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Autore: nuria    29/08/2010    8 recensioni
"Sentiva i passi delicati della sua Padmé. Era sempre oltre una siepe, sempre soltanto una; e a volte gli pareva di sentire il suo respiro e lo spandersi della sua fragranza nell’aria. Cosa potevano essere? Rose, violette o nontiscordardime?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Padmè Amidala
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nontiscordardime

 

Nontiscordardime

 
 

 

‹‹Posso partire?››

La voce dolce di Padmé attraversò foglie e rametti. ‹‹Sì, Ani!››

Le aveva dato un giusto, cavalleresco vantaggio. Dopotutto, la sua amata non aveva il dono della Forza, ed era molto ingombrata dalle falde larghe del suo abito. Dopo aver inspirato uno dei caldi raggi di sole di quella giornata, Anakin sorrise ed entrò nel labirinto.

L'erba e il fogliame caduto scricchiolavano gentilmente sotto i suoi stivali, e, da qualche parte, sentiva l'eco dei passi della sua Padmé.

‹‹Milady, in quanto tempo volete essere presa?››

Arrivò, da oltre qualche alta siepe, una risata gentile. ‹‹Non mi prenderai mai, Ani!››

Il commento lo fece solo sorridere. Erano questi i loro divertimenti mattutini, quando non vi era altro che il loro amore. Anakin svoltò a sinistra, poi a destra, quindi pensò di tornare indietro e prendere l'altra biforcazione che gli si era presentata, ma scoprì di non essere più nello stesso punto dal quale era partito. Si fermò e si grattò la testa.

‹‹Padmé?›› chiamò. ‹‹Dove sei?››

La voce di Padmé arrivò da lontano. Doveva essere vicina al centro. ‹‹Nessun indizio, mio cavaliere!›› E dopo una pausa: ‹‹E Ani, non usare la Forza! Lo sai che è imbrogliare!››

‹‹Se c’è qualcuno che sta imbrogliando, Milady, quella siete voi,›› disse Anakin. ‹‹Conoscete molto meglio di me questo labirinto.››

Un sorriso pigro si allargò sul volto di Anakin. Quando l’avrebbe trovata, l’avrebbe condotta alla villa tenendole la mano. Sul palmo avrebbe riconosciuto tutte le linee che aveva memorizzato fin dalla prima volta in cui aveva tenuto quella mano nella sua; sul dorso, avrebbe accarezzato la pelle morbida come il velluto.

Dopo un attimo di contemplazione, Anakin si lanciò con più determinazione all’inseguimento. Più di una volta dovette ricordare a sé stesso di non cedere nelle facile tentazione di utilizzare la Forza. I suoi respiri divennero aneliti con ogni svolta tra le siepi.

Sentiva i passi delicati della sua Padmé. Era sempre oltre una siepe, sempre soltanto una; e a volte gli pareva di sentire il suo respiro e lo spandersi della sua fragranza nell’aria. Cosa potevano essere? Rose, violette o nontiscordardime?

In una di quelle, mentre cercava di recuperare la propria bussola, si fermò: e il suo occhio venne catturato da un discreto forellino nella siepe. Un po’ incuriosito, fece un  passo avanti nell’erba alta: e subito dall’altro lato si sentì un gridolino divertito e il suono di una corsa veloce.

‹‹Ah, ora sì che ti prendo!›› gridò Anakin, e svoltò e si diede alla corsa giù per il lungo corridoio di siepi. Non era così semplice, in quanto la sua Padmé era una creatura agile e snella, e non pareva essere rallentata dagli abiti voluminosi che amava indossare anche d’estate.

Quando l’avrebbe catturata, l’avrebbe condotta per mano alla villa, e lì avrebbero pranzato insieme. Padmé gli avrebbe offerto il dessert dal suo cucchiaino, i suoi occhi pieni di promesse.

Svoltò e sì!, alla fine del corridoio finalmente vide giusto un lembo traditore di stoffa porpora, presto scomparso dietro un altro muro vegetale.

Ma quando fu lì, aspettandosi di vedersela davanti, scoprì invece un antipatico incrocio.

‹‹Mia cara, verrai severamente punita per questa monelleria, dopo!›› disse ad alta voce, sentendo che era lì vicina e in ascolto.

‹‹Non vedo l’ora,›› disse Padmé, la sua voce una mescola perfetta di allettante malizia e innocenza divina. E come l’avrebbe potuta punire, dunque? Anakin aveva molte idee in proposito, decisamente. Il sole, bruciante di giallo e di bianco, parve ammiccargli: era suo complice.

Rinfrancato da piacevoli immagini di cibo e d’amore, Anakin prese la via alla sua destra, sentendo che Padmé doveva nascondersi da quelle parti. Aveva un po’ barato, ma non era proprio un crimine imperdonabile: dopotutto, era soltanto uno stratagemma per portarli più vicini al soleggiato pomeriggio in riva al lago che li attendeva, e la ritrosia di Padmé era soltanto una maniera per rendere più intrigante la caccia.

Ora più attento e strategico, Anakin prese un paio di corridoi con deliberata lentezza, facendo attenzione a non far rumore. Anche l’erba era sua complice, perché, alta e rigogliosa com’era, attutiva il suono di ogni suo passo; invece, un leggero rimescolio di foglie cadute da qualche parte alla sua sinistra lo indirizzò sulla strada giusta. La natura era dalla parte dell'innamorato.

‹‹Dunque, milady, avete dei progetti per questo pomeriggio?››

Padmé, ora piuttosto vicina, non gli negò la sua risposta. ‹‹Possibilmente. Ma soffro di una certa solitudine, ed ho davvero tanto bisogno di un compagno, se non voglio sprecare il meriggio nelle mie solite, noiose occupazioni. Avresti qualche suggerimento, qualche idea?››

Anakin finse di pensarci su. ‹‹Ora che mi ci fate pensare, direi proprio di sì.››

‹‹Parli di un uomo alto, forte e bello, dagli occhi azzurri come il nostro bel lago e i capelli biondi come la sabbia? Quell’uomo?››

‹‹L’uomo che ti ama,›› rispose Anakin, con una sincerità talmente semplice e bruciante che avrebbe potuto scavare da sola un portale tra i loro cuori, attraverso le siepi, lo spazio ed il tempo.

L’avrebbe amata quel pomeriggio, dopo il dessert: l’avrebbe presa tra le braccia, e l’avrebbe portata su per gli scalini, verso la loro alcova. Nell’afa sognante del primo pomeriggio egli l’avrebbe spogliata dei suoi abiti sontuosi, scoprendo le altrettanto maestose distese di candida pelle, e avrebbe dedicato un’era alla venerazione del neo solitario che ornava la sua spalla, e due ere a quello che decorava il lato del seno destro; e altre ere sarebbero trascorse nelle dovuta contemplazione di quel mistero che era la sua amata.

‹‹E l’uomo che mi ama,›› disse la voce, ora un po’ ironica, ‹‹non sarà forse che abbia usato i suoi poteri per vincere la nostra piccola gara?››

‹‹Non userei mai la Forza per arrecarvi danno,›› protestò Anakin sorridendo, e gli parve di poter sentire il sorriso di Padmé.

E cosa avrebbe fatto a quel sorriso, nella loro camera da letto? Bè, l’avrebbe baciato tante volte finché non ci sarebbe stato più, sostituito da un broncio insoddisfatto e implorante. Finalmente, nei raggi chiari del sole, sul letto-nuvola impossibilmente soffice, avrebbero fatto l’amore: un esercizio di tremante, onirica tenerezza.

Per qualche istante nessuno dei due parlò, perché il sole, l’odore delle piante e la solida certezza di essere vicini era sufficiente. La caccia stava per terminare; i pensieri di Anakin si persero languorosi sul loro pomeriggio in arrivo.

Svoltò, percorse un paio di corridoi senza sapere dove stesse andando esattamente, mantenendosi vigile sulla presenza di Padmé, che era lì vicino, davanti, dietro, ai suoi lati: lo circondava e lo abbracciava come se fosse lì tra le sue braccia.

Poi fu costretto a fermarsi.

‹‹Fermo lì, Jedi.››

Anakin obbedì con un sorriso euforico sul volto.

‹‹A quanto pare, sono io quella che ti ha trovata,›› disse Padmé da qualche parte dietro di lui, divertita.

‹‹Come se non fossi sempre tu a trovarmi…›› disse Anakin, iniziando a ridere. ‹‹Direi quasi che mi perseguiti!››

Non disse nulla per qualche istante, e ci fu silenzio assoluto, balsamico. ‹‹Può darsi,›› concesse alla fine. ‹‹No, non girarti. Aspetta che venga io. Chiudi gli occhi.›› 

‹‹Non ho bisogno degli occhi per vedere.››

Padmé rise dolcemente, e si avvicinò finché non furono che a centimetri di distanza. Poteva sentire il calore di lei sulla schiena, l’odore della sua pelle (erano sicuramente nontiscordardime), il suo sorriso contro una scapola. 

‹‹Forse non hai bisogno degli occhi per vedere, caro sbruffone,›› sussurrò lei, poggiando le sue mani delicate sugli occhi di Anakin. ‹‹Ma hai bisogno delle mani per toccare.››

Gli baciò la schiena. ‹‹Girati, amore mio!››

E con il cuore pieno di sole e di gioia Anakin si voltò, le braccia aperte, un grido esultante in gola e un bacio già sulle labbra.

Ma non c’era nessuno da abbracciare. Scomparsi erano il sole, le piante, Varykino e il sorriso di Padmé.

Lo spazio era nero inchiostro oltre lo schermo panoramico, e Darth Vader era solo.

 

 

 

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Siete liberi di odiarmi nelle recensioni. Davvero.

  
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