Cinquecento stupide parole che non significano nulla, se non che io ho molto tempo da sprecare e balle di fieno semoventi nella scatola cranica. Alto contenuto di pomodori e stupidità. I primi sono molto buoni, la seconda un po’ meno. Se volete vedercelo, c’è del SasuNaru. Se non volete, fa niente. Me ne farò una ragione. Purtroppo, UAMP* e OOC a catinelle.
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La
vita è ingiusta.
Kakashi non ha una faccia o, se ce l’ha, non te la
farà vedere.
Naruto è e sempre sarà un idiota.
Questi sono i principali assiomi la cui veridicità
resterà immutabile in un ciclo di perpetua
eternità.
Per questo, il fatto che Naruto abbia appena fatto una cosa
intelligente
– la prima della sua esistenza – mina alla base
tutte le convinzioni che consentono a Sasuke Uchiha di svegliarsi la
mattina e decidere che il mondo è ancora un posto abbastanza
sicuro da permettergli di scendere dal letto e recarsi in bagno senza
timore.
Deve quindi esserci qualcosa sotto. Qualcosa di stupido,
presumibilmente.
«Perché ci sono dei pomodori sul
tavolo?» domanda quindi, cercando di nascondere la titubanza
sotto ulteriori strati di salvifica impassibilità.
Naruto solleva lo sguardo dal suo lavoro – lava pomodori,
taglia pomodori, condisce pomodori. Tonnellate di
pomodori –
e gli rivolge un’occhiata genuina.
«Al mercato erano in offerta, li ho comprati. Un
po’ troppi, credo… Mi sono lasciato trasportare
dall’entusiasmo.» ridacchia, forse credendo che lui
sia arrabbiato per via di quella spropositata abbondanza di ortaggi
nella sua cucina.
Bofonchia giustificazioni degne di Kakashi e mette su
la Difesa del Sorriso Uzumaki, che per sbaragliare gli avversari
è quasi meglio del rasengan.
Sasuke lo guarda, annuisce e si volta ad esplorare la cucina.
Sul
pavimento c’è un’altra busta strapiena
di pomodori, che significa pomodori per lungo tempo, oltre che niente
ramen per un po’.
Ed è una casualità.
Naruto ha fatto una cosa intelligente per via del mero caso.
La
telepatia ancora non esiste. E se anche esistesse, Sasuke è
convinto che condividere i pensieri di Naruto – e si possono
definire così solo in quanto prodotti della
mente, non perché lui creda veramente che il dobe pensi
– sarebbe estremamente lesivo della sua, secondo alcune
malelingue, non proprio sanissima psiche.
«E ora cosa diamine stai facendo, dobe.»
Naruto ha decapitato un pomodoro ed ora brandisce un
cucchiaio.
«Mi sono documentato. Se li svuoto e ci metto dentro della
roba, pare siano buoni.»
«Che roba?»
«Mah, che so, tonno in scatola.»
Naruto Uzumaki, nella sua cucina, sta preparando pomodori ripieni.
Nessuno preparava pomodori ripieni in quella cucina da…
quando? Sasuke ricorda soltanto il concetto di pomodoro ripieno,
insieme a tutta una serie di aggettivi superlativi sinonimi del banale
ma efficace buonissimo, da attribuirsi alla pietanza in
questione.
«Dopotutto, forse ho fatto bene a lasciarti in
vita.» commenta, prima di andare a stravaccarsi sul divano,
soddisfatto.
Perplesso, Naruto lo segue con lo sguardo.
«Che diavolo c’entra?»
Lui non risponde, gli occhi chiusi. C’è odore di
pomodori. Da quant’è che non c’era odore
di pomodori?
Naruto sbuffa e poi si stringe nelle spalle, cucchiaio alla
mano.
«Lo so che a te non piace niente, ma stavolta me ne frego! Se
non ti piace, te lo mangi lo stesso.» minaccia, litigando con
la scatoletta di tonno.
«Io non ho mai detto che non mi piaccia niente, dobe. Ho
detto che non mi piace nulla in particolare.»
Che poi avesse
mentito, quella era un’altra faccenda.
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* UAMP, causa pigrizia digitale, sta per UAMPICNEHESR (Utopico Allegro Mondo Perfetto In Cui Naruto E’ Hokage E Sasuke Ride), futuro utopico e felice (quindi irrealizzabile) che impedisce alla fangirl che è in me di deprimersi troppo. Di conseguenza, terreno fertile per la nascita di queste cose melense e disgustevoli, in cui i poveri personaggi fanno cose che non farebbero neanche sotto l'effetto di funghi allucinogeni.
Non cercate determinazioni spazio temporali in questa cosa: ci ho provato anche io, ma non ce ne sono. Ci sono solo pomodori. Il che rende tutto alquanto privo di logica. Chiedo scusa al sensei Kishimoto per l’ennesima offesa.