Adorable Taming
Se
c’era una cosa che Howl amava dell’autoritaria signora del suo castello, questa
non era di certo associabile al suo amore sviscerale per stracci e scopettone –
quante volte le aveva ripetuto invano
che sarebbe bastato uno solo degli incantesimi di cui era a conoscenza per
tenere alla larga animaletti e insetti? Ma niente! Era inutile metterla a
corrente di quel minuscolo dettaglio quanto parlare ad un muro, sordo e spesso
di forza segreta e pressoché invisibile nella massiccia forma che lo caratterizzava-.
Questa
– come si poteva chiamare qualità il genocidio di poveri ragnetti innocenti?-
virtuosa mania del pulito, sembrava aver trovato insperati alleati nel suo
percorso di devastazione nell’inconsapevole Michael – poteva comprendere il desiderio
del ragazzo a non volersi mettere a guerreggiare contro la futura cognata
inimicandosela- e perfino in Calcifer che tutto tacitava in cambio di un buon
ciocco di legno pregiato, poche parole gentili e complimenti nati da un’astuzia
propriamente femminile.
Contro
cotali esempi di tanta pusillanime vigliaccheria, lui era rimasto il solo ad
ergersi eroico contro la tirannica minaccia rappresentata dal nemico e la sua
opera di cernita ed igiene a discapito del suo disordine ordinato. Ma ahimè, cosa
poteva fare uno solo contro la dittatura di qualcuno come Sophie? Se solo non
si fosse trattato di lei lo scontro sarebbe stato più che fattibile e un tempo
così gli era parso. Si era trattata, agli albori del loro rapporto, di una sana
gara di competizione in cui, benché uscisse quasi sempre vincitrice Sophie, dovette
ammettere a malincuore, il fine ultimo era sfogarsi e ritemprare i loro animi
devastati dalla noia e dalla gelosia inconfessata.
Ed
eccolo il punto, il nocciolo focale del suo tergiversare intorno al problema.
Dacché
Sophie aveva riacquisito l’aspetto che si confaceva all’età che aveva, gli
sembrava che nulla di divertente fosse loro più accaduto.
Certo
c’era la sera, quando tutti intorno al focolare erano soliti scambiarsi i
resoconti delle reciproche giornate, ma in quei racconti di quotidiana
normalità e nonostante la voce allegra di Sophie facesse apparire tutto
brillante come gli stivali delle stette leghe che si divertiva a lucidare,
c’era ben poco di interessante.
Era
tediato dalla monotonia di quelle sue giornate tutte uguali nella loro
impercettibile diversità, così barbose nella tranquillità pacata che non
serviva però a contraddistinguerle l’una dall’altra.
Annoiato
dalla propria uggia e che questa venisse accolta dagli altri inquilini della
casa come una lagnanza indifferente alla sopravvivenza comune, non gli era
sfuggito il cambio di sguardi in tralice né le occhiatine di sottecchi che
Calcifer aveva lanciato a Sophie e non stentava a credere fosse stato per
ordine o esplicita richiesta della moglie, che tutti avessero finto di non
badare al malcontento che pareva averlo avvolto in una nuvola di nervosismo animato.
D’altronde
Sophie era maestra d’inganni e sotterfugi degni del miglior stregone del paese.
Eppure
la sua magia si limitava ad un cipiglio bellicoso e un’ostinata convinzione
nelle decisioni che prendeva, che sarebbero riuscite da sole a far mutare
opinione anche al più agguerrito dei conservatori tra i dignitari del Re. Un
altro tasto dolente era rappresentato per l’appunto dalla manifesta avversione di
Sophie per la vita di Corte. Se aveva presto
imparato ad approcciarsi in modo ottimale con la famiglia reale – tra despoti
in fondo ci si comprendeva - sembrava altresì essere giunta alla scomoda
conclusione di non essere fatta per quell’ambiente di teste coronate e stoffe
pregiate con monogrammi incisi.
Riusciva
quasi a rivederla nella loro prima festa a Palazzo. Era occorsa una fastidiosa
quanto eterna discussione persuasiva con la sorella più giovane perché Sophie
si decidesse a uscire con l’abito di gala che lui le aveva fatto appositamente
confezionare dal miglior sarto di tutta Ingary.
Una
volta giunti alle porte a battenti della Sala da Ballo gli si era arpionata al
braccio – non negava il piacere che ne era scaturito- e non l’aveva più
lasciato allontanare per tutta la notte.
Così
timidamente sulle sue nel varcare l’ingresso con incedere meramente sicuro,
aveva studiato il fasto e il lusso smodato di alcuni invitati con una plateale
fronte aggrottata dal disappunto prima di perdersi nell’immensità del grande
salone.
Nei
soffitti tanto alti da far venire le vertigini, nelle modanature di gesso
incrostate di foglie d’oro e nel marmo del pavimento al cui centro svettava un
rosone di tessere nero giaietto.
Sophie
a festa conclusa era arrivata alla drastica soluzione per risolvere l’ostico
problema di non recarsi più ad alcuno di quegli eventi odiosi di mondanità e
lui, pur se contrariato dalla possibilità che gli veniva così preclusa di far
sfoggio di sé e della propria caparbia mogliettina, aveva accettato.
Erano
fioccati altri inviti, ma l’unica ragione che aveva spinto Sophie a
ripresentarsi al cospetto del Re si era presentata in occasione del compleanno
della principessina Valeria proprio qualche settimana orsono. A nulla erano
valse preghiere accorate né minacce.
Aveva
deciso che non sarebbe mai più andata ad uno di quei cosi in maschera e così sarebbe stato. Evidentemente Sophie doveva
nascondere qualche trauma segreto o paura inconfessata per le feste. Nessuno
infatti poteva provare una tale aberrazione nei confronti di una festività naturalmente,
anche se queste pullulavano di oche starnazzanti o galli impomatati.
Non
poteva certo essere congenito.
Proprio
in quel momento l’indaffarata presenza di lei si intrufolò tra i suoi pensieri occupati
entrando nella stanza.
Armata
dell’inseparabile scopa incominciò a spazzar via la cenere dalla grata del focolare
e per un malaugurato incidente, nel compiere quel lavoro metodico con
l’impazienza che le era propria, un poco di quella polvere bigiastra gli finì
sulla punta delle scarpe.
-
Sophie! - Sbraitò subito il mago che pareva non aver aspettato altro, con tono
di irritato oltraggio.
Distratta
dal caos di oggetti che lui aveva lasciato come scia ingombrante al suo
passaggio nel soggiorno e dal trambusto che provocava il ricollocarli al loro
posto, la ragazza si accorse appena di essere stata chiamata, ma preferì
continuare il proprio lavorio.
Fu
quando ormai Howl aveva la voce rauca per il tanto invocarla che Sophie gli si
appressò, forse temendo una sovrapproduzione di melma verde. Si avvicinò
lentamente, un’espressione interrogativa e disponibile dietro occhi costellati
di ironia soffusa, i riccioli sfatti dal nastro che li annodava dietro la nuca.
-
Mi hai per caso chiamato, Howl? -
-
Sì. - Iniziò lui offeso - e se vuoi proprio saperlo molte volte prima che tu ti
degnassi di venire! -
Sophie
alzò gli occhi al cielo e li riportò su di lui con fare paziente. – Abbassa la
voce per piacere, non vorrei che svegliassi Calcifer. Era molto stanco, non ha
chiuso occhio stanotte. - Sussurrò indicandogli il demone assopito tra le
fiamme basse del fuoco azzurrognolo.
Howl
brontolò qualcosa sul “chi fosse più stanco di chi” e Sophie fu lesta ad
occultare la propria risata con uno sbadiglio. Il mago la scrutò pensieroso per
poi domandarle con tono stranamente affettuoso: - Sei stanca? -
Sophie
negò col capo, ma le spalle le dolevano e quando Howl allargò le braccia in un
gesto consueto quando erano soli, accolse con gioia l’abbraccio sedendogli in
grembo e accoccolandosi sul petto. Sembrava che lo stato d’animo che l’aveva
colto nei giorni precedenti fosse d’un tratto sparito e lei si rallegrò tra sé
che il proposito di tenersene alla larga nel frattempo avesse riscontrato
effetti così buoni.
Profumava
di fiori come suo solito e il rubino che gli pendeva all’orecchio dondolò
leggermente, catturando i riflessi delle braci morenti mentre lui le allacciava
le braccia intorno alla vita. –Non dovresti affaticarti tanto, lo sai. - La
rimproverò con voce cantilenante, ripetendole per la centesima volta qualcosa
che sapevano entrambi lei non avrebbe ascoltato.
Non
si nascose dietro scuse inutili e sospirando appena si preparò a spiegargli le
ragioni che la muovevano, ben sapendo però quanto queste sarebbero risultate
odiose e insensate alle orecchie del marito. Alcune volte aveva l’impressione
che Howl la vedesse con occhio tutto fuorché obiettivo, quasi come l’emblema di
qualche angelica perfezione. – E’ l’unica cosa che mi riesce bene insieme al
cucito. Non mi sento fuori posto quando ti rammendo un abito od orno un
cappello per Lettie. -
-
Tu sei fatta per ben altro, Sophie cara e forse è questo ciò che temo. Che tu
un giorno lo comprenda e ti accorga che ciò che hai non ti basta più. - Svelò Howl
carezzandole i capelli, la mano ostacolata appena dalla manica lunga e ingombrante
secondo la moda.
-
Degno di un fanfarone come te desiderare le cose più belle e preziose, ma non
per me. Io ho già trovato quel che voglio. - Assicurò lei con voce sommessa di
commozione.
-
Continuerai a confezionarmi vestiti troppo stretti o troppo larghi per via di incantesimi
riusciti male e terrai in ordine il focolare per tutta la vita, Cenerella? - Domandò
lui sorridendo.
-
E terrò a freno il tuo lato spendaccione facendo in modo che le tue mani siano
meno bucate di quel che sono in realtà insieme alle nostre finanze. - Promise
Sophie semiseria.
-
Mi sembra un’impresa degna di una strega quale sei tu, ma non senti la mancanza
di segreti da scoprire e matasse da sgarbugliare, Signora Ficcanaso? -
-
Non più dei litigi con te. - Confessò lei lietamente, una punta di nostalgia ad
ascoltare quel vecchio soprannome.
Howl
la lasciò andare di scatto, alzandosi dalla poltrona e facendola cadere sul
pavimento.
-
Ma cosa…? Dannazione Howl sei forse impazzito? Ahi ahi la mia povera schiena! -
Sophie tenne per sé un lamento soffocato per paura Calcifer potesse destarsi,
ma fu una premura inutile.
-
Cos’è tutto questo baccano? - Gracchiò infatti il demone con tono sonnacchioso
e Sophie osservò le braccia verdi e sottili come i rami di un cespuglio
allungarsi grifagne verso l’alto e sgranchirsi nell’aria, ora densa di calore e
volute di fumo.
-
Ho trovato!- Gridò Howl euforico, incurante sia dell’ira dell’una che della
curiosità costernata dell’altro e scoppiando a ridere contento.
-
Di cosa diavolo va blaterando? - Domandò Calcifer stropicciandosi gli occhi
aranciati come quelli di un felino.
Sophie
che si stava giusto alzando, borbottò contrariata: - Vorrei tanto saperlo
anch’io - e aggiustò come meglio poté secondo il proprio criterio estetico il
grembiule sulla gonna.
Una
volta terminato il rassettamento della propria persona e vedendo che Howl ancora
non si decideva a parlare, preferendo stare nel centro della stanza con un
sorrisetto beota sulle labbra, Sophie si decise a prendere in mano le redini
della situazione. – Ti dispiacerebbe metterci a parte della tua scoperta di
poc’anzi, Howl? -
-
Certamente. - Sorrise adulatorio lui e con fare galante la prese per il braccio
conducendola insieme a sé vicino al focolare. – Ora Sophie cara, saresti così
gentile da dirmi cosa pensi di me? Quali sono le tue reali impressioni sul mio
conto? E non ti preoccupare di dire troppe carinerie, ci sono abituato. - Si
schermì sempre serafico.
-
Cosa c’entra quest’assurdità con quello che… - Iniziò lei perplessa, ma Howl la
interruppe con un cenno vago.
-
Vedrai. – Le assicurò - Ora procedi. -
Sophie
guardò sia il mago sia Calcifer che come lei non riusciva a raccapezzarsi con
quello che stava succedendo, ma Howl appariva così sereno che scrollò le
spalle, decisa a dargli pan per focaccia. Voleva la verità? E che verità fosse!
Carinerie comprese.
-
Sei l’essere più frivolo, screanzato, insolente e senza valori che io abbia mai
conosciuto. Non mantieni la parola data se non costretto con la forza, quando
prometti qualcosa incroci le dita dietro la schiena e non negarlo! Ti ho visto
farlo quando Michael ti ha implorato di prendere un altro apprendista! Sai che
quel povero ragazzo vuole aprire un negozio tutto suo per poter sposare Martha
e tu non lo aiuti per niente! L’unica cosa che sai fare è stare ore e ore
chiuso in bagno a fare chissà cosa e rincasare dicendo che sei distrutto quando
hai fatto solo il tuo dovere! Parli male del Re, ma non hai il coraggio di
dimetterti dal posto di Mago di Corte e affermi di non tollerare l’idea di una
guerra col paese vicino, ma non ti viene certo l’idea di arrischiarti a farlo
presente a chi potrebbe cambiare le cose! Sei capriccioso, viziato ed egoista!
Manipolatore e bugiardo e… e disordinato! - Concluse dando all’ultima parola
una sfumatura che sperò risuonasse carica del disgusto che lei percepiva a
pelle anche al solo sentirlo nominare.
-
Continua pure. - Replicò il mago e Sophie lo guardò frastornata. Lo aveva appena
demolito di insulti, tanti da avere il respiro affannoso per la fatica, ma Howl
non sembrava ferito né particolarmente risentito. La fissava con occhi
scintillanti e gioiosi e un sorriso smagliante.
-
Ho finito. - Ribatté ed era vero: non le veniva null’altro in mente. Era come
se avesse dato fondo alle scorte e ora non riuscisse a trovare niente da
aggiungere, neanche un pizzico di fantasia a darle manforte. Arrossì chinando
il capo e il sorriso sul bel volto del mago parve allargarsi.
-
Quindi sono uno screanzato e anche un manipolatore. - Ripeté in un sospiro.
Sophie fu lesta ad annuire, ogni traccia d’imbarazzo svanita.
-
Insolente e disordinato. – Aggiunse lei.
-
E non mantieni la parola data se non costretto. Credo di saperne qualcosa io. -
Il demone divampò divertito, spruzzando
tra i ceppi accatastati intorno a lui scintille ocra e gialle e protendendosi
per prenderne uno nuovo dalla pila ordinata.
Howl
roteò gli occhi portando le braccia in alto in segno di misericordiosa pietà,
stremato.
-
Dunque è così che mi vedete? -
-
E' così che appari. - Puntualizzò ferma Sophie avvicinandosi di un passo. Gli
prese i gomiti e glieli stese lungo i fianchi. – Ma noi sappiamo bene che sei
anche scansafatiche e… -
-
Credo di averne avuto abbastanza per oggi. – disse Howl sarcastico.
-
Bene. - Sorrise lei pronta. - Perché la lista è ancora lunga e potremmo
continuare all’infinito, vero Calcifer?-
-
Ne avremmo fino alla fine dell’universo e oltre.- Assentì lui. - E anche per un
demone come me è un mucchio di tempo. -
-
Fa bene al cuore vedere quanto il mio sforzo di tenervi al sicuro venga così
ben apprezzato. -
Sophie
gli sfiorò la mano stringendogliela lievemente. – Lo sappiamo ed è per questo
che ti amiamo. -
-
Ed è una fortuna che tu l’abbia detto. Cominciavo davvero a credere che metà
delle cose che avevi detto tu le pensassi davvero. -
Howl
giocherellò con le sue dita senza però toccarla in altro modo. Sophie gettò
appena uno sguardo a Calcifer, ma il demone già annoiato o ancora troppo stanco
si era di nuovo addormentato.
-
Non hai ancora detto nulla della tua scoperta. - Non poté fare a meno di
osservare curiosa e Howl rise.
-
Sei la solita ficcanaso. Ad ogni modo sono giunto alla conclusione del motivo
del mio malumore negli ultimi giorni. - Spiegò conciso.
Sophie
trattenne il respiro rumorosamente prima di rilasciarlo di nuovo. – E quale
sarebbe? -
-
Che mi mancavano i nostri litigi. - Howl le accomodò un ricciolo che le era
caduto sulla fronte piegandoglielo con dolcezza dietro l’orecchio.
-
Cosa? Spiegati meglio. - Lo guardò confusa e lui sbuffò, non sapendo come farsi
capire.
-
Ero annoiato e irascibile e dato che tu avevi proibito a chicchessia di avvicinarsi…
-
-
Pensavo fossi esausto. - Lo interruppe subito lei. – Volevo che almeno qui a
casa tu ti sentissi libero di pensare solo a riposarti, senza grattacapi di
alcun genere per la testa. -
-
Così hai pensato bene di trattarmi come un appestato lasciandomi in pace come
dici tu. - Disse lui chiaramente divertito. – Ti ringrazio per il riguardo, ma
non ve n’era alcun bisogno. Inoltre ci tengo a precisare che benché
particolarmente problematici quando vi ci mettiate, nessuno di voi implichi per
me un disturbo. Stare qui è sempre un piacere e lo sarà sempre fino al momento
in cui potrò ancora chiamarti Signora Ficcanaso. -
-
E io darti del vanesio. - Soggiunse Sophie.
-
Credo non ci sia nulla di più affascinante del litigare con te, Signora
Ficcanaso. - Sussurrò Howl chinandosi su di lei.
-
Per una volta mi ritrovo costretta a concordare. - Confidò Sophie ad un soffio
dalle sue labbra.
Se
c’era una cosa che Howl amava dell’autoritaria signora del suo castello, questa
non era di certo associabile al suo amore sviscerale per stracci e scopettone,
ma sicuramente al suo carattere di impicciona brontolona e indiscreta. E
soprattutto che quel lato della padrona di casa si scontrasse col suo meno
moderato e che da quelle offensive nascessero momenti come quelli. La rabbia a tingerle
di rosso le guance, ciocche fulve a sfuggire all’acconciatura e cadere intorno
al collo sottile e un broncio delizioso, da baciare.
Gli
era mancato vederla anche così. Arruffata e scomposta, tanto diversa da come
sempre voleva apparire e tanto più giovane di quanto sembrava.
Era
semplicemente adorabile anche nel suo essere bisbetica a volte e lui l’amava
così.
Note D’autore – o meglio Scuse dell’autore che ha scritto questa
sciocchezza-:
Immagino
per alcuni Howl e Sophie siano risultati un po’ strani. Questo fatto non so se
sia solo da attribuirsi alla mia incapacità di renderli appieno, ma anche in
questo caso specifico, al fatto che io mi sia ispirata più ai personaggi del
libro che a quelli del film. Benché il lavoro del regista sia stato indubbiamente magistrale
e sia riuscito a creare atmosfere suggestive e incantate che nel romanzo
mancano o vengono solo accennate alcune volte, avevo purtroppo notato a malincuore una resa di
questi due protagonisti che mi aveva lasciato un po’ l’amaro in bocca. Perché c’è
tanto da dire su loro, così tanto da cogliere che mi sembrava davvero un
peccato alcuni aspetti fossero stati tralasciati in vista di altri. Il mago del romanzo e quello del film nonché la donna delle pulizie
del castello e la giovane Sophie hanno le stesse caratteristiche, eppure appaiono
così diversi! Non c’è nulla della protezione ed ipersensibilità che Howl nutre per i
ragni nel film e le sorelle, il Mago Suliman, la Signora Fairfax, la signorina
Angorian, Markl che è bambino e non più ragazzo innamorato di Martha mancano
completamente! Ci sono però la nonnina e tanti altri che nel libro hanno una
conclusione ben diversa. Lo stesso rapporto tra Howl e Sophie appare diverso e
nuovo e incantevole. Mi sono innamorata di tutti questi personaggi, per
questo non riesco a riconoscerli completamente in quelli del film. Mi sembra
più che una trasposizione, un lavoro a parte ecco e li adoro entrambi forse
anche per questo. Sono due lati di una stessa medaglia, simili, ma
impercettibilmente differenti.
Il
fatto che Sophie non apprezzi la vita di Corte mi sembrava plausibile nel
momento in cui lo scrivevo. Dopotutto non bisogna dimenticarsi che è figlia di
cappellai e che, sebbene sposata al mago di Corte, possa provare soggezione e
repulsione per il lusso sfarzoso del castello pur essendosi ormai abituata alla
presenza della famiglia reale nella propria vita.
Michael
qui è in procinto - o così lui vorrebbe essere suppongo- di sposarsi con Martha (chi ha letto il libro capirà), chi volesse
ulteriori spiegazioni può chiedere tranquillamente, nessun disturbo davvero ;)!
Howl
è Mago di Corte, in parole spiccie mago personale del Re e se Sophie qui ha i
capelli fulvi, beh è perché nel libro li ha di quel colore ^^”.
Ultima
cosa, il bastone a cui si accenna nell’ultima frase è proprio quel bastone,
quello che Sophie utilizzava da vecchia e che è anche qualcos’altro. Spero di aver
spiegato tutto quel che occorreva spiegare. Se non riusciste a comprendere
qualcosa vi prego di non crearvi problemi nel contattarmi o fare domande. Mi sembra il minimo
dopo aver farcito questo scritto di passaggi che potrebbero risultare oscuri o
ambigui a chi non ha letto il libro e mi rendo conto anche potrebbe risultarvi
parecchio fastidioso.
Saluti
e alla prossima! Spero il caldo non stia massacrando ognuno di voi come lo sta
facendo con la povera sottoscritta. Sì, decisamente io e l’afa non andiamo
propriamente d’accordo XD.