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Autore: Lyra Snape    26/08/2010    11 recensioni
E' il sesto anno a Hogwarts per Draco Malfoy, che sta decisamente perdendo la testa dietro all'Armadio Svanitore che deve riparare.
Finchè un giorno non decide di prendersi una pausa e andare a Hogsmeade per schiarirsi le idee.
Lì avverrà un incontro stravagante e al contempo straordinario che renderà la sua vita un po' meno sola.
Questa fanfiction ha partecipato al contest Crack Pairing Contest {Strange couples' contest} indetto da Only_Me e si è classificata terza.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Luna Lovegood | Coppie: Draco/Luna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Salve a tutti, gente! Sono tornata con una nuova storia che, non ci crederete mai, non è una parodia!
Mi sono fissata parecchio con i contest in questo periodo (ora che ci penso, ne ho tre in corso e non ho ancora iniziato nemmeno pensare ad una storia. Vabbe, me ne tirerò fuori XD), e appena ho visto questo ho pensato che fosse esattamente quello che faceva per me! Perchè, vedete, adoro, adoro, adoro il pairing Draco/Luna, e trovo pochissime storie su di loro, chissà perchè. Per me sono adorabili.
In ogni caso, ho trovato questo contest in cui avevo la possibilità di scegliere la coppia che preferivo, ed era un'opportunità troppo allettante per rinunciarci.
Nel contest c'era anche la possibilità di scegliere un set che veniva associato a quattro promt, un luogo, un colore, un oggetto e una citazione. A me sono capitati
Luogo: Testa di Porco,
Oggetto:Televisione Babbana,

Citazione: L'uomo ragionevole adatta se stesso al mondo, quello irragionevole insiste nel cercare di adattare il mondo a se stesso. (George Bernard Shaw),
Colore: grano
Sono stata miracolata, direi, specialmente per quanto riguarda il colore e la citazione, e non so come sono più o meno riuscita ad adattare anche la televisione babbana alla storia che avevo in mente. XD
Come storia è abbastanza assurda e lo riconosco, ma stranamente mi ha lasciato quasi soddisfatta e sono stata premiata con il terzo posto! (si, voglio un mazzo di fiori di congratulazioni, grazie XD)
E...vi lascio alla lettura. Metterò in fondo punteggio e giudizio.

Draco sbuffò. Quella gita a Hogsmeade non lo stava divertendo affatto. Anzi, ora che ci pensava bene, come gli era venuto in mente di andare a Hogsmeade? Tanto più che si sentiva piuttosto stupido, ad andare in giro da solo. Ripensò per un momento a quello che avrebbe dovuto fare una volta tornato a Hogwarts, a quel maledetto Armadio Svanitore che non ne voleva sapere di essere riparato, e sospirò. In un certo senso, qualunque luogo che non fosse la Stanza delle Necessità in quel momento gli andava benissimo.
Si guardò intorno. Era San Valentino, e sembrava che fosse appena stata emanata una legge che vietava agli studenti di andare in giro a gruppi di più di due persone. Da dove saltavano fuori tutte quelle coppiette? A Hogwarts non ce n’erano così tante, ne era sicuro. Forse si nascondevano, per poi venire fuori tutte in massa a San Valentino? Vista la manica di idioti che formava gran parte del corpo studentesco di Hogwarts, Draco non ne sarebbe stato affatto sorpreso. Probabilmente, però, lo studente medio semplicemente si adattava a uscire con chiunque gli passasse davanti, pur di non rimanere da solo a San Valentino. Come se fosse il massimo del disonore, rimanere da soli in un giorno da idioti come quello, pensò Draco malignamente. Per fortuna, lui aveva ben altre idee su quale fosse il massimo del disonore, e non aveva certo bisogno di assumere un’aria da pesce lesso per tutto il giorno per onorare un fantomatico santo. Cosa aveva mai fatto di così straordinario questo Valentino per meritarsi un tale appellativo, poi.
Vero era che, San Valentino o no, andarsene in giro tutto da solo era abbastanza deprimente. La cosa migliore da fare, se non voleva tornare a Hogwarts per guardare con aria sconsolata quello stupido Armadio, era trovare un posto dove ci si potesse sedere in un angolino tranquillo per meditare sul da farsi. Escluse quasi immediatamente i Tre Manici di Scopa, troppa confusione. Madama Piediburro gli faceva venire il voltastomaco. Non avrebbe mai dimenticato il San Valentino dell’anno prima, quando era stato trascinato in quella stupida sala da tè da una Pansy entusiasta di passare quella giornata con il suo Draco. Per fortuna a metà della mattinata la Chang e Potter avevano deciso di mettere in scena una tragedia greca, così lui aveva potuto svignarsela.
In quel momento notò, in una via secondaria, il pub la Testa di Porco. Ne aveva sentito molto parlare, ma prima d’allora non c’era mai stato. Corrispondeva all’idea di posto tranquillo, e sicuramente non avrebbe trovato nessun altro studente; già il pub non era molto frequentato normalmente, figurati in un giorno come quello… Non rappresentava di sicuro il massimo del romantico.
Deciso, entrò nella viuzza e aprì la porta. Il barista lo guardò male da dietro al bancone, ma Draco non ci fece molto caso: da quello che gli avevano raccontato, il vecchio signore guardava storto più o meno chiunque avesse l’ardire di entrare nel suo bar. Si avvicinò al bancone e ordinò una Burrobirra, per poi guardarsi intorno alla ricerca del tavolo più remoto e solitario della sala. Fu allora che notò una testa bionda e due occhi sporgenti che lo fissavano con aria sognante da un tavolino che corrispondeva proprio all’ideale di tavolino dove Draco avrebbe voluto sedersi.
Il ragazzo sbuffò e si mise alla ricerca di un altro posto, ma improvvisamente cambiò idea: quello era il suo tavolo e non esisteva al mondo nessuno che avrebbe potuto distoglierlo dal proposito di sedersi proprio lì.
Si incamminò deciso verso il tavolino e disse, con tono arrogante: «Lovegood, cambia posto».
Luna non batté ciglio, si limitò a fissarlo con i suoi occhi sporgenti. Dopo circa trenta secondi, durante i quali Draco cominciò a sentirsi leggermente a disagio, mormorò: «Perché?»
«Perché questo è il mio posto» ribatté il Serpeverde.
«Ma c’ero prima io!» Non sembrava una vera protesta, semplicemente la constatazione di un fatto inequivocabile. Draco sospirò. Non c’era niente che potesse turbarla? Stando così le cose, forse era meglio cambiare tattica.
«Lo so», disse quindi, sforzandosi quanto più possibile di mantenere un tono gentile «ma ero venuto qui per stare tranquillo a riflettere e questo mi sembra il tavolo migliore per farlo»
«Ah, ma allora non c’è nessun problema!» rispose Luna, guardandolo comprensiva «Puoi sederti vicino a me, se vuoi, non ti disturberò. Sto leggendo, vedi» aggiunse, mostrandogli un libricino.
Draco capì che, a meno di non ricorrere alla violenza (e un Malfoy non alzava mai le mani su una donna), non c’era verso di smuoverla da quella sedia, così si sedette, pregando tutti i santi del Paradiso e la dea Ganesh che nessuno studente avesse la malaugurata idea di entrare nel bar in quel momento. Si immaginava già la reazione che sarebbe seguita alla notizia che Draco Malfoy era uscito con Luna Lovegood a San Valentino. Probabilmente ne avrebbero parlato anche sulla Melevisione Babbana, o come diavolo si diceva.
«Non ti devi preoccupare», disse Luna, indovinando i suoi pensieri «Nessuno della scuola viene in questo posto, e io non lo dirò a nessuno, che ti sei seduto vicino a me».
Draco quasi arrossì. Di sicuro del rosa apparve sulle sue guance pallide. Era così facile capire quello che stava pensando? Tentò di sembrare indifferente «A dir la verità, Lovegood, non mi interessa un bel niente di quello che credono quegli sfigati dei nostri compagni di scuola. Niente di niente». Era così poco convincente che non gli avrebbe creduto neanche la bottiglia, ma Luna decise di non ribattere.
«Meglio per te» mormorò infatti con un leggero sorriso, e tornò alla sua lettura.
Draco sospirò di nuovo e cominciò a sorseggiare la Burrobirra, guardando ovunque tranne che nella direzione della sua compagna di tavolo. La sua sensazione di disagio aumentò, senza che lui riuscisse a capire perché; si convinse che fosse il timore che qualcuno potesse entrare nel bar e vederli, e si abbandonò sulla sedia. In realtà, cominciava a sentirsi leggermente idiota, a stare lì seduto in perfetto silenzio, perciò gettò alle ortiche il suo proposito di riflettere in solitudine e si rivolse a Luna: «Che cosa stai leggendo?»
La ragazza alzò lo sguardo, e Draco avrebbe potuto giurare che era stupita, a dispetto di tutto. «Oh, un libro Babbano, si intitola “Il Piccolo Principe”. È molto bello» rispose.
«Ah.» possibile che non gli venisse in mente una risposta sensata? «Di che cosa parla?»
«Di amicizia» disse Luna.
«Wow, argomento originale» commentò Draco, ironico.
«Non dire così. L’amicizia non è mai una cosa banale» disse Luna, con tono di rimprovero.
Draco la fissò stupefatto. Era una sua sensazione, o la Lovegood era diventata improvvisamente triste? La guardò con attenzione, ma non gli sembrò molto diversa dal solito. Si chiese cosa gli potesse aver dato quell’impressione, ma prima che potesse giungere a una qualche risposta sensata Luna parlò di nuovo, lasciandolo completamente di stucco. «Secondo me, Draco, il tuo problema è che non sei mai stato addomesticato».
Il ragazzo la guardò a bocca aperta per qualche secondo, assimilando quello che aveva detto. Addomesticato? L’aveva preso per un cane? «Cosa intendi dire, con ‘addomesticato’?» chiese, quando recuperò l’uso della parola.
«Vuol dire che non c’è nessuno che ritieni indispensabile» spiegò Luna, pazientemente.
Draco continuava a fissarla con l’aria di non aver inteso assolutamente nulla, perciò la ragazza aprì il suo libro e lesse: «Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo». Richiuse il libro e lo guardò «Capisci quello che voglio dire?»
«No» non era stata assolutamente chiara, e si permetteva anche di farlo sentire stupido? Perché diavolo era rimasto lì ad ascoltare le sue farneticazioni? Nonostante tutto, però, rimase ad guardarla mentre riapriva il libro e riprendeva a leggere: «Vedi laggiù in fondo, i campi di grano? Io non mangio il pane, e il grano, per me, è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano...» Luna rialzò lo sguardo «Capisci, ora?» chiese nuovamente.
Draco comprese che sarebbe stata capace di leggergli da cima a fondo l’intero libro finché lui non avesse afferrato quello che voleva dirgli, perciò si concentrò «E’ un modo astruso e complesso per dirmi che non ho mai amato veramente qualcuno?»
Luna sorrise «Vedo che hai cominciato a capire!»
«E dimmi, perché questo dovrebbe essere un problema? A cosa mi servirebbe, essere addomesticato?» chiese Draco, la voce impregnata di sarcasmo.
«Be, per esempio, se fossi addomesticato adesso saresti a Mielandia o ai Tre Manici di Scopa in compagnia di qualcuno, invece di essere qui seduto con me» rispose Luna.
Draco ormai aveva perso il conto delle volte in cui era riuscito a lasciarlo senza parole. In realtà aveva ragione, ma forse non aveva considerato che a lui non importava un bel niente di non avere nessuno con cui andare da Mielandia. Niente di niente.
«Sono sicura che invece ti importa» gli disse Luna, guardandolo seria.
«Come diavolo fai a sapere tutto quello che sto pensando?» ribatté Draco, profondamente irritato.
«Oh, certe tue espressioni ti rendono un libro aperto» rispose Luna, soave.
Quello era troppo. Lui non era un libro aperto!  Lui era l’imperturbabilità fatta a persona, suo padre gli aveva insegnato fin da piccolo a non mostrare nessun tipo di sentimento. Aprì la bocca per ribattere qualcosa di tagliente, ma Luna lo prevenne «Se vuoi ti posso addomesticare io».
Draco ammutolì per l’ennesima volta. Lei lo voleva addomesticare? Per un momento pensò che stesse scherzando, ma la ragazza sembrava seria. «Sì, lo farò io», continuò «Davanti al lago c’è un grande salice piangente. Si può stare lì sotto anche quando piove perché i rami sono così fitti che rimane asciutto. Ti aspetterò lì ogni giorno dalle sette in poi». Senza dargli il tempo di dire o anche solo pensare alcunché, si alzò e uscì, lasciandolo a bocca aperta a fissare la porta.
Draco rimase seduto al suo posto per parecchio tempo, a ripensare a quello che era appena successo. Era possibile che la Lovegood fosse definitivamente impazzita? Per un momento gli venne in mente il prozio Leopold, il fratello di suo nonno. Era un uomo davvero straordinario, fino a quando non aveva incominciato ad allevare Acromantule da riporto immaginarie. A quel tempo Draco aveva solo cinque anni, ma ricordava perfettamente quando lo zio Leopold gli aveva messo in mano un bastoncino e gli aveva detto di lanciarlo affinché Betsy lo andasse a riprendere. Era stata la sua prima magia, rifletté: aveva così paura che lo zio ci rimanesse male che in qualche modo il bastoncino era ritornato galleggiando fino a lui. Tutta la sua famiglia aveva esultato, a parte ovviamente Leopold che continuava a ripetere di non capire perché tutti fossero così contenti che Betsy avesse appena fatto quello che era sempre stata abituata a fare.
Luna gli ricordava in qualche modo lo zio, pensò Draco, ma in ogni caso non se la immaginava ad allevare Acromantule da riporto. Probabilmente con quella storia dell’aspettarlo sotto il salice piangente lo voleva solo prendere in giro, e se lui le avesse dato retta il giorno seguente si sarebbe ritrovato a girare per tutto il parco alla ricerca di un albero che non esisteva. Si ripromise di dimenticare l’intera conversazione che era appena avvenuta, finì la sua Burrobirra e decise di tornare a scuola a fare qualche altro tentativo con l’Armadio Svanitore.

Il giorno dopo passò con le parole di Luna che continuavano a tornargli in mente nei momenti più impensabili. Era una fortuna che quel giorno non ci fossero tante lezioni, anche se quelle che aveva avuto probabilmente bastavano, vista la fine che aveva fatto fare al suo calderone durante Pozioni. Era stato così distratto che si era trasformato in una specie di Paciock più magro, e non aveva combinato un bel niente neanche con i compiti. Dopo cena era andato nella Stanza delle Necessità per fare qualche tentativo con l’Armadio, ma aveva presto capito che almeno per quel giorno non sarebbe riuscito a combinare un bel niente.
Mentre tendeva le orecchie per ascoltare se al di là del muro che separava la Stanza dal corridoio stesse passando qualcuno, Draco gettò un’occhiata all’orologio: erano le sette in punto.
Ti aspetterò lì ogni giorno dalle sette in poi
Salazar, era mai possibile? Non aveva già abbastanza problemi senza bisogno di una voce in testa che gli ripeteva in continuazione la stessa frase?
Draco uscì con circospezione dalla Stanza delle Necessità e lanciò un’occhiata fuori dalla finestra del corridoio. Era una notte limpida, senza nuvole e senza luna, e non tirava un alito di vento. In fondo gli avrebbe fatto solo bene una passeggiata nel parco…tanto l’avrebbe fatta comunque, camminare aiutava sicuramente a liberarsi la testa dalle preoccupazioni. Corse al dormitorio a prendere il mantello e uscì dal portone della Sala d’Ingresso.
Respirò a lungo l’aria fredda e si sentì un po’ meglio. Al diavolo quella scema della Lovegood, doveva trovare il modo di dimenticare davvero l’intera conversazione del giorno prima, concentrarsi per risolvere il problema dell’Armadio e… E doveva ammettere che almeno da un certo punto di vista aveva avuto torto: il salice piangente esisteva davvero, si trovava esattamente sulla sponda opposta del lago. Quello però non voleva dire niente, magari la Lovegood aveva intenzione di attirarlo lì per fargli qualche stupido scherzo.
Con un po’ di rimorso, però, dovette ammettere che Luna non gli sembrava affatto il tipo di persona che potesse fare una cosa del genere. Possibile che stesse parlando sul serio? E soprattutto, perché questa domanda gli tornava in mente così spesso?
Incapace persino di credere a quello che stava facendo, Draco si incamminò nella direzione del salice. Con circospezione spostò i lunghi rami è dette una rapida occhiata all’interno, quando una voce lo fece sobbalzare «Non pensavo che saresti venuto».
Draco sfoderò la bacchetta e la accese, e vide Luna seduta a gambe incrociate con la schiena appoggiata al tronco, che lo fissava con la solita aria sognante.
«Se non lo pensavi, come mai sei venuta ad aspettarmi?» le chiese, cercando quanto più poteva di mantenere un tono sprezzante.
Luna alzò le spalle «Immagino che sia vero quel detto secondo cui la speranza è sempre l’ultima a morire. Tu invece, perché sei venuto?»
Draco tentennò, indeciso su cosa rispondere, poi alzò le spalle «Non pensavo che ti avrei trovato»
Luna fece un sorrisetto «Lo sai, Draco, sei veramente strano».
Questo poi era il colmo. Lunatica Lovegood gli diceva che lui era strano? In che mondo stava vivendo? Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, furioso, quando Luna si alzò e cominciò a incamminarsi verso il castello. Suo malgrado, Draco le corse dietro «Ehi, ma dove stai andando?»
«Nel mio dormitorio» gli rispose la ragazza, imperturbabile.
«Che cosa?» che cosa? «Mi hai fatto venire fin qui e poi te ne torni al castello?»
«Certo», disse Luna «ti devo addomesticare, e non bisogna affrettare troppo le cose. Oggi sei venuto, e penso che sia già un grande risultato. Ti aspetterò anche domani». Gli sorrise e corse su per le scale.
Draco rimase impalato nella Sala d’Ingresso per qualche minuto, prima di scendere nei dormitori di Serpeverde. La Lovegood aveva davvero iniziato ad addomesticarlo? No, decisamente no, e lui non aveva nessuna intenzione di farglielo credere ancora a lungo. Domani non sarebbe più tornato da lei.

Nelle settimane successive Draco riuscì a mantenere intatto il suo proposito di mantenersi il più possibile lontano dal salice, ma non poté trattenersi dal lanciare occhiate al tavolo di Corvonero ogni volta che ne aveva l’occasione. La Lovegood non sembrava triste o arrabbiata per la sua mancata presenza agli appuntamenti, era sempre la solita ragazza solitaria con l’aria sognante, e Draco notò più di una volta, non senza una punta di irritazione, che non guardava mai nella sua direzione. Era forse quello il modo di addomesticarlo?
Poco più di un mese dopo il primo appuntamento sotto il salice, Draco non resistette più e decise di uscire di nuovo nel parco. Voleva almeno accertarsi se era stata così stupida da andarlo ad aspettare per tutto quel tempo. Scostò piano i rami dell’albero ed avanzò con passo sicuro: certo che era proprio un bel posto, sarebbe dovuto andare lì più spesso per riflettere un po’ e…«Sei in anticipo!»
Per poco non gli venne un infarto. Si girò e vide Luna che lo fissava sorridente. «Sei impazzita?» urlò quasi «Mi hai fatto venire un colpo!»
Luna lo fissò dispiaciuta «Oh, mi dispiace tanto, davvero». Non sembrava affatto dispiaciuta, visto che continuava a fissarlo con il sorriso sulle labbra, ma Draco dimenticò tutte le sue rimostranze appena vide com’era vestita.
«Non hai freddo?» le chiese stupefatto. La ragazza indossava un abitino lilla senza maniche che non gli sembrava molto adatto per quella stagione.
«Oh, un po’», disse Luna noncurante «ma non avevo molto altro da indossare… La gente si diverte a prendermi le cose e a nasconderle, sai. Non so perché, ma prima della fine di gennaio mi sono spariti tutti i maglioni. E ieri è scomparso anche il mantello, quindi non ho più niente per coprirmi.»
Draco non sapeva cosa dire, né cosa fare. Non era mai stato un granché a consolare, senza contare che Luna in realtà non sembrava badare affatto ai dispetti che i suoi compagni le facevano. Quasi senza rendersene conto, però, si tolse il mantello e lo porse alla ragazza: Lunatica o meno che fosse, se si fosse presa una polmonite sarebbe stata colpa sua, e doveva pur mostrare un po’ di cavalleria. Era pur sempre un Malfoy, e nessun Malfoy avrebbe mai lasciato a piedi una fanciulla in difficoltà, no?
Luna allargò ancora di più il suo sorriso, prese il mantello e lo indossò. «Devo ammettere che così va molto meglio» disse.
Draco rimase in silenzio per qualche secondo, poi cedette alla curiosità: «Come mai ti rubano le cose?» chiese.
«Oh, sai, penso che si divertano così», rispose Luna con un’alzata di spalle «mi ritengono un po’ strana… Avrai sentito anche tu, tutti mi chiamano Lunatica».
Draco la guardò, improvvisamente irritato «Perché fai così? Perché continui a comportarti così? Non puoi fare qualcosa per … Per adattarti al mondo?»
Luna si strinse nel mantello «Cosa intendi dire?» gli chiese.
Il ragazzo sbuffò, senza sapere bene cosa dire, poi recitò: «
L'uomo ragionevole adatta se stesso al mondo, quello irragionevole insiste nel cercare di adattare il mondo a se stesso’. Perché continui a voler essere irragionevole?»
Luna finalmente si voltò a guardarlo, e con enorme sconcerto Draco si accorse che stava ancora sorridendo. «Questo è vero, ma hai dimenticato la fine: ‘Così il progresso dipende dagli uomini irragionevoli’. Ed è vero! Anch’io ho fatto un’importante progresso»
Draco la guardò stupefatto. Che genere di progresso poteva aver fatto? Aveva trovato un Ricciocorno Schiattoso? «E sarebbe?» le chiese incredulo.
«Ti sei arrabbiato!» disse Luna, deliziata «Ti sei arrabbiato quando ti ho detto che la gente mi prende le cose… Vuol dire che ti sei preoccupato per me! Ho cominciato ad addomesticarti!»
Ah, stava cominciando ad esagerare «Stammi bene a sentire, ok?» sbottò «Nessuno può addomesticarmi, tantomeno tu! Quindi puoi anche smettere di venire in questo posto, perché non mi vedrai mai più, hai capito bene?» Furibondo, cominciò a camminare velocemente verso il castello.
«Aspetta!» urlò Luna, correndogli dietro.
«Non provare nemmeno a scusarti, non ho nessuna intenzione di ascoltare…»cominciò Draco, ma lei lo interruppe. «Non volevo scusarmi! Volevo solo ridarti il mantello!» Glielo porse e si alzò sulle punte dei piedi per dargli un piccolo bacio sulla guancia «Ci vediamo domani» aggiunse, prima di correre via.
Draco non sapeva se essere arrabbiato perché era la terza volta di fila che lei lo lasciava da solo come un idiota, o sconcertato per il bacio. Optò per la prima opzione e tirò un calcio rabbioso a un povero innocente sasso che si trovava lì di passaggio, per poi marciare verso il suo Dormitorio.

Non ne aveva la minima intenzione, ma la sera dopo i suoi piedi lo portarono quasi automaticamente al salice. Luna era già là seduta, vestita con il leggero abito della sera prima, immersa nella lettura dello stesso libro che aveva alla Testa di Porco.
«Non hai ancora finito di leggerlo?» le chiese Draco incredulo.
«Oh, sì, ma lo sto rileggendo», rispose lei. «Mi piace davvero tanto»
Il ragazzo le si sedette accanto, e per qualche minuto nessuno dei due parlò: Luna continuò a leggere, mentre Draco si tormentava le mani, cercando disperatamente qualcosa da dire.
«Posso farti una domanda?» le chiese infine.
Luna annuì.
«Prima di ieri…non sono venuto per più di un mese» cominciò.
«Cinque settimane» puntualizzò la ragazza, senza alzare gli occhi dal libro.
«Sì, ecco…in cinque settimane…sei sempre venuta qui ad aspettarmi?» non sapeva nemmeno perché glielo stesse chiedendo, ma gli sembrava una cosa importante.
Luna lo guardò, leggermente stupita «Certo», rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo «Ti avevo detto che l’avrei fatto, no?»
«Sì, ma…» no, non poteva sentirsi in colpa, non esisteva. Un Malfoy non si sente mai in colpa. «Dopo un po’, non ti è venuto il sospetto che forse non sarei più venuto? Se io ieri sera non ci fossi stato, avresti continuato ad aspettarmi fino a giugno? Magari avresti continuato anche l’anno prossimo?»
«Ieri c’eri» gli disse Luna, come se quello chiudesse la questione.
«Sì, ma se non ci fossi stato?» chiese Draco, spazientito.
Luna alzò le spalle e distolse lo sguardo «Sì, avrei continuato ad aspettarti anche questa sera, e anche la sera seguente, e quelle dopo ancora. Se vuoi addomesticare qualcuno, devi dargli un po’ di fiducia. Tu mi hai dato fiducia, no? Ieri sei venuto lo stesso, anche se non eri sicuro che io fossi qui»
Il ragazzo rimase in silenzio, pensando a cosa rispondere. «Forse… Forse la differenza fra te e me è che io non mi merito nessuna fiducia»
Luna tornò a guardarlo, con gli occhi pieni di rimprovero «Non dire così. Tutti ci meritiamo un po’ di fiducia»
«Non è vero, io non me la merito affatto», mormorò Draco «E tu dovresti saperlo, no? Sei amica di Potter… Lui è sicuro che io stia combinando qualcosa di losco, qualcosa che ha a che fare con il Signore Oscuro. Non mi stupirei se mi venisse ad accusare di essere un Mangiamorte. Se avesse ragione? Rimarresti delusa, ti pentiresti di aver avuto fiducia in me!»
La ragazza lo fissò a lungo, senza dire nulla. Poi disse: «Non rimarrei delusa. Lo so che non sei cattivo… Penso che tu abbia solo paura».
«Come puoi essere sicura che non ti importerebbe, sei io fossi davvero un Mangiamorte? Come fai a sapere che non sono cattivo?» insistette Draco.
«Lo so che non sei cattivo», ripeté Luna. Gli porse il libro «Dovresti leggerlo, sai? È proprio bello. Io penso che andrò a dormire, ora» lo baciò sulla guancia e si allontanò.

Il giorno dopo pioveva a dirotto. Draco meditò a lungo se fosse il caso di andare al salice o se fosse meglio rimanere al caldo della propria sala comune. Pioveva davvero tanto, come faceva a sapere che Luna non avesse deciso di rimanere dentro il castello? Tanto più che probabilmente i suoi simpatici compagni di dormitorio le avevano rubato anche l’ombrello, e di sicuro nemmeno lei era così scema da correre a braccia aperte verso un raffreddore assicurato.
Aveva appena deciso di non uscire, quando alcune parole della sera prima lo colpirono come una randellata: ‘Se vuoi addomesticare qualcuno, devi dargli un po’ di fiducia’.
Ci teneva davvero, ad addomesticare Luna? No, certo che no… Perciò decisamente non riusciva a spiegarsi come mai stava correndo attraverso la Sala d’Ingresso con un ombrello in mano. Oh, be, ormai era lì, tanto valeva controllare… Se non ci fosse stata –ed era sicuro che non ci sarebbe stata- avrebbe potuto finalmente levarsi dalla testa quella pazzoide e concentrarsi su qualcosa di più serio… Come fare a pezzi quel maledetto Armadio che ancora non voleva saperne di funzionare.
Scostò i rami dell’albero e non poté non sentirsi alquanto infame per la sua mancanza di fede: Luna era seduta ad aspettarlo, completamente fradicia, e sorrise apertamente non appena lo vide «Non pensavo che saresti venuto!» esclamò.
«Io non pensavo di trovarti… Se davvero credevi che non sarei venuto, perché eri qui ad aspettarmi?» le chiese.
«Se non pensavi di trovarmi, perché sei venuto?» gli domandò lei di rimando.
«Ho pensato che avrei dovuto darti un po’ di fiducia, suppongo» sorrise Draco «Tieni, ti ho portato il mio mantello di riserva», aggiunse, porgendoglielo.
No, un momento… Quand’è che aveva preso il suo mantello di riserva? Era per caso impazzito?
«Oh, grazie mille!» disse Luna, raggiante, prima di stringerselo addosso «Cominciavo ad avere veramente freddo».
Si sedettero uno a fianco all’altra, in silenzio come al solito; poi la ragazza chiese: «Hai letto il libro che ti ho dato ieri?»
«Oh, ehm…sì, l’ho letto. Scusa, ho dimenticato di portarlo con me» rispose Draco, imbarazzato. L’aveva letto sì, e in pochissimo tempo… Anche se in realtà gli era sembrata un po’ una cosa da femminucce.
«Ti è piaciuto?» domandò Luna
«Io… Sì, sì, mi è piaciuto molto» mentì Draco. Cielo, e adesso da quando gli importava che lei non ci rimanesse male? Gli sembrava di essere di nuovo in compagnia dello zio Leopold.
Luna sorrise «No, non è vero. Scommetto che ti è sembrato troppo sdolcinato»
«Ok, hai ragione», si arrese il ragazzo «Però non proprio tutto, alcune parti mi sono piaciute!»
«Per esempio?»
«Be…per esempio il capitolo dell’ubriacone».
Luna fece una risatina «Sì, quello era divertente»
Calò nuovamente il silenzio. Draco moriva dalla voglia di farle una domanda, ma si accorse di avere il terrore della risposta che lei avrebbe potuto dargli. Perciò rimase zitto a tormentarsi un lembo del mantello.
«Puoi chiedermelo, sai» disse Luna all’improvviso.
Draco la fissò stupefatto «Chiederti cosa?» domandò
«Quello che vuoi chiedermi» rispose Luna, voltandosi a guardarlo.
Il ragazzo invece distolse lo sguardo «Ecco… E’ difficile da spiegare. Non so neanche da dove cominciare»
«Non sono una grande esperta, ma ho l’impressione che sia sempre meglio cominciare dall’inizio» disse lei.
«Molto spiritosa», mormorò Draco, anche se non era proprio del tutto sicuro che stesse scherzando «Comunque…be, ecco, diciamo che ho qualcosa da fare, e non è affatto una bella cosa. Non è che muoia dalla voglia di farla, ma, ehm…devo. E probabilmente, quando avrò fatto questa…questa cosa, se ci riuscirò, dovrò andarmene da scuola… E forse non potrò tornarci l’anno prossimo.» balbettò, continuando a guardare il pavimento.
«Oh» commentò Luna «E qual è la domanda?»
«Be, ecco… Ora che sai tutte queste cose, non ti importa? Probabilmente ‘addomesticarmi’ non ti servirà a un bel niente, perchè forse non ci rivedremo mai più. Vuoi…vuoi lo stesso continuare a vedermi?» chiese Draco, studiando un filo d’erba.
«Certo», rispose la ragazza, che invece non aveva smesso un attimo di fissarlo «Perché non dovrei?»
«Perché… Perché sicuramente soffrirai, e ci rimarrai male, e magari desidererai non avermi mai conosciuto. Cosa ci guadagnerai?» no, non poteva piangere, non in quel momento. Nessun essere vivente poteva vederlo piangere. Be, a parte Mirtilla Malcontenta, ma non era proprio esatto classificarla come ‘essere vivente’.
Luna si inginocchiò a fianco a lui e lo abbracciò dolcemente, accarezzandogli piano i capelli. «‘Ci guadagno il colore del grano’» sussurrò.
Banale, ma se non altro era riuscita a fargli a ricacciare indietro le lacrime. Draco fece un sorrisetto «Non ci sono campi di grano intorno a Hogwarts»
Anche Luna sorrise «Vorrà dire che per pensare a te mi porterò sempre dietro un limone. Anche se», aggiunse, pensierosa «Non sono sicura che mi servirà un limone per pensare a te»
«No, infatti», scherzò lui «Non ho i capelli color limone. Magari un pompelmo ti sarà più utile allo scopo»
Luna sciolse l’abbraccio e lo guardò attentamente «Non hai neanche i capelli color pompelmo»
«Meno male» disse Draco, accennando una risata.
Gli occhi della ragazza si illuminarono «Sono riuscita a farti ridere!»
Draco rise ancora più forte «No, per favore, non dire così. Non sono il Piccolo Principe, la mia risata non ha niente di straordinario»
«No, però non ridi molto spesso» gli fece notare Luna.
«È vero», ammise Draco «Forse vuol dire che, a dispetto di tutto quello che pensavo, sei riuscita ad addomesticarmi»
«Già…a meno che non ti abbia pizzicato un Nargillo, ovviamente», disse Luna, guardando in alto «Ma è molto raro che si nascondano nei salici piangenti» continuò pensierosa.
Era tornata la solita Luna di sempre, a quanto sembrava. Meno male, stava cominciando a preoccuparsi… Draco la studiò attentamente, mentre lei continuava a guardare per aria. Sembrava molto più minuta del solito, avvolta in quel mantello troppo grande e con i capelli fradici… Era molto carina.
No, un momento, l’aveva pensato davvero? Luna Lovegood non era carina. Non era carina per niente.
«No, decisamente qui non ci sono Nargilli», stava dicendo «Quindi vuol dire che se hai riso è davvero merito mio!» aggiunse, mentre il suo sorriso si allargava ancora di più.
Draco rimase imbambolato. Ok, era carina. Era parecchio carina. Come aveva fatto a non notarlo prima? Dove aveva gli occhi?
«Ehi… Va tutto bene? Ti è entrato un Gorgosprizzo in un orecchio?» gli chiese Luna, premurosa.
Be, in fondo era meglio un Gorgosprizzo che un’Acromantula da riporto, si disse Draco, che ormai aveva completamente scollegato il cervello. Sapeva solo che in quel momento Luna era davanti a lui, a meno di trenta centimetri dal suo viso, e che voleva baciarla. Non si chiese nemmeno come diavolo avesse fatto quel pensiero a entrargli in testa, per quello che lo riguardava tutti i Gorgosprizzi del mondo potevano essergli entrati nelle orecchie con l’intenzione di penetrargli nel cervello e aprirci un night club, non gli sarebbe importato un bel niente. Niente di niente.
Luna gli si avvicinò ancora di più, con l’aria preoccupata. Doveva avere proprio la faccia più idiota del mondo, immobile a fissarla come se l’avesse notata solo in quel momento. Il che non era del tutto falso, l’aveva veramente notata solo in quel momento.
Oh, no, sarebbe stato molto meglio se si fosse allontanata. Era troppo vicina, i loro nasi quasi si toccavano. Draco non resistette e avvicinò le sue labbra a quelle di lei, per poi sfiorarle leggermente.
Luna si allontanò all’improvviso come se si fosse scottata, con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Be, pensò il ragazzo depresso, se non altro aveva la soddisfazione di vedere Luna Lovegood spiazzata per la prima e probabilmente unica volta nella sua vita. Certo, il fatto che il suo bacio l’avesse praticamente fatta fuggire era una variabile assolutamente irrilevante. Non gli importava un bel niente. Niente di niente.
Impacciato, mormorò delle scuse e si alzò per andarsene, ma la voce della ragazza lo raggiunse pochi secondi dopo «Mi hai baciata!»
Draco sì voltò a guardarla, con il sopracciglio inarcato «Sì, si dice così quando le labbra di una persona toccano quelle di un’altra persona».
Luna parve non cogliere il sarcasmo, o comunque decise di ignorarlo. Continuava a fissarlo come se fosse la cosa più strana che avesse mai visto. «Perché lo hai fatto?» chiese.
Quella era una domanda sensata. Perché lo aveva fatto? Non riusciva proprio a capirlo, ma dopo tutto negli ultimi giorni aveva fatto parecchie cose che non sapeva spiegarsi. Essersi seduto a vicino a lei alla Testa di Porco, per dirne una.
Luna nel frattempo si era alzata e gli si era avvicinata «Draco… Per caso, io ti piaccio?» chiese, guardandolo negli occhi.
Piacergli? No, non poteva piacergli. Non c’era nessuna possibilità che lui si fosse preso una cotta per Luna Lovegood… Ok, ammise a sé stesso, perdendosi negli occhi blu della ragazza, forse una piccola possibilità c’era.
«Sì, forse» mormorò a voce così bassa che quasi non si sentì.
Evidentemente quell’ammissione sussurrata a Luna non bastava «Dimmelo sul serio, se no è  come se non fosse vero»
Come se non fosse vero? Cosa voleva dire? Il bacio che le aveva dato non era forse stato già abbastanza esplicito? Aveva però ormai imparato che discutere con lei non sarebbe servito a niente.
«Mi piaci, Lovegood» borbottò quindi.
Luna scosse la testa «Non va bene…devi dirlo meglio»
«Dirlo megl…insomma, mi piaci, ok?» sbottò Draco «Sei carina e hai dei occhi bellissimi e anche se dici un sacco di assurdità quest’ultimo mese continuavo a guardarti durante i pasti, anche se non capivo perché, e adesso l’ho capito, è perché mi piaci, Luna, va bene così? Ogni volta che sono con te riesco a non pensare a tutti i miei problemi e a quello che mi aspetta se riuscirò a fare quello…che devo fare e sono un pochino più sereno, e poi adesso grazie a te anche una cosa anonima come il grano mi sembrerà bellissima e mi verrai in mente ogni volta che mangerò carboidrati e…» si interruppe perché Luna l’aveva baciato di slancio, lasciandolo senza fiato.
«Ecco, così andava bene» gli disse, quando si staccarono.
«Lo dici tu», borbottò lui «A me non è bastato affatto» disse, prima di baciarla di nuovo.
Era davvero incredibile, pensò. Chissà come avrebbe reagito Theo se lo avesse saputo. Probabilmente sarebbe svenuto, e una volta ripresosi avrebbe cominciato a correre per tutta Hogwarts per raccontarlo a chiunque gli passasse davanti. Con ogni probabilità, ne avrebbero parlato anche alla Delevisione Babbana, o come si diceva.
Guardando il sorriso di Luna, però, capì che alla Testa di Porco almeno su una cosa non aveva mentito: non gliene importava niente di quello che avrebbero pensato quegli sfigati dei loro compagni di scuola. Niente di niente.


E' raro che io mi lasci andare a robe sdolcinate di questo tipo (cioè, non capita mai), perciò non so davvero se questa storia in realtà fa schifo. Alla giudicia però è piaciuta, quindi direi che è quantomeno sopportabile.

Vi lascio qua il giudizio:
- Originalità: 10/10;
- Grammatica: 9/10;
- Forma: 8/10;
- Caratterizzazione personaggi: 10/10;
- Attinenza al tema: 10/10;
- Gradimento personale: 5/5;
- Punto bonus: 4/4.
Totale: 56/59.

Commento: che-coppia-assurda O.O
Questo pairing assolutamente allucinante ti ha fatto guadagnare il punteggio massimo nell’originalità e, unitamente all’utilizzo di tutto il set (e quindi tutti e quattro i punti bonus), il massimo nell’attinenza.
Alcuni errori di battitura, spazi mancati e maiuscole e minuscole ‘invertite’ ti hanno penalizzata sia nella forma che nella grammatica; i personaggi erano veri e vivi, e infatti la caratterizzazione ha il punteggio pieno.
Ti devo confessare una cosa: se avessi letto la tua fic due settimane e mezzo fa, mi avrebbe fatto davvero schifo, e sai perché? Perché il Piccolo Principe mi ha perseguitata per metà della mia vita, e l‘ho sempre odiato. Dopo averlo letto, invece, l’ho apprezzato (molto, tra l’altro) e di conseguenza ho gradito anche la tua storia. Ti è andata bene ;D
  
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