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Autore: beat    26/08/2010    11 recensioni
Kanon aspettò ancora un momento prima di scoppiare, finalmente, in una risata liberatoria.
Sentendo tanta inusuale ilarità nel fratello, Saga abbassò il giornale per vedere che cosa stava succedendo.
“Kanon? Che hai?”
Kanon allungò un braccio ad indicare la porta dalla quale il bimbo era appena uscito, prima di esclamare con vivo sentimento: “Ma quello è tuo figlio!”
[Ad ayay, visto che per metà è colpa sua
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kostantinos'
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Titolo: Di ancelle, bambini e famiglie problematiche
Personaggi principali: Gemini Saga, Gemini Kanon, OC
Altri personaggi: Wyvern Rhadamanthys, Phoenix Ikki, Sagitter Aiolos
Rating: Verde
Genere: Commedia, Fluff
Avvertimenti: Long-fic; probabile e diffuso OOC, causa parentele inaspettate


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Di ancelle, bambini e famiglie problematiche



Capitolo 1

Erano passati sette anni dalla fine della Guerra sacra.
Erano sette anni che la pace era tornata a regnare sul Santuario.
Sette anni da che Saga aveva lasciato la Tredicesima casa, da lui abusivamente occupata.
Sette anni da che Kanon aveva lasciato Atlantide, luogo a cui non era mai appartenuto.
Erano passati sette anni da che i due erano tornati a custodire la casa di Gemini, finalmente insieme dopo così tanto tempo.
Quei sette anni erano trascorsi quieti, placidi. Ora che il Male era stato soggiogato, la vita dei Saint trascorreva decisamente più tranquilla.
Il Santuario era stato ricostruito e finalmente era tornato al suo antico splendore. Le colonne bianche erano quasi abbacinanti quando il sole le colpiva con viva forza.
La vita alla Terza casa era veramente tranquilla, scandita dalla regolare routine di tutti i giorni.
Ed è proprio in uno di questi momenti di pacifica quotidianità che prende il via la nostra storia. Fossi in voi comincerei a preoccuparmi.



Tutto ebbe inizio una mattina come tante, una di quelle mattine di inizio primavera dove la rugiada imperla ogni filo d'erba per terra e ogni germoglio sugli alberi.
Era una mattina tranquilla, come sempre. Nessuna avvisaglia di pericolo in vista, da nessuna parte uno si voltasse.
I due Gemelli stavano facendo colazione come loro solito. Seduti al tavolo della cucina, uno di fronte all'altro, sembravano quasi separati da uno specchio da tanto i loro movimenti era simili. Quando Saga allungava una mano per prendere una fetta di pane tostato, anche Kanon – quasi nello stesso momento – prendeva un biscotto. E mentre Saga roteava il cucchiaino nella tazza del caffè, intento a leggere il giornale che puntualmente ogni mattina lo aspettava sul tavolo, Kanon continuava a intingere i suoi biscotti nel the, mentre annoiato leggiucchiava la prima pagina, quella che aveva di fronte, del suddetto giornale.
Sembrava davvero essere una mattina come tante. Se non fosse stato che in quel preciso momento – mentre Saga avvicinava il naso al giornale per leggere con più attenzione una notizia che aveva catturato la sua attenzione, e mentre Kanon imprecava silenziosamente all'indirizzo del biscotto che si era drammaticamente rotto nella tazza – fu in quel preciso momento che nella stanza entrò la persona che avrebbe letteralmente sconvolto la giornata dei due ignari Gemelli.
Saga quasi non lo vide, troppo intento la divorare le lettere stampate.
Kanon invece lo notò. Lo notò eccome.
Di solito quella era l'ora in cui arrivava una delle ancelle a rifornire la cucina di frutta fresca. Non capitava quasi mai che fosse la stessa ragazza per più di due o tre giorni di fila: era un compito per cui si davano i turni, e spesso veniva affidato a chi era appena arrivato, in modo che i nuovi cominciassero a prendere confidenza con i compiti futuri.
Per questo Kanon non si sorprese più di tanto quando vide entrare un bambino con tra le braccia una cesta ricolma di mele. C'erano anche alcuni ragazzini, anche molto giovani, tra le file della servitù – figli delle ancelle per la maggior parte. Il bimbo era entrato silenzioso come un'ombra, evitando in contatto visivo con i due inquilini, e si era diretto a colpo sicuro verso la credenza dove veniva riposta la frutta.
Kanon dapprima gli dedicò tanta attenzione quanto ne aveva in precedenza data al giornale. Non fosse stato che, nel mentre in cui osservava gli infruttuosi tentativi del piccolino di arrivare allo scaffale giusto della credenza, troppo in alto per lui, Kanon non si trovò a pensare che quel bambino gli ricordava qualcuno.
E nel momento in cui spostò lo sguardo dal bimbo a suo fratello, dovette premersi con forza una mano sopra la bocca per non scoppiare a ridere fragorosamente. Saga era ancora intento a leggere qualche notizia che lo stava evidentemente indisponendo. Aveva le labbra arricciate e le sopracciglia aggrottate sopra uno sguardo di pura disapprovazione. La stessa identica espressione che in quel momento aveva anche il bambino per il fatto di non riuscire ad arrivare abbastanza in alto. Kanon si morse quasi a sangue la mano, le spalle che gli tremavano all'inverosimile nella titanica impresa di soffocare le risate.
Intanto il bambino era andato a recuperare uno sgabello appoggiato in un angolo: vi era montato sopra e aveva appoggiato il cesto di frutta dove andava collocato.
Rimise al suo posto lo sgabello e, con evidente soddisfazione, uscì trotterellando dalla cucina.
Kanon aspettò ancora un momento prima di scoppiare, finalmente, in una risata liberatoria.
Sentendo tanta inusuale ilarità nel fratello, Saga abbassò il giornale per vedere che cosa stava succedendo.

“Kanon? Che hai?”
Kanon allungò un braccio ad indicare la porta dalla quale il bimbo era appena uscito, prima di esclamare con vivo sentimento: “Ma quello è tuo figlio!”

La scena seguente vide Saga sputare metà del caffè che stava bevendo, strozzandosi con l'altra metà, mentre Kanon ormai aveva le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
Ci volle qualche momento perché Saga riuscisse a riprendersi completamente. Peccato per lo sguardo a dir poco esterrefatto che aveva in faccia.

“Mio… cosa?!”

Kanon, piegato in due dalle risate, stava battendo convulsamente un pugno contro il tavolo, e non sembrava in grado di poter rispondere al fratello.
Saga, senza bene sapere cosa stava facendo, si alzò dalla tavola e, senza riuscire a controllare i propri movimenti, si mosse alla velocità della luce verso l'uscita del tempio. Si affacciò verso le scale, giusto in tempo per vedere il bambino prima che questi sparisse dietro una curva.
Fu solo per pochissimi secondi, ma non ebbe dubbi nel notare quando quella corporatura, quel viso, e stramaledizione, anche colore e taglio di capelli gli fossero così viscidamente familiari.
Saga era ancora immobile a fissare le scalinate, quando suo fratello lo raggiunse,  rantolando per le risate.

“Quello… quello…”
“Se non è tuo figlio è il tuo clone!” riuscì infine ad esclamare Kanon “Per gli dèi, sieti uguali!”
“Ma…”
“Ti sei fatto una servetta, eh fratellone?!” ammiccò Kanon, dandogli di gomito.
Saga si voltò a fissarlo, l'espressione oltraggiata.
“Kanon!”
“Che c'è? E non negare che tanto lo so!”
“Sentiamo, che cosa sapresti, tu?”
“Ti conosco. Come le mie tasche!”

Kanon ammiccò e Saga distolse lo sguardo, borbottando qualche cosa di inintelligibile. Il fratello ridacchiò di gusto, sapendo che qualunque argomentazione Saga avesse potuto tirare fuori, non c'era scusa che reggesse se era con lui che stava parlando.
E anche Saga lo sapeva, infatti non cercò nemmeno di tirarsene fuori con nessuna epica arrampicata sugli specchi.

“Allora, che hai intenzione di fare?”
“Prego?”
“Eddai! Con il bambino!”
“Kanon, tu stai affrettando drammaticamente le cose. Te ne rendi conto, sì?”
Kanon scoppiò di nuovo a ridere.
“Va bene, vorrà dire che farò delle ricerche!”
“Ricerche?!”
“Immagino che tu voglia sapere se quello è davvero figlio tuo no?”
“Ma…”
“Non ti preoccupare! Pensa a tutto il tuo adorato fratellino!”

Saga fissò il fratello per un lungo, lunghissimo attimo.
Sapeva che non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
Si limitò dunque a sospirare, scuotendo piano la testa.

“Va bene. Ma ti prego, non fare danni, non spettegolare con nessuno, e per l'amor di Athena non dire nulla al bambino!”
“Fidati di me Saga!” gli urlò Kanon, già lanciato di corsa su per i gradini.

No che non si fidava. Non si fidava per nulla. E aveva pure un brutto presentimento.
In quel momento Saga avvertì l'impellente bisogno di farsi un bagno. Un lungo bagno.
Doveva schiarirsi i pensieri e decidere che cosa fare.

Che brutta, brutta giornata!




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Angolo dell'Autrice:

Questa storia è nata da un delirio. Mio e di 
ayay, a cui dedico questa storia.
È la prima long in cui mi cimento per quanto riguarda Saint Seiya. E devo dire che parto proprio benissimo! XD Vi chiedo scusa! éOè
Non sarà nulla di troppo serio, ve lo dico fin da subito.
Ma per lo meno, non ci sarà angst. A parte la paturnie di Saga, ma dovremmo esserci abituati, ormai! 
Kanon invece si divertirà un sacco! XD


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


   
 
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