non fare finta di non avere capito perchè non sei tanto stupido,almeno credo. Perchè sei venuto qui,mi hai abbracciata e baciata?e non invertarti balle. "La mora non spiccicò una parola.
- Allora? Perchè? -insistette lui incrociando le braccia al petto.
- Con Bill ho un rapporto diverso. Lui è un vero amico e non farebbe mai una cosa per avere un tornaconto,al contrario di te. Di lui mi fido sul serio e poi non ha mai fatto niente che non faccia un amico.
- Prima di dirti una cosa dimmi cosa vuol dire quello che hai detto?
- Non fare finta di non avere capito perchè non sei tanto stupido,almeno credo. Perchè sei venuto qui,mi hai abbracciata e baciata? E non inventarti balle."

Salve ragazze,questa è la mia prima ff. Il mio nick name è _Nat_91 ma prima ero tly.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Tokio hotel non mi appartengono e con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

 

 

1. La partenza

Erano già passate circa due settimane dalla fine della scuola, un liceo scientifico, ma non era  cambiato niente. Nonostante stesse sempre occupata,pulisse la casa,uscisse con le amiche,ascoltasse musica, la sua testa era sempre da un’altra parte,a quel maledetto giorno. Ma come poteva essere stata così stupida!!! Se lo chiedeva anche lei ma non riusciva a trovare una risposta. Ma chi era questa ragazza? Il suo nome era Elisabeth e aveva più di 17 anni. Era una semplice ragazza,figlia di una famosa designer e di un direttore di notevole importanza,alta,magra,capelli castani e occhi azzurri,generosa,altruista, spiritosa e con tanta voglia di vivere. Ma ora la sua allegria,la sua gioia di vivere erano “morte”. Le sue doti di attrice le avevano permesso di nascondere ciò che le era accaduto ai suoi genitori,che credevano fosse solo un momento di crisi che tutti i giovani attraversano durante l’adolescenza. Ma il suo cambiamento non era di certo passato inosservato alle sue amiche,in particolare alla sua migliore amica,a quella che lei riteneva sua “sorella”con cui si confidava e per cui,diceva,avrebbe fatto tutto: Jennifer. Per giorni aveva tormentato Elisabeth affinché le dicesse cosa le era successo,ma niente. Continuava a fingere e a dirle che stava così perché era molto stressata e perché era ancora presa per la fine della storia con il suo ragazzo, Lucas, di 20 anni. Ma quello che Jennifer non poteva neanche lontanamente immaginare è che era proprio lui la causa del cambiamento di Elisabeth. Era Domenica e Elisabeth era in camera sua.
- Ciao Eli -disse Jennifer entrando nella stanza.

- Ciao Jenny –le rispose con un sorriso che nascondeva la sua tristezza.

- Ma…che stai facendo? E quelle valigie per chi sono? – le chiese vedendola mettere in una valigia delle magliette perfettamente piegate.

- Sono per me,Jenny…sto partendo.

- E me lo dici ora che vai in vacanza? Magari sarei potuta venire anch’io. – le disse sbuffando.

Finalmente Elisabeth si fermò e,dopo essersi girata verso l’amica,le fece cenno di sedersi sul letto accanto a lei.
- Ascoltami attentamente Jenny,quello che sto per dirti di sicuro…rovinerà la nostra amicizia.

L'amica che non capiva quello che le stava per dire,abbassò la testa e,mentre si guardava le ginocchia,disse:
- Non riesco a capire quello che vuoi dire...Eli - le disse girandosi nuovamente verso di lei e posando la mano su quella dell'amica- per favore,dimmi quello che ti sta succedendo. Non è una semplice crisi adolescenziale. C'è qualcosa di più sotto,ma non me lo vuoi dire e non riesco a capire il perchè. Ti ho sempre detto che di me ti puoi fidare ma adesso...

- E io mi fido di te -la interruppe Elisabeth- e di questo puoi stare tranquilla. Ma ci sono dei momenti nella vita in cui stare da sola con la propria coscienza è l'unica cosa che si può fare perchè le amiche non riuscirebbero a capire,pur sforzandosi,ciò che ci sentiamo dentro.

- Provaci!Dimmi quello che ormai ti dilania dentro da settimane e lo affronteremo insieme.

- Sei proprio una vera amica Jenny,ma...

Dopo una decina di secondi di silenzio una lacrima solitaria si infranse sulla mano di Jenny. Alzò il suo sguardo verso Elisabeth e le vide gli occhi rossi,che cercavano di evitare che qualche altra lacrima scappasse via.
- Eli ma che hai?che succede?

- Jenny -le disse incrociando i suoi occhi- io...io questa sera parto. E' per questo che volevo che tu venissi qui. Volevo dirti addio.

- COSA???Addio?!Ma...che diavolo stai dicendo? -chiese con una nota di rabbia e incredulità

- Hai capito bene. Tra due ora ho l'aereo per la Germania. Andrò a vivere da una mia amica che si è trasferita da tre anni a Loitche. Lì inizierò a rifarmi una vita lontano da qui e da tutti. Non starò via uno o due mesi, ma per sempre. Loitche sarà la mia nuova casa e lì di sicuro...

- E te ne vai così? -la interruppe mentre dal viso si poteva capire la rabbia che aveva- A me non pensi?Ai tuoi genitori,ai tuoi amici? Ma che domanda stupida! Certo che non pensi a noi se no avresti riflettuto di più e avresti lasciato perdere questa tua inutile iniziativa.

- Qui ti sbagli. Pensi che per me sia stato facile prendere questa decisione,abbandonare la mia famiglia,i miei amici...abbandonare te -disse con un tono di voce abbastanza alto.

Jennifer rimase qualche secondo a guardarle quegli occhi azzurri che ormai da tanto erano privi di quella luce che li rendeva unici.
- Per me è stata una decisione difficile,la più difficile che abbia mai dovuto prendere. Ma cerca di capirmi...se io resto qui finirà che non saprai più che persona hai davanti. Non voglio perdere la tua amicizia: è una delle poche cose che finora mi ha dato la forza di andare avanti.

- Forse dovevi pensarci prima. Se forse mi avessi parlato prima della tua decisione e della tua partenza sarebbe andata diversamente.

Nel frattempo la madre di Elisabeth,che aveva sentito delle voci un pò troppo alte,piombò nella stanza della figlia.
- E' tutto ok? -disse rivolgendosi ad entrambe- Ho sentito qualcuno urlare.

- Si,signora Johnson. E' tutto ok. Me ne stavo giusto andando. Arrivederci.
Elisabeth guardò l'amica uscire dalla stanza sbattendo la porta e poi si buttò sul letto. Si strinse il cuscino in viso e cominciò a piangere,a piangere come non aveva mai fatto prima.
- Lizie -le disse la madre scompigliandole i capelli- passerà. Era giustamente arrabbiata perchè l'hai avvertita all'ultimo secondo della tua partenza. Stai tranquilla. Un'amicizia come la vostra non finirà così. Ora finisci di preparare la valigia o faremo tardi.

Lizie guardò suo madre negli occhi prima di annuire e vederla uscire dalla porta. Non appena la vide chiudersi dietro quelle dolci spalle,si ributtò sul cuscino.
Ma come avrebbe potuto dire alla sua migliore amica il vero motivo per cui stava abbandonando tutta la sua vita. La sua stessa mente sembrava rifiutare quel ricordo che la ossessionava. Si vergognava. Cosa le avrebbe potuto dire? "Scusa Jenny se me ne vado ma non posso stare ancora qui dopo che Lucas mi ha aggredita". Già,perchè era proprio per colpa di quell'idiota che lei era cambiata. Nel giro  di pochi secondi il mondo intero le era caduto addosso. Ancora ricordava benissimo quel giorno,quei secondi che sembravano essere durati un'eternità. Pochi giorni dopo la fine della loro storia,durata cinque mesi e mezzo,lei era andata da Lucas con una scatola dentro cui c'erano tutte le cose che le aveva regalato lui per lasciarglielo,per cercare di dimenticarlo e cercare di scordare di aver fatto soffrire un dolce ragazzo,che alla fine non era così dolce come sembrava. Infatti non appena Elisabeth aveva appoggiato la scatola sopra quella scrivania piena di loro foto,Lucas le afferrò un braccio,la strinse a sè e comincio a baciarla con foga. La moretta con uno spintone riuscì a liberarsi da quell'abbraccio,ma quando mise la mano sul pomello della porta,lui la bloccò nuovamente,la strinse in una strana morsa prima di sollevarla da terra e scaraventarla sul letto. Lì cominciò a baciarla di nuovo,con una foga,una violenza come mai aveva fatto prima. Lei iniziò a urlare di smetterla,di lasciarla andare e si divincolava  per togliersi di dosso il ragazzo. Ma fu tutto inutile. Gridò più forte appena il ragazzo le aprì violentemente la camicia bianca facendo saltare via i primi bottoni. La graffiò più volte nel tentativo di tenerla ferma e addirittura le afferrò malamente il polso destro,girandoglielo e provocandole un dolore allucinante. Iniziò a baciarle il viso,poi scese più in giù verso la spalla fino a giungere sul seno di cui si impadronì subito mentre,nonostante le urla di Elisabeth,si sentì il rumore di una zip dei jeans scendere. Lei urlava,chiedeva aiuto,ma niente. Lucas alzò sempre di più il volume dello stereo e quella musica rock mascherava le grida di quella povera ragazza che ormai aveva perso ogni speranza di scampare a quello...stupro. Ma non appena il ragazzo,dopo averle tolto gli slip,si alzò per sistemarsi meglio sopra di lei,Elisabeth gli sferrò una fortissima ginocchiata nella zona inferiore facendolo imprecare malamente. Di fretta si alzò dal letto,prese i suoi slip e corse via. Quando giunse ai piedi delle scale del condominio,ancora molto sconvolta,si rimise gli slip e cercò di sistemarsi come meglio poteva la camicetta. Tornata a casa cercò di mascherare tutto quanto ma non ci riuscì. Scappò nella sua stanza e cominciò a piangere. Aveva paura,Lucas aveva tentato di violentarla e ora non sapeva più che senso avesse una vita così triste e vuota. Vuota...già, perchè aveva paura di farsi toccare da tutti persino dai genitori. Lei fece credere ai suoi che quei graffi e  il dolore al polso erano dovuti ad una caduta mentre aiutava un'amica a posare delle cose in cantina. Quella sera si fece visitare e scoprì che aveva una seria frattura al polso destro e quindi doveva bloccarlo.
 Il rumore di alcuni passi la distolsero da quei cattivi pensieri. Si sentì qualcuno bussare e poi entrare dentro.
- Piccola mia,sei pronta? -le chiese suo padre.

- Ho quasi finito. Vi raggiungo giù.

- Allora ti aspettiamo per la cena -le disse prima di uscire.

Dopo essersi asciugato quel piccolo viso che ormai sapeva del sale delle sue lacrime,si alzò dal letto e riprese a fare l'ultima valigia. Ma si bloccò nuovamente quando si ritrovò tra le mani quella maglietta autografata dal suo mito,Bill  Kaulitz,cantante diciottenne di uno dei più famosi gruppi d'Europa,i Tokio Hotel.
Un leggero sorriso si dipinse sul suo volto mentre la mente sembrò tornare indietro a quel giorno in cui aveva visto per la prima volta i suoi idoli a Praga. Aveva avuto la fortuna di beccare i ragazzi dopo il concerto in un pub della città e lì aveva chiesto loro degli autografi. Mentre stringeva quella maglietta le tornò di nuovo in mente Lucas. Già,perchè uno dei motivi che aveva contribuito alla fine della loro storia,a parte le continue liti,le scenate di gelosia  del ragazzo,erano stati i suoi sentimenti verso il cantante. Lei credeva che fosse impossibile provare qualcosa  per una persona che non potrai mai vedere e di cui saprai notizie solo tramite giornali,internet,tv. Eppure quei sentimenti erano cresciuti di giorno in giorno fino a trasformarsi in....amore. Lei innamorata di Bill Kaulitz? Lei stessa si era messa a ridere al solo pensiero,ma poi dovette ricredersi quando cominciò a sognarlo la notte e quando cominciò a non sentire più nulla di forte nei confronti di Lucas.
La voce di sua madre la fece tornare alla realtà.

- Lizie è pronta la cena. Dai scendi. Le valigie le carichiamo dopo.

- Arrivo -urlò la ragazza che infilò le ultime cose nella valigia prima di chiuderla.
***
La cena sembrò volare molto in fretta. Era giunta l'ora di andare all'aereoporto. Appena finirono di caricare le ultime valigie,Elisabeth senti qualcuno chiamarla per nome.
- Jenny... -disse lei con un certo stupore in viso.

- Te ne vai senza salutarmi?

- Ma io credevo che tu...

- Ti sbagliavi -la interruppe avvicinandosi a lei e stringendola in un forte abbraccio- Mi dispiace tanto per prima. Ho esagerato ma non riuscivo ad accettare l'idea che tu partissi per la Germania. Comunque non avrei mai chiuso così la nostra amicizia. E' troppo importante e poi... -le disse sciogliendo quell'abbraccio- ti ho detto che sarei stata la tua croce. Non ti libererai di me facilmente Eli. La distanza rafforzerà la nostra amicizia.

- Lizie,dobbiamo andare -le disse suo padre che era già salito in macchina con la moglie e la figlia più piccola,Katie,di quasi 11 anni.

- Sì,arrivo. Un secondo.

Poi rivolgendosi a Jennifer - Grazie di tutto sorellina mia,non potrò mai dimenticare tutto quello che hai fatto per me e che mi hai detto. Fatti sentire ogni tanto -le disse con un certo sarcasmo.
- Tranquilla! Ti chiamerò,manderò messaggi,e-mail e ti scriverò lettere. Fatti sentire anche tu.

- Certamente Jenny...A presto.

Si strinsero in un nuovo e forte abbraccio.
- Buon viaggio sorellina mia. Chiamami appena arrivi -disse Jennifer.

- Ok. Grazie e a dopo.
Dopo di che salì in macchina. Vide l'amica sempre più lontana finchè non sparì del tutto. Durante il tragitto,i suoi pensieri volarono nel passato,in quei giorni felici che aveva trascorso lì,circondata dalle persone che amava. I suoi occhi si velarono a pena a causa delle lacrime che volevano uscire fuori,ma resistette e non pianse. Doveva essere forte perchè stava per entrare in un mondo nuovo in cui la debolezza e la paura sono le cause che portano alla rovina. - Addio -sussurrò mentre vedeva dal finestrino le macchine sfrecciare veloci e le casa scappare via. Arrivati all'aereoporto,la tensione era altissima.
- Mia piccola Lizie, -le disse il padre scompigliandole appena i capelli- sei cresciuta troppo in fretta. Ormai sei una donna e stai lasciando il tuo "nido". Come farò,come faremo senza di te?
Nei suoi occhi lei riusciva a leggere una grande tristezza. Lizie poteva immaginare come stava suo padre,perchè anche lei si sentiva così. Era come se qualcuno ti avesse strappato via una parte del tuo cuore...era dolorosissimo. Ma ormai aveva preso la sua decisione e non poteva più tornare indietro. Non poteva assolutamente,perchè tutto,la sua città,la sua casa,la sua stanza,le ricordavano Lucas e lei non avrebbe retto un altro giorno di più se fosse rimasta.
- C'è sempre Katie... -disse la ragazza sorridendo leggermente cercando di far tranquillizzare il padre,che sorrise alla sua battutina.

- Papà,mamma,state tranquilli. Me la caverò. Mi farò sentire ogni giorno e poi potremmo anche vederci con la webcam. Non sarà poi così difficile vedrete. E' vero: per i genitori vedere la propria figlia andarsene non è facile,ma sapevate che prima o poi sarebbe arrivato quel momento e io ho solo anticipato quel giorno. Comunque sono grande e riuscirò a trovarmi bene nel mio nuovo mondo. Abbiate fiducia in me.

- I passeggeri del volo 148 sono pregati di recarsi all'uscita 6 -disse la voce di una donna al microfono.

- E' il mio volo -disse la ragazza rivolta ai genitori.
Dopo un lungo abbraccio e qualche lacrima scappata via da quegli occhi lucidissimi,Elisabeth si incamminò verso l'uscita 6. Quando si voltò fece in tempo a vedere i suoi genitori stretti in un abbraccio attorno alla sorella più piccola che subito si chiusero le porte. La moretta fece un profondo sospiro prima di riprendere il suo cammino. Stava per iniziare una nuova vita in cui lei avrebbe dovuto farcela con le sue forze.
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