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Autore: clarisse    24/08/2010    4 recensioni
Veronica si sedette, sbuffando, su una delle stupide e scomode sedie dell’aeroporto.
Il suo volo era stato rimandato per via del cattivo tempo, ad un ora ancora sconosciuta dai passeggeri.
Si girò, osservando il cielo dalle grandi vetrate dell’aeroporto di Neptune.
Era plumbeo, ed era come se riuscisse a vedere la tensione che c’era nell’aria.
Una vera e propria tempesta stava per scatenarsi.
[...]
Ora come ora, non le sembrava un arco di tempo tanto breve, ma non sarebbe stato un problema così rilevante, se solo quella fastidiosa agitazione che sentiva – tra l’altro insensata - l’avesse lasciata in pace.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dick Casablanca, Un po' tutti, Veronica Mars
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“ Allora… E’ tutto pronto.”
“ Tutto.” Affermò la bionda, riuscendo finalmente a chiudere quella maledetta valigia.
Nelle ultime settimane, tutto e tutti parevano essere contrari alla sua partenza.
Al primo posto, il suo ex. Piz.
Dopo la lotta nella mensa, pareva evidente ad entrambi che la loro relazione fosse agli sgoccioli, ma il fatto che Piz non approvasse il suo stage, e tentasse in tutti i modi di provare a fermarla – dato che lui, da vero idiota, aveva rinunciato al suo stage a New York per lei. - era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Veronica non aveva preso il suo rinunciare allo stage come un gesto d’amore, ma come una follia. E ancor di più, le sue patetiche lamentele sulla loro lontananza.
Sì, avrebbe sentito la sua mancanza, ma quando avrebbe avuto un’altra occasione del genere?
Per quanto cattivo potesse suonare, il suo non era un semplice stage radiofonico.
Si trattava dell’FBI, diamine.
Persino Wallace non aveva avuto il coraggio di rimproverarla, dopo aver saputo che pandemonio stava combinando il suo compagno di stanza per tre mesi, rispetto ad una... ipotetica vita insieme, davanti a loro.
E nessuno al mondo – compreso suo padre, che pur sempre orgoglioso, se ne stava sull’uscio della porta con uno sguardo triste e persino il broncio. – le avrebbe potuto far rinunciare alla sua più grande opportunità di iniziare a fare ciò che sempre aveva desiderato.
O almeno, era ciò che credeva.
“ Sei sicura che non vuoi che ti accompagni io? Il tuo vecchio?!” La bionda sorrise, posò le valigie sul pavimento e corse ad abbracciarlo.
“ Mi mancherai, papà.” Singhiozzò, mettendo da parte per una volta l’umorismo che tanto la caratterizzava.

Veronica si sedette, sbuffando, su una delle stupide e scomode sedie dell’aeroporto.
Il suo volo era stato rimandato per via del cattivo tempo, ad un ora ancora sconosciuta dai passeggeri.
Si girò, osservando il cielo dalle grandi vetrate dell’aeroporto di Neptune.
Era plumbeo, ed era come se riuscisse a vedere la tensione che c’era nell’aria.
Una vera e propria tempesta stava per scatenarsi.
Prese il cellulare, con in mente l’idea di chiamare suo padre e rimandare il viaggio.
Dopotutto, aveva deciso di partire un paio di giorni prima per sistemare l’appartamento e ambientarsi un po’. Quel posto sarebbe stato casa sua per circa tre mesi.
Ora come ora, non le sembrava un arco di tempo tanto breve, ma non sarebbe stato un problema così rilevante, se solo quella fastidiosa agitazione che sentiva – tra l’altro insensata - l’avesse lasciata in pace.
Guardò il cellulare. Niente campo.
Sbuffò, abbandonandosi sulla sedia completamente, irritata.
Poco dopo, con la mente svuotata e quella strana sensazione sempre dentro di lei, una macchia di capelli bionda che si muoveva agitando le braccia come uno scimmione attirò la sua attenzione.
Man mano che quel corpo si avvicinava, scansando bruscamente la gente, sentiva indistintamente pronunciare il suo nome.
Strizzò gli occhi, prima che qualche secondo dopo la figura preoccupata e sudata di Dick Casablancas facesse la sua entrata. La guardò per qualche secondo, prima di piegarsi sulle ginocchia, cercando un appiglio per tornare a respirare normalmente.
“ Dick?!” Domandò, curiosa. La curiosità però fu subito sostituita da quella preoccupazione che la stava affliggendo da quando aveva messo piede nell’abitacolo dell’auto, diretta all’aeroporto.
“ Tu… Devi… Aiutarlo!” Esclamò, con il fiatone che ancora gli impediva di parlare.
“ Aiutare chi?! Dick, che sta succedendo?!” Domandò, con il terrore che le incrinava la voce.
Le tessere del puzzle si stavano velocemente mettendo al loro posto, solo che la bionda si rifiutava di guardare quale fosse il risultato finale.
Dick la guardò, con solo la paura ad illuminare quegli occhi azzurri e limpidi come il cielo d’agosto, che lei aveva sempre definito frivoli e stupidi.
“ Logan. Non lo vedo da tre giorni, Veronica.” Disse Dick, fissandola preoccupato.
Veronica sospirò.
“ Logan è grande e grosso, Dick. Probabilmente si starà rotolando tra le lenzuola con una bella bionda, oppure starà facendo surf… Forse è in Messico a spassarsela, chi può saperlo.” Disse, ma un immagine – precisamente un ricordo –, ben distinta nella sua mente, le suggeriva ben altro.

INIZIO FLASH BACK.

Veronica si rialzò, infilandosi la penna nei pantaloni, e fissando scioccata il biondo steso per terra, sanguinante.
“ Tu morirai!” Esclamò, con lo sguardo fisso sulla figura di Logan Echolls, che in tutta risposta si pulì il sangue che gli impiastricciava le dita sulla camicia.
“ Sì… Un giorno.” Disse, sfacciato come sempre, prima di alzare lo sguardo e rivolgere un sorriso alla donna che amava, ritrovando per un momento la complicità che avevano perduto, ancora una volta, per colpa sua.
Poi si girò, mormorò qualcosa ad un per nulla sorpreso Piz, e sparì dalla sua visuale.

FINE FLASH BACK.

Da quel giorno, la bionda non lo aveva più rivisto.
Non sapeva che Logan non aspettava altro che di trovarsela di fronte alla porta della suite, pronta a ricominciare, e stavolta per sempre.
“ Ieri il gran capo mi ha riportato l’auto di Logan, con le chiavi inserite, ferma da tre giorni. Si è limitato a dire che dovremmo stare più attenti ai nostri giocattoli da zeronove.” Dick guardò la ragazza, profondamente deluso. Logan non era mai stato uno stinco di santo, ma sparire per tre giorni, senza dare notizie di sé a nessuno…
Forse perché a nessuno interessava sapere se fosse ancora vivo.
Dick fu colpito da quel pensiero, che rese ancora più cupi i suoi occhi.
A lui interessava. Eccome. Era l’unica persona che gli era rimasta sulla faccia della terra.
Ora suo padre era ricomparso, ma infondo, il biondo sapeva di non voler a che fare nulla con lui. Erano pensieri fin troppo dolorosi, e ora non aveva tempo per il dolore.
Nel frattempo, la bionda era rimasta lì, immobile e immutata, con il solo movimento della ciglia a tradirla.
Sembrava una statua, una di quelle di ghiaccio.
Sentiva una rabbia ceca montarle dentro, una fastidiosa sensazione di prurito alle mani e agli occhi.
Le bastava sapere quello.
“ Muoviti.” Ordinò, andando a recuperare i bagagli. Li afferrò, mentre Dick la guardava stupito.
Poche volte aveva visto quello sguardo spiritato negli occhi di Veronica Mars, e in quel momento, una cosa gli era ben chiara.
Avrebbe ritrovato Logan, questo era poco ma sicuro.

FLASH BACK

“ La nostra storia è epica, tu ed io.”
“ Epica come?”
“Dura per anni, conquista continenti, vite rovinate, massacri. EPICA!
L’estate sta arrivando, e noi non ci vedremo mai più... Tu lascerai la città... e sarà finita...”
“ Logan…”
“ Mi spiace, per l'estate scorsa. Se potessi cancellarla, io...”
“ Andiamo, vite rovinate, massacri!
Credi che una relazione debba essere così difficile?”
Nessuno scriverebbe canzoni se tutto filasse liscio!




  
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