Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Ricorda la storia  |      
Autore: Dils    30/08/2010    3 recensioni
Lui era fatto così, viveva giorno per giorno, senza preoccuparsi di doveri o qualsiasi altra cosa. Sapeva che questo non era un comportamento propriamente adulto, ma il punto era che lui non voleva essere adulto. Il solo pensiero che, prima o poi, sarebbe dovuto crescere gli faceva ribrezzo. Chi avrebbe mai voluto un Joe Jonas adulto?
E' il 15 Agosto 2010 e Joe Jonas compie 21 anni. Come la prenderà?
Per il compleanno di quell'adorabile bambino un po' troppo cresciuto. Auguri Joe ♥
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino.

 

 

 

A Joe che riesce sempre a farmi sorridere.

A Joe che, pur crescendo, rimarrà sempre il solito, dolcissimo, cretino di sempre.

A Joe, con l’augurio che resti sempre quello che è.

A Joe e Nick, perché, sì, sono convinta che questi due si amino profondamente uù

A Kevin perché gli deve sopportare ogni giorno.

A Joe Jonas, che il 15 Agosto 2010 è diventato un vero e proprio adulto

…anche se tutte non sappiamo che non lo sarà mai.

Grazie di tutto Joe, e Buon Compleanno  

 

 

 

Joe Jonas, quella mattina, si svegliò presto, come non capitava da chissà quanto tempo, con una terribile sensazione alla pancia. Inizialmente pensò fosse fame, insomma, lui aveva sempre fame. Poi, però, capì che oltre al consueto brontolio alla bocca dello stomaco, c’era qualcos’altro. Un qualcosa che aveva sentito poche altre volte nella vita, come quando avevano scoperto la malattia di Nick o erano quasi stati investiti da un camion; Joe Jonas aveva paura. Una paura incontrollabile e spaventosamente reale, il terrore che tutto stesse succedendo troppo velocemente.

Joe Jonas era sempre stato l’anima del gruppo, l’eterno bambino, con quei suoi giochi e scherzi continui, con la sua innata innocenza e il sorriso dolce. E lui amava così tanto essere un bambino un po’ troppo cresciuto che spesso trovava molto più conforto nello sguardo di un bambino che nelle parole di qualsiasi adulto.

Lui era fatto così, viveva giorno per giorno, senza preoccuparsi di doveri o qualsiasi altra cosa. Sapeva che questo non era un comportamento propriamente adulto, ma il punto era che lui non voleva essere adulto. Il solo pensiero che, prima o poi, sarebbe dovuto crescere gli faceva ribrezzo. Chi avrebbe mai voluto un Joe Jonas adulto?

Aveva avuto l’adolescenza più bella che ogni ragazzo avesse mai potuto desiderare, faceva un lavoro che amava, aveva avuto tutte le agevolazioni possibili, le ragazze più affascinanti che esistessero al mondo, ricchezza e una grande dose di bellezza che li permetteva di avere chicchessia ai suoi piedi. Sì, Joe Jonas sapeva di essere bello. Non era presunzione, la sua, era la pura e semplice verità… Dopotutto, lui e i suoi fratelli, vivevano costantemente sotto i riflettori, e non era molto difficile convincersi di essere belli, quando milioni di ragazzine smaniano per avere anche solo un tuo autografo.

Si alzò dal letto, sbuffando, e si avvicinò allo specchio, osservandosi.

Il suo viso, prima liscio e privo di qualsiasi imperfezione, ora era occupato da una leggera barba incolta che, a quanto pareva, lo rendeva terribilmente sexy. Il corpo era quello di sempre, snello e muscoloso, anche se ora era più simile a più quello di un adulto che di un adolescente. Gli occhi, il naso, la pelle olivastra, la bocca, ora piegata in una smorfia critica, erano rimasti immutati, eppure potette notare qualcosa di diverso…. La consapevolezza, forse, che il tempo di essere bambini era finito?

Gli occhi furono attraversati da una luce di vera e propria agonia, non voleva crescere.

Non voleva dover diventare adulto, e soprattutto non voleva smettere di essere l’eterno Peter Pan. A chi sarebbe fregato di un Joe Jonas serio e composto?

Però, il calendario non sbagliava e proprio quel giorno avrebbe compiuto ventun’ anni.

Ora, legalmente, sarebbe completamente entrato nell’era adulta, con tutte le responsabilità che ne seguivano. Quando era stato il suo sedicesimo compleanno, aveva cercato di ignorare che, ovviamente, adesso avrebbe potuto prendere la patente, per il semplice fatto che poter avere una, seppur minima, responsabilità gli faceva paura. Significava che stava crescendo.

Poi erano arrivati i diciotto anni. E con loro il diritto di voto. Lui non si era mai andato a votare, mai. Che ne sapeva, lui, di politica? Come avrebbe potuto scegliere per gli altri?

Così, semplicemente, aveva ignorato anche questo suo nuovo traguardo.

E così eccolo, appena ventunenne, a cercare di capire come avrebbe potuto ignorare di essere ormai pienamente adulto; certo, avrebbe potuto non toccare alcool per chissà quanto tempo, ma sapeva che nei ventun’anni c’era qualcosa in più oltre che al poter bere. Ora nessuno avrebbe più scelto per lui, nessuno avrebbe mai potuto dirgli che fare.

Joe Jonas era libero. Libero di andare ovunque volesse e di fare qualunque cosa la legge permettesse. Avrebbe voluto, ora, il potere di poter tornare indietro, a quando aveva quindici anni e tutto il mondo davanti. Senza preoccupazioni, doveri o stupide leggi sulla maggiore età. Ma sapeva che niente avrebbe potuto fermare il tempo. Nemmeno lui.

Sentì un leggero bussare alla porta e sorrise, sapeva perfettamente chi era.

«Entra pure».

Nick entrò lentamente, guardandosi intorno circospetto, quasi temendo urla isteriche o chissà quali altri cose, e, quando lo vide in mezzo alla stanza, in piedi, impettito, i suoi occhi si allarmarono, se possibile, ancor di più. Attraversò velocemente la stanza a grandi falcate, fino ad arrivare davanti a lui poi, con tutta la serietà di questo mondo, mise una mano sulla testa del fratello, come a provare se avesse la febbre o qualcosa del genere.

La cosa sarebbe stata veramente comica, se solo non fosse stato quel giorno, se solo non fosse stato il suo compleanno.

«Che diavolo stai combinando, Nicky!?»

Scosse la testa, come a voler scacciare la mano del fratello minore, cosa che effettivamente avvenne quasi subito dopo che Nick, spaventato dalla sua reazione, aveva retratto velocemente la mano. Rimasero qualche minuto a guardarsi, studiandosi l’un l’altro.

«Mi chiedevo se stessi bene, Joe».

Rispose, infine, sbuffando di fronte alla demenza del proprio fratello maggiore. Da qualche anno a quella parte, ogni 15 d’Agosto, Nick entrava silenziosamente nella stanza di Joe, lo svegliava ed, evitando accuratamente l’argomento compleanno, si mettevano a parlare di qualsiasi cosa; questo finché Joe non era abbastanza pronto per affrontare la famiglia e le fan che gli auguravano “Buon Compleanno”, con un bel sorriso in faccia.

Ricordava perfettamente la prima volta che era successo: era il suo diciassettesimo compleanno e si era rifiutato di vedere chicchessia, rimanendo tutto il giorno chiuso in camera… Solo Nick, verso le sei del pomeriggio, con un semplice abbraccio pieno d’affetto, era riuscito a farlo uscire.

«Mai stato meglio».

Si girò, dando le spalle al fratello, consapevole che se avessero incontrato lo sguardo Nick avrebbe capito cosa gli stesse passando nella testa. Non voleva ammettere che, no, non stava affatto bene e che, sì, quell’anno aveva forse più paura di tutti gli anni precedenti, il perché non lo sapeva nemmeno lui. Si guardò di nuovo allo specchio, come se temesse che li fosse spuntato un capelli bianco nel giro di due minuti scarsi, quando capì che non era così, fece un vero proprio sospiro di soglievo.

Nick lo guardò, indeciso se ignorare il tutto o chiamare il manicomio più vicino, per poi decidere la prima opzione, conscio che avere Joe in ospedale avrebbe sicuramente compromesso gli affari della band.

«Certo, Danger, come no. Allora che ti è successo? Hai scoperto di non avere i superpoteri? Che ti sei reso ridicolo ogni santo giorno da che sei nato? Era anche l’ora che tu lo capissi, macho. Io ti voglio bene lo sai ma… » Nick aveva un tono ironico e canzonatorio, e si aspettava di vedere Joe divertito o, al massimo, fintamente arrabbiato di quelle parole.

Ma Joe se ne stavi lì, a guardarlo, con una faccia che preoccupò Nick più di qualsiasi altra cosa. «Sono vecchio, Nicky.»

Nick lo guardò, tra il divertito e lo scioccato, «Sono completamente d’accordo, Joey, dovremmo portarti in una casa di riposo o qualcosa del genere...»

Ci volle qualche secondo, ma quando Joe che il fratello lo stava bellamente prendendo per i fondelli, arrivò un sonoro scappellotto alla nuca del Jonas più piccolo che, invece di prendersela, sorrise bonariamente.

«Oh, vedo che sei tornato in te stesso!»

Per tutta risposta Joe fece una linguaccia e, per la seconda volta, colpì il fratello, sta volta sul braccio destro. Nick, questa volta, non potette trattenere una smorfia di dolore e Joe sghignazzò compiaciuto dalla propria bravata. Ciò comporto, ovviamente, l’inizio di una lotta di wrestling, seguita da una gara di cuscinate e una di solletico.

Alla fine, senza fiato, i due fratelli si ritrovarono stesi sul letto uno accanto all’altro, cercando di riprendere l’aria. Quando Nick ebbe ripreso l’uso dei proprio polmoni, si girò verso Joe, quello stupido, assolutamente fuori di testa, fratello maggiore che tanto adorava, guardandolo con infinito affetto. Quell’affetto profondo che può legare solo due fratelli.

«Non sei vecchio, Joey, sei sempre il solito piccolo, stupido, assolutamente infantile, Danger di sempre. E sarà sempre così, che tu abbia sette, tredici, venti o cinquant’anni. Tu sei Joe. Non puoi crescere.»

Joe sorrise, riconoscente, e non disse niente, perché sapeva che i suoi occhi, lievemente lucidi, stavano parlando per lui. Così i due giovani si alzarono, ancora in silenzio, e si avviarono alla porta, quando Nick, che precedeva il fratello, si sentì stritolare in uno dei famosi abbracci-a-piovra di Joe. Questa volta, però, non cercò di staccarselo di dosso come faceva solitamente, no, si godette quel gesto che racchiudeva tante parole e tanto affetto che nessuno dei due riusciva ad esprimere a parole.

«Ti voglio bene, Nicky.»

«Anche io, vecchiaccio.»

Sì, ora, ne era certo, poteva sicuramente affrontare fan, famiglia, amici che lo festeggiavano, perché sapeva che non sarebbe mai cresciuto. E poi, dai, insomma, ce le vedete un Joe Jonas adulto?

 

 

                        

 

Notes.

Lo so che il compleanno di Joe è stato quasi due settimane fa, ma io ho tre debiti e non ce l’ho fatta a postare/finire in tempo questa cosa. Credo che la shot di commenti da sola, sono convinta che, per quanto i fratelli Jonas siano tutti legati profondamente, Nick e Joe siano quelli che sono più legati, d’altro canto Kevin è ormai sposato ed è sempre stato più tra le sue rispetto ai fratelli minori… Naturalmente è solo una mia –forse assolutamente sbagliata- idea. Questa shot è nata dal fatto che non vedo assolutamente Joe come un adulto ormai indipendente e per me resterà sempre il solito ragazzino sconsiderato che abbiamo imparato ad amare <3

Con la speranza che vi sia piaciuta, alla prossima,

Sbranì.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: Dils