Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: DreamSeeker    26/08/2010    5 recensioni
«Perciò era una donna. E dimmi, chi tormenta i tuoi pensieri?»
«Non sono affari tuoi!» «Non sarà mica...“proibita”?» «Che diavolo intendi per proibita, si può sapere?» «Beh, che so...non pensavi, ad esempio, a una sottospecie di ragazza che è entrata in questo scompartimento questa mattina, vero?» «E anche se fosse?» «Blaise...dimmi che stai scherzando. Ho assoluta urgenza di sentire queste parole! Dimmi, per favore, che non stavi pensando alla Granger!» «Perché dovrei mentirti Draco? Sì, stavo pensando alla Granger! E a come può stare insieme a uno sfigato come Weasley» «Oh, andiamo Blaise! Perché dovresti sprecare il tuo tempo con quella Mezzosangue? E poi non ti starebbe neanche a guardare! Voglio dire, è così...disgustosamente pura e innocente...l’unica vergine di Hogwarts, che diamine! E non distoglierà mai le sue attenzioni dalla Donnola, non per un Serpente!» scoppiò il biondino alzando gli occhi al cielo.
«È una scommessa Malfoy?»
«Facciamo così. Dato che secondo te non potrei neanche riuscire a toccarla dato che è...zona proibita diciamo...scommettiamo qualcosa, qualsiasi cosa che riuscirò a farla capitolare entro fine anno! Che dite?»
questa storia è dedicata al pairing BLAISE/HERMIONE...avevo già in mente di scrivere qualcosa, poi su FB il roleplayer che intepreta Blaise (XD lo so sono pazza, ma adoro queste cose!!) mi ha proposto di scrivere una storia perchè effettivamente su Draco e Hermione ce ne sono tantissime (io le amo alla follia!) ma di Blaise...beh la maggior parte delle volte è solo un personaggio secondario! quindi è una specie di sfida! un bacio a tutti...e se vi piace non chiedo altro che recensioni! ciaoooo!! ^__^
[CAPITOLO 9 REVISIONATO, INSERITE IMMAGINI]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

I CAPITOLO

«Hermione» sussurrò Jean Granger all’orecchio della figlia ma questa, per tutta risposta, continuò a dormire serenamente.
«Hermione!» la donna guardò nervosamente l’orologio sul comodino al suo fianco.
Vedendo che la ragazza non ne voleva proprio sapere di aprire gli occhi, la madre pronunciò le parole magiche (alla faccia di chi credeva che i Babbani come lei non avessero potere).
«Hermione cara, sono le nove e mezza. E oggi è il primo settembre» disse ad alta voce, drizzando la schiena e mettendosi le mani sui fianchi.
Al sentire il suo nome pronunciato per la terza volta, Hermione Granger aveva già socchiuso gli occhi gettando un’occhiataccia alla madre. Ma alle ultime parole i suoi occhi dorati si spalancarono di consapevolezza, seguita all’istante dall’orrore: era in super ritardo!
A quella vista Jean alzò gli occhi al cielo sorridendo; poi si spostò velocemente dalla traiettoria della figlia, prevedendo ciò che sarebbe arrivato dopo.
«CHE COSA?!» urlò Hermione.
Scalciò via le lenzuola in fretta e furia e si fiondò in bagno per iniziare a prepararsi. Si guardò allo specchio e ringhiò. Questa non ci voleva proprio, accidenti: i suoi capelli erano un groviglio unico e aveva un bel paio di occhiaie. Causa? Ma naturalmente la festa di famiglia della sera prima. Non c’erano dubbi, si era proprio divertita con le cuginette...ma forse sarebbe stato più saggio dare forfait all’ultimo e dormire un po’ di più!
Scosse la testa per fermare quelle riflessioni, del tutto inutili ora che aveva un problema più grosso; rimase a guardare quell’ammasso di ricci, indecisa su cosa fare. Guardò l’orologio e decise che poteva riuscirci, doveva essere più veloce della luce, pregando che i capelli collaborassero.
Si catapultò nella doccia e in un quarto d’ora era pronta. Ringraziando il fantasma di Godric Grifondoro per averle dato la grazia di capelli domabili quella mattina, corse giù dalla scala ed entrò in cucina dove il padre, seduto al tavolo, alzò gli occhi su di lei e sorrise, divertito dal suo sguardo confuso dal sonno ma allo stesso tempo furioso per il ritardo.
Hermione trangugiò uova e pancetta e bevve avidamente il suo succo d’arancia, poi tornò in bagno e si lavò i denti. Corse in camera e prese la borsa, che aveva fortunatamente preparato la sera prima (l’unica cosa intelligente che avesse fatto in effetti, e il baule pieno del materiale scolastico.
William Granger si appoggiò allo stipite della porta della stanza, fissando sorridente la figlia che si muoveva a velocità quasi inumana per la stanza cercando di scovare le scarpe che la sera prima aveva tolto stremata.
All’ennesimo buco nell’acqua, Hermione cacciò la testa fuori da sotto il letto e guardò innervosita il padre.
«Papà, sai per caso dove diavolo sono finite le mie scarpe? Non le trovo!» chiese disperata la ragazza.
«Ti servono per andare a scuola?» chiese l’uomo stupito e contrariato «Cosa te ne fai di quelle scarpe?».
«Papà sono di fretta, per favore non voglio perdere il treno. Dimmi dove sono le mie scarpe!»
«Ripostiglio, te le ha portate via la mamma questa notte...eravamo convinti che ti mettessi le solite scarpe da ginnastica!»
«Perfetto! Grazie!» esclamò Hermione.
«Serve una mano a portare giù il baule?»
«No, no...ormai sono maggiorenne per il mondo magico. Posso fare le magie senza problemi, sta’ a guardare. Baule Locomotor!» disse lei, puntando la bacchetta verso il baule. Questo si sollevò a mezz’aria e volò davanti alla ragazza che, sorridendo al padre, scese in fretta le scale.
Posò il baule davanti alla porta d’ingresso e corse verso il ripostiglio per recuperare le decolté argentate. Era assolutamente OVVIO che non le avrebbe messe per il viaggio, ma a Hogwarts le sarebbero potute tornare utili nel caso di feste, Balli o cose simili.
Mise le scarpe nel baule e poi recuperò quelle da ginnastica, indubbiamente più comode per affrontare il viaggio in treno.
«Mamma, papà io sono pronta andiamo?!» urlò dall’ingresso.
Jean si affacciò alla porta della cucina guardandola stralunata.
«Da quando in qua sei così veloce a prepararti?!»
«Da quando sono in un super ritardo per la prima volta in vita mia, e se non ci muoviamo perdo il treno per la scuola! Quindi, per favore, andiamo?» supplicò la ragazza, saltellando da un piede all’altro per l’agitazione.
“Manco dovesse sostenere un esame tra dieci minuti!” pensò il signor Granger. “È tesa come una corda di violino...eppure è solo un treno!”
Le sorrise incredulo poi scoppiò a ridere e disse alla moglie «Tesoro io metto in moto, sbrigati oppure ci affattura!».
Prese il baule della figlia e lo trascinò fino all’auto, poi lo sollevò e lo pose nel baule non senza fatica.
«Ma che ci metti dentro ogni volta? I sassi?!» le chiese sbuffando.
«No...libri!» rispose Hermione sorridendo.
William alzò gli occhi al cielo...quella passione l’aveva sicuramente presa da lui, di questo era certo. Ma non pensava che un giorno se ne sarebbe pentito, o meglio, la sua schiena si sarebbe pentita. Se fossero andati avanti così non sarebbe rimasto il posto neanche per loro in casa: ogni superficie piana era zeppa di libri (suoi e di Hermione) e anche i soprammobili regalati dai parenti o dagli amici non avevano vita facile non avendo quasi più un posto dove stare!
Ma dovevano andare alla svelta alla stazione e non c’era tempo per quei pensieri. La signora Granger uscì di casa e chiuse a chiave la porta; poi corse alla macchina, dentro la quale si erano già accomodati il marito e la figlia.
«Si parte!» esclamò il signor Granger voltandosi verso le due donne che gli sorrisero brevemente.
Hermione, dal sedile posteriore, si voltò a guardare per l’ultima volta la sua dimora: quell’anno non sarebbe tornata a casa per le vacanze di Natale e Pasqua perché aveva deciso, assieme a Ron e Harry, di rimanere a Hogwarts per tutto il loro ultimo anno. Dopotutto dovevano farsi ricordare!
Arrivarono alla stazione di King’s Cross alle dieci e mezza ed Hermione si catapultò fuori dalla macchina per cercare un carrello su cui mettere il pesante baule di scuola. Riuscì a trovarlo, per fortuna, e tornò velocemente alla macchina, di fianco alla quale stavano i suoi genitori pronti per aiutarla a caricare la cassa e a salutarla.
«Mi raccomando fai la brava e scrivici tesoro! Va bene?» disse Jean, abbracciando di slancio la figlia.
«Studia, fai i compiti, divertiti e ridi! È l’ultimo anno, non sprecarlo» esclamò William,  carezzandole la testa con un sorriso.
«Tranquilli! Vi scriverò, promesso!» Hermione baciò sulle guance i genitori e si voltò in fretta, procedendo spedita verso la barriera tra i Binari 9 e 10.
 
*********
 
Hermione si guardò intorno per essere sicura che nessun Babbano la potesse vedere e superò con decisione la barriera; l’Espresso rosso fiammante per Hogwarts stava lì, fermo e sbuffante in tutta la sua bellezza. Ma la ragazza non ebbe il tempo di ripensare alla grande emozione provata il primo anno perché già gli altri studenti si affrettavano a salire sulle carrozze. Riconobbe da lontano una macchia di capelli rossi: inconfondibili. Con un gran sorriso, spinse il carrello verso il gruppo di gente radunato ancora davanti al secondo vagone.
«Hermione!» una voce squillante la fece sorridere ancora di più e si ritrovò immediatamente avvolta da un caloroso abbraccio della più piccola della famiglia Weasley.
«Ginny! Mi sto mangiando i tuoi capelli!» rise la ragazza.
L’altra si staccò da lei in una risata vivace.
«Scusa... Ci hai fatto preoccupare, comunque. Non arrivavi, pensavamo ti fosse successo qualcosa, magari non volevi venire!»
Hermione la fissò stranita, poi sentì le risatine che si levavano dal gruppo di persone alle spalle dell’amica e sorrise.
«Sì, sai com’è, stavo pensando di non frequentare quest’anno. Ma poi ho pensato che senza di me Harry e Ron non saprebbero come affrontare i M.A.G.O. perciò ho deciso di sacrificarmi per la causa!» disse fintamente pensosa.
«Davvero Herm? Ci aiuterai davvero?» chiese speranzoso Ron che, staccatosi dal gruppo, si fece avanti e prese le mani di Hermione tra le sue, lo sguardo adorante.
Gli altri sogghignarono, pronti a sentire la risposta della giovane mente di Hogwarts.
«Ma certo! Vi aiuterò a trovare la strada per la biblioteca, contento Ronald?» esclamò convinta la ragazza.
Sorrise allo sguardo sconsolato di lui, poi gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Il gesto rinfrancò parecchio il ragazzo, che rispose al bacio con passione, stringendola alla vita.
Fischi e applausi partirono dalla famiglia Weasley e da Harry Potter.
«Vai così, fratellino!» gridò Fred mentre George fischiava all’indirizzo dei due fidanzati, che ora si erano staccati, rossi in viso.
Hermione sorrise a Ron ed intrecciò le dita della mano sinistra con quelle dell’altro, poi si diresse verso il gruppo.
Harry le venne incontro e l’abbracciò stretta e sulle labbra della ragazza spuntò un gran sorriso: quanto le erano mancati tutti quanti quell’estate! Ma ora erano di nuovo insieme, e l’ultimo anno scolastico sarebbe stato memorabile.
Il fischio del treno, però, li fece sussultare perciò si staccarono e si affrettarono a salutare i signori Weasley e i gemelli, che erano venuti da Diagon Alley approfittando della partenza del treno di Hogwarts per sponsorizzare il loro negozio e i loro articoli.
«Ci vediamo a Hogsmeade!» esclamò Fred dopo aver stretto anche Hermione in un abbraccio.
La ragazza lo guardò interrogativa.
«Abbiamo aperto una filiale dei Tiri Vispi al villaggio! Sarà fantastico potervi vedere ogni fine settimana» spiegò George, facendole l’occhiolino.
«Non osate vendere qualche vostro stupido scherzo ai miei bambini, ragazzi! Sono stata abbastanza chiara?» saltò su Molly Weasley, intercettando l’ammiccamento del figlio.
«Noi?! Non lo faremmo mai!» giurarono in coro i gemelli, ridacchiando sotto i baffi.
Tutti i ragazzi scoppiarono in una sonora risata, poi gli studenti si affrettarono a salire sull’Espresso che li avrebbe condotti nella loro amata scuola ma la voce di Fred li fermò sul predellino del treno.
«Mi raccomando, Ronnie caro, datti da fare con la nostra Herm!» urlò il ragazzo all’indirizzo del fratello minore, con un sorriso malizioso allargato sul suo viso. Poi si girò verso il gemello e scoppiò a ridere insieme a lui.
«Ragazzi smettetela!» li rimproverò mamma Weasley, con cipiglio severo.
Hermione scosse la testa sorridendo.
“Che scemi!” pensò, poi si volse verso Ronald, che la guardava imbarazzato, e gli sorrise rassicurandolo.
Dopodiché si mise alla testa del gruppetto e si incamminò, il baule sollevato davanti a sé, per trovare uno scompartimento per tutti loro.
Vide una delle porte scorrevoli aperta e, convinta che fosse finalmente riuscita a trovarne uno vuoto, si diresse a passo deciso verso quello, seguita a ruota dagli altri. Si fermò davanti alla porta dello scompartimento e guardò dentro, ma rimase agghiacciata: lì dentro c’erano le ultime persone che voleva vedere!
«Mezzosangue...come puoi vedere è uno scompartimento privato! Quindi sei pregata di andartene a cercare un altro, sempre se lo trovi!» sbottò Draco Malfoy, un ghigno derisorio sulle labbra sottili.
Le sue parole furono seguite da un coro di risate provenienti dai suoi scagnozzi Tiger e Goyle e da quell’oca con la faccia da carlino, Pansy Parkinson. Solo due persone rimasero serie, con solo un accenno di sorriso: Blaise Zabini e Theodore Nott.
Erano i Serpeverde più strani che la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts avesse mai visto. Il primo sembrava sempre indifferente a tutto. Lui non si faceva beffe degli studenti delle altre case, lui non andava in giro per la scuola a insultare gli altri solo perché non erano maghi e streghe Purosangue; questo a differenza del suo, a quanto pareva, migliore amico che non perdeva occasione per cercare di dimostrarsi superiore. Il secondo sembrava un ragazzo tranquillo per natura, gli piaceva leggere ed era il più silenzioso e riflessivo tra le tre Serpi più famose di Hogwarts.
Ovviamente tutti e tre bellissimi, avevano uno stuolo di ragazzine adoranti che li fissavano e sospiravano ad ogni loro passaggio, pronte a farsi in quattro ad ogni loro richiesta. E non si parlava solo di quelle stupide oche della Casa di Salazar, bensì di tutte coloro evidentemente prive del neurone che, a detta di Hermione, sarebbe stato la loro salvezza: quello che permetteva di non farsi infinocchiare da un bel visino che prometteva tanto ma manteneva il nulla.
E fu con una smorfia disgustata che Hermione Jean Granger, con il suo spirito Grifondoro elevato alla massima potenza, rispose alla Serpe bionda.
«Buongiorno anche a te, stupido Furetto platinato! Ovviamente siamo NOI a non abbassarci a stare un momento di più in questo posto. Bestioni, carlino, Zabini, Nott…» salutò la ragazza, voltandosi di scatto e riprendendo a camminare alla ricerca di uno scompartimento meno infestato.
Harry, Ron e Ginny passarono davanti alla porta ancora aperta dello scompartimento e ghignarono all’indirizzo delle loro nemesi, poi seguirono la loro amica, i bauli galleggianti davanti a loro.
Malfoy si alzò e chiuse violentemente la porta, digrignando i denti dalla rabbia.
«Maledetti Grifondoro! Sempre tra i piedi!» esclamò.
Si sedette di nuovo di fianco alla Parkinson, che cominciò a strusciarglisi addosso come un gatto e si abbarbicò al suo braccio come un polipo.
«Levati Pansy, non sono dell’umore adatto!»
«Draco, tu non sei mai dell’umore adatto dopo aver incontrato il Trio» borbottò Zabini, distendendo le lunghe gambe davanti a sé e assumendo la posizione più rilassata del mondo.
«Già...dovresti calmarti un po’, sai? È controproducente: ti innervosisci e poi siamo noi che dobbiamo sopportarti!» replicò Nott con un mezzo sorriso, stringendosi nelle spalle e riaprendo il libro che stava leggendo quando la Granger era entrata.
«Vaffanculo!» rispose Draco ed incrociò le braccia al petto, chiudendo così la conversazione.
«La Granger, però, sembra essere migliorata durante l’estate» disse Blaise, picchiettandosi il mento con un dito, pensieroso.
«Non mi dirai che ti piace, vero Blaise?! È una piccola sudicia Mezzosangue! Come puoi anche solo pensare che sia lontanamente decente?» ribatté il biondino, con una smorfia di puro disgusto che gli attraversava il bel volto.
«Non ho mai detto questo Draco! Non mettermi in bocca parole non mie. Ho solo detto che pare che sia migliorata, tutto qui»
«Rimane il fatto che è la Zannuta So-tutto-io» affermò con decisione Malfoy, guardando l’amico in cagnesco.
«Come ti pare!» e Blaise si rinchiuse nel suo mutismo, volgendo lo sguardo fuori dal finestrino.
Draco lo fissò. Sperava soltanto che non perdesse la testa per quella mezza Babbana. Ci mancava solamente questa, con tutti i casini in cui erano immersi fino al collo!
Distolse lo sguardo e si concentrò su Theodore; era sempre stato il più saggio dei tre. Se solo avesse saputo cosa passava per la sua mente avrebbe potuto rispondere con più convinzione a Zabini. Ma, dopotutto, se Nott non voleva intromettersi con quella faccenda non avrebbe potuto convincerlo di certo lui, no?
Blaise guardò la campagna inglese scorrere davanti ai suoi occhi.
“Idiota! Non si rende conto che è cambiato tutto? Dalla fine della guerra nessuno crede più che i Purosangue possano essere i migliori! Dopotutto l’Oscuro Sign... NO... Voldemort” pensò reprimendo un brivido, perché non era ancora abituato a pronunciare il vero nome del suo antico signore invece dell’appellativo usato dai Mangiamorte “era un Mezzosangue e chi l’ha sconfitto è un Mezzosangue! E Draco non vuole capire che ormai possiamo solo considerarli persone, come noi.”
Il ragazzo sospirò lievemente, poi girò lo sguardo sull’amico. Notò la sua aria dura, fredda e indifferente e un moto di fastidio si impadronì di lui: come poteva rimanere così altero anche quando non gli era rimasto più nulla? Sapeva bene che, come lui e Theodore, non aveva mai creduto seriamente agli ideali di Colui Che Non Deve Essere Nominato. Ma come faceva a rimanere così impassibile anche dopo l’arresto definitivo di suo padre? Loro tre se l’erano cavata miracolosamente e questo anche grazie a quel dannato Potter e al suo odioso spirito Grifondoro che lo obbligava a essere magnanimo...o compassionevole a seconda delle persone che gli stavano davanti. Aveva capito benissimo che era solo per la sua pietà che erano fuori da Azkaban. E lui odiava la pietà più di ogni altra cosa; e oltre il danno la beffa, perché doveva anche ringraziare lo Sfregiato per averlo salvato dal Bacio del Dissennatore!
Digrignò i denti, frustrato dalla piega che la sua vita aveva preso. Erano potuti tornare ad Hogwarts solo perché Silente aveva garantito per loro...per dei Mangiamorte. Ovviamente non tutti i genitori degli altri studenti sarebbero stati contenti, ma a loro non importava affatto. Sarebbero stati superiori a tutte le malelingue, come avevano sempre fatto. Non si sarebbero abbassati agli stupidi commenti di chi non sapeva nulla di ciò che avevano passato. Non era nella loro natura dare retta al giudizio degli altri. Ma si sarebbero dovuti ammorbidire nei confronti dei Nati Babbani e dei Mezzosangue. Il tempo della distinzione tra sangue puro e sangue sporco era finito indiscutibilmente, forse da parecchio tempo.
Ovviamente non poteva dirlo in modo così schietto a Draco, gli sarebbe preso un colpo! Voltò lo sguardo su Theodore; forse lui avrebbe saputo trovare le parole adatte per far capire al loro migliore amico la situazione che si era creata. Non che fosse stupido, tutt’altro. Solo che non capiva perché non avrebbe dovuto far valere ancora la sua condizione di Purosangue. Per questo dovevano renderlo cosciente del cambiamento il più velocemente possibile: doveva trovare un compromesso tra la sua natura strafottente e la sua posizione attuale nel Mondo Magico.
Incrociò lo sguardo di Nott, che aveva alzato per un secondo gli occhi dal tomo che stava leggendo, e gli sorrise brevemente indicando con un lieve cenno del capo il loro comune amico cercando di fargli capire ciò che stava pensando. L’altro ragazzo annuì brevemente piegando le labbra; aveva intuito tutto, d’altronde era intelligente.
Blaise si voltò di nuovo verso il finestrino, tornando ai propri pensieri. Quell’anno sarebbe stato diverso, promise. Ovviamente non poteva deludere tutte le deliziose ragazzine che lo stavano aspettando a braccia aperte, perciò avrebbe mantenuto il suo ruolo, così come avrebbe fatto, ne era sicuro, anche Draco. Ne aveva viste parecchie in stazione che, nonostante tutto, non riuscivano a togliere loro gli occhi di dosso. Ghignò: dopotutto il “bello e dannato” faceva sempre breccia nei cuori delle fanciulle. E più “belli e dannati” di loro...beh, dubitava fortemente che ce ne fossero!
Si sarebbe portato a letto tutte le ragazze che lo avessero voluto, non poteva lasciarle tutte a Malfoy. Quel ragazzo era un pericolo per la popolazione femminile della scuola. Lui non era da meno naturalmente, ma non poteva fare a meno di pensare a tutte le povere e dolci donzelle che il suo migliore amico sbatteva fuori dal letto con ben poca gentilezza subito dopo averne approfittato. A lui invece piaceva sentire il calore del loro corpo anche dopo aver fatto sesso, per questo non le cacciava in malo modo, sebbene tutte sapessero che all’alba sarebbero dovute filare via dalla sua camera. Ma dopo l’amplesso si raggomitolavano tutte contro il suo corpo e lo facevano addormentare serenamente, coccolandolo come gradiva lui.
Non avrebbe cambiato il proprio modo di comportarsi, ma forse poteva diventare più tollerante verso quelli che lo invidiavano...dopotutto che colpa ne avevano loro se lui era così affascinante?! Non aveva mai apprezzato particolarmente gli sguardi di odio misto a invidia dei giovani che cercavano di conquistare il cuore delle ragazze che lui si era già portato a letto.
Ma cosa ci poteva fare? Erano davvero poche quelle che non avevano goduto i piaceri del suo letto. Tra queste c’era anche la Mezzosangue, ora che ci pensava. Già, lei era una delle fanciulle ancora non violate dal seducente Serpeverde. Eppure ci sarebbe voluto così poco per farla capitolare, ne era sicuro! Era così abituata alla presenza di Potty e Lenticchia, che le attenzioni di un bell’uomo come lui o come Draco non potevano passare inosservate sotto i suoi occhi.
Sogghignò malizioso: chissà com’era a letto la Granger! Da quanto aveva capito stava con il Rosso alla fine della guerra; magari erano ancora insieme, magari...
“Blaise, ma perché diamine pensi a queste cose, che schifo!” fece una smorfia disgustata “Che fai, pensi a Weasel e alla Granger mentre...? Dio, che orrore! Povera Mezzosangue!”
Blaise scosse forte la testa, tentando di scacciare quel pensiero rivoltante. Veramente, come poteva quella ragazza stare insieme a Lenticchia? O non aveva per niente gusto o...
«Blaise! Cazzo Blaise, mi stai ascoltando?!»
Il bel moro dagli occhi cobalto si riscosse da quello stato di trance in cui era caduto e volse gli occhi verso la voce che lo stava chiamando insistentemente. Si ritrasse quando vide il volto di Draco a pochi centimetri dal suo, che lo guardava con un cipiglio che avrebbe fatto scappare Voldemort in persona.
«A che diavolo stavi pensando di così interessante da non farti sentire nulla di quello che ho detto?» chiese contrariato il biondino.
“Col cavolo che te lo dico: mi spelleresti vivo!” inorridì Zabini.
«Ehm...perché? che stavi dicendo?» chiese innocentemente, ignorando la domanda.
«Sai amico, si risponde ad una domanda con un’altra domanda quando non si ha voglia di rispondere! O si ha paura...» sghignazzò Malfoy.
«Paura? IO?! Non sai con chi stai parlando...amico!» ribatté indignato l’altro, sbuffando sonoramente.
Theodore li guardava divertito. Stare a sentire i battibecchi tra quei due non aveva prezzo. Non ci si annoiava mai, di questo si poteva stare certi!
«Bene! Allora perché non mi dici a chi stavi pensando?» disse con voce soave il ragazzo dagli occhi grigi.
Blaise deglutì.
«Perché dovrebbe essere proprio una persona?» domandò piano, per niente convinto che l’altro lasciasse perdere il discorso.
«Perché quando ti incanti è ovvio che stai pensando ad una donna! O pensavi a San Potter?» replicò atteggiando il viso al disgusto più totale.
«Spero per te di no, se no puoi uscire dallo scompartimento e seguire i tre idioti che ci hanno liberato dalla loro presenza!»
Zabini si guardò intorno; in effetti Vincent, Gregory e Pansy non c’erano più...quanto diavolo era stato a pensare alla Granger per non accorgersi che erano andati via?!
«Non penso certo allo Sfregiato, stai tranquillo! Ho ben altri gusti! Non puoi di certo metterlo in dubbio...non dopo tutto quello che sentivi provenire dal mio letto in questi anni!» affermò candidamente il moro.
Draco sogghignò malizioso. L’aveva in pugno.
«Perciò era una donna. E dimmi, chi tormenta i tuoi pensieri?»
«Non sono affari tuoi!» sbottò Blaise infastidito da tanta insistenza.
«Non sarà mica...“proibita”?» disse il biondo facendo il segno delle virgolette con l’indice e il medio delle mani.
«Che diavolo intendi per proibita, si può sapere?» sbuffò l’altro, ora veramente scocciato.
Se la Granger era proibita allora avrebbe fatto di tutto per averla! Avrebbe dimostrato al suo migliore amico che non c’era ragazza che potesse resistergli.
«Beh, che so...non pensavi, ad esempio, a una sottospecie di ragazza che è entrata in questo scompartimento questa mattina, vero?» chiese sorridendo, sicuro che almeno a quella domanda ci sarebbe stata una secca risposta negativa.
Ma Zabini fece una cosa inaspettata: le sue guance si imporporarono lievemente e distolse per un breve attimo lo sguardo da Draco, poi tornò a guardarlo impassibile.
«E anche se fosse?» chiese noncurante.
Draco rimase allibito e i suoi occhi grigi si spalancarono un poco.
«Blaise...dimmi che stai scherzando. Ho assoluta urgenza di sentire queste parole! Dimmi, per favore, che non stavi pensando alla Granger!» quasi lo supplicò, balzando in piedi.
«Perché dovrei mentirti Draco? Sì, stavo pensando alla Granger! E a come può stare insieme a uno sfigato come Weasley» esclamò il moro, guardandolo con aria di sfida.
«Oh, andiamo Blaise! Perché dovresti sprecare il tuo tempo con quella Mezzosangue? E poi non ti starebbe neanche a guardare! Voglio dire, è così...disgustosamente pura e innocente...l’unica vergine di Hogwarts, che diamine! E non distoglierà mai le sue attenzioni dalla Donnola, non per un Serpente!» scoppiò il biondino alzando gli occhi al cielo.
Poteva capire la sfida alla quale si voleva sottoporre il suo migliore amico. Sedurre la Mezzosangue Zannuta (che, riflettendoci, di zannuto ormai aveva ben poco) sarebbe stata un’impresa! E il desiderio di vendetta per la pietà provata da Potter verso di loro era forte. Sapeva che a Zabini la pietà piaceva ancor meno che a lui, ma provarci con la Granger... era troppo persino per due seduttori come loro!
«È una scommessa Malfoy?»
“Ahia, quando mi chiama per cognome si mette male!” pensò il Principe delle Serpi, guardando fisso il suo fedele braccio destro.
“Che faccio, lo devo sfidare? Non vorrei che poi si prendesse troppo a cuore la cosa...la Mezzosangue riuscirebbe a farlo star male con meno di dieci sillabe!” fece una smorfia seccata.
«Non è per niente una sfida Blaise. Non metterti nei casini. Lascia stare la Granger, è meglio. Non dubito delle tue capacità» aggiunse in fretta prima di essere interrotto «Solo non voglio che perdi tempo con lei. Puoi avere tutte le ragazze che vuoi con un solo sguardo. Non lasciarti incantare dal proibito» terminò la sua arringa e si risedette al suo posto.
Theodore lo guardò pensieroso, poi si volse verso Blaise con lo sguardo corrucciato. Aveva intuito quello che Draco voleva dire: Blaise era troppo buono con le sue amanti, non spezzava loro il cuore e molte volte era successo che, dopo aver passato la notte con una ragazza, non parlasse d’altro per giorni. Aveva naturalmente provato ad avere una ragazza fissa ma era durata all’incirca quattro giorni. Poi si era stufato per la monotonia di un solo legame e l’aveva piantata in asso.
Ma con la Mezzosangue rischiava di essere diverso. E non solo perché era lei ed un rapporto fatto di solo sesso non le sarebbe mai andato bene; ma perché fin dal primo anno avevano capito che un suo talento era quello di legare gli altri a sé. Non con l’inganno o il ricatto, o in qualche altro modo subdolo come facevano loro Serpi, bensì con la sua allegria e briosità, con la sua passione per tutto ciò che stava sulla carta stampata, per l’entusiasmo che adoperava per rispiegare una lezione di Storia della Magia ai suoi amici. L’aveva sentita qualche volta in biblioteca e ricordava di aver pensato che non sarebbe stato male avere lei come insegnante al posto del Professor Rüf...anche se tutti i professori erano preferibili al fantasma. Comunque, in ogni caso, sarebbe stato facile per lei legare Blaise a sé, bastava un poco di buona volontà e questo lo sapevano bene. E poi l’amico, a quanto pareva, aveva pensato parecchio alla ragazza da quando l’aveva vista affacciata allo scompartimento; e ciò non poté far altro che accrescere l’inquietudine di Nott.
“È davvero strano pensare a lei!” rifletté scuotendo lievemente la testa e riprendendo a guardare Zabini.
Il bel moro guardò Draco per un po' dopodiché, capendo che non avrebbe più affrontato l’argomento, tornò a guardare fuori dal finestrino, non incrociando lo sguardo con l’altro migliore amico, riflettendo sulle sue parole.
“Ovviamente le posso avere tutte...ma la Granger, non so. Ha un qualcosa di particolare che la rende diversa dalle altre. Sempre così arrogante e al di sopra di tutti. Maledetto spirito Grifondoro! E i suoi amichetti a farle sempre la guardia. E poi è proprio cresciuta quest’estate, è diventata più...beh...PIU’! ha tutte le curve al posto giusto, dannazione! Almeno, da quanto si possa intravedere da ciò che aveva addosso. Ma ce la potrei anche fare a sedurla. Dopotutto cosa ci vuole? Basterebbe un baciamano e un occhiata languida per farla cadere ai miei piedi, soprattutto dopo che ha passato del tempo con Lenticchia! Di fronte a uno come me non resisterebbe nemmeno un secondo” pensò sghignazzando silenziosamente.
“Ho trovato la vittima sacrificale di quest’anno, perfetto!” pensò.
«Facciamo così. Dato che secondo te non potrei neanche riuscire a toccarla dato che è...zona proibita diciamo...scommettiamo qualcosa, qualsiasi cosa che riuscirò a farla capitolare entro fine anno! Che dite?» Blaise prese la parola e rivolse uno sguardo duro agli amici.
Negli occhi di Draco passò un lampo, ma fu troppo  veloce perché l’altro potesse capire se fosse di rabbia o incertezza.
«Ti ho detto che non ti conviene farlo» disse con freddezza Malfoy, guardandolo fisso.
«Blaise, non credo sia ragionevole... non è la cosa migliore da fare» intervenne Theodore guardandolo con ansia palpabile.
«Che problemi avete? Sono io che devo portarmela a letto, non voi! Ma se non vi va bene, allora la stregherò per mio puro piacere personale. Me la scoperò e poi la riporterò alla Donnola sverginata e innamorata pazzamente di un altro!» disse con un ghigno divertito.
“Sì, peccato che temo che rimarrai fregato, amico” pensò tristemente Draco “Magari se il gioco dura poco... dato che è così convinto di farlo, meglio ridurre i tempi. Se pensa di avere tutto l’anno scolastico penserà solo a lei tutto il tempo e allora sarà fottuto davvero... da lei, cazzo!”
«Perfetto» rispose infine «Ma ti do tempo fino a Capodanno, non un giorno di più. Se sei davvero così bravo non hai bisogno di tutto l’anno!»
Nott lo guardò sbarrando gli occhi scuri. Era forse impazzito?! Non aveva forse detto lui che non gli conveniva provarci con la Mezzosangue?! Che diavolo gli era preso?!
«Ci sto! Per il primo gennaio me la sarò portata a letto!» replicò soddisfatto Blaise.
Sorridendo al proprio riflesso nel finestrino del treno, il giovane ripensò alla ragazza dagli occhi dorati che doveva conquistare.
“Sì” decise “la farò capitolare ai miei piedi. Diventerà mia. E Weasel non potrà farci niente. Sarò discreto, sarò attento ad ogni sua mossa. Potrei anche diventare gentile nei suoi confronti...o accordarmi per una tregua! No, no...troppo banale, troppo scontato. Capirebbe subito che c’è sotto qualcosa, è abbastanza astuta da trovare tutte le trappole del caso. Forse devo rimanere freddo e distante, ma poi come diavolo faccio a farla diventare pazza? Comportarmi come con le altre è impensabile, lei è troppo diversa, non si lascerebbe catturare da nessuno. Come potrei fare? Che diamine devo fare con una come lei? Come avrà fatto Weasley a conquistarla, boh!” continuò a rimuginare su questi pensieri fino a che, verso le quattro del pomeriggio, il treno non si fermò nel bel mezzo della campagna scozzese.
 
*********
«Che diavolo succede ora? Possibile che ogni anno debba succedere qualcosa a questo dannato treno?!» sbottò Draco imbufalito, alzandosi e aprendo la porta dello scompartimento. Mise un piede fuori dalla porta ma un turbine dai capelli ricci lo sorpassò, rischiando di travolgerlo.
«Mezzosangue, guarda dove corri!» gridò furioso.
Vide la ragazza alzare il dito medio della mano sinistra, mentre l’altra impugnava stretta la bacchetta.
«Fottiti Malfuretto!» la sentì urlare.
“E brava la SangueSporco! Caro il mio Blaise, credo che dovrai impegnarti, quella sa il fatto suo!” pensò sorridendo.
Subito dopo passarono Potter e Weasley, anche loro con le bacchette sfoderate.
«Potter, sai che cazzo è successo?» chiese il biondino, scocciato dal rivolgere la parola allo Sfregiato.
Ma dopotutto il Trio dei Miracoli era sempre stato il più informato sugli avvenimenti. E sembravano tutti e tre parecchio preoccupati.
Harry lo guardò in cagnesco e rispose acidamente «Mangiamorte...quelli che sono riusciti a fuggire alla cattura a quanto pare. Hanno fermato il treno, ma non abbiamo idea del perché»
«HARRY!! Che diamine ci fai qui fuori? Torna immediatamente nello scompartimento, è ovvio che cercano te!» gridò autoritaria Hermione, che era tornata indietro sentendo la voce del migliore amico, fuori dal posto in cui gli aveva ordinato di restare.
La ragazza volse lo sguardo su Malfoy.
«È meglio se anche voi restate qui, Serpi. Non voglio cadaveri sulla coscienza!» disse lapidaria, poi si rivolse al fidanzato.
«Andiamo Ronald! Prima facciamo ripartire questo treno, meglio è! A Hogwarts saremo tutti al sicuro»
Si voltò di scatto e ricominciò a correre verso la motrice del treno, seguita a ruota dal penultimo Weasley, il quale aveva un’espressione tra il terrorizzato e l’incredulo: che cavolo ci facevano Mangiamorte ancora in libertà? E sul tragitto per Hogwarts, oltretutto!
Draco Malfoy, Blaise Zabini e Theodore Nott gelarono ai loro posti quando sentirono la parola “Mangiamorte”. Associata all’Espresso per la Scuola di Magia voleva dire una cosa sola: erano lì per Potter, certo, ma quando avrebbero finito con lui era quasi certo che si sarebbero dati da fare per trovare loro. Dopotutto prima della battaglia finale...avevano fatto una scelta precisa. Che non coincideva esattamente con ciò che voleva l’Oscuro Signore, ecco.
Ed ora erano venuti a prenderli...o almeno, così credevano. Perché di una cosa i tre ragazzi erano certi: non sarebbero stati presi senza aver prima combattuto, non erano così codardi e non avevano sicuramente voglia di morire. Non li avrebbero presi vivi, perché in quel caso ci sarebbe stato poco di cui gioire. Li avrebbero torturati come traditori...ma loro avevano fatto la scelta più sana, più giusta. Erano andati dalla parte del Bene, non avevano più seguito le orme di un fanatico, di un folle.
E di questo non si pentivano.
«Sfregiato, perché diavolo la Mezzosangue e la Donnola sono andati a combattere da soli quei pazzi? Vogliono morire? Bada bene, non mi dispiacerebbe...ma si sono completamente fusi il cervello?» sbottò Draco.
«Vogliono solo cercare di far ripartire il treno, l’hanno bloccato con un incantesimo di Magia oscura ed Hermione si era documentata un po' prima di partire, perciò sa cosa fare. E Ron le serve per distrarre i Mangiamorte» spiegò Harry, teso.
«Oh, sì! Decisamente questo è il modo migliore per far crepare la Granger, Potter: farla difendere da quel pezzente di Weasley! Non sa nemmeno da che parte si tiene la bacchetta!» esclamò esasperato Blaise.
Poi gli venne un’idea: se avesse salvato la Granger da una situazione pericolosa superando il suo fidanzatino, le sue quotazioni sarebbero salite alle stelle. Ridacchiò, le belle labbra piegate in un affascinante sorrisetto divertito.
“Granger, sta a vedere cosa ti combino!” pensò.
Si volse verso Draco e gli fece l’occhiolino poi, prima che questi potesse rendersi conto di cosa avesse intenzione di fare, e così fermarlo, si lanciò nella direzione presa dalla “donzella in pericolo”.
«Blaise, cazzo, torna subito qui!» gli urlò dietro Malfoy che, affiancato subito da Theodore, iniziò a correre dietro all’amico.
Era riuscito a capire un secondo troppo tardi le intenzioni di quel pazzo e lo inseguì per evitare di fargli commettere una cazzata come finire ammazzato per una stupida scommessa. Sulla Mezzosangue per altro!
Harry Potter, lasciato solo nel corridoio, non capiva più niente. Perché le tre Serpi si erano catapultate verso i Mangiamorte?! Non avrebbero dovuto avere paura?
Non che il Ragazzo Sopravvissuto ne avesse, certo, li aveva combattuti durante la Grande Guerra. Ma loro avevano tradito, erano passati dalla parte di Silente. Ma erano corsi ad affrontarli!
E lui? Il Salvatore del Mondo Magico sarebbe dovuto rimanere rintanato come un coniglio nel proprio scompartimento per paura che gli facessero la pelle?!
“Però” rifletté “Hermione mi ha pregato di non fare nulla di avventato! Che devo fare? Chi la sente poi se mi intrufolo nella mischia?!” fece una smorfia.
«Oh, al diavolo! Non posso rimanere qui con le mani in mano. Non quando Malferret e compagnia vogliono farsi belli e redenti davanti a tutti! Sono Harry Potter, per la miseria!» esclamò infine il ragazzo, e prese a correre verso la motrice dell’Espresso, dove si erano diretti i suoi amici.
Intanto, all’inizio del treno, Ron tentava disperatamente di distrarre i sette Mangiamorte dalla figura di Hermione che, accovacciata vicino al capotreno, cercava di farlo rinvenire. Strano che non l’avessero ucciso, ma magari volevano solo trovare Harry e poi lasciare liberi tutti gli altri.
«Innerva!» gridò per l’ennesima volta la ragazza, pensando ormai che gli avessero somministrato una pozione, troppo forte per un incantesimo così banale.
Quando però vide l’uomo strizzare gli occhi e poi aprirli piano, sospirò profondamente di sollievo: almeno avrebbe avuto qualcun altro accanto a combattere, oltre a Ronald.
“Ron!” si ricordò presa dal panico. Si volse velocemente verso i nemici e vide il fidanzato circondato da cinque uomini, mentre altri due incappucciati venivano dalla loro parte.
«Stupeficium!» urlò puntando la bacchetta verso quello che avanzava più velocemente ma egli, con un incantesimo non verbale, deviò la maledizione con un pigro gesto della mano.
“Sono più potenti?!” pensò terrorizzata. Vide un lampo rosso venire verso di lei, probabilmente lanciato dall’altro Mangiamorte.
«Protego!» uno scudo di magia le si parò davanti ed Hermione ringraziò Merlino per la grazia ricevuta: non avrebbe fatto in tempo a proteggersi, era ancora concentrata sul macchinista che si stava riprendendo a fatica.
Alzò lo sguardo dal volto del mago che teneva tra le braccia e vide davanti a sé un paio di gambe fasciate dai pantaloni della divisa maschile di Hogwarts; percorse tutto il profilo dell’uomo che le stava davanti e rimase interdetta vedendo che gli occhi che la fissavano divertiti non erano verde smeraldo – “Ovvio” pensò “Ho praticamente fatto giurare a Harry che non sarebbe uscito dallo scompartimento!” – bensì di un blu cobalto tanto profondo da destabilizzarla per un attimo.
«Z-Zabini?!» chiese Hermione incerta, il cuore che le batteva all’impazzata – “Per la situazione, ovvio: sono terrorizzata dai Mangiamorte!” si disse, consapevole di mentire perché quegli occhi, non sapeva neanche lei il motivo, avevano sempre avuto il potere di mandare il suo cervello a farsi benedire – ma cercando di mantenere un’espressione distaccata.
«Granger» rispose il ragazzo, divertito dall’indecisione della voce di lei.
Hermione arrossì. “Ma che diavolo mi sta succedendo? Ha solo sorriso, maledizione!” scosse la testa con forza e tornò a fissarlo, dura.
«Granger, credevo che fossi più sveglia! Dov’è finita tutta la tua grinta?» domandò sorridendo Zabini, una punta di ironia nella voce.
“Cazzo Mezzosangue, se arrossisci così mi fai pensare che sarà tutto molto più facile di quanto pensassi!” rise a quel pensiero.
«Che ridi a fare Zabini? Pensa ai tuoi amichetti lì dietro! E impara a usare la bacchet...AHH!» gridò la ragazza allarmata, allungando con uno scatto la mano verso il braccio del Serpeverde e tirandolo giù con uno strattone, appena in tempo per evitare che venisse colpito da una maledizione.
«Fiuh...grazie Mezzosangue. Tu pensa al capotreno. Ora scusa, ho un conto in sospeso!»
Blaise si voltò verso i due Mangiamorte fermi davanti a loro e digrignò i denti: Dolohov e Jugson. Doveva aspettarselo che i più furbi riuscissero a sfuggire alla condanna, ma aveva sperato fino in fondo di non ritrovarseli davanti. Ed ora era lì...per chi? Ma per la Granger, ovvio!
“Stupido! Stupido e idiota! Che diavolo credevi di fare, eh? Ma sì, andiamo a salvare la Mezzosangue, facciamole vedere di cosa siamo capaci, così la conquisteremo! Oh sì, una splendida e grandiosa idea, davvero perfetto come inizio anno!” pensò, quasi ringhiando all’idea del pericolo in cui si era cacciato.
Dolohov sorrise malignamente.
«Chi abbiamo qui? Blaise! Caro, caro Blaise! Che fine avevi fatto, si può sapere? Bimbo cattivo, speravamo tanto in una tua visita, ma non ce l’hai concessa!» Antonin finse dispiacere «Tranquillo, ora recupereremo il tempo perduto!»
Detto questo ritrasse la bacchetta e la mosse in avanti come una frusta; una sottile lingua di fuoco partì da essa e volò in direzione di Zabini. Ma il giovane era preparato a questo genere di incantesimi, durante l’addestramento e l’iniziazione ce n’erano stati parecchi, e sapeva benissimo come combatterli.
«Protego Horribilis!» urlò velocemente, poco prima che la maledizione lo colpisse.
«Complimenti Zabini, sei proprio bravo. Peccato che tu e i tuoi amici abbiate scelto la parte sbagliata. Sareste diventati grandi, lo sai? Famosi! Invece, ora, tutti quanti vi vedono solo come un branco di traditori...Everte Statum!» pronunciò Dolohov, col volto ancora deformato dalla smorfia disgustata per il comportamento riprovevole dell’ex-Mangiamorte.
Blaise si limitò ad un semplice Sortilegio Scudo prima di rispondere.
«Mi dispiace, ma preferisco vivere come traditore dalla parte dei giusti, piuttosto che morire per gli ideali sbagliati. E poi, almeno io... Stupeficium!» esclamò cogliendo di sorpresa l’avversario e sorridendo quando lo vide sbalzato all’indietro dalla forza dell’incantesimo «vivo davvero!» concluse.
«Incarceramus» una voce alle sue spalle lo fece voltare, mentre delle corde nere gli passavano al fianco andando ad avvolgersi attorno al corpo di Jugson, che nel frattempo si era limitato a restare a guardare, sicuro della vittoria del compare.
Il moro dagli occhi blu sorrise all’amico biondo arrivato in suo soccorso, poi si voltò di nuovo a fronteggiare Dolohov, che si era rialzato e guardava con astio il figlio dell’amico Lucius.
«È un onore rivederti, giovane Malfoy» mentì ghignando.
«Va a farti fottere Dolohov! Qui non siete graditi!» rispose con un ringhio Draco.
«Tzè...questi giovani d’oggi! Non hanno più rispetto per i più anziani...» disse una voce cavernosa dietro al Mangiamorte offeso.
Theodore Nott, che aveva raggiunto i due amici, si fermò bruscamente accanto a Blaise e deglutì, spalancando gli occhi.
“Questa non ci voleva! Porca puttana, ma proprio...” non fece in tempo a terminare il pensiero.
«GREYBACK!» urlò il Ragazzo Sopravvissuto giungendo proprio in quell’istante nella cabina.
Abbassò lo sguardo sulle braccia del lupo mannaro e, sentendosi mancare, si appoggiò allo stipite della porta d’entrata della carrozza.
Hermione, che dopo essere riuscita a far rinvenire del tutto il macchinista era riuscita, con un complicato contro incantesimo, a far ricominciare a funzionare il treno bloccato, si voltò sentendo la voce del suo migliore amico, pronta a dargli una bella lavata di capo per la sua testardaggine. Ma vedendo la sua espressione non poté fare a meno di sentirsi terrorizzata. Seguì lo sguardo di Harry con il proprio e ciò che vide le fece mancare un battito del cuore.
«RON!» gridò atterrita, balzando in piedi e correndo dritta verso il lupo mannaro, senza minimamente pensare alle conseguenze.
«Granger, no!»
Hermione sentì un braccio forte afferrarle la vita e trascinarla indietro, e sbatté la schiena contro il petto scolpito di qualcuno.
«Che diavolo credi di fare, strapparglielo dalle mani? Quello sbrana prima te e poi il tuo amichetto, cazzo! Ferma qui!» ordinò Blaise, sentendo la giovane agitarsi tra le sue braccia.
Ma Hermione non riusciva a stare ferma, avvertiva un vuoto nello stomaco vedendo Ron tra le grinfie di quel Mangiamorte e non poteva fare a meno di volerlo uccidere con le sue mani. Senza rendersene conto, cominciò a piangere, le lacrime scendevano copiose sulle sue guance, e lei continuava a scalciare per farsi liberare e poter così vendicarsi del licantropo.
Il bel moro continuò a mantenere una presa ferrea, beandosi di quella insolita, anche se scalmanata, vicinanza: era stranamente bello sentire il corpo della Mezzosangue stretto a sé, la vita sottile sotto le sue mani, i fianchi torniti, le sue mani sulle proprie per fargliele togliere, ma pur sempre appoggiate ad esse...
“Okay Blaise, ora basta! Svegliati!” si riscosse dai suoi pensieri, divenuti alquanto poco casti, sulla Granger e tornò a concentrarsi su ciò che gli accadeva intorno.
Weasley era svenuto, probabilmente Schiantato o peggio, in braccio a Greyback. Era parecchio alto, ma ora sembrava così piccolo in confronto al lupo mannaro, ed era pallido, tremendamente pallido, i capelli rossi e le lentiggini spiccavano sul suo volto bianco. Ora capiva il turbamento della Mezzosangue: se avesse visto in quelle condizioni Draco o Theo sarebbe andato fuori di testa anche lui! Ma forse avrebbe agito con più sangue freddo. Volare dritta tra le fauci di un lupo non era esattamente una cosa da fare.
Assottigliò lo sguardo e strinse la bacchetta nella destra; una parte della sua mente registrò che i suoi amici erano al suo fianco, l’arma già spianata contro l’avversario. Con la coda dell’occhio colse un movimento alle sue spalle e subito dopo Potter entrò nel suo campo visivo, il viso contratto come quello di chi si sta trattenendo dallo scagliare una Maledizione Senza Perdono dietro l’altra.
La Granger si agitò ancora di più tra le sue braccia e Blaise se la strinse ancora di più addosso per impedirle di muoversi, poi la guardò in viso. Aveva smesso di piangere vedendo il migliore amico venire avanti, ma la sua espressione era puro terrore.
«Harry...ti prego!» supplicò con un filo di voce tentando di intercettare il suo sguardo.
Ma Harry non aveva occhi che per il corpo esanime di Ron. Un lieve movimento del petto del rosso lo fece sospirare di sollievo: almeno era vivo!
Poi i suoi occhi si socchiusero e una dura luce di vendetta gli illuminò lo sguardo.
Vedendo la sua espressione, Hermione si divincolò con un ultimo sforzo dalla presa di Blaise e si posizionò di fianco all’amico. Non l’avrebbe mai lasciato combattere da solo, al diavolo tutto. I Mangiamorte non le potevano togliere i suoi amici.
«Bene, bene, bene...Harry Potter e Hermione Granger! Non avevo alcun dubbio: la vostra stupidità e il solito buonismo vi spingono a salvare tutti»
Greyback scoppiò in una grassa risata e lasciò cadere Ron a terra. Alla vista del corpo del ragazzo che cadeva, Hermione credette di impazzire e le sfuggì un urlo.
«NO! Come puoi fare una cosa del genere, è solo un ragazzo!» esclamò atterrita, il viso reso pallido dalla tensione.
«Oh sì, un ragazzo a cui tieni parecchio da quanto mi sembra di capire» ghignò il lupo mannaro.
La giovane si irrigidì fiutando la trappola di quelle parole apparentemente innocue. Si morse il labbro inferiore, indecisa: se avesse risposto che no, non teneva affatto a Ron, allora le avrebbero detto che tanto valeva ucciderlo. Se invece avesse detto che ci teneva, o peggio che era il suo ragazzo, l’avrebbero rapito, oppure un Anatema che Uccide avrebbe attraversato l’aria in un battito di ciglia.
«E anche se fosse?» chiese, affilando lo sguardo.
«Direi...Reinnerva» disse piano il mannaro, con un ghigno perfido a deformargli il volto.
Harry e Hermione si guardarono interrogativi, poi volsero lo sguardo sul giovane Weasley, che stava aprendo gli occhi. Draco, Blaise e Theodore però, aumentarono la presa sulle bacchette e si avvicinarono impercettibilmente al nemico.
Ma fu questione di un secondo purtroppo: avevano appena alzato le bacchette per Disarmare Greyback, che lui puntò la propria su Ronald.
«CRUCIO!» gridò con rabbia.
Ron si contorse a terra in preda alle convulsioni e un urlo disumano squarciò l’aria; i ragazzi congelarono ai loro posti, terrorizzati dalla potenza della maledizione. Ad Hermione cedettero le gambe a quella vista mentre Harry strinse i denti, ma un’altra voce si levò alta per difendere il rosso.
«Ardemonio!»
Blaise, cogliendo di sorpresa il lupo mannaro, gli aveva puntato la bacchetta addosso, ed ora il Mangiamorte stava bruciando. La Maledizione Cruciatus terminò il suo operato in un ultimo scricchiolio di ossa e Ronald giacque a terra, privo di sensi.
Hermione alzò gli occhi lucidi sul suo ragazzo e lasciò libero sfogo alle lacrime, prendendosi il viso tra le mani. Harry corse verso il suo migliore amico e controllò il battito posando la mano sul suo collo: era debole ma almeno era vivo! Non poteva dimenticare le conseguenza dell’Anatema sui genitori di Neville Paciock, e non voleva di certo che colui che considerava alla stregua di un fratello facesse la stessa fine.
Blaise si avvicinò lentamente alla Granger ancora inginocchiata a terra, si accovacciò accanto a lei e le circondò le spalle con un braccio. Hermione, senza rendersi conto di quello che stava facendo, si voltò di scatto verso di lui ed appoggiò la testa nell’incavo della sua spalla, abbracciandogli i fianchi. Il moro sgranò gli occhi, confuso, poi un dolce sorriso si dipinse sulle sue labbra.
«Granger, non piangere. È vivo, questo è l’importante!» le sussurrò all’orecchio, carezzandole la schiena con gesti lenti, il viso affondato nella sua chioma; inspirò profondamente e si ritrovò a pensare a quanto fosse delicato il profumo alle mandorle dei suoi capelli.
A quelle parole la giovane si riscosse ed aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare la pelle delicata del collo di un ragazzo che certo non era il suo fidanzato. Sbatté velocemente le palpebre per liberarsi dalle ultime lacrime e scostò il volto dalla spalla di Blaise per guardarlo, le braccia ancora allacciate alla sua vita. Vedendosi rispecchiata nei caldi occhi blu del giovane e accorgendosi della sua espressione così rassicurante, il cuore cominciò a galopparle nel petto e lei ricambiò lo sguardo, confusa.
Nel frattempo, Draco e Theodore avevano ingaggiato una furiosa lotta con i Mangiamorte rimasti. Greyback era stato liberato dal fuoco da MacNair, ma era al suolo, il corpo completamente ustionato ed il respiro affannato, e non riusciva a rialzarsi: l’Ardemonio non aveva raggiunto gli organi vitali, ma non era certo nelle condizioni di continuare a combattere.
Dopo aver controllato un’ultima volta Ron, Harry si alzò, gli occhi asciutti pieni di rabbia, e si unì ai Serpeverde per poter mettere al tappeto tutti i servitori del suo peggior nemico, ormai morto.
“Lo seguirete presto all’Inferno!” pensò digrignando i denti e gettandosi nella mischia.
Gli incantesimi e le maledizioni volavano ovunque mentre Hermione e Blaise si guardavano negli occhi e si rendevano finalmente conto di essere abbracciati. La ragazza arrossì e si staccò velocemente dal giovane, balzando in piedi; si asciugò le guance bagnate con un secco gesto della mano e spostò lo sguardo sulla battaglia che infuriava nella cabina. Si abbassò per prendere la bacchetta che aveva lasciato cadere a terra quando aveva visto Ronald in preda alle convulsioni e la puntò contro Rockwood impegnato, insieme a Dolohov, in un furibondo combattimento con Harry.
«Stupeficium!» urlò.
Un fascio di luce rossa colpì il Mangiamorte in pieno petto e la sua potenza lo fece volare contro il finestrino che si ruppe con un gran fragore, e l’uomo si ritrovò fuori dal treno.
Harry, liberato da un avversario, riuscì velocemente a disfarsi di Dolohov e si voltò in fretta verso MacNair, il quale aveva appena cercato di Disarmarlo.
Blaise, intanto, si rialzò lentamente dal posto in cui era seduto e fissò intensamente la Granger, finché lei non si girò verso di lui e lo scoprì, arrossendo ancora di più.
«Zabini, che hai da guardare? Forse è il caso di aiutare gli altri, non credi?!» disse lei, distogliendo subito lo sguardo e cercando di ritornare al solito tono saccente, con un minuscolo tremolio nella voce.
«Ma certo Granger» rispose in tono sprezzante il ragazzo dopo un attimo di esitazione «Non vorrei mai che Potterino si facesse male».
Si diedero le spalle, voltandosi l’una verso il Ragazzo Sopravvissuto e l’altro verso Draco e Theo, senza degnarsi di un’altra occhiata, e puntarono le bacchette contro MacNair e Rowle.
«Sectumsempra!» gridarono all’unisono.
I due Mangiamorte crollarono a terra in un lago di sangue, cosicché Malfoy e Nott poterono dedicare la loro attenzione all’ultimo nemico rimasto. Dopo un attimo di smarrimento, questi si protesse con uno scudo di potere e riuscì a Smaterializzarsi, non prima di aver inveito contro i tre Serpeverde, giurando vendetta.
Ansimanti, con alcuni graffi sul viso, i ragazzi ripresero fiato.
Hermione corse a inginocchiarsi accanto a Ron e con una complicata torsione del polso e un lungo incantesimo mormorato a mezza voce, riuscì a guarirlo di un poco; Blaise, poco distante, la guardò per un secondo, poi si diresse lentamente verso i suoi amici, scrollando le spalle.
«Tutto okay?» domandò mantenendo un’espressione distaccata, mentre dentro era preoccupato a morte per loro.
«Sì, tutto bene» rispose secco Draco, il respiro ancora affannato, passandosi stancamente una mano sul viso.
Theodore annuì ansante.
Il Ragazzo Sopravvissuto corse verso i suoi migliori amici, catapultandosi di fianco a Ron.
«RON! Mio dio Ron, come stai?!» esclamò.
L’amico lo guardò con gli occhi appannati dal dolore provato, poi sorrise stancamente.
«Potrei stare meglio» rispose sussurrando.
Sembrava che anche il minimo movimento gli costasse una fatica enorme. Hermione scoppiò nuovamente in lacrime e lo abbracciò stretto.
«Per Merlino, Ronald, mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo...pensavo che...» singhiozzò la ragazza.
Le orecchie del rosso si tinsero violentemente dello stesso colore dei suoi capelli.
«Mione, sto bene! Davvero, non ti devi preoccupare» disse Ron imbarazzato.
«Ma che bel quadretto! Ora, se non vi dispiace, potremmo riprendere il nostro viaggio?» esclamò Blaise con voce sprezzante, lanciando loro un’occhiataccia.
Draco lo guardò di sottecchi e scosse la testa.
“Non posso pensare che ci tenga davvero a lei...che sia geloso del Pezzente...in questo caso sarebbe già nei guai! Ma magari è solo concentrato sul suo obiettivo...spero!” pensò nervosamente.
«Evita di fare commenti, Zabini! Comunque il treno sta per partire» gli rispose Hermione, indignata.
«Granger, ti devo forse ricordare chi ti ha parato il culo? Vedi di avere più rispetto!»
«Perché dovrei avere rispetto per voi Serpi, visto e considerato che voi non ne avete per me?! In ogni caso non avevo certo bisogno del tuo aiuto, potevo benissimo difendermi da sola!»
«Certo! Allora la prossima volta che rischierai di crepare lascerò che il destino faccia il suo corso...una frigida Mezzosangue in meno!»
«La prossima volta, Zabini, il destino potrebbe scegliere te come vittima!»
«Non ci sperare, Mezzosangue: sono più in gamba di te a combattere il destino»
Hermione aprì la bocca per ribattere, ma il ragazzo le voltò le spalle e strinse i pugni, chiudendo così la discussione. Il giovane iniziò a camminare lentamente, con le mani in tasca, verso la porta della motrice e si diresse verso il proprio scompartimento, quasi dall’altra parte del treno.
Tutti gli studenti erano nel corridoio, aspettando notizie sugli sviluppi dello scontro (avevano ricevuto dalla Caposcuola Grifondoro l’ordine perentorio di non azzardarsi a curiosare nella prima carrozza, pena punizione annuale da decidersi) ma lo lasciarono passare senza tentare di rivolgergli la parola vedendolo fissare lo sguardo gelido davanti a sé.
Sbatté forte la porta scorrevole e si lasciò cadere con la sua innata eleganza sul sedile, allungando le gambe muscolose e incrociando le grandi mani dietro la testa. Volse il viso verso i raggi del sole che entravano dal finestrino e chiuse i suoi occhi color del mare.
“Ma che diavolo mi è preso, sono impazzito?! Fare quella scenata alla Granger! Puah... Però mi ha dato fastidio tutta quella...dolcezza! Dio, mi si stavano per cariare i denti. Quello di cui la Mezzosangue ha bisogno per sbloccarsi è passione, eccitazione...sesso! Cazzo, potrei farle fare miracoli a letto...se solo riuscissimo a parlarci in modo più civile per un attimo...sarebbe mia! E se non ci fosse la Donnola...di certo quel rincretinito non può darle quello che cerca, dai!” pensò Blaise, passandosi le lunghe dita tra i bei capelli mori.
Sentì la porta aprirsi, ma i suoi occhi rimasero volutamente serrati; Draco lo fissò intensamente, ma dato che veniva ignorato, seguì l’esempio di Theo che l’aveva preceduto nello scompartimento e si sedette comodamente al suo posto.
 
*********
 
In uno scompartimento poco lontano, Harry, Ron ed Hermione erano in silenzio. La ragazza era abbracciata al rosso che le accarezzava distrattamente i capelli, mentre il Prescelto stava con gli occhi bassi e le braccia incrociate, ripensando al corpo del suo migliore amico che tremava convulsamente sotto la Cruciatus.
Era tutta colpa sua, avrebbe dovuto pensarci che i Mangiamorte potevano benissimo attaccare l’Espresso di Hogwarts...e ancora una volta lui non era riuscito a proteggere coloro che amava come si doveva!
Doveva assolutamente parlare con Silente, sarebbe stata la prima cosa da fare una volta arrivato a scuola: doveva dirgli che nessuno vicino a lui era ancora al sicuro perché alcuni servitori di Voldemort erano ancora in libertà.
Quelli che erano riusciti a catturare li avevano mandati al Ministero della Magia, preceduti da un gufo. Hermione aveva creato delle Passaporte (dopo aver insultato l’insolenza di Zabini per cinque minuti buoni) che li avevano condotti dritti davanti al Primo Ministro magico in persona. Ma questo non significava che non ce ne fossero altri a piede libero. Pucey, Bellatrix Lestrange e il marito erano al sicuro ad Azkaban, ma già una volta erano riusciti a fuggire, si poteva solo sperare che il tentativo non andasse a buon fine per la seconda volta!
Harry guardò con ansia i suoi amici, ma questa sparì quando li vide teneramente abbracciati. Aveva sempre pensato e quasi temuto che si mettessero insieme, perché così si sarebbe sentito sempre come il terzo incomodo. Ma poi era arrivata Ginny Weasley, e gli aveva trasformato la vita: con lei non si sentiva solo e perso nel modo, bensì ancorato a terra, a lei che lo amava da sempre, anche se era stato così cieco da non accorgersene subito. Ed ora, se le fosse successo qualcosa, non sarebbe stato più in grado di continuare a vivere senza di lei: era diventata indispensabile per la sua stessa esistenza.
Ron ed Hermione, forse per i loro caratteri piuttosto timidi, non si vergognavano solamente davanti a lui e a Ginny, mentre in pubblico erano piuttosto restii anche solo a baciarsi o a scambiarsi effusioni. Era sicuro che non si sarebbero mai fatti vedere allacciati insieme in ogni angolo di Hogwarts; oltretutto, conoscendo Hermione che quell’anno sarebbe stata anche Caposcuola, le regole andavano rispettate e i compiti fatti perciò, per loro, il tempo da trascorrere insieme si sarebbe ridotto al minimo.
Il Prescelto si volse verso il finestrino e incrociò le braccia al petto, ma dopo pochi secondi il cigolio della porta scorrevole che si apriva lo fece girare di nuovo, e un dolce sorriso gli illuminò il volto ed arrivò fino ai suoi occhi verdi: il suo unico amore era entrato nello scompartimento.
Percorse con lo sguardo tutta la sua figura, lasciando il volto tanto amato per ultimo, pregustando l’espressione amorevole che riservava solo a lui. Ma quando arrivò al viso di Ginny, il sorriso gli morì sulle labbra, perché la sua ragazza sembrava arrabbiata. O, per meglio dire, era a dir poco furiosa!
«Harry James Potter!» sibilò lei, mettendosi le mani sui fianchi e gonfiandosi come un pavone, in un atteggiamento che la faceva assomigliare in modo impressionante alla signora Weasley.
Il Ragazzo – ancora per poco – Sopravvissuto cercò di farsi piccolo piccolo davanti alla giovane, e assunse l’espressione più innocente del suo repertorio. Ma Ginny non si fece ingannare e continuò inviperita.
«Come diavolo ti sei permesso di CHIUDERMI in uno scompartimento mentre TU te ne andavi a fare l’eroe cercando in tutti i modi di farti ammazzare?!» urlò in faccia al giovane, che intanto stava aspettando che una qualsiasi forza misteriosa lo facesse sprofondare ancora più a fondo nel sedile.
«Ehm, Ginny, tesoro...» provò a parlare Harry ma venne subito zittito.
«Fammi prima finire di parlare...TESORO...poi magari avrai la possibilità di dire qualcosa!» esplose lei, calcando la parola “tesoro” con ironia.
Il Prescelto guardò Ron con una faccia da funerale e il rosso ricambiò con un sorriso mesto: non potevano farci niente, la minore della famiglia Weasley sapeva come incutere terrore e farsi rispettare con un solo sguardo.
Hermione sorride a Ginny e, per pura solidarietà femminile, si rivolse al fidanzato.
«Ronald, andiamo a cercare Miss Daisy, ti va? Mi è venuta parecchia fame!» gli chiese dolcemente, posandogli una mano sull’avambraccio.
Egli incrociò lo sguardo implorante del suo migliore amico e scosse la testa verso di lui, scusandosi con gli occhi. I due si alzarono ed uscirono dallo scompartimento, lasciando la dovuta privacy ai due litiganti piccioncini...tanto sapevano che la rabbia sarebbe durata poco!
Camminarono lungo il corridoio mano nella mano, silenziosamente; quando ebbero superato la porta divisoria del secondo vagone, Ron si fermò, facendo arrestare anche Hermione. Si appoggiò alla parete e goffamente se la tirò addosso, passandole le braccia attorno alla vita sottile; chiudendo gli occhi, la riccia appoggiò la testa nell’incavo del suo collo e raccolse le braccia sul suo petto.
«Mione...stai bene?» chiese titubante il rosso.
«Certo, perché?» rispose la giovane con tono dolce.
Il silenzio calò per un attimo tra i due ragazzi, ed Hermione alzò lo sguardo verso il viso dell’altro che la fissò penetrante.
«Ho davvero temuto di non farcela a combatterli e così è stato! Quando Greyback mi ha Schiantato ho pensato solo a te ed ho sperato che chiunque venisse a salvarti e a portarti via da quel maledetto vagone! Insomma...una persona qualunque andava bene, anche se trovarmi davanti Malfoy e company che combattevano mi ha fatto quasi venire un colpo, però...ecco...sono stato contento di vederti viva nel secondo prima della Cruciatus! Pensavo solo a te...» sussurrò Ron, passandosi imbarazzato una mano tra i capelli.
Sulle labbra di Hermione comparve un sorriso radioso e si strinse ancora di più al ragazzo, avvolgendogli i fianchi con le braccia. Quello era il discorso più lungo che ricordava aver sentito uscire dalla bocca del giovane, e le sue emozioni trasparivano chiaramente dai suoi occhi azzurro cielo; anche il colore del suo volto esprimeva la goffaggine e la timidezza che si celavano dietro l’apparente sicurezza della voce.
La ragazza alzò lentamente il viso e Ron abbassò il proprio; le loro labbra si incontrarono a metà strada ed assaporarono ciascuna il gusto delle altre. La lingua di Ron accarezzò il labbro inferiore di Hermione in una muta richiesta e lei socchiuse la bocca, come faceva sempre, lasciando che le lingue si unissero nella loro solita danza.
Si staccarono dopo qualche minuto ed Hermione guardò il giovane negli occhi offuscati dal desiderio di avere ancora di più. A quella vista, ella abbassò subito lo sguardo, imbarazzata: baciarsi appassionatamente nel corridoio dell’Espresso di Hogwarts, dove tutti potevano vederli, non era esattamente ciò che si era prefissata. Lui sapeva che lei e la privacy, o come lo chiamavano tutti il pudore, andavano a braccetto. Non che le dispiacesse farsi vedere con il suo ragazzo, questo no! Solo che non le faceva piacere lasciarsi andare davanti a tutti; le pareva che qualcosa o qualcuno avesse potuto turbare la sua momentanea felicità senza fare una piega...e a lei, questo faceva arrabbiare più di ogni altra cosa! Era restia a baciare Ron anche davanti a Harry e Ginny o alla famiglia Weasley: aveva paura di dare fastidio, di lasciarsi andare troppo e di fare una figuraccia davanti a tutti. Perciò con gli altri si limitavano a lievi baci a fior di labbra, anche a costo di sembrare due ragazzini. E ciò che aveva letto poco prima nello sguardo del Grifondoro l’aveva intimidita ancora di più: non era di certo pronta per approfondire ancora di più...era passato troppo poco tempo, insomma! E comunque...
«RON-RON!» un urletto fastidioso li fece voltare e videro Lavanda Brown che saltellava verso di loro, simile ad un irritante pupazzetto biondo e boccoloso.
Andò dritta incontro a Ronald senza degnare Hermione di un’occhiata o di un saluto (non che quella si lamentasse, anzi) e gli si appese al braccio con una morsa ferrea, guardandolo adorante e facendo così staccare la ragazza dal suo abbraccio.
«Oh Ron-Ron, avevo così paura che ti fosse successo qualcosa! Hanno detto che...» cominciò con la sua voce stridula.
«No, Lavanda, sto bene, non preoccuparti» rispose il rosso grattandosi imbarazzato la nuca.
“Avada Kedavra!” pensò Hermione lanciando alla bionda un’occhiata di fuoco che avrebbe fatto tremare Voldemort in persona, se fosse stato ancora possibile; poi si rivolse al fidanzato.
«Ronald, io faccio un giro per i corridoi a controllare che sia tutto a posto...mi aspetto che tu mi raggiunga entro cinque minuti esatti!» dichiarò lapidaria, poi si voltò decisa e si incamminò velocemente lungo il corridoio, i lunghi capelli che accompagnavano ondeggianti i suoi movimenti.
Ron la seguì con lo sguardo, poi alzò gli occhi al cielo e si rivolse alla sua ex che stava guardando in cagnesco la schiena della Granger.
«Ehm, ehm...Lavanda?»
Weasley si schiarì la voce, richiamando l’attenzione della giovane.
«Ron-Ron, tesoruccio! Ma allora state insieme davvero?!» chiese lei con voce gracchiante.
«Sì, stiamo insieme...qualche problema?» ribatté piccato il rosso.
«Oh, no, nessuno...sappi solo che io ti aspetto a braccia aperte! Lei non merita un uomo come te, Ronnuccio! Io posso farti felice, non come quella Mezzosangue So-Tutto-Io!» gli rispose candidamente.
Le iridi azzurre di Ronald Weasley si incupirono ed egli assottigliò lo sguardo; poi, con un sorriso falso che non gli arrivava agli occhi, guardò la Brown e le pose una mano sulla sua, ancora attaccata al braccio. Lei credette che fosse un invito ad appogiarvisi ancora di più, una muta affermazione in risposta a ciò che gli aveva detto. Perciò rimase di sasso quando l’ex fidanzato le prese rudemente il polso e se la staccò di dosso con forza insospettata.
«Non parlare mai più in questo modo della mia Hermione!» sputò con rabbia prima di voltarle bruscamente le spalle e correre nella direzione presa dalla Caposcuola.
Lavanda Brown rimase interdetta al suo posto e seguì Ron con lo sguardo.
“Me la pagherà! Me la pagherà molto cara quella sgualdrinella da quattro soldi. Come diavolo si è permessa di prendersi il MIO Ron-Ron?!” pensò furente, dirigendosi verso lo scompartimento che divideva con le gemelle Patil.
Aprì violentemente la porta e si sedette al suo posto, incrociando le braccia e accavallando le gambe.
«Che è successo, tesoro?» chiese comprensiva Calì.
«Odio, odio, ODIO Hermione Granger!» esclamò Lavanda inviperita, come se quelle poche parole potessero spiegare tutto.
«Se solo ci fosse un modo, un qualunque modo per far cambiare idea a Ronnuccio su di lei...oh, ma gliela farò vedere io. Non si può prendere ciò che è MIO!» sibilò ancora.
Le sorelle si scambiarono un’occhiata rassegnata ed alzarono gli occhi al cielo contemporaneamente: quando la loro amica si metteva in testa qualcosa non c’era verso di poterle fare cambiare idea. Lavanda si lambiccò il cervello per tutto il resto del viaggio, ma non riuscì ad arrivare ad una conclusione: avrebbe dovuto avere la collaborazione di un uomo che potesse sedurre la Granger per farle tradire Ron, cosicché poi lei l’avrebbe consolato adeguatamente. Oh, sì era proprio una splendida idea, peccato che fosse irrealizzabile: chi mai avrebbe voluto sedurre una persona come la Caposcuola Grifondoro?!
Continuò a sbuffare come una teiera, perché a quel punto poteva solo cercare di convincere Hermione che fosse stato Ron a tradirla (dopotutto, secondo ciò che credeva Lavanda, era un uomo, e come uomo aveva degli istinti, dei bisogni...se la frigida verginella non voleva soddisfarlo, lui aveva tutto il diritto di rifugiarsi tra le braccia di un’altra donna). Ma le avrebbe mai creduto? Forse doveva farglielo dire da una terza persona, da qualcuno di cui la Mezzosangue si fidasse: la Brown sapeva che la Granger sapeva che la prima amava ancora Weasley. Sì, decisamente una terza pedina le avrebbe fatto comodo.
Ignari dei loschi piani di conquista che venivano tramati nella mente della presunta Grifondoro, i due piccioncini erano tornati nel loro scompartimento, dopo aver controllato che sul treno tutto procedesse con regolarità. Avevano notato subito la quiete dopo la tempesta, ancora prima di entrare nella cabina, e difatti videro Harry e Ginny teneramente abbracciati, così vicini da non lasciare spazio a dubbi su ciò che avevano fatto fino a pochi secondi prima. Le due coppie si sorrisero a vicenda e trascorsero insieme il tempo restante del tragitto verso l’agognata Hogwarts.
L’Espresso rosso fiammante si arrestò alla stazione di Hogsmeade e gli studenti si affrettarono a scendere: erano tutti affamati e non vedevano l’ora di gettarsi sul tradizionale, squisito Banchetto di Benvenuto della loro amata scuola.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: DreamSeeker