Fa pena. Probabilmente c'è tanto di quell'ooc da far girare testa e zebedei, inoltre è stupida e zeppa di luoghi comuni. Detto questo, a voi.
Sorpresa,
genio!
di
slice
Chouji stringe il
pacchetto delle patatine con una mano e saluta l'amico con
l'altra.
“Ti aspettavamo!” dice, infilando quella
libera nel sacchetto.
Ino alza la testa dal lavoro di massima
importanza che sta facendo, lo saluta con un mugugno e torna a
concentrarsi sullo smalto e sulle unghie dei piedi.
Shikamaru
stira un minimo le labbra, giusto perché sembri un sorriso, e
fa un cenno con il capo ad entrambi; si siede in mezzo a loro, tra le
gambe di un enorme albero, e intreccia le dita dietro la testa
con uno sbuffo liberatorio.
“Che si dice?” borbotta,
facendosi infilare una patatina in bocca da Chouji per non
muoversi.
“Niente.” dice Ino, torva.
Shikamaru
aggrotta la fronte, per un momento indeciso se chiedere spiegazioni,
poi si volta verso il compagno di team mostrandogli un'espressione
che lo induca a illustrargli l'accaduto.
Chouji sorride, quieto,
ingoiando il bolo.
“Ha litigato con sua madre, stamattina,”
spiega, riempiendosi nuovamente le fauci, subito dopo.
Il Nara
sbuffa, voltando la testa verso l'alto per scorgere qualche indolente
spruzzo bianco e borbotta fra sé.
“C'era da
aspettarselo: anche sua madre è una donna e le donne sono
immense noie.” butta lì, già con gli occhi
chiusi.
“Ma non doveva esserci Temari in questi giorni?”
chiede l'Akimichi, spiando il fondo dell'involucro salato.
“Mh,
c'è. Ma se non mi trova è meglio, le donne sono
fastidiosamente complicate...” ribatte per la trecentesima
volta nella sua breve vita.
Ino è talmente concentrata
nell'atto d'ignorarlo che sbaglia e colora anche una pellicina.
Chiude gli occhi e sospira, prima di riprendere ad operare.
Chouji
ridacchia sotto i baffi, senza guardarli, ché Shikamaru è
un genio ma è anche un sedicenne e a volte certi ragionamenti
ovvi gli sfuggono.
Il sole inizia a
picchiare forte e decidono, nell'arco di una ragionevole ora, di
pranzare da Teuchi. Ci sarà anche Naruto, poi.
Ino che ha
finito di limarsi le unghie delle mani e che ci tiene a smaltarle
prima di mezzogiorno, li blocca prima che sia troppo tardi.
“Decidete
per altri cinque minuti, così io finisco e ci andiamo
insieme,” dice, portando il pennellino sull'unghia
dell'indice.
Shikamaru sbuffa lasciandosi cadere accasciato mentre
si lamenta sommessamente di enormi sforzi resi inutili e Chouji
riapre le patatine che aveva riposto in tasca.
Temari sceglie quel
preciso istante per fare la sua comparsa, con maestosa entrata a
sorpresa; il suo enorme e pesante ventaglio finisce infatti sulla
testa del Nara, un secondo dopo che è atterrata davanti al
team dieci.
“Che cazzo, Temari!”
La seconda
ventagliata non è inflitta con più forza ma picchia
sulla medesima parte lesa, e fa un male bestia!
“Ehy!
Smettila, santo cielo!”
“E tu non dire parolacce,
bisogna sempre insegnarti tutto. Comunque. Sono ore che ti cerco,
bruco morto! Forza, vieni con me 'incaricato di intrattenere
l'ambasciatore di Suna'.”
La kunoichi, si tocca
distrattamente un codino, fa un cenno agli altri e si incammina, con
quel suo naso all'aria.
“Che incarico indecoroso, le donne
sono come le ustioni: sono inutili, fanno male e lasciano il segno,”
si lagna il bruco morto, massaggiandosi la nuca.
Ino sbuffa,
accigliandosi, senza però, questa volta, privare il dito
mignolo di tutta la sua attenzione. Chouji mangia. Non che non abbia
niente da dire ma ha fame e se non rispetta la tabella di marcia il
pacchetto di patatine dell'una, dovrà slittare per quello di
mezzogiorno e tre quarti; e non è il caso.
“Ora
Crybaby, ora, non quando pare a te.” urla Sabaku, senza
voltarsi, muovendo una mano come per scacciare una mosca o mandarli
tutti a fanculo. Nessuno lo saprà mai.
È sera;
Chouji e Ino attendono venti metri più in là, all'ombra
di una delle ultime case ai margini del Villaggio. Il sole basso è
ancora troppo forte, ma quando vedono il compagno e l'ambasciatrice
farsi un cenno di saluto si avvicinano.
“Andiamo a casa, fai
la strada con noi?” gli chiede Chouji, alzando una mano per
salutare Temari, che è già poco visibile, nella pausa
tra una patatina e l'altra.
Shikamaru annuisce, sospirando,
sollevato per essersi liberato di quella di Suna, come la
chiama Ino.
Kiba, che passa di là per caso, ha visto la
scena da lontano, si avvicina facendo un saluto vago, a cui nessuno
risponde, e sorride allusivo. Quando ci si mette è il Re delle
allusioni e spacca le palle a tutti con chili di inopportuna
malizia.
“Come sei sopravvissuto?” celia Kiba, con il
suo sorrisetto sempre a portata di presa di culo.
“Respirando
e annuendo. Le donne sono complicate, ma almeno sanno blaterare di
qualcosa a cui basta annuire di tanto in tanto,” dice
Shikamaru, sbadigliando sull'ultima sillaba.
Ino si morde il
labbro, guardandosi le unghie perfette e odiando profondamente quella
pellicina che fa pendant. Chouji le sorride, incoraggiante e
raggiante, le offre una patatina, facendo sporgere il pacchetto verso
di lei mentre saluta Kiba con l'altra mano.
Quando decidono di
incamminarsi il sole tramonta a Ovest e le loro figure si allungano
sulla strada come fantasmi deformati.
A Shikamaru piacciono le
ombre. Quasi quanto le nuvole e il dolce far niente, quasi quanto
lamentarsi. È per questo che si rilassa e la sua mente vaga;
pensa alla giornata appena trascorsa e che ne valeva la pena solo per
arrivare a vedere quell'ombra lunga che arriverà a casa prima
di lui. Beata bastarda.
Quando si rilassa così, però,
a volte, non si accorge di parlare ad alta voce.
“... E poi
ha voluto che la accompagnassi in quello stupido negozio, che noia.
Le donne sono davvero qualcosa di insostenibile, io non capisco come
si possa essere...”
Non riesce a concludere la sua
strascicata frase che viene spintonato e l'altra spalla cozza
immediatamente e dolorosamente contro il muro di cinta che stanno
costeggiando. Chouji lo prende per il colletto e lo alza da terra, il
pacchetto di patatine viene lasciato incustodito a poche decine di
centimetri da loro.
“Ino è una donna!” urla
l'Akimichi, facendo spalancare la bocca e gli occhi a entrambi i
compagni, e anche alle patatine.
Prima che la polvere si posi
nuovamente a terra però Shikamaru è libero dalla morsa,
e anche di borbottare incoerenze Hinatiane.
“Cho...?”
mormora stranito.
“Lo so che lo dici in sua presenza perché
la escludi, ma non è carino lo stesso, ti pare?” dice
l'amico paffuto sorridendo come se non fosse successo nulla; raccatta
i carboidrati da terra e porge il braccio a Ino.
Lei, che è
rimasta inebetita quanto l'altro, accetta comunque prontamente
l'invito e dopo poco si rilassa, sorridendo a sua volta. Riprendono
anche a camminare, fermandosi solo dopo una decina di passi ad
aspettare Shikamaru, che ha solo avuto conferma: le donne sono una
grana.
Ino, invece, pensa che quella pellicina ci stia davvero
bene così, adesso le sembra il simbolo di qualcosa che potrà
usare come arma contro l'intelletto misogino del bruco morto.
Owari
Che schifo! Che roba
è?
Si doveva
creare una notizia che, bella o brutta che fosse, avrebbe dovuto far
rimanere tutti a bocca aperta - la sfida è naufragata, ma la shot ormai l'avevo scritta... Dopo aver trascorso qualche
giorno fissando un foglio bianco di Openoffice per qualche decina di
minuti, mi sono detta che se non potevo creare una notizia
sconvolgente che fosse originale, allora ne avrei partorita una super
iper banale. Tanto per giustificarmi.
I personaggi e i luoghi non mi appartengono, e non c'è lucro.