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Autore: Neremir    26/08/2010    2 recensioni
I Cavalieri dell'Apocalisse non sono immortali come abbiamo sempre pensato e sono alla ricerca dei loro nuovi successori
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, per quanto desiderasse farlo, gli era impossibile.

 

Nathan Lonwood continuava a fissare quell'uomo anziano, vestito completamente di bianco, e non riusciva a capacitarsi come potesse anche solo credere a quello che gli aveva detto.

E dire che la giornata era iniziata come al solito, tazza di caffè e pane tostato. Poi mentre stava indossando il cappotto per andare in ufficio, quella figura alta, slanciata dai lineamenti insolitamente eleganti e solenni era apparsa nel suo disordinato soggiorno.

 

"Puoi ripetere? Cos'è che…dovresti essere?" chiese nuovamente Nathan, sperando di essere ancora addormentato

 

L'uomo rise sommessamente "Nathan, mio caro, se pensi che chiederlo di nuovo possa cambiare la risposta, ti sbagli"

Nathan non staccò gli occhi da lui, per quanto intimorito, non era nella sua natura farsi sovrastare dalle persone. Attendeva quella risposta, l'aveva già sentita, certo, ma aveva bisogno di sentirla nuovamente.

 

"Come vuoi…"riprese l'anziano "Sono uno dei quattro cavalieri dell'Apocalisse"

 

Nathan abbozzò un sorriso, ironico e nervoso. Purtroppo per lui, credeva a quello che l'uomo stava dicendo, in un qualche mistico e misterioso modo sapeva che era la verità. Sarebbe bastato il modo fulmineo e irreale in cui era apparso a farglielo credere, ma il suo aspetto ne aveva portato tutte le conferme.

 

"So che mi credi" disse l'uomo rompendo il silenzio e distogliendo Nathan dalle sue riflessioni "Non ti interessa sapere quale dei quattro sono?"

 

"Conosco la leggenda…Arriverà su un destriero bianco…Pestilenza…"rispose il giovane ripescando nella memoria

 

"Bravo…non ho il destriero, ma il mio abbigliamento ti ha portato sulla strada giusta"

 

"Inizialmente avevo pensato potessi essere qualcos'altro…no non chiedermi cosa" fece un gesto per zittire Pestilenza "ma avendomi detto che eri uno dei Cavalieri, il campo si è ridotto"

 

Nathan distolse lo sguardo, poi sbottò, schietto come era sempre stato "Cosa vuoi?Uccidermi?"

 

"Vedo che sei uno che va al sodo…"disse l'anziano di fronte a lui, nel suo imperterrito sorriso

 

"Senti…Stavo andando al lavoro, mi piombi in casa e mi parli come se ci conoscessimo. Sto ancora digerendo la notizia che uno come te, non so se mi intendi… esiste..."

 

"Saresti sorpreso di sapere quante cose che tu credi irreali, in realtà esistano"lo interruppe Pestilenza addolcendo il tono, parlare agli umani non era mai stato il suo forte ed erano duecento anni che non parlava con uno di loro, Tommy non contava.

 

"Preferisco non rovinarmi la sorpresa…"rispose Nathan "Ma penso di avere diritto a delle spiegazioni e nel caso la tua intenzione sia quella di uccidermi, fallo o dovrò telefonare al lavoro"

 

"Non sarà necessario, conosco qualche trucchetto, hai tutto il tempo di ascoltarmi"

 

Nathan aspettava e Pestilenza proseguì "Ti ho scelto come mio successore"

 

"Successore? Questo sì che è veramente incredibile! I Cavalieri dell'apocalisse non hanno successori, sono immortali!" rise nervosamente, di nuovo

 

"Qui ti sbagli. Siamo umani, o almeno lo siamo all'inizio, poi con i poteri ci viene concessa una vita lunga, duecento anni ad essere precisi, dopodiché il mandato scade e dobbiamo cercare i nostri successori. Vigiliamo sull'umanità, in attesa di svolgere il nostro compito, viviamo in mezzo a voi. Non è un compito facile, la nostra natura umana ci rende inclini ai sentimenti e stare lontano dalle persone, non affezionarci a nessuno all'inizio è difficile. Ecco perché scegliamo di solito persone con pochi legami, perché possano, in caso vengano chiamati a svolgere il proprio compito, riuscirci senza problemi. Nel caso mio e dei miei compagni non abbiamo dovuto fare niente, fino a 25 anni fa"

 

"Venticinque anni fa?" domandò Nathan, incuriosito "Non ricordo nessuna catastrofe l'anno in cui sono nato"

 

"Noi non causiamo catastrofi, noi causiamo solo la fine del mondo" Pestilenza fu risoluto nelle sua risposta.

 

"Capisco. E allora a cosa ti riferisci?"

 

"I nuovi Cavalieri devono entrare in carica a venticinque anni d'età, è scritto così. Ma uno di noi viene scelto alla nascita, ovvero 25 anni prima della scadenza del mandato. Morte."

 

"Perché solo lui?"

 

"Il suo ruolo è il più difficile, lui è la fine di tutto. Fame, Pestilenza e Guerra vengono scelti in base alle esperienze di vita e non esiste esperienza che potrebbe portare a scegliere un adulto come successore di Morte. Tommy è stato scelto perché i suoi genitori sono morti quando lui era poco più che un neonato, non è stato difficile far credere che nell'auto ci fosse anche lui. L'abbiamo cresciuto, gli abbiamo insegnato tutto quello che sapevamo e l'abbiamo preparato al suo compito"

 

"Tommy?"Nathan scoppiò in una fragorosa risata "Il Cavaliere dell'Apocalisse più pericoloso e potente, si chiama Tommy?"

 

"Non scegliamo in base ai nomi" lo zittì l'anziano "E in ogni caso non ha importanza, quando gli verranno passati i pieni poteri il suo nome cambierà in quello del cavaliere"

 

"Perché hai scelto me?" Nathan fissò i suoi occhi grigi in quelli di Pestilenza

 

"Per tuo padre…"

 

Una scossa di dolore si abbatté sul giovane, a stento trattenne le lacrime. "Devi essere forte piccolo mio, la mamma avrà bisogno di te"

Già sua madre…anche lei se n'era andata. L'aveva cresciuto fino alla maggiore età, poi si era tolta la vita, incapace di sopportare la perdita del marito. Una nuova scossa lo travolse, rabbia. Ira rosso cremisi gli offuscò la vista.

 

"Cosa ti fa pensare che accetterò?" urlò all'uomo di fronte a lui

 

"Non hai scelta…o tu o un altro" Pestilenza lo guardò mellifluo "Magari qualcuno che sarà costretto a svolgere il suo compito uccidendo la propria famiglia. Tu sei solo, Nathan. Hai pochi amici, ma non hai moglie, figli, nessuno di cui occuparti. Preferisci che sia qualcun altro a pagare questo prezzo?"

 

Lacrime nuove inondarono gli occhi di Nathan, lacrime di consapevolezza e rassegnazione. "No"

 

"Bene" rispose il Cavaliere

 

"Io non voglio far ammalare le persone" bisbigliò il ragazzo in preda allo sconforto

 

"Suvvia" fece un gesto vago l'altro, come a scacciare una mosca "Sono solo malattie infettive. Morbillo, peste, colera, scarlattina, che differenza fa?"

 

"Sono persone…"

 

"Quando sarai un Cavaliere la tua prospettiva cambierà"

 

"Non credo, ma suppongo di non avere alternative se non accettare a questo punto" in realtà la prospettiva di uccidersi piuttosto che causare dolore si stava facendo strada in lui

 

"Incominci a ragionare, pensavo di dover passare alle minacce" Pestilenza rise soddisfatto

 

Nathan non trovava niente di ironico, poi un lampo, un guizzo di speranza baluginò nei suoi occhi "Posso incontrare i miei nuovi compagni?Fame e Guerra?"

 

"Devi. Passare del tempo insieme rafforzerà il vostro legame e vi permetterà di accettare meglio i fatti. I miei colleghi li stanno reclutando ora, vivono qui in città, e sono sicuro che Kobe e Kurt vorranno conoscerti. Ora devo andare, ho delle questioni importanti da discutere, il passaggio di poteri non è una cosa da prendere alla leggera. Farò in modo di farti avere i loro recapiti" disse Pestilenza con la mente già altrove

 

"Posso farti un'ultima domanda?" domandò Nathan ancora aggrappato alla debole speranza che gli si era insinuata dentro

 

"Certo" sorrise l'anziano

 

"Perché New York? Perché ci avete reclutati tutti qui?"

 

"Ottima domanda, ma la risposta è ovvia come il sole. Se non trovi quello che cerchi a New York, non lo trovi da nessuna parte"

 

Nathan fece un sorriso consapevole, era la pura e semplice verità

 

 "A presto Nathan, domani ti dirò come contattare i tuoi nuovi "amici"" Pestilenza rise e scomparve, lasciando un ancora incredulo e solo Nathan.

 

Rimasto solo, Nathan, si mise le mani nei folti capelli castano scuro, provò a sistemarli e cercò di fare ordine nel turbine di pensieri che gli vorticava in testa. Lavoro? Non ci sono problemi. Pestilenza ha detto che conosce dei trucchetti…già Pestilenza, forse dovrei chiamare uno psicologo, no meglio uno psichiatra, la mia situazione mentale è decisamente a livelli tragici.

Nathan rideva della situazione, non che ci fosse nulla da ridere, ma sapeva quello che aveva visto e se non fosse stato per la gravità della situazione in cui si trovava, un milione di domande l'avrebbe assalito. In realtà, un milione di domande gli stavano affollando il cervello, non in primo piano, ma come una eco che faceva da sottofondo ai suoi, già di per sé complicati, pensieri.

Quante creature esistono? Demoni?Fantasmi?Angeli?Vampiri? Vuoi vedere che tutte quelle stronzate soprannaturali che guardano le ragazzine sono vere? Devo dire che con quello che mi sta capitando, posso averne la certezza, e che l'esistenza di tutte queste cose è il meno rispetto ai Cavalieri dell'Apocalisse!

Ma se esistono loro, esiste anche Lucifero e…Dio! Perché Dio permette che i Cavalieri facciano del male all'umanità?

Nathan ricordò di aver letto qualcosa in merito, o era forse un romanzo? No, era un romanzo, lo ricordava bene, parlava di un'entità malvagia che voleva prendere il sopravvento su degli umani e che infine veniva sconfitta ripristinando il suo opposto, ovvero l'entità benevola. I malvagi non potevano essere distrutti perché era necessario mantenere il giusto ordine delle cose. Perché tutto vada avanti, Buono e Cattivo devono coesistere.

Nonostante la forte curiosità che lo stava attanagliando, la necessità di essere celere, gli aveva ormai fatto digerire la notizia di un mondo che fino a due ore prima avrebbe creduto impossibile e stava cercando di focalizzare le sue riflessioni sull'idea che gli era venuta in mente.

Era sicuro, totalmente sicuro, che…come aveva detto che si chiamavano? Ah…sì Kobe e Kurt erano contrari come lui al compito che gli veniva affidato e voleva convincerli a ribellarsi, in fondo tre successori contrari avrebbero potuto ottenere un certo successo! Sapeva bene che su Tommy, che razza di nome, non avrebbe potuto contare, lui era cresciuto conoscendo solo il compito che era destinato a svolgere, non aveva mai avuto modo di vedere tutto quello che c'era di bello nel mondo, no, poteva contare solo sugli altri due.

 

***

 

Come il giorno precedente, Pestilenza apparve nel soggiorno sempre vestito interamente di bianco, la corta e ispida barba grigia a coprigli il volto pieno di rughe. Gli occhi neri e vivaci, scrutavano Nathan.

 

"Vedo che ti sei ripreso bene!" gli disse con il solito sorriso di soddisfazione

 

"Avevo forse alternative?" rispose il ragazzo versandosi del caffè

 

"Mi piace la tua forza d'animo, saresti un ottimo leader per i tuoi compagni"

 

"Non dovrebbe essere Tommy il leader?"

 

"Morte? No, non è mai il leader, troppo pericoloso!E poi il ragazzo nuovo è debole, assoggettato ai nostri insegnamenti e ai poteri che avrà, ma in fondo è sempre così. Morte, il mio compagno, sembra un caro vecchietto, sono i suoi poteri a renderlo letale, non ha bisogno di essere forte. Quando arriva lui il grosso del lavoro è già fatto. Di solito è Guerra il leader, ma ci sono state eccezioni, e credo che tu sarai una di quelle"

 

Nathan sorrise, insicuro sulla reazione che Pestilenza si aspettava da lui

 

"Ma passiamo a cose più serie" proseguì il vecchio "Oggi pomeriggio hai appuntamento con Kobe e Kurt, o meglio verranno qui, come è stato detto loro. Avete una settimana per familiarizzare, settimana in cui tu sarai in ferie per il tuo ufficio. Poi allo scadere dei giorni, verrete, a mezzanotte in punto, non un minuto di più non uno di meno, a Central Park , riconoscerete il luogo, dove avverrà il passaggio di poteri e noi potremo proseguire il nostro cammino. Dopo di che voi potrete riprendere la vostra vita normale, se così si può definire, in attesa di un'eventuale chiamata dall'Inferno"

 

"Tutto chiaro. Penso che non avrò bisogno di te per i prossimi sette giorni"

 

"Non essere riluttante, ormai è il tuo destino" detto questo Pestilenza, per il grande sollievo di Nathan, scomparve di nuovo 

 

Ore dopo il campanello suonò, il ragazzo andò ad aprire. Sapeva che si trattava di due giovani come lui, ma quando li vide, così normali, restò impietrito. Per una qualche strana ragione si aspettava che avessero delle sembianze meno comuni. I due gli sorrisero.

 

"Piacere, io sono Nathan. Entrate"

 

Il primo un ragazzo di colore, dai profondi occhi scuri e i capelli completamente rasati, si aprì in un amichevole e bianchissimo sorriso "Piacere mio, io sono Kobe" disse stringendo la mano di Nathan

 

"Io sono Kurt. Piacere di conoscerti" disse il secondo alto e forte. Aveva i capelli poco più chiari di quelli di Nathan, tagliati a spazzola e occhi azzurri chiarissimi. Aveva un atteggiamento meno cordiale di Kobe, il suo portamento così rigido, sembrava provenire da un addestramento.

 

I tre ragazzi si accomodarono sul divano e inizialmente l'unico rumore era un imbarazzante silenzio. Poi Nathan decise di prendere la parola.

 

"Un po' strana questa vicenda vero?" chiese sorridendo

 

"Ci ho messo tutta la notte a digerire la notizia" gli rispose Kobe

 

"Io faccio ancora fatica, se è per quello" lo incalzò Kurt

 

"Scusate" riprese Nathan "Chi è Fame e chi Guerra?"

 

"Io sono Guerra" rispose con una nota che suonava di fierezza Kurt "Tu sei Pestilenza immagino. Non mi ha detto molto il vecchio Guerra, mi ha parlato solo di Morte e ho incontrato Kobe qui fuori, quindi…sapevo poco altro"

 

"Esatto. Sono Pestilenza, o meglio dovrei esserlo"

 

"Cosa intendi?" domandò Kobe

 

"Suppongo che il vostro stato d'animo non sia molto diverso dal mio. Non avrete intenzione di accettare seriamente l'incarico e avrete passato la notte a cercare soluzioni"

 

"Certo che intendo accettare l'incarico!" rispose entusiasta Kurt 

 

"Assolutamente" continuò Kobe "Tu no?"

 

"No! Io non voglio fare del male alle persone! Avete detto che faticavate a digerire la notizia, pensavo foste dubbiosi riguardo al vostro compito!"

 

"Nel mio caso, e forse penso di parlare anche per Kobe, fatico a credere che esistano cose soprannaturali" l'altro annuii a confermare che aveva ragione "Un militare come me, che è stato in guerra, quella vera, fatica a credere che esista altro oltre alla dura realtà"

 

"Tu hai visto la guerra, l'hai combattuta, hai visto i tuoi compagni morire e vuoi accettare di esserne l'artefice?" domandò Nathan inorridito

 

"Artefice? No, no, no sai anche tu che le guerre le fanno gli uomini e che noi dovremmo intervenire solo se chiamati."

 

"Non cambia nulla, se verremo chiamati dovrai scatenare una delle guerre più grosse che siano mai esistite! Te la senti di fare una cosa simile?"

 

"Certo! Scatenarla, non avrà niente a che vedere con il combatterla, me ne starò seduto a guardare, non rischierò più la mia pelle" rispose di nuovo fiero e sicuro di sé Kurt

 

"La pensi allo stesso modo?" domandò Nathan a Kobe

 

"Sì. Sono nato in Africa, mi sono trasferito qui all'età di dieci anni da solo, attraversando l'Oceano su una nave piena di miei connazionali. Ho conosciuto la fame, ho visto morire i miei genitori e le mie sorelline perché non avevamo nulla da mangiare, mentre in città i ricchi s'ingozzavano, senza aiutare nessuno. Se posso far provare a tutta la gente dell'occidente quello ho provato io, ne sono più che felice" la cordialità di Kobe era come scomparsa

 

"Siamo stati scelti per le nostre esperienze" riprese Kurt "Io sono un militare e sono stanco di combattere. Scendere in campo quando i capi di stato se ne stanno in poltrona, la prossima volta sarò io a guardarli e a dirigere i giochi. Tu perché sei stato scelto?"

 

"Mio padre…" disse soltanto Nathan

 

"Cosa gli è successo?" chiese Kobe

 

"Era un medico, lavorava nel reparto infettivi. Ogni giorno aveva a che fare con decine di morbi diversi, ma non se ne curava, lui voleva aiutare le persone. Non so bene cosa sia successo, deve avere dimenticato le protezioni o non essersi disinfettato come avrebbe dovuto e si è ammalato. Una malattia di cui non ricordo neanche il nome, ero un bambino, ma talmente contagiosa e letale che mi era permesso parlargli solo per telefono. Poi è morto, mia madre è diventata catatonica e quando ho compiuto 18 anni si è suicidata"

 

"E non vuoi vendicarti per questo?" la domanda proveniva da Kurt

 

"No, non voglio. O meglio vorrei, ma su chi dovrei vendicarmi? Non è colpa di nessuno, solo di un morbo, se potessi prendermela con quello ne sarei felice, ma non voglio far soffrire altre persone, per una cosa che non avrei potuto evitare"

 

"E cosa conti di fare?" chiese comprensivo Kobe

 

"Speravo di ottenere il vostro aiuto e ribellarmi a questa situazione"

 

I due uomini scossero la testa

 

"Ma voi davvero vorreste far provare alle persone quello che avete provato voi? Far rivivere quella sofferenza? Causare dolore a gente innocente? Voglio dire, Kobe sei sicuro che i ricchi di cui parli non abbiano fatto proprio niente? Forse era impossibile salvare tutti!"

 

Un flash, una memoria lontana colpì Kobe, cogliendolo alla sprovvista. Una giovane coppia, si capiva dai vestiti che erano ricchi, aveva portato cibo e medicine alla sua famiglia. Erano tornati più e più volte, insieme ad altri, ma l'ambiente duro e le credenze della sua tribù che rifiutava alcune cure, avevano fatto in modo che la situazione precipitasse. Poi lui era scappato, pieno di rancore e tristezza, convinto che fosse colpa loro se le persone che amava non c'erano più. Nathan stava ancora parlando, Kobe riemerse dal passato e riprese ad ascoltarlo.Quanti pensieri in una frazione di secondo.

 

"E tu Kurt vorresti vedere mogli e figli che soffrono perché hanno i loro cari in guerra? Vorresti vedere amicizie appena nate spezzarsi, perché un compagno viene ucciso? Vuoi vendicarti di chi causa le guerre? Bene! Ma non coinvolgere gente innocente! Vorreste davvero che altri patissero quello che abbiamo passato noi? Io non vorrei mai, in nessun modo, che qualcuno vedesse il proprio padre come io ho visto il mio, o che fosse testimone del dolore della propria madre, affranta per la perdita dell'uomo che amava, perdendo sogni e speranze insieme a lui. No, non vorrei che nessuno patisse quello che ho passato io!" Nathan si appoggiò allo schienale come sfinito, travolto nuovamente da quel dolore che aveva provato tanti anni prima.

 

Kobe e Kurt erano silenziosi, riflettevano sulle sue parole.

Kurt si ricordava perfettamente di come sua madre soffrisse ogni volta che doveva partire, si ricordava perfettamente di Mick, il suo compagno di branda, con cui aveva scherzato e condiviso ricordi, si ricordava ancora meglio dei suoi occhi lucidi, della voce spezzata, mentre ferito mortalmente gli chiedeva di portare un messaggio alla sua famiglia. E ricordava come se lo avesse davanti, lo sguardo di terrore della madre di Mick, quando gli aveva aperto la porta e aveva visto lui in divisa, immaginando cosa fosse successo e di come l'atroce sofferenza era apparsa nei suoi occhi, al messaggio che le aveva portato. Ricordava tutto questo, ne portava la ferita nel cuore e pregava per lei tutti i giorni.

 

Anche Kobe era tornato nel passato con la mente. Era di nuovo là, nel villaggio della sua infanzia, con le mosche e la terra dappertutto, dove l'acqua era solo un sogno e l'unica fonte di vita era la speranza. Rivedeva gli sguardi felici delle sue sorelle che giocavano e poco dopo mentre piangevano per la fame e la sete, urlando come se fossero possedute, perché troppo piccole per esprimersi in altro modo. Rivedeva sua madre trattenere le lacrime, stringendo la mano della figlia più piccola, ormai non più con lei, ripetendo all'infinito, più a se stessa che a lui, una sola frase: Non sentirà più la fame e la sete.

Ci ripensò, Kobe, e le lacrime gli risalirono agli occhi. 

 

"Hai ragione" esordì Kobe

 

"Nessuno deve soffrire a causa nostra" continuò Kurt, privo della baldanza che aveva mostrato fino a quel momento

 

Nathan alzò la testa, di nuovo speranzoso "Dite sul serio?"

 

"Sì, solo mi chiedevo come conti di fare" gli sorrise Kobe

 

"Infatti…Ho qualche rudimento di strategia" Kurt tentò di sorridere, non gli veniva naturale "E non penso che la ribellione sia la tattica migliore"

 

"E in ogni caso, recluterebbero qualcun altro" ragionò Kobe 

 

Nathan rifletté un minuto, ripensando a tutto ciò che Pestilenza gli aveva detto. Poi il ricordo gli sovvenne, quasi fosse fuori posto si presentò al centro della sua mente. Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima? Quali erano le parole esatte?

 

"Incominci a ragionare, pensavo di dover passare alle minacce" Ricordava perfettamente che gli aveva detto così, quando rassegnato aveva deciso di accettare l'incarico, prima che pensasse di ribellarsi insieme ai suoi compagni.

 

"Io un'idea ce l'avrei…" disse Nathan con una nuova luce negli occhi, rivolgendo un mezzo sarcastico sorriso ai suoi compagni

 

***

 

Una settimana dopo, Nathan, Kurt e Kobe si stavano dirigendo a Central Park. Mancavano pochi minuti alla Mezzanotte e loro speravano di riconoscere il luogo in cui dovevano andare. Nessuno dei tre aveva rivisto il proprio Cavaliere, in quei giorni, ma avevano avuto modo di conoscersi meglio. Soprattutto Kurt e Kobe avevano imparato a fidarsi di Nathan, che purtroppo per loro non aveva potuto esporre il suo piano, temeva potesse essere scoperto, se per la ribellione uscire alla luce del sole non avrebbe avuto importanza, per questa nuova idea, la segretezza era tutto. E Nathan si era tenuto ogni cosa per sé. Aveva fatto delle ricerche e aveva scoperto che l'idea che aveva avuto era più che realizzabile, era bastato scartabellare in internet per scoprirlo.

 

"Spero tanto per te che il tuo piano sia valido e funzioni" disse Kurt, mentre camminavano

 

"Io lo spero anche per noi" rise Kobe "Verremo considerati complici"

 

"Aspettate…" Nathan fermò i due ragazzi con una mano

 

Davanti a loro c'era una distesa di alberi, da dove spuntava una luce. Kobe diede di gomito a Nathan, che gli fece un cenno di assenso con la testa e si avviarono cercando di raggiungere il posto da dove veniva la luce. Quando la raggiunsero scoprirono che si trattava di una torcia di tipo medievale, con l'unica differenza che emanava una forte e innaturale luce bianca. C'erano tante persone, sembrava un party a tema, poi notarono le cinque figure intorno alla torcia e Nathan riconobbe Pestilenza. 

Scrutò gli altri, vide il caro vecchietto, Morte. Era esattamente come lo aveva descritto Pestilenza, basso, incurvato dagli anni con una lunga barba bianca e gli occhi castano scuro, brillanti e socievoli, vestito di grigio-verde pallido. Incuteva tutto tranne che terrore. 

Vedendoli arrivare, si voltarono tutti e Nathan ebbe modo di osservarli. Guerra, nonostante l'età, era vigoroso e possente, completamente vestito di rosso i capelli lunghi e ancora biondicci, gli occhi marroni guizzanti di vitalità. Fame, era quello che lo incuriosiva più di tutti. Era vestito di nero, i capelli grigi erano tirati indietro e lunghi, aveva più rughe di Pestilenza e sembrava avere un atteggiamento nervoso e irrequieto, niente a che vedere con l'ironica flemma di Pestilenza. Poi lo sguardo di Nathan si posò sulla quinta figura. Tommy. Il suo aspetto era perfettamente conforme al suo nome, aveva un viso pulito, carnagione dorata, labbra carnose, profondi occhi neri e una cascata di riccioli biondi, come il suo precedessore non sembrava affatto la fine di tutto.

Vedendoli tutti insieme, Nathan si sentì improvvisamente insicuro del suo piano, doveva farsi forza per i suoi due amici che si fidavano di lui. Poi Guerra parlò.

 

"Benvenuti! Vi stavamo aspettando" la sua voce era profonda, proprio come si poteva immaginare "Ben ritrovato Kurt"

 

Kurt fece solo un cenno con il capo, mentre Pestilenza e Fame salutavano i rispettivi successori

 

"Come potrete immaginare da soli, lui è Tommy, il successore di Morte, vi lascerei del tempo per conoscervi, ma avrete duecento anni per farlo!" rise Guerra, palesemente era il leader del gruppo "Era importante che vi incontraste voi tre, perché era utile che poteste imparare a sostenere a vicenda e prepararvi a oggi, ma nel suo caso è tutta la vita che aspetta questo giorno. Nel caso veniste chiamati, non c'è molto che dovete sapere, una volta avuti i poteri basterà la vostra volontà a scatenare quello per cui siete designati, mentre sarete in attesa continuerete la vostra vita normale, ricordandovi che siete più longevi del normale e che non dovrete destare sospetti. Invecchierete, come noi, solo molto lentamente. Ora se non avete domande, possiamo iniziare"

 

"Io ne avrei una" esordì Kobe

 

"Prego" concesse Guerra. Fame sorrise, la curiosità del suo prescelto lo rendeva ancora più indicato per il suo compito

 

"Queste persone, che abbiamo qui intorno? Moriranno?"

 

"No no assolutamente" lo schernì Guerra "Ci serviva una copertura, o qualcuno avrebbe potuto fare domande sulla nostra insolita presenza. Ma non preoccuparti durante il rito, saremo invisibili ad occhi umani"

 

Kobe rivolse un sorriso a Guerra

 

"Incominciamo? Non abbiamo tutta la notte!" sbottò Nathan, Pestilenza sorrise

 

"Quanta foga!" disse Guerra, poi proseguì "Compagni miei, il momento è giunto! Voi, ragazzi mettetevi in cerchio intorno alla torcia e prendetevi per mano"

 

Nathan, Tommy, Kurt e Kobe si posizionarono come richiesto. Gli ultimi due incominciavano a chiedersi se Nathan non avesse cambiato idea, poi i quattro anziani si posizionarono dietro i loro prescelti con una mano sulla spalla di ognuno. All'unisono incominciarono a recitare una formula in latino.

Nathan sentì che piano piano le parole entravano in lui, le sapeva a memoria come se facessero parte della sua conoscenza, pronte a essere usate al prossimo passaggio. Durante il rito, imparò come lavoravano i suoi poteri e quelli degli altri e che il custode della torcia sarebbe stato Tommy.

Finita la formula, la luce si spense, i quattro ragazzi si voltarono e trovarono i loro predecessori stanchi, sfiniti e ulteriormente invecchiati. Morte aveva uno sguardo felice negli occhi e sorrideva a Tommy.

 

"Il nostro compito è finito, ora è il vostro turno" disse il vecchio Morte "Ci viene concesso l'onore di andare in Paradiso, una volta tornati umani. Quando il portale si aprirà, vi diremo addio"

 

Nathan sorrideva soddisfatto, quel sorriso che era appartenuto a Pestilenza, ora era suo. Kobe e Kurt attendevano che egli reagisse.

 

"Perché sorridi ragazzo? Una settimana fa eri così contrario!" gli domandò Pestilenza

 

"Perché ho ottenuto quello che volevo!" rispose Nathan con una nota di vigore nella voce

 

"A cosa ti riferisci?" continuò il vecchio

 

"Io, Kobe e Kurt abbiamo accettato di svolgere l'incarico, ma lo faremo alle nostre condizioni" proseguì Nathan imperterrito

 

"Non esistono condizioni, il vostro compito è uno solo, la fine del mondo!" Pestilenza provò ad alzare la voce, ma non ci riuscì

 

"Stavolta sei tu che ti sbagli! Il nostro compito è punire l'umanità, in caso di numerosi peccatori. Così abbiamo deciso che con i nostri poteri puniremo i colpevoli e non gli innocenti, ma soprattutto non uccideremo nessuno, faremo solo prendere loro un bello spavento. Correranno il rischio di Guerre, Fame, Pestilenze e Morti, proveranno paura e impareranno dai propri errori, migliorando così la condotta dell'umanità ed evitando la catastrofe."

 

Kobe e Kurt sorridevano, il piano di Nathan era semplicemente geniale

 

"Ma…Voi…non potete intervenire se non richiesto!" protestò Fame

 

"E chi l'ha detto? Non possiamo causare la fine del mondo di nostra spontanea volontà, ma qualche punizione mirata rientra nei nostri compiti. Evidentemente non vi eravate informati bene a vostro tempo, io l'ho fatto e ho scoperto che possiamo. Certo, potremmo uccidere, ma siamo liberi di non farlo, visto che il nostro vero compito e rimettere l'umanità sulla retta via"

 

"Verrete puniti" continuò Morte

 

"Da chi? Da voi? Non avete più poteri! E ai piani alti, come ho già detto questo non interessa perché è permesso!"

 

Guerra era in preda ad una debole furia, ma non poteva fare niente. 

 

"Loro no! Ma io posso, sono il più potente dei quattro!" era stato Tommy a parlare, aveva una voce calda e posata

 

"No che non puoi!" proseguì Nathan "Sei il più potente, è vero, ma contro noi tre alleati non puoi niente! Uniti siamo più forti di te!"

 

Tommy provò a ribattere, ma purtroppo sapeva che era vero. Non era mai successa una cosa simile, ma sapeva che tre Cavalieri contro uno, per quanto potente, lo avrebbero sconfitto.

In quel momento apparve il portale, i quattro vecchi si mossero, Nathan si avvicinò al vecchio Pestilenza aiutandolo ad alzarsi, gli altri tre lo seguirono. Gli anziani, ormai sfiniti non rifiutarono l'appoggio.

 

"Sentite…" incominciò Nathan "Non voglio che serbiate rancore nei nostri confronti, ormai il vostro mandato è scaduto, siete tornati umani e state per andare in Paradiso, godetevi il meritato riposo e non pensate a quello che succede quaggiù, ora è il nostro turno!"

 

I quattro Cavalieri anziani, si guardarono l'un l'altro e annuirono, Nathan aveva ragione, non aveva senso conservare della rabbia. Prima di oltrepassare la porta, salutarono i ragazzi con una mano e sorrisero, poi scomparvero. Mentre il vortice si richiudeva, Nathan sentì distintamente la voce di Pestilenza, rivolta ai tre vecchi compagni

 

"Ve l'avevo detto che questa volta, sarebbe toccato a me il leader!"  disse con soddisfazione. A Nathan scappò un sorriso

 

Poi tutto tacque.

 

"Allora? Da dove vogliamo incominciare?" domandò Kurt finalmente sorridente "A chi facciamo prendere un bello spavento?"

 

Nathan e Kobe risero con lui, Tommy seppur riluttante si affrettò a seguirli.

 

Qualche tempo dopo, avevano avuto modo di svolgere diversi "incarichi", come li definivano loro, continuavano la vita di sempre con amici e famiglia e avevano scoperto diverse cose sulla loro natura. Prima fra tutte che i destrieri di cui parlavano le leggende erano simbolici, potevano usare qualsiasi mezzo di trasporto, purché fosse del colore giusto e non meno importante, Tommy aveva svelato loro che possedevano una fortezza nascosta in mezzo alle montagne, dove si trovava una fornitissima biblioteca e dove Tommy aveva vissuto negli ultimi venticinque anni. Era lì che si stavano recando quel giorno. 

 

Nathan stava fissando pensieroso Tommy

 

"Tommy? Posso parlarti un attimo?" gli domandò, mentre Kurt e Kobe caricavano i bagagli

 

"Sono Morte, chiamami con il mio nome!" rispose spazientito l'altro

 

"No, tu sei prima di tutto un uomo e dopo sei un Cavaliere"

 

"Chiamami come vuoi" sbuffò Tommy "La mia natura non cambia, il fatto che obbedisca a voi tre, non significa che io sia d'accordo con il vostro pensiero"

 

"Lo so…Ma è proprio per questo che facciamo questo viaggio, la fortezza sarà solo la meta finale. Sono stato obbligato a diventare quello che sono e non voglio costringere nessuno ad andare contro la propria volontà. Per questo voglio almeno provare a farti capire perché faccio quello che faccio. Tu non hai mai visto il mondo, non hai visto quali posti magnifici ci sono e quanto le persone siano in grado di amare e perdonare il prossimo, vorrei che tu lo vedessi e giudicassi in seguito. Mi lascerai almeno provare?"

 

"Va bene…" accordò Tommy vedendo che negli occhi di Nathan c'era solo sincerità e il tentativo di conquistare la sua fiducia

 

"Promettimi solo una cosa"

 

"Cosa?"

 

"Che cercherai di vivere questa esperienza come un ragazzo di venticinque anni insieme a tre amici" disse Nathan in un aperto sorriso

 

"Ok…" Tommy abbozzò un smorfia

 

 

Così partirono per il loro lungo viaggio. Molte furono le tappe, l'oceano, città d'arte, posti immersi nella natura, ma soprattutto Nathan fece in modo che Tommy potesse osservare le persone. Innamorati, anziani, amici che si ritrovavano dopo tanto tempo, e una madre che parlava al proprio bambino con un amore e una pazienza infinite. Quando la vide Tommy sentì un groppo in gola, non ricordava i suoi genitori, ma improvvisamente sentì la mancanza del vecchio Morte, era stato gentile con lui. Gli altri tre non gli avevano prestato particolare attenzione, ma lui gli era stato seduto accanto aiutandolo a studiare e si ricordava perfino di una volta in cui avevano giocato insieme. Poi rivolse uno sguardo ai suoi nuovi compagni, era vero l'avevano obbligato ad andare contro quello cui si era preparato, ma a parte ciò lo trattavano come uno di loro, come un amico. Avevano riso, scherzato spesso negli ultimi mesi e lui non si era mai divertito e sentito umano come in quel periodo, nonostante avesse pieni poteri. E fu così che capì, capì che quello che faceva andare avanti il mondo erano l'amore e le risate, gli amici e le persone a cui si voleva bene. Quello era il vero carburante dell'umanità, il vero motivo per cui non si erano ancora estinti. Non il cibo o i soldi, o altre cose materiali, che la società di oggi riteneva importanti, no, solo e soltanto l'amore e l'affetto. Sapere che una persona a cui vuoi bene e lì, pronta ad ascoltarti nei momenti di bisogno e voler fare altrettanto per lei, non perché ci si sente in debito, ma perché fa piacere sapere che la nostra presenza la farà stare meglio. Questa è la sola energia del mondo, quella che gli permette di continuare a girare intorno al sole.

Erano seduti in un bar, mentre Tommy capì tutto questo

 

"Hai ragione…"disse continuando a guardare la mamma con il bambino, ma Nathan capì

 

"Sono contento che tu l'abbia capito" disse soltanto, Kobe e Kurt sorrisero

 

"Ce l'avevi fin dall'inizio" continuò Tommy "Non è giusto fare del male alle persone innocenti e soprattutto non è giusto privarli di tutto questo. Se con il nostro metodo imparano la lezione e cominciano a godersi quello che hanno, ben venga! Sarò il tuo più accanito sostenitore!" 

 

I quattro ragazzi scoppiarono a ridere e brindarono a quella ritrovata complicità

 

"Penso sia giunto il momento di visitare la nostra fortezza" esordì Nathan, gli altri annuirono

 

Quando arrivarono in prossimità del luogo lo spettacolo che si trovarono davanti, li colse impreparati. Era un vero e proprio castello, incastonato in mezzo alle montagne e inaccessibile.

 

"Come lo raggiungiamo?" domandò Kobe

 

"Che domande!" gli rispose Tommy "Cosa vi hanno detto i Cavalieri? Basta volerlo!"

 

In un battito di ciglia si trovarono dentro le mura del castello. Visitarono le enormi stanze e l'infinita biblioteca, concordarono tutti di trattenersi lì per un lungo periodo a studiare e a godersi quella pace, prima di riprendere il loro lavoro. Quella sera chiacchierando si ritrovarono su uno dei bastioni osservando il meraviglioso panorama che si prospettava davanti ai loro occhi.

 

"Ho solo una domanda" esordì Tommy

 

"Quale?" chiese Kobe

 

"Come faremo con i nostri nuovi successori?" a Tommy scappò una risata 

 

"Non preoccuparti!" disse Kurt dandogli una pacca sulla spalla "Abbiamo duecento anni per pensarci"

 

"No no Tommy, ha ragione" disse Nathan "Ma insegneremo loro, quello che abbiamo imparato noi, basterà scegliere quelli giusti!" 

 

Nathan rise, si prospettavano duecento anni molto duri per il compito che avevano deciso di svolgere, punire i colpevoli per mantenere l'umanità sulla retta via, ma con i compagni che gli erano capitati, sapeva che avrebbero avuto modo di divertirsi. Li osservò uno ad uno, voleva già bene a tutti loro e mentre continuavano a ridere e scherzare insieme, osservò nuovamente quella bellissima vista fra le montagne, determinato a fare ogni cosa possibile per preservarla così com'era.

Veduta
La vista dalla Fortezza
   
 
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